Le parabole del ricco, di Lazzaro e quella delle dieci vergini appartengono al repertorio del Maestro. Gesù raccontava parabole e poi le spiegava, ma solo agli interessati. Sulle 10 vergini molto è stato detto ma non sempre portando il discorso alle estreme conseguenze. Per esempio, ho notato che alla domanda su quante furono le vergini addormentate quasi nessuno sa o vuole rispondere. Eppure Matteo lo dice chiaramente: tutte sonnecchiarono e si addormentarono. Questo significa che a notte inoltrata la luce della verità comincia a sfuggire un po’ a tutti. Inutile negarlo, questo è un fenomeno che va a toccare tutte le chiese cristiane.
A differenza della parabola delle dieci vergini, la parabola del ricco e di Lazzaro di Luca 16:19-31 è rimasta per i più terra incognita. Molti, essendo convinti dell’immortalità dell’anima, chiudono frettolosamente il discorso dicendo che si tratta del ribaltamento di un’ingiustizia sociale. Alla fine anche i poveri avranno la loro rivincita. Viceversa, i Testimoni di Geova che, in armonia con le Scritture, non credono nell’immortalità dell’anima ma in una finale risurrezione dell’individuo sulla nuova terra provano a spiegare diversamente. Il tentativo è lodevole ma i risultati non del tutto soddisfacenti. Perchè? Per il solito motivo. Essi preferiscono non mettersi in discussione. Se ci sono le vergini stolte, e ci sono, loro non saranno mai tra quelle.
Ma che relazione c’è tra le due parabole? C’è un numero che subito salta agli occhi. Il ricco vestito di porpora e lino ha cinque fratelli. Dunque c’è un ricco e c’è un povero. Sono due gruppi contrapposti che stanno in simmetria, uno a uno o cinque a cinque, come le dieci vergini. In questa parabola ci sono diverse contrapposizioni, e vanno messe in risalto. In principio c’è un povero che si accontenta di mangiare le poche briciole che cadono dalla tavola del ricco. Alla fine c’è un ricco che si accontenterebbe di poche gocce d’acqua spruzzate dalla mano del povero. E’ evidente che nessuno dei due riesce veramente nè a mangiare nè a bere. Di lì si capisce che il contesto si muove nel mondo della parabola dove i simboli svolgono la loro parte da leone.
Il mendicante affamato e sofferente sta accovacciato sulla porta del ricco. E’ uno di quegli ospiti indesiderati che si vorrebbero immediatamente scacciare. Non ha molte pretese. Si accontenterebbe di poco. E’ timido e disperato e non osa neppure chiedere, rassegnato com’è alla sua condizione di bisogno. Naturalmente si tratta poi anche di indigenza spirituale. Si rende conto di avere necessità di cure fisiche e morali ma solo i cani del ricco vengono in suo soccorso a leccargli le ulcere. Con il tempo il mendicante muore per inedia, di stenti, miseria, malattia e quant’altro. Il ricco prosegue nella sua vita di piaceri. Ma presto anche lui muore e finisce nei tormenti del fuoco.
Cosa rappresenta qui l’Ades? Non significa certo la vita ultraterrena perchè la Bibbia dice che i morti non sono consci di nulla.(Eccl 9:10) La morte qui rappresenta perciò un rivolgimento di situazione, la finale resa dei conti. Corrisponde al momento in cui arriva lo sposo nella parabola delle 10 vergini. In entrambi i casi solo alla fine, quando ormai è troppo tardi per prendere provvedimenti, ci si rende conto della mancanza di un elemento indispensabile, un bisogno che non si era previsto. Da un lato le ragazze capiscono di non avere olio sufficente per le lampade, dall’altra il ricco di avere necessità dell’acqua. Però in entrambe le situazioni gli stolti sprovveduti rimangono privi dell’oggetto dei desideri.
La parabola vuole stimolare la riflessione sull’enorme voragine che separa chi semplicemente cerca il temporaneo godimento del peccato da chi, come Mosè, ha sempre camminato come vedendo Colui che è invisibile. (Ebrei 11:23-27) La sostanza della realtà è che chi non vuole essere scosso dalle sue ristrette, miopi convinzioni si ostinerà nelle proprie idee fino alla fine.
Bisogna pensarci per tempo prima che sia troppo tardi. E’ inutile mandare ad avvisare i cinque fratelli del ricco, ormai. Gesù conclude dicendo: “Se non ascoltano Mosè e i profeti, non saranno persuasi nemmeno se qualcuno sorge dai morti.” (Luca 16:31) Credo che queste parole pongano fine alla possibilità di convertire qualcuno che non vuole ascoltare. Inutile gettare le perle ai porci. (Matteo 7:6) Questo è il profondo significato delle parabole del ricco, di Lazzaro e di quella delle vergini.

I morti non sono coscienti di nulla, è vero, perchè parlano di cose che non hanno mai conosciuto, e proprio per questo nel loro “soggiorno” che segue questa vita molti di loro sono avvolti nelle fiamme del rimorso di essere stati sordi alla voce del cuore, non avendo nemmeno una goccia d’acqua per rinfrescarsi, mentre da vivi non gli brucia nulla, troppo presi dalle cose di questa miserabile vita, vale per le vergini (anime) stolte come per il ricco, entrambi ciechi e sordi davanti a Colui che vive in eterno e puntualmente li richiama a sè.
Ma cosa vuoi pretendere da chi fa tutto per questa vita effimera, correndo dietro al vento? La loro testa è volta a cose fatue, dunque nemmeno si specchiano, pensa.