Il corpo umano di Gesù era un tempio, un luogo in cui Dio dimorava. Gesù paragonava il suo corpo a un edificio sacro e prometteva che, dopo che l’avessero distrutto, in tre giorni l’avrebbe ricostruito. Di questo fu accusato in più occasioni, come anche di fronte a Caifa quando si presentarono due falsi testimoni che dissero “Quest’uomo ha detto: ‘Io posso abbattere il tempio di Dio e ricostruirlo in tre giorni’”. (Matteo 26:61)
Per molti comprendere perché il Cristo dovesse morire di quella morte tremenda, di cui in effetti morì, risulta particolarmente difficile. Similmente si scandalizzano oggi, come si scandalizzavano nel passato, al pensiero che Geova potesse chiedere ad Abramo di sacrificare suo figlio Isacco, l’unico che fosse nato da Sara, lungamente atteso.

Quello però era un modello di ciò che Dio stesso si proponeva di fare, e poi realmente fece, per redimere l’umanità dal peccato commesso in Eden. Il sacrificio di Cristo aveva un valore espiatorio che molti, anche tra quelli che si definiscono cristiani, non arrivano a concepire né a giustificare. Spesso cercando di capire il motivo e il fine di questa passione e di questa morte finiscono per accusare Dio come se fosse un Dio crudele che perfino si compiace nella sofferenza umana.
I Testimoni di Gova hanno capito molte cose in relazione al riscatto, ma sul Cristo, pur avvicinandosi molto alla definizione della sua natura, qualcosa loro sfugge ancora. “Per riscattare ciò che Adamo aveva perso per l’umanità, Gesù doveva sacrificare una vita umana perfetta, niente di più, niente di meno.” Così scrive la Torre di Guardia nell’articolo “Noi adoriamo ciò che conosciamo” del 1/12/1984, pag 27. Qui il riferimento è a Esodo 21:23 dove si legge: “devi dare anima per anima, occhio per occhio, dente per dente, mano per mano, piede per piede, marchio per marchio, ferita per ferita, colpo per colpo”.
Questo bisogno di simmetria e di corrispondenza tra il primo uomo, Adamo, e il Cristo, l’ultimo Adamo (1Cor 15:45), sembra il motivo che soggiace alla base delle considerazioni dottrinali portate avanti dai testimoni di Geova. Per questo essi sostengono l’idea che Gesù sulla terra era semplicemente un uomo. Ora, visto e considerato il fatto che Gesù era un uomo ma anche dio, verrebbe bene di notare che, nel momento in cui qualcuno ha la necessità di pagare una cifra e vi aggiunge, metti caso per generosità di spirito, un dono o una mancia non contravviene ai termini del contratto.
Il fatto che Gesù dovesse pagare e pagasse con una vita esclusivamente umana solleva dei dubbi. Egli pagò con una vita sia umana che divina. Altrimenti dovremmo pensare che solo la parvenza umana morisse. Ma morì con lui anche la persona divina. Romani 6:8-10
Sempre la stessa Torre di Guardia sembra ammettere questo punto di vista a pag 27 dove scrive: “I testimoni di Geova non negano la divinità di Gesù, il fatto che sia un dio. Ma non intendono questi termini secondo il pensiero filosofico trinitario”.
Poi, sempre nella stessa pagina si legge: I testimoni di Geova non credono che Gesù fosse “Dio incarnato”, un “uomo-Dio”, secondo la teoria filosofica dell’incarnazione, delle “due nature”, quella umana e quella divina. In armonia con la Bibbia credono che “la Parola è divenuta carne.” Abbiamo mostrato nei precedenti articoli che il fatto che Gesù divenisse carne non significa che egli fosse semplicemente uomo, ma che divenne “simile agli uomini”.
Nel timore di venire accomunati nel pensiero dei trinitari i Testimoni di Geova finiscono per gettare via il bambino insieme all’acqua del bagno. Basta dire che la divinità del Cristo non è da intendersi nel senso che egli sia coeguale e coeterno con Geova. Infatti egli è il primo della Creazione e l’unigenito di Dio (Col 1:15). Ma di lì a dire che mentre stava sulla terra egli fosse semplicemente ed esclusivamente uomo fa una certa differenza. Gesù non era semplicemente il Figlio dell’Uomo ma era anche il Figlio di Dio. Perciò nell’atto dello spirare egli non sarebbe morto semplicemente come un uomo, per quanto superiore e perfetto, ma come un essere spirituale divino.
In una occasione i giudei gli avevano chiesto: “Quale segno puoi farci vedere per dimostrare che hai l’autorità di fare queste cose?” Gesù aveva risposto: “Distruggete questo tempio, e in tre giorni lo rialzerò”. Allora i giudei dissero: “Ci sono voluti 46 anni per costruire questo tempio, e tu lo rialzerai in tre giorni?” Ma lui stava parlando del tempio del suo corpo.” (Giov 2:18-21) Anche Marco scrive: “Noi lo abbiamo sentito dire: ‘Io abbatterò questo tempio fatto da mani umane e in tre giorni ne costruirò un altro non fatto da mani umane’”. (Marco 14:58)
Geova fu accanto a suo Figlio in ogni istante della sua agonia rendendogliela sopportabile per mezzo del suo sovrabbondante spirito. Gliela alleggeriva mandando i suoi angeli in armonia con la promessa del salmo 91:11. Gli diede una forza d’animo e una energia superiori, così rimarchevoli che il centurione e quelli che facevano la guardia con lui provarono timore e dissero: “Certamente questo era il Figlio di Dio.” (Matteo 27:54)
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