Sette tempi di attesa in vista della salvezza

L’argomento dei sette tempi non è solo importante: è l’argomento della Bibbia. I sette anni finali che portano alla distruzione delle religioni sono il perno centrale dell’intera narrativa biblica, fin dai primi capitoli di Genesi.

Che ci siano analogie tra i tempi di Noè con il periodo che stiamo vivendo noi risulta chiaro dal fatto che il giudizio divino era imminente allora come lo è adesso. Dio espresse allora il proposito di rovinare la terra così come intende fare oggi. Leggiamo infatti Genesi 6:13: “E Dio disse a Noè: “Nei miei decreti, la fine di ogni carne è giunta; poiché la terra, per opera degli uomini, è piena di violenza; ecco, io la distruggerò, insieme con la terra.””

Leggiamo ora 2 Pietro 3:5-7: “Ma costoro dimenticano volontariamente che nel passato, per effetto della parola di Dio, esistettero dei cieli e una terra tratta dall’acqua e sussistente in mezzo all’acqua; e che, per queste stesse cause, il mondo di allora, sommerso dall’acqua, perì;  mentre i cieli e la terra attuali sono conservati dalla medesima parola, riservati al fuoco per il giorno del giudizio e della perdizione degli empi.”

La grandine contro le religioni

Interessante questa analogia: la terra venne distrutta per introdurre i giusti in un mondo nuovo, esattamente come sta per accadere oggi. Certo, ci saranno dei tempi di attesa, esattamente come ci furono ai giorni di Noè. Per esempio, solo alla fine dei sette tempi, vedremo il crollo delle religioni, e subito dopo saremo introdotti in una nuova terra sotto nuovi cieli.

Nel capitolo 7 di Genesi Dio dice a Noè di salire nell’arca:” E Noè, coi suoi figliuoli, con la sua moglie e con le mogli dei suoi figliuoli, entrò nell’arca per scampare dalle acque del diluvio”….”e al termine dei sette giorni, avvenne che le acque del diluvio furono sulla terra.” Genesi capitolo 7 versetti 7 e 10.

Dunque Noè viene invitato ad entrare nell’arca e aspettare per sette giorni. Fu questo un tempo profetico di attesa che additava al periodo di tempo che stiamo vivendo noi. Un giorno per un anno, come ci indicano Numeri ed Ezechiele, un anno oggi per ogni giorno di attesa di Noè. Così noi rimaniamo in attesa della grandine che colpirà Babilonia nell’ultimo anno di questi sette anni, tempi che corrono dall’ottobre 2015 alla fine del 2022.

Interessante anche questa analogia: la grandine colpirà la falsa religione, così come le acque provenienti dalle cateratte dei cieli colpirono il mondo di Noè. Genesi 7:11 legge: “L’anno seicentesimo della vita di Noè, il secondo mese, il diciassettesimo giorno del mese, in quel giorno, tutte le fonti del grande abisso scoppiarono e le cateratte del cielo s’aprirono.”

Ma leggiamo anche in Rivelazione 16:17-21 :” Il settimo versò la sua coppa nell’aria e uscì dal tempio, dalla parte del trono, una voce potente che diceva: «È fatto!». Ne seguirono folgori, clamori e tuoni, accompagnati da un grande terremoto, di cui non vi era mai stato l’uguale da quando gli uomini vivono sopra la terra. La grande città si squarciò in tre parti e crollarono le città delle nazioni. Dio si ricordò di Babilonia la grande, per darle da bere la coppa di vino della sua ira ardente. Ogni isola scomparve e i monti si dileguarono. E grandine enorme del peso di mezzo quintale scrosciò dal cielo sopra gli uomini, e gli uomini bestemmiarono Dio a causa del flagello della grandine, poiché era davvero un grande flagello.”

L’attesa di Noè per sette giorni, chiuso nell’arca richiama poi alla mente quanto possiamo leggere in Isaia 26:20 “Va popolo mio, entra nelle tue stanze interne, e chiudi le tue porte dietro di te. Nasconditi per un breve momento finché la denuncia sia passata.” Questo comando sarà esecutivo dal 15 ottobre 2021.

Sempre più persone escono dalle organizzazioni religiose. L’invito è quello di rimanere in attesa. Non dobbiamo cioè perdere la fede in Dio, né rientrare in alcuna congregazione, il che equivarrebbe all’uscire dall’arca poco prima del diluvio.

Un equivalente sono i monti di cui parlava Gesù che ci avvertiva di fuggire ai monti quando si fosse vista la cosa disgustante stabilita in un luogo santo. Ma si tratta anche del deserto verso il quale fugge la donna dopo aver partorito, di cui si parla in Rivelazione 12. Il deserto è deserto, non c’è nessuno. Il che significa starsene fuori da qualsiasi organizzazione religiosa, finché non verrà il giudizio.

In Genesi 7:12 leggiamo poi: “ E piovve sulla Terra per quaranta giorni e quaranta notti”. Qui abbiamo un’ulteriore analogia con i quarant’anni della generazione che precedono i sette tempi: dal 1975 al 2015. Ancora una volta si deve applicare la regola di un giorno per un anno. Questi quaranta giorni sono successivi ai sette giorni di attesa. Nell’adempimento attuale invece i quarant’anni precedono i sette tempi. Le simmetrie e i tempi specchiati  nelle profezie bibliche sono cosa comune.

Torniamo al racconto di Noè e noteremo che i paralleli con la situazione che stiamo vivendo si sprecano. Noè dovette entrare nell’arca prima che iniziasse a piovere. Lì dentro dovette attendere per sette giorni. Piovve quindi per quaranta giorni e quaranta notti. Ecco che il parallelo con i sette tempi attuali salta subito all’occhio.

Ma la Bibbia è piena di profezie e di simmetrie che si susseguono, così basta andare un po’ più avanti nella lettura per accorgerci di altri indizi che ci permettono di capire ancor meglio i tempi che viviamo noi adesso. Leggiamo da Genesi capitolo 8. Il versetto 3 dice: “E le acque cominciarono a ritirarsi dalla Terra, ritirandosi progressivamente; e alla fine di centocinquanta giorni le acque mancavano..” Il racconto ci dice quindi che c’è un periodo di 150 giorni in cui le acque continuavano a scendere prima che l’arca potesse posarsi sulle cime dell’Ararat. Le acque che si ritirano sono il parallelo perfetto delle acque dell’Eufrate che si ritirano da Babilonia e preparano quindi l’attacco dei re provenienti dal levante (Apocalisse 16:12).

I 150 giorni sono 5 mesi esatti, visto che nel calendario ebraico i mesi sono di 30 giorni. Questo richiama immediatamente alla mente i cinque mesi di locuste, il primo guaio, cioè il corona virus che prepara la strada all’attacco di Gog di Magog e al successivo attacco alle religioni (Apocalisse 9:1-12).

L’idea è quindi che dopo il diluvio ci sia stato un periodo di 150 giorni in cui le acque si sono prosciugate. La simmetria con i nostri tempi ci dice che dopo l’attacco di 5 mesi delle locuste il secondo guaio, l’attacco di Gog di Magog, provocherà la fuoriuscita dalle religioni di milioni di persone e così le acque di Babilonia si prosciugheranno. Le acque dunque anche oggi continuano a scendere.

Una volta che l’arca si è posata sull’Ararat, Noè attende che le acque scendano ulteriormente. Il tempo di attesa è descritto nel versetto 6: “Avvenne dunque che alla fine di quaranta giorni Noè apriva la finestra dell’arca che aveva fatto.” Quindi manda fuori un corvo che ritorna senza risultato in quanto non trova un punto dove posarsi; manda poi una colomba e anch’essa ritorna senza risultati. Poi leggiamo cosa succede in Genesi 8:10 “ E continuò ad aspettare altri sette giorni, e di nuovo mandò fuori la colomba dall’arca. La colomba venne poi a lui verso il tempo della sera, ed ecco, aveva nel becco una foglia d’olivo colta di fresco, e così Noè seppe che le acque erano diminuite sulla Terra.”

Dal 2015 al 2022 i sette tempi si susseguono uno dopo l’altro come si susseguono le sette trombe dell’Apocalisse. Nel 2020 avviene il primo guaio, le locuste che portano il corona virus e si preparano ad attaccare quei pochi veri cristiani ancora rimasti per cacciarli fuori dalle religioni. Il 2022, il settimo giorno, sarà quindi l’anno della colomba che torna con il ramo di ulivo.

Isaia 11:1 descrive questo ramoscello: “E un ramoscello deve spuntare dal ceppo di Iesse, e dalle sue radici un germoglio sarà fecondo.” Gesù discendeva da Iesse e dal re Davide e il terzo guaio, il 2022, è il tempo in cui Gesù si rivela come re intronizzato. Rivelazione 11:14,15 ci riferisce: “Il secondo guaio è passato. Ecco, il terzo guaio viene presto. E il settimo angelo suonò la sua tromba. E vi furono alte voci in cielo, che dicevano: “Il regno del mondo è divenuto il regno del nostro Signore e del suo Cristo, ed egli regnerà per i secoli dei secoli.” Allo stesso tempo la venuta di Cristo determina la fine delle religioni con la grossa grandine di Rivelazione 11:19.

Abbiamo esaminato fino ad oggi diversi avvenimenti analoghi, oppure specchiati, che rappresentano profeticamente le cose che stanno avvenendo ai giorni nostri. La distruzione dei malvagi ai tempi del diluvio, di cui abbiamo parlato negli ultimi articoli è un analogo di ciò che succederà a breve quando le religioni verranno distrutte.

Voglio rilevare ancora un ulteriore parallelo tra gli avvenimenti del tempo del diluvio e gli avvenimenti relativi alla distruzione di Gog di Magog. Per chi non avesse dimestichezza con questi argomenti vorrei ricordare che l’attacco di Gog di Magog contro il popolo di Dio è previsto per il sesto anno dei sette tempi. Questo corrisponde all’attacco della cavalleria descritto in Rivelazione capitolo 9, attacco che produce l’effetto di causare il terremoto di cui si legge in Rivelazione 11, con la conseguente simbolica morte di un terzo dell’umanità e di un decimo della città santa (i 7000 che ai tempi di Elia non piegavano le ginocchia per adorare Baal).

Il settimo anno si preannuncia quindi come un anno di distruzione dal quale comunque scamperanno il gran dragone e la bestia selvaggia, che verranno distrutti solo successivamente, nel novembre e dicembre di quell’anno. A questo punto potranno avverarsi le promesse della Bibbia riguardanti nuovi cieli e nuova Terra che leggiamo in 2 Pietro 3:13: “Ma, secondo la sua promessa, noi aspettiamo nuovi cieli e nuova terra, nei quali abiti la giustizia.”

Sette anni per Rachele

Siamo arrivati a dire che, contrariamente a quanto si potrebbe credere, la donna di cui si parla in Rivelazione 12 è Babilonia. Si tratta quindi di una donna infedele, che si è prostituita con le nazioni, e che dà però alla luce un figlio che viene subito consegnato a Geova Dio, e questo figlio è la congregazione del rimanente degli unti, che escono da Babilonia, si purificano, iniziando a governare insieme a Gesù alla fine dei sette anni.

La Bibbia tratta molte volte di questi avvenimenti in modo simbolico. Geova fece cioè in modo che avvenimenti storici notevoli si ripetessero con modalità simili per rappresentare cose più grandi e importanti. Un episodio che voglio analizzare da questo punto di vista è il matrimonio tra Giacobbe e Rachele.

Rachele viene ricordata come una donna fedele ed amata. Sebbene possedesse sicuramente diversi tratti positivi, essa simboleggia la donna di Rivelazione 12, vestita di sole, con la luna ai piedi e le stelle sul capo (che altri non rappresenterebbe se non il popolo infedele, cioè Babilonia). Evidentemente la donna che partorisce, secondo la narrazione di Rivelazione 12, è Babilonia, la prostituta, ma anche la sposa di Dio, essendo stata per migliaia di anni ricettacolo per il suo popolo. Nel momento in cui partorisce da lei esce il rimanente degli unti, un piccolo rimanente di eletti che prende il governo della Terra assieme a Gesù.

Un passo biblico che ci deve far riflettere è il furto dei terafim da parte di Rachele. Questo evento ha luogo quando Giacobbe con la famiglia decide di partire per riscuotere la sua ricompensa (Genesi 31:19). I terafim erano divinità famigliari e nella Bibbia se ne comprende l’utilizzo idolatrico contrario al volere di Geova (2Re 23:24). Rachele comunque attribuisce loro un valore, spirituale o materiale che sia, e li ruba per averli con sé.

sette anni dopo i sette tempi

Rachele, con Lea e le concubine di Giacobbe danno vita all’Israele carnale. Esso è formato dalle dodici tribù, le stesse dodici di cui è formato l’Israele spirituale e che sono elencate in Rivelazione capitolo 7. Naturalmente l’Israele spirituale oggi non è più composto da ebrei letterali. E’ composto piuttosto da persone della progenie del genere umano, come li descrive Daniele capitolo 2 versetto 43. In quel capitolo Daniele paragona gli eletti ad argilla, cosa che rende fragile la base della statua, l’impero politico religioso che domina sul popolo di Dio. Quindi Rachele dà la nascita ad una parte dell’ Israele fisico. La donna di Rivelazione al rimanente dell’Israele spirituale. In generale la famiglia di Giacobbe con le sue mogli e i suoi figli rappresenta il variegato mondo della donna di Apocalisse 12. Si tratta di una donna che partorisce di fronte alla minacciosa presenza del dragone.

Ecco perché in Geremia 31:15 leggiamo “In Rama si ode una voce, lamento e amaro pianto. Rachele piange i suoi figli.” In questi versetti ci si riferisce alla strage degli innocenti avvenuta in occasione della nascita di Gesù. Ma il riferimento porta anche a quella avvenuta in Egitto quando nacque Mosè. Satana intende fare la stessa cosa con la nascita degli unti e rimane in agguato vicino alla donna che sta per partorire. Il suo scopo è di far sì che un gran numero di coloro che hanno dedicato la loro vita a Dio subiscano il suo inganno. Lui vuole che perdano ogni opportunità di salvezza.

Nel racconto di Rivelazione 12 quindi si avverte un richiamo alla strage degli innocenti. Rivelazione 14:13 lo conferma: “Scrivi: Felici i morti che da ora in poi muoiono unitamente al Signore. Sì, dice lo spirito, si riposino dalle loro fatiche, poiché le cose che fecero vanno direttamente con loro”. Con l’uscita da Babilonia, il che comporta una sorta di morte sociale, c’è anche la risurrezione o la nascita degli unti.

La strage degli innocenti

Rimaniamo quindi in attesa degli avvenimenti che ci introdurranno nel nuovo mondo e che sappiamo essere dietro l’angolo.


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