Il 1914 e lo scadere dei tempi dei gentili

Il 1914 è considerato una data fondamentale dai Testimoni di Geova. Essi credono che in quell’anno sia cominciato il regno del Cristo e il periodo degli ultimi giorni. Al capitolo 24 del suo vangelo, Matteo riferisce di un momento particolare in cui Gesù e i discepoli si soffermano a guardare lo splendore del tempio. Gesù però ne preannuncia la distruzione dicendo che non rimarrà pietra che non venga diroccata. Questo è un capitolo profetico di grande importanza per determinare una collocazione storica degli avvenimenti che caratterizzano il tempo della fine.

Un po’ dopo i discepoli si avvicinano privatamente al Messia chiedendo spiegazioni. La loro domanda si articola in due punti. Vogliono chiarimenti su quale dovrà essere il segno della presenza del loro maestro come re regnante e come riusciranno a percepire l’inizio del tempo della fine.

Il segno della fine del sistema

Le parole utilizzate nel testo greco sono significative e scandiscono il succedersi di diversi momenti all’interno di un più lungo periodo. Έ il tempo che viene definito nella domanda dei discepoli come “fine del sistema di cose”.  In greco ciò risponde al termine “sunteleia”. Questa parola include un periodo dalla durata imprecisata, caratterizzato però da un suo momento iniziale (arkè) e da uno finale (télos).

Gesù come al solito risponde da maestro. Secoli di storia vengono rapidamente fatti scorrere in un unico versetto. In Matteo 24:6 Gesù dice che semplicemente ci saranno guerre e notizie di guerre, ma che questo non è il segno della fine. Poi introduce ciò che egli descrive come “il principio dei dolori di afflizione”. Si tratta di un rivolgimento su larga scala che coinvolge regni e nazioni. (Matteo 24:6) I Testimoni di Geova, a partire dalle indicazioni di Charles Taze Russel e della sua cerchia di amici, hanno anticipatamente identificato questo momento nell’inizio della prima guerra mondiale.

La determinazione del 1914

Ad arrivare alla determinazione del 1914 come anno climax, foriero di avvenimenti drammatici, furono gli avventisti sulla base di particolari indagini relative alla cronologia delle Scritture. Perciò, quando nel 1914 scoppiava la prima guerra mondiale, le previsioni apocalittiche che erano circolate in alcuni ambienti sembrarono giustificate.

Ecco dunque che uno dei punti di maggior richiamo nella dottrina dei Testimoni di Geova è stato fin dall’inizio quello che riguardava la fine del mondo. A questo le Scritture fanno riferimento, con un’unica espressione, cioè alla “fine dei tempi”. Dopo inizia il “nuovo mondo”.

Έ pertanto nella cronologia biblica che vanno ricercate le indicazioni per individuare la data precisa della fine dei tempi. Uno dei modi fondamentali per raggiungere questo scopo è tradizionalmente il calcolo dei tempi dei gentili. I testimoni di Geova fanno partire questo periodo dall’anno della distruzione di Gerusalemme nell’anno 607 a.C. Come già ho indicato in un precedente articolo su questo blog –  Gerusalemme rasa al suolo: Quando? – la maggioranza degli studi non depone a favore della correttezza storica di quella data. Perciò, in questo articolo mi propongo di fare chiarezza.

La distruzione di Gerusalemme

Le scritture implicate vanno riconsiderate. Έ sicuramente vero che Gerusalemme non fu distrutta nel 607 a.C., bensì 20 anni dopo, cioè nel 587. Ma il fulcro dell’argomento non è necessariamente questo. Le cose vanno guardate da un’altra prospettiva. Proviamo a prendere come centrale il ruolo di Babilonia anziché quello di Gerusalemme. La profezia di Geremia circa la vendetta di Geova sulle nazioni intorno a Giuda (riportata al capitolo 25:17-18) comincia ad adempiersi 18 anni prima della distruzione di Gerusalemme nel 587 a.C., quindi verso il 605 a.C., anno della battaglia di Carchemis.

Perciò un ribaltamento appare necessario. Il fulcro essenziale della profezia, il fondamentale punto di riferimento, non deve essere ricercato in Gerusalemme, ma in Babilonia. I settant’anni della sua supremazia vanno dalla caduta dell’Assiria nel 609 a.C. alla caduta della stessa Babilonia nel 539. In quel periodo le nazioni dovevano servire “il re di Babilonia settant’anni”. Dunque si potrebbe affermare che i fissati tempi delle nazioni di Luca 21:24 partano in un momento imprecisato tra la sconfitta dell’Assiria e la battaglia di Carchemis?

Nell’insieme il periodo corrisponde ai 2520 anni che generalmente sono conosciuti come i tempi del calpestamento di Gerusalemme. Del resto, in calcoli di questo tipo (relativi ad un periodo che si prolunga più di duemilacinquecento anni) non si dovrebbe pretendere una precisione al minuto secondo. Uno scarto di due anni sarebbe del tutto accettabile.

Infatti il calcolo risulterebbe il seguente: 609+1914= 2523 anni a cui si deve sottrarre una unità in quanto non esiste l’anno 0.  Si otterrebbe come risultato un periodo di 2522 anni. Il lettore si può facilmente rendere conto che vari fattori possono concorrere a creare un po’ di sfumato. Piccole imperfezioni nei calcoli sono perfettamente plausibili dato che il tempo intercorso è lungo. Noi potremmo non sapere esattamente da quando Geova ha cominciato a far bere a quelle nazioni la coppa della sua ira. Questo lo saprebbe lui solo.

Sette anni letterali di calpestamento

In realtà non ci sono davvero i presupposti per mantenere in piedi tutto il laborioso ragionamento dei 2520 anni del calpestamento di Gerusalemme. Perché? Perché il calpestamento non termina lì ma è invece un periodo di sette anni letterali immediatamente precedente alla distruzione finale ad Armaghedon. Nel 1914 inizia sicuramente un tempo difficile della storia mondiale, ma non la parusia o presenza del Signore.

In sintesi, la maggioranza delle traduzioni moderne dimostrano che i settant’anni delle devastazioni di Gerusalemme si riferiscono al periodo della supremazia babilonese, dalla caduta dell’Assiria nel 609 a.C. alla caduta di Babilonia nel 539 a.C. I settant’anni furono “per Babilonia” e quindi non si riferiscono, in primis, al periodo di desolazione di Gerusalemme o alla durata dell’esilio degli ebrei.

Sono comunque un periodo di settant’anni che non vanno a modificare sostanzialmente l’impianto che i testimoni di Geova hanno accettato per buono in questi ultimi cento anni. Semmai la correzione è di tipo più concettuale e teorico.

Ne risulta un affresco impietoso, ma anche confortante. Babilonia si pone come un potente modello della Gerusalemme apostata del giorno d’oggi. Daniele 4:20-22 legge: “L’albero che hai visto, che si fece grande e divenne forte e la cui altezza raggiungeva infine i cieli e che era visibile a tutta la terra, e il cui fogliame era bello, e il cui frutto era abbondante, e dove c’era cibo per tutti, sotto cui dimoravano le bestie della campagna, e sui cui rami risiedevano gli uccelli dei cieli, sei tu o re, perché ti sei fatto grande e sei divenuto forte, e la tua grandezza si è fatta grande e ha raggiunto i cieli, e il tuo dominio l’estremità della terra.”

Il popolo di Dio è Babilonia

L’immagine è impressionante e molto rappresentativa. Di cosa? Della situazione odierna della leadership che dirige il popolo di Geova. L’impero del re Nabucodonosor era sì imponente ma il suo dominio non raggiunse mai le effettive estremità della terra. Viceversa le propaggini della Watchtower si sono ramificate dovunque. Non esiste terra che non sia stata raggiunta e che non dipenda dalle cure materne di qualche Betel locale sparsa nel mondo.

L’albero di Daniele perciò era visibile su tutta la terra e dava frutto, cibo abbondante per tutti. Ciò è quanto è avvenuto fin qui. La Watchtower si è rafforzata e ha messo rami e filiali in tutto il mondo. Ma ora l’albero viene tagliato. Ne rimane soltanto un ceppo. Ci si potrebbe chiedere chi saranno i rampolli in grado di rigermogliare. Saranno quelli che avranno il coraggio di uscire definitivamente da tutte le organizzazioni religiose, costi quel che costi.

Naturalmente i tempi dei gentili restano ancora un fronte di guerra. Una successiva scadenza sta per giungere a maturazione. (Rivelazione 11:2) Anche questa fase è in corso di adempimento. Sul modello di Nabucodonosor che, come si narra in Daniele 4:25, 32, dovette affrontare un periodo di sette anni in cui non era savio, così oggi sono in corso i sette anni della pazzia, gli anni in cui imperversa la bestia selvaggia. Al culmine di questo periodo emergerà con chiarezza la cosa disgustante di Matteo 24:15-16 e di Daniele 9:27. Έ questo un periodo in cui viene alla ribalta l’anticristo e si smaschera il suo comportamento bestiale.

Rimane un ceppo

Perciò non siamo qui per demolire le fondamenta. Quelle vanno salvaguardate. Deve rimanere un ceppo. Daniele scrive: “Tagliate l’albero e rovinatelo. Tuttavia, lasciatene il ceppo stesso con le radici nella terra. Ma con un legame di rame e di ferro, fra l’erba della campagna, e si bagni con la rugiada dei cieli, e la sua porzione sia con le bestie della campagna finché passino su di esso sette tempi stessi.” Daniele 4:23

Isaia al capitolo 6:13 scrive: “E in esso ci sarà ancora un decimo, e dovrà divenire qualcosa da ardere, come un grosso albero massiccio in cui, quando sono abbattuti, ci sia un ceppo; un santo seme ne sarà il ceppo.”

Gioele 1:7 parlando dell’operato di Babilonia sul popolo di Israele, si accende dicendo: “Ha posto la mia vite come oggetto di stupore, e il mio fico come un ceppo. L’ha positivamente spogliato e lo ha gettato via.”

Amos 4:11 legge: “Causai un rovesciamento fra voi, come il rovesciamento di Dio a Sodoma e Gomorra. E diveniste come un ceppo asportato dall’incendio”. Da ultimo Zaccaria scrive di Gerusalemme: “Non è questo un ceppo strappato al fuoco?” Zac 3:2

Perciò un rimanente del rimanente dovrà restare. In Romani 11:1-5 Paolo scrive: “Quindi chiedo: Dio non ha rigettato il suo popolo vi pare? Non sia mai! […] Dio non ha rigettato il suo popolo che prima riconobbe.” Il popolo di Geova è prezioso ai suoi occhi.

Ma su tutti incombe la decisione finale. Usciremo a Pella? Per fare questo ho preso coraggio. Έ stata una scelta sofferta. Lo stesso sarà per tutti. Gesù disse: “Quelli della Giudea fuggano ai monti.” Matteo 24:16

Un pensiero riguardo “Il 1914 e lo scadere dei tempi dei gentili

  1. “Io raccoglierò sui monti i miei eletti, rapirò dal mondo i piccoli fanciulli, taglierò l’albero cattivo con la mia scure e poi lo arderò”.
    Questo è stabilito per chi porge orecchi avendo occhio alla luce, osservando le stelle precipitare da quel cielo credutosi eterno.
    Ma il mondo segue i demoni da più di cento anni, come mai fu dal principio, si esibisce nelle piazze e nei templi, conferendo autorità alle schiere del diavolo; l’ultimo Giuda ha raccolto tutti i denari della Terra, e con essi ha comprato le anime perdute dei nemici dell’Iddio Onnipotente, vendendo i fratelli di suo Figlio.
    Chi non accorrerà a raccoglierli?
    Nel basso si è radunato il volgo di Satana, la falsa luce delle sue città è come il fumo negli occhi per il Vivente, la loro alterigia è simile al raglio dell’asino che s’innalza al cielo, scatenando d’improvviso il fulmine di Colui che finora tutto ha sopportato, allorchè nella loro vanagloria dichiareranno sicura pace delle loro armi. Questo infine voglio.
    Ma in questo tempo rediduo chi è fuori da Sodoma non si volti a guardare in basso, non confidi in alcuno che non sia il suo Dio, poichè ogni branco sarà sepolto nella cenere e nella polvere, alle vuote parole seguirà il silenzio.
    Non c’è empio che viva 120 anni.

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