Paolo di tarso era originario dell’Asia Minore, ma noi partiremo da Cirene. Per parlare di Paolo, contrariamente a ciò che ci si potrebbe aspettare, non partiremo da Tarso. Nella vita di questo illustre personaggio entrarono a partecipare molti uomini e donne, spesso di grande statura morale e spirituale. Alcuni di loro del tutto insospettabili.
Inoltre, tanto per cominciare, mi sono spesso chiesta chi fossero i suoi familiari e i parenti più stretti. Fino ad ora non avevo indagato. Adesso però, essendomi messa a cercare, ho trovato qualcosa. L’unico riferimento che avevo in mente fin dal principio era quello di una sua sorella. Suo figlio, un ragazzino sicuramente sveglio, si era precipitato a soccorrere lo zio in un momento difficile. Paolo di Tarso, dopo essere stato aggredito nel tempio a Gerusalemme, stava davanti al Sinedrio che si era appositamente riunito.
In quel luogo si era messo a gridare: “Uomini, fratelli, io sono fariseo, figlio di farisei. Sono giudicato circa la speranza della risurrezione dai morti.” Subito farisei e sadducei avevano cominciato a litigare tanto che il comandante militare aveva temuto che Paolo fosse fatto a pezzi. Quando si fece giorno quaranta uomini si erano reciprocamente impegnati ad ucciderlo. Allora era entrato in gioco il ragazzino, suo nipote. La storia di questi fatti si può leggere in Atti 23:16-24
Questo racconto ci fa capire che Paolo di tarso aveva una sorella, e chissà – perchè no – forse più di una. Di una di queste e di altri parenti della famiglia di Paolo si fa cenno nel capitolo 16 della lettera ai Romani dove l’apostolo delle nazioni manda saluti a diversi dei componenti della congregazione di Roma. Fin lì Paolo non era ancora stato a visitare la congregazione di Roma come risulta da Romani 1:13. Tuttavia egli sembra conoscere una quantità di fratelli che stanno lì dentro e li saluta per nome. Invia i saluti suoi e quelli di altri membri della sua famiglia a diversi dei parenti. Il capitolo 16 dei Romani esordisce con la presentazione di sua sorella: “Vi raccomando Febe nostra sorella…”
La lettera fu scritta verso il 56 d.C. da Corinto e Febe, sorella di Paolo, che abitava a pochi chilometri di lì, a Cencrea, fu probabilmente latrice della lettera dell’apostolo, suo fratello nella carne, alla congregazione di Roma.
A parte Febe, a Roma c’erano altri stretti congiunti appartenenti alla famiglia di Paolo di Tarso. C’era perfino sua madre, oltre a suo fratello Rufo e altri. Infatti scrive: “Salutate Andronico e Giunia, miei parenti e compagni di prigionia, che sono uomini noti fra gli apostoli e che sono stati uniti a Cristo più a lungo di me…Salutate Erodione mio parente… Salutate Rufo, l’eletto nel Signore, e la madre, sua e mia…[vi salutano] anche Lucio e Giasone e Sosipatro, miei parenti” Rom 16:1,7,11,13,21.
A Roma in quel tempo c’erano molti ebrei che vi erano tornati dopo a morte di Claudio, che li aveva espulsi qualche tempo prima. Alcuni di loro poteva averli incontrati nelle sinagoghe e nelle congregazioni di Corinto, Efeso e in altre. In ogni caso la lettera mostra che Paolo conosceva molti personaggi che abitavano a Roma.
Ma chi era il padre di Paolo? Apparentemente le Scritture non ne fanno cenno. Ma se cerchiamo il nome di suo fratello Rufo nelle Scritture andiamo a scoprire pure lui, un tale Simone di Cirene. (Mr 15:21) Quest’uomo è passato alla storia per aver aiutato il Cristo a portare il legno su cui sarebbe stato inchiodato subito dopo. Il vangelo di Marco scrive: “E costrinsero un passante, un certo Simone di Cirene, che veniva dai campi, il padre di Alessandro e di Rufo, a prestare servizio, sollevando il suo palo di tortura.” Mr 15:21
Di Simone di Cirene, se fu veramente padre di Paolo di Tarso, possiamo immaginare di tutto meno che fosse un semplice contadino. Se veniva dai campi era per motivi diversi. Perchè? Paolo aveva ereditato da lui l’ambita cittadinanza romana, fatto non da poco. L’apostolo inoltre aveva ricevuto un’istruzione di prim’ordine alla scuola di Gamaliele e perciò proveniva da una famiglia dallo status sociale elevato . Anche il procuratore Felice voleva estorcere danaro da lui. Evidentemente immaginava di trovarsi di fronte a un uomo benestante. (Atti 24:26)
Perciò Simone suo padre doveva essere stato un ricco mercante, fabbricante di tende da vendersi perfino agli eserciti con larghi profitti. E che aveva proprietà terriere nei dintorni di Gerusalemme. Perchè allora i romani presero proprio lui per prestare quel tipo di servizio? Forse perchè era, per fondati motivi, malvisto da tanti, essendo, come sarà presto suo figlio, un delatore. Era uno di quei poliziotti che riferivano direttamente ai superiori le informazioni scottanti, di quelle persone che ovviamente non sono amate nè dagli amici nè dai nemici. Faceva parte di un’odiata rete di servizi segreti, una sorta di temibile polizia romana.
Ad ogni buon conto, dal modo in cui Marco parla di Alessandro e di Rufo, sembrerebbe di capire che questi due personaggi fossero noti alla comunità dei lettori a cui egli si rivolgeva. Dovevano essere già dei discepoli cristiani. Non è da escludere che lo stesso Simone diventasse in seguito lui stesso un cristiano. Perché lo potremmo credere?
Atti 13 :1 presenta degli agganci con Antiochia e con le Scritture fin qui esposte. Luca, lo scrittore, scrive: “Ora ad Antiochia c’erano profeti e maestri nella congregazione locale, sia Barnaba che Simeone che era chiamato Negro, e Lucio di Cirene, e Manaen che era stato educato con Erode il governatore del distretto e Saulo.” Ora un oriundo di Cirene come Simone poteva ben essere chiamato Simeone il Negro, dato che la Cirenaica era una regione dell’Egitto. Questo versetto di Atti costituisce una bella conferma dei nostri sospetti. Troviamo anche qui un Lucio, come il parente di Romani 16:21, e viene da Cirene. Che Luca l’evangelista fosse pure lui della famiglia? Non lo possiamo escludere dato che in Atti di Paolo lui parla molto. Questo versetto costituisce un bell’indizio. Le Scritture ci rivelano alla chetichella, e senza sembrare, fatti minuti che vanno perciò minuziosamente notati.
Adesso, partendo da quel versetto potremmo perfino immaginare la famiglia di Paolo come composta da Simone di Cirene, il padre, e sua moglie (Perside?), la madre, con i diversi possibili figli: Paolo, Rufo, Alessandro, Lucio, forse Giasone, e poi le sorelle…
Però, qui qualcuno potrebbe obiettare: E Barnaba? Sì, Barnaba è menzionato nello stesso contesto e fu molto amico di Paolo ma non poteva essere suo fratello in quanto levita nativo di Cipro, mentre Paolo si definisce Beniaminita. Poteva però essere un cugino o uno zio. Anche Sosiprato non poteva essere suo fratello nella carne in quanto Atti 20:4 riferisce di un Sopatro figlio di Pirro di Berea e quindi non figlio di Simone di Cirene.
Nella lettera ai Filippesi scritta verso il 60-61 d.C. durante la sua prigionia a Roma, Paolo scrive: “Tutti i santi ma specialmente quelli della casa di Cesare vi mandano i loro saluti.” (Flp 4:22) Il Cesare di quel periodo era Nerone. Poi, sempre in Romani 16:11 Paolo accenna pure a “quelli della casa di Narcisso che sono nel Signore.” Chi era Narcisso? Di lui parleremo in un prossimo articolo, quando andremo ad approfondire meglio gli agganci di Paolo a Roma.
