Le banche moderne a partire dai romani

Se vogliamo comprendere l’attuale dittatura che le banche moderne esercitano sugli stati europei e del mondo dobbiamo partire dai romani. Nella Roma imperiale era chiamato Pubblicano l’appaltatore della riscossione dei tributi. Il termine deriva da publicum che significava tesoro pubblico, imposte. I pubblicani costituivano un ordine molto potente. Matteo, l’apostolo di Gesù, era un pubblicano e i pubblicani, in tutto il mondo antico, godevano di pessima fama.

Comunque la necessità di riscuotere le tasse nell’impero “favorì la nascita e la formazione di un ceto sociale distinto dalla plebe e dai patrizi romani, distinto dai mercanti e signori medievali e pure dalle classi militari e nobiliari del Settecento. Di li si arriva nel coso del tempo alla formazione di ciò che saranno le banche moderne. Questo ceto sociale è quello dei finanzieri, banchieri, mercanti e imprenditori slegati dal paese in cui operavano e quindi internazionali. I finanzieri saranno i soggetti che concorreranno alla formazione dell’ente stato moderno, contendendo a quest’ultimo la funzione esattiva che è parte strutturale e fondante dello stato.” (Tratto da “La funzione della riscossione dei tributi nella formazione dello Stato nell’età moderna”- seconda parte, Pag 1)

Tra le tasse dell’antica Roma due erano le più importanti, l’imposta personale e l’imposta fondiaria, relativa cioè alla proprietà terriera. La prima doveva essere pagata da tutti sulla base di periodici censimenti. Per esempio, nel racconto del vangelo, Maria e Giuseppe dovettero recarsi a Betlemme, loro paese d’origine, per dichiarare i redditi su cui poi pagare le tasse proporzionali di loro competenza.

A Roma gli agenti del fisco non erano propriamente funzionari statali ma degli appaltatori privati. Alle aste per l’assegnazione degli appalti i funzionari pubblici non potevano partecipare. Questo modello era antico e di derivazione egiziana-tolemaica. Nell’antichità greca come in quella biblica la finanza dipendeva in principio soprattutto dal bottino di guerra e dallo sfruttamento delle città sconfitte. Inoltre la guerra fornì in seguito la motivazione più potente per richiedere denaro ai contribuenti.

Dappertutto, e non solo a Roma, la riscossione delle tasse era gestita da privati in quanto ai governi mancava sia il danaro necessario che un apparato di burocrazia finanziaria. Per questo motivo gli stati, repubbliche o monarchie, furono da sempre nelle mani degli straricchi, la plutocrazia privata. Questo è quanto accade ancora oggi negli Stati dell’Europa moderna. E’ lì che si nasconde il segreto dell’indebitamento pubblico degli stati.

Il motivo per cui gli stati appaltavano e ancora appaltano la riscossione delle imposte sta nella necessità di ottenere un gettito economico sicuro, prestabilito e subito riscosso. I pubblicani nel mondo romano versavano in anticipo la quantità di danaro dovuta allo stato e poi si avvantaggiavano della libertà di caricare l’imposta di un plusvalore a loro scelta. Per questo erano malvisti, in quanto le tasse non erano determinate in modo specifico nel loro ammontare e i pubblicani riscuotevano molto di più del dovuto. Erano ovunque conosciuti per essere venali, insaziabili e violenti. Il peggio era quando questi abusi erano commessi ai danni dello stato. Gli appaltatori, mettendosi d’accordo tra di loro, riuscivano spesso a ottenere all’incanto gli incarichi di riscossione con un versamento anticipato di cifre irrisorie rispetto alle necessità statali, con grave danno per l’erario.

I pubblicani stipulavano con il senato di Roma appalti di ordine diverso: gestione delle forniture militari all’esercito, finanziamento nei progetti di costruzione degli edifici e delle opere pubbliche e riscossione delle tasse. Essi si impegnavano nella costruzione di opere per la collettività e le realizzavano chiedendo poi i tributi ai cittadini.

Gli appaltatori pubblicani divennero in tutto il mondo antico straordinariamente potenti. Durante l’impero romano la riscossione delle tasse venne poi anche affidata a funzionari come censori, questori o procuratori. Nel mondo barbarico e nel sacro romano impero quelli che erano stati gli antichi appaltatori di tasse raggiunsero posizioni elevatissime divenendo maestri di palazzo, langravi o margravi.

Ma chi erano questi appaltatori? Qual era la loro provenienza? Erano un ceto di finanzieri che si erano straordinariamente arricchiti perché da sempre avevano esercitato il prestito a interesse. Nel corso del tempo si erano impratichiti in quelle che oggi sono considerate le più fondamentali funzioni bancarie. Questi provenivano generalmente dalle file degli ebrei.

Essi raggiunsero con grande facilità all’interno dei vertici dell’impero posizioni di comando. Gli ebrei riuscirono a diventare cellule fantasma all’interno della società romana andando a sostituire la nobiltà senatoriale fino ad averne il sopravvento. Basti pensare che imperatrici come Poppea, moglie di Nerone, e Messalina, moglie di Claudio che fu imperatore tra il 41 e il 54 d.C. erano principesse giudaiche. Anche Antonia, figlia di Claudio e di una precedente moglie, Aelia Petina, era una proselita ebrea. Va ricordato quindi che l’imperatore Claudio aveva stretti legami di parentela con la famiglia reale che governava in Giudea e in Samaria. Inoltre dopo la distruzione di Gerusalemme del 70, la città perse l’antico nome e fu nominata Aelia Capitolina, dal nome di famiglia dell’imperatore Adriano, la Gens Aelia.

Già Cicerone (106-43 a.C.) aveva denunciato l’eccessiva influenza degli ebrei nel senato romano, influenza che era pronta a spingersi fino all’infiltrazione diretta. Egli scrisse contro di loro parole pesantissime, arrivando tra l’altro a dire: “Si sa quanto numerosa sia questa cricca, quanto siano coesi e quale potere esercitino tramite le loro unioni.”

Gli Ebrei si stabilirono a Roma fin da tempi antichissimi, cioè a partire da Enea. A volte vi giungevano schiavi. Quando arrivarono come prigionieri di guerra al seguito di Pompeo e di Tito nel 63 e nel 70 d.C. potevano essere 30.000 nella capitale e 40 o 50.000 in tutta la penisola su una popolazione globale di 4 o 5 milioni di abitanti. Ma non erano schiavi qualsiasi. Era gente istruita in un mondo di schiavi per lo più analfabeti. Erano spesso dotati di buona cultura e venivano adibiti all’amministrazione delle sostanze del padrone, a sbrigare la corrispondenza, a fare da maestri e da medici, a copiare libri e stare nelle biblioteche. A parecchi liberti verrà presto affidato il governo di province o il comando di flotte imperiali.

Nascerà così, ben presto, la figura chiave del mercante-banchiere. Essi arriveranno ad elaborare  la struttura del sistema bancario moderno fino alla costituzione della Federal Reserve. Questa è la Banca Centrale degli Stati Uniti, ma in realtà è proprietà privata di famiglie che grazie ad essa controllano le altre banche, possono emettere moneta e sfruttare l’intera economia del mondo.

Tutto questo fu reso possibile anche  dalla diffusione, fin dalla più remota antichità, dall’infiltrazione di nuclei ebraici in tutta la terra abitata. Già nel 1712  si poteva leggere sullo Spectator del 27 Settembre: “Essi sono così disseminati in tutte le parti del mondo commerciale che sono diventati lo strumento attraverso cui le nazioni più distanti conversano tra di loro e attraverso cui l’intera umanità si intreccia insieme in una generale corrispondenza: essi sono come i cavi e i cavicchi di un grande edificio che, per quanto di per sè siano ben poca cosa, sono assolutamente necessari a mantenere insieme tutta la struttura.”

Si veda, se d’interesse, il libro di Dagoberto Bellucci “Il Governo Mondiale Ebraico”, WordPress.com

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