Gli eletti regneranno sulla terra

Che gli eletti regneranno sulla terra lo sappiamo, ma cosa significa esattamente questo? Pietro rivela che, circa la salvezza, una diligente investigazione e un’attenta ricerca furono fatte dai profeti.  Come lui sottolinea, anche gli angeli desiderano penetrare con lo sguardo in queste cose. (1 Pietro 1:10-12) Investigare nelle Scritture  è di per sé una ricerca legittima. E’ del tutto normale che un cristiano possa provare un forte desiderio di conoscenza. Farsi delle domande è un segno di nobiltà e di ricchezza spirituale.

Ci sono molti passi delle scritture che possono stimolare ricerca e investigazione. La parola di Dio contiene ragionamenti affascinanti. Dio è l’essere intelligente per eccellenza e sa stimolare le nostre facoltà mentali motivando  il nostro spirito all’indagine. 1Pietro 1:11 dice che i profeti continuavano a investigare su quale sorta di periodo lo spirito che era in loro indicasse circa i tempi della salvezza. Niente di strano. Le scritture sempre ci invitano a scavare per comprendere, e in questo lo spirito divino è dalla nostra parte, gioca a nostro favore.

Dove regneranno gli unti

Di conseguenza, la domanda che oggi mi pongo è di quelle impegnative. Mi chiedo dove staranno i coreggenti del Cristo nel periodo del millennio. Vorrei invitare i miei lettori a fare un viaggio nel futuro, a spingersi avanti nel tempo e capire quali potranno essere alcune delle circostanze dall’inizio alla fine dei mille anni del Regno, quando Satana sarà nuovamente sciolto per un breve periodo di tempo.

Rivelazione 5: 10 parla di quelle persone che saranno chiamate a regnare col Cristo e legge: “le hai fatte essere un regno e sacerdoti al nostro Dio ed esse regneranno sulla terra.” In lingua italiana l’espressione “regneranno sulla terra” può essere intesa sia nel senso che eserciteranno la loro autorità al di sopra di chi vive sulla superficie della terra, oppure che regnando staranno sulla terra. La domanda è intrigante, ma neppure facendo un’analisi del testo greco su questa frase, ne veniamo granché aiutati. In greco troviamo la preposizione epì con genitivo, che  corrisponde al latino super e ammette entrambe le possibilità. Perciò dovremo cercare nella Bibbia altri indizi per capirne di più.

Possiamo innanzitutto esaminare come questo passo sia stato reso dai traduttori. La lingua italiana, la lingua francese e altre lingue ammettono la stessa ambiguità del greco e del latino ma la lingua inglese mantiene una separazione tra la preposizione on e upon (sopra con contatto) e over (al di sopra, senza contatto). La maggioranza dei traduttori in inglese traducono questa frase con la preposizione on e upon indicando di preferire l’idea che i regnanti stiano fisicamente sulla terra. Se si guardano i commentari, si noterà che in passato questo versetto ha dato parecchio da pensare.

Mangeranno pane e berranno vino.

Ora, questo, per quanto interessante, di per sè non significa molto, perciò cercheremo di capirne di più confrontando altri passi delle scritture. Esaminiamo la frase pronunciata da Gesù durante l’ultima cena. Al momento di passare il calice ai suoi discepoli, disse: “Bevetene voi tutti; poichè questo significa il mio ‘sangue del patto’.” E subito aggiunse: “Ma io vi dico che da ora in poi non berrò più di questo prodotto della vite  fino al giorno in cui lo berrò nuovo con voi nel regno del Padre mio.” (Matteo 26:27-29) Interessante no? L’ha detto Lui. Nel regno del Padre suo si beve il prodotto della vite. In quel regno, similmente si mangia e si beve alla sua tavola. (Cf. Luca 22:30; 13:29)

In un’altra occasione Gesù era stato invitato a mangiare da uno dei capi dei farisei. Allora uno degli ospiti disse: “Felice colui che mangia pane nel regno di Dio” (Luca 14:15) Subito dopo Gesù cominciò a raccontare l’illustrazione dell’uomo che imbandiva un grande pasto serale, ma invitava molti individui che alla fine trovavano delle scuse e si rifiutarono di partecipare. Così apprendiamo che nel regno del Padre quelli che saranno con il Re mangeranno pane.  Interessante, non vi pare?

regneranno sulla terra

La città dei santi circondata

Rivelazione fa poi anche un fosco affresco di ciò che accadrà sulla terra alla fine dei mille anni. Al capitolo 20 si legge: “E appena saranno finiti i mille anni, Satana sarà sciolto dalla sua prigione, e uscirà per sviare quelle nazioni che sono ai quattro angoli della terra, Gog e Magog, per radunarli alla guerra. Il numero di questi è come la sabbia del mare. E avanzarono sull’estensione della terra e circondarono il campo dei santi e la città diletta. Ma fuoco scese dal cielo e li divorò.” (Riv 20:7-10)

Ora, io vorrei figurarmi la situazione, i luoghi e i personaggi. Le nazioni ai quattro angoli della terra, in greco le etnie, sono composte di persone qualsiasi che come noi che ora viviamo sulla presente terra, allora vivranno sulla nuova terra, il nuovo mondo. Ora tutti questi, essendo capitanati dal malvagio, l’ingannatore, circonderanno il campo dei santi e la città diletta, che altri non è che la Nuova Gerusalemme composta Cristo e dai 144.000 di Rivelazione 7:4-8.

Questo luogo, il quartiere o accampamento dei santi, deve essere quindi un luogo accessibile, a cui si possa giungere marciando sull’estensione della terra. Di qui posso solo dedurre che Cristo e i suoi coeredi regneranno sulla terra stando fisicamente su di essa. Altrimenti i malvagi istigati da Satana non potrebbero circondare il loro accampamento. Ciò significa che, probabilmente, i re-sacerdoti avranno le due nature, un corpo spirituale simile a Dio ma anche la natura fisica con cui potranno regnare dimorando sulla terra. Infatti Gesù disse che nella casa del Padre ci sono molte dimore,  e che lui andava a preparare un posto. In che senso? Nel senso che nella casa di Dio ci sono mondi molteplici e che Lui, il Messia, avrebbe preparato per noi un nuovo cielo e una nuova terra. (Giovanni 14:2-3)

Il Cristo che viene nella carne

Un versetto controverso sul Cristo che è venuto nella carne: 2 Giovanni 7.

C’è un versetto nella seconda lettera  di Giovanni che parla del Cristo come di colui che deve venire nella carne. Il testo dell’epistola così legge: “Poiché sono usciti molti ingannatori nel mondo, persone che non confessano Gesù Cristo  venuto nella carne. Questi è l’ingannatore e l’anticristo.” Ora, questa traduzione, come diverse altre, è assolutamente sbagliata. Si cerca di applicare la scrittura alla venuta sì del Cristo come uomo nella carne, ma al tempo della sua incarnazione e del suo ministero terreno.

Tuttavia, qui l’argomento è un altro. Si tratta della futura venuta del Messia come re effettivo e regnante. Per intenderci, si tratta del momento in cui, dopo la fine di questo sistema di cose, egli prende le redini del mondo come dichiarato in Ri 11:15.

Gesù veniente nella carne

Il problema sollevato da questo versetto sta nel tempo verbale applicato a quella venuta. Gesù viene spesso presentato come colui che viene, il veniente. Per esempio in Matt 11:3  Giovanni il Battista, dal carcere, manda a chiedere: Sei tu colui che viene – ὁ ἐρχόμενος – o dobbiamo aspettare un altro? o in Ebrei 10:37 dove leggiamo: Poichè ancora “pochissimo tempo” e “colui che viene – ὁ ἐρχόμενος – arriverà e non tarderà”. Queste sono locuzioni verbali costruite con il participio presente del verbo ἐρχόμαι (erchomai), in funzione di futuro.

Ciò che fa differire questo versetto  della seconda lettera di Giovanni da tutti gli altri consimili è il fatto che qui si parla di una futura venuta del Cristo nella carne, ἐν σαρκί, e non, come sarebbe normale aspettarsi, come di una potenza spirituale invisibile, che viene nelle nubi.

Il testo di 2 Giovanni 7 in greco risulta essere il seguente: ὅτι πολλοὶ πλάνοι ἐξῆλθον εἰς τὸν κόσμον, οἱ μὴ ὁμολογοῦντες Ἰησοῦν Χριστὸν ἐρχόμενον ἐν σαρκί· οὗτός ἐστιν ὁ πλάνος καὶ ὁ ἀντίχριστος.

In questo caso, ἐρχόμενον è un participio predicativo del complemento oggetto. Hanno questo participio i verba dicendi o declarandi, che sono i verbi del dire, i quali indicano azioni o processi legati all’attività verbale, come parlare, dire, negare o dichiarare. Nella fattispecie, all’interno della frase che stiamo considerando, abbiamo il verbo negare che è a tutti gli effetti un vero e proprio verbo dicendi.

Ora molti commentatori provano a classificare questa forma verbale di erchomai come un participio dell’imperfetto, cioè una forma verbale al passato, ma questo è assolutamente inaccettabile. Daremo delle prove. Molte prove. Esamineremo infatti parecchi versetti che contengono chiarimenti utili al nostro caso.

I versetti a sostegno

1 Giov 4:2 Ogni espressione ispirata che confessa Gesù Cristo venuto nella carne ha origine da Dio. In questo caso troviamo che la locuzione “venuto nella carne” viene resa  con il greco ἐν σαρκί ἐληλυϑότα. Qui sì, c’è il verbo al participio perfetto. Non è un participio presente. Il Cristo è presentato come uno che “è venuto nella carne”.

Matteo 3:7  riferisce di Giovanni il battezzatore quando scorge “molti farisei e sadducei che venivano al battesimo…”  La forma verbale è ἐρχομένους, participio presente.

Matteo 3:11 Qui il Battista riferisce del Cristo come di uno “che viene dopo di me” ὁπίσω μου ἐρχομένος, la forma verbale è un participio presente. Uno che viene dopo di me esprime un tempo futuro.

Matteo 16:28 Al momento della sua trasfigurazione Gesù disse che “Alcuni di quelli che sono qui non gusteranno affatto la morte prima di aver visto il Figlio dell’uomo venire (ἐρχόμενον , participio presente con significato di futuro)  nel suo regno”.

24:30 “Tutte le tribù della terra si percuoteranno con lamenti e vedranno il Figlio dell’uomo venire (ἐρχόμενον , participio presente con significato di futuro)sulle nubi…”

26:64 “Vedrete il Figlio dell’uomo venire (ἐρχόμενον , participio presente con significato di futuro) sulle nubi…”

Potrete confrontare voi stessi Marco 13:26;14:62; Luca 21:27; Giovanni 1:9; 6:14,37; Atti 19:4. In tutti questi esempi il participio presente di erchomai è usato con valore di presente o di futuro. Mai di passato.

Oecumenious, uno studioso vissuto tra il 7° e il 9° secolo, considerava la forma verbale ἐρχομένος come un participio con valore di futuro e riferito alla seconda presenza del Cristo.

A sostegno ulteriore esaminiamo 1Tessalonicesi 1:10 dove si parla dell’ira che deve venire, ὁργῆς τῆς ἐρχομένης,  e che è un evento totalmente futuro. Anche il sistema di cose avvenire viene definito nei sacri testi come ἐρχομένος. Infatti, in Marco 10:30 si fa riferimento a qualcosa di assolutamente futuro, la vita eterna, che si riceverà in un sistema di cose avvenire, ἐν τω αίωνι τω ἐρχομένω. Ciò che se ne deduce è che il participio presente di erchomai non è mai riferito al passato ma sempre al futuro. (Cf Luca 18:30)

Cristo visibile

Come si concilia tutto questo con l’idea che l’avvento del Cristo come re debba essere un evento totalmente invisibile, come di uno che viene nascosto dalle nubi? Il Cristo arriva invisibile all’inizio della parousia ma diviene visibile per coloro che ricevono lo spirito e sono chiamati a governare con lui. Questi sono la nuova Gerusalemme o la moglie del Cristo.

Ci sono ancora passi molto probanti su questo argomento, uno dei quali si trova in Efesini 5:28-32 dove si parla dell’unione fisica di moglie e marito. Vi si legge che come ogni uomo deve amare la moglie come il proprio corpo, anche il Cristo fa con la congregazione. A questo punto Paolo dice: “I due diverranno una sola carne. Questo sacro segreto è grande. Ora parlo riguardo a Cristo e alla congregazione.” Perchè? Come dice Paolo, “Perchè siamo membra del suo corpo”, come chiaramente espresso in Efesini 5:30.

Qui sono espresse parole estremamente segrete, che solo coloro che appartengono al corpo di Cristo possono afferrare. Questi sono la sua sposa e tra di loro e il Cristo si svilupperà un rapporto coniugale. La caparra di cui si parla in 2Corinti 1:22 e 5:5 é un semplice anticipo di tutto questo. Efesini 1: 13-14 esprime queste parole: “siete stati suggellati col promesso spirito santo, che è una caparra della nostra eredità”. Tutto questo ha un doppio valore, sia celeste che profondamente, intimamente terreno.


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