Grande tribolazione, questo è il tempo in cui noi viviamo. Isaia 26:20 profetizzava circa il fatto che sarebbe venuto un giorno in cui gli eletti si sarebbero raccolti nelle loro stanze aspettando che finisse la denuncia. “Va, popolo mio, entra nelle tue stanze interne, e chiudi le tue porte dietro di te. Nasconditi per un breve momento finché la denuncia sia passata. Poiché, ecco, Geova uscirà dal suo luogo per chiedere conto dell’errore dell’abitante del paese contro di lui, e il paese certamente esporrà il suo spargimento di sangue e non coprirà più i suoi uccisi”.
Persone chiuse in casa possono sopravvivere per periodi più o meno lunghi in base alla disponibilità d’acqua e alle scorte alimentari eventualmente preparate. Nelle Scritture sono descritte varie situazioni in cui qualcuno, in vista della salvezza, rimase al chiuso per una notte o per molti giorni. Noè rimase dentro l’arca con gli animali per più di un anno mentre gli israeliti non dovettero tassativamente uscire fuori di casa se non per una notte, quella precedente all’esodo. (Gen 7:11; Ge 8:13-14; Es 12:22; Ez 4:4-6; 1Re 18:4; 19:9; Ebr 11:39)
La denuncia
Isaia, dicevamo, profetizzava una denuncia. A cosa si riferiva? Questo termine può anche essere reso come indignazione, collera, ira o rabbia, sia quella di Geova che della “bestia” politica. Questo viene anche indicato in Sofonia e Daniele. Sofonia scrive: “‘Perciò attendetemi’, è l’espressione di Geova, ‘fino al giorno che mi leverò per [il] bottino, poiché la mia decisione giudiziaria è di raccogliere le nazioni, di radunarmi i regni, per versare su di loro la mia denuncia, tutta la mia ira ardente; poiché dal fuoco del mio zelo sarà divorata tutta la terra.” (Sof 3:8)
A proposito del re del Nord, identificabile come Gog di Magog, Daniele a sua volta scrive: “E il re veramente farà secondo la sua propria volontà, e si esalterà e si magnificherà al di sopra di ogni dio; e pronuncerà cose meravigliose contro l’Iddio degli dèi. E certamente avrà successo finché [la] denuncia non sia giunta a compimento; perché la cosa decisa deve farsi. (Dan11:36)
Uno sterminio
Ed è proprio in siffatti tempi critici che noi viviamo. Qui pure si inseriscono le parole conclusive del capitolo 26 di Isaia: “Ecco, Geova uscirà dal suo luogo per chiedere conto dell’errore dell’abitante del paese contro di lui, e il paese certamente esporrà il suo spargimento di sangue e non coprirà più i suoi uccisi”. (26:21)
Cosa significa? Il Re del Nord, Gog di Magog, la bestia selvaggia, la sua immagine, ovvero il Nuovo Ordine Mondiale, questo intricato connubio politico-religioso che oggi imperversa da ogni punto di vista sulla terra abitata, intende portare il genere umano alla rovina. L’enorme pressione imposta su tutti, giovani e vecchi, piccoli e grandi, per arrivare ad una rapida vaccinazione, estesa e generalizzata, completerà l’ecatombe.
Si arriverebbe in breve tempo ad un vero sterminio in cui molti dopo il vaccino morirebbero a migliaia. Allora “il paese non coprirà più i suoi uccisi”. Geova ha ispirato nella mente della “bestia” il suo progetto: “Poiché Dio ha messo nei loro cuori di eseguire il suo pensiero, e di eseguire il [loro] unico pensiero di dare il loro regno alla bestia selvaggia, finché le parole di Dio non siano compiute.” (Riv 17:17)
Il proposito divino da sempre include il suo giudizio finale di condanna che deve portare ad un quasi totale spopolamento della terra. Ne possiamo trovare conferma leggendo i versetti che seguono:” Infatti, sebbene il tuo popolo, o Israele, sia come i granelli di sabbia del mare, solo i rimanenti torneranno. È stato decretato lo sterminio del tuo popolo, e la giustizia lo travolgerà.”
Lo sterminio decretato dal Sovrano Signore, Geova degli eserciti, sarà compiuto nell’intero paese. Isaia 10:22-23 Renderò i mortali più rari dell’oro fino, e gli uomini più rari dell’oro di Òfir. Ecco perché farò tremare il cielo, e la terra sarà scossa via dal suo luogo davanti al furore di Geova degli eserciti nel giorno della sua ira ardente. Isaia 13:12-1
Ecco perché la maledizione divora il paese, e quelli che lo abitano ne portano la colpa. Ecco perché gli abitanti del paese sono sempre meno, e restano pochissimi uomini. Isaia 24:6
Da parte sua, anche il Re del Nord viene sopraffatto dall’ira, e non poca: “E realmente tornerà e lancerà denunce contro il patto santo e agirà con efficacia; e dovrà tornare e prendere in considerazione quelli che avranno lasciato il patto santo. Sorgeranno braccia, che procederanno da lui; realmente profaneranno il santuario, la fortezza, e sopprimeranno il [sacrificio] continuo. E certamente porranno la cosa disgustante che causa desolazione.” (Dan 11:30,31) Dunque cerchiamo di capire cosa sta al presente accadendo.
Il culmine della tribolazione o tempo d’angustia
La Bibbia parla di una grande tribolazione sia in Daniele che in Apocalisse. Adesso viviamo esattamente in quel tempo. Come facciamo a dimostrarlo? Possiamo ragionare partendo dal capitolo 12 di Daniele, che leggeremo nei suoi punti salienti.
“E durante quel tempo sorgerà Michele, il gran principe che sta a favore dei figli del tuo popolo. Certamente accadrà un tempo di angustia come non se ne sarà fatto accadere da che ci fu nazione fino a quel tempo. Durante quel tempo il tuo popolo scamperà, chiunque si troverà scritto nel libro.” (Da 12:1) Dire “durante quel tempo” cosa significa? Quando? Il capitolo 11 aiuta a capire.
Έ il tempo in cui viene soppresso il sacrificio continuo e viene posta la cosa disgustante che causa desolazione. Gesù ne tratta in Matteo 24:15. Si tratta dello stop posto alle adunanze di congregazione, alla predicazione della buona notizia, ai rapporti di ospitalità e incontro tra i fratelli dovuta all’emergenza sanitaria scoppiata a inizio 2020 e tuttora in corso. (Da 11:31)
Poi Daniele ne vede due che stanno in piedi, uno per parte, sulle due sponde del fiume e che chiedono all’uomo vestito di lino: “Fra quanto sarà la fine delle cose meravigliose?” L’uomo vestito di lino, il Cristo, trasmette loro una solenne risposta: “Sarà per un tempo fissato, tempi fissati e una metà. E appena si sarà finito di frantumare la potenza del popolo santo, tutte queste cose perverranno alla loro fine”.
Il riferimento è qui ai due testimoni di Rivelazione 11 che devono predicare vestiti di sacco per un periodo di tre anni e mezzo, cioè un tempo fissato, tempi fissati e una metà, e che devono essere uccisi dalla bestia selvaggia. “E farò profetizzare i miei due testimoni, vestiti di sacco, per 1.260 giorni”. Questi sono rappresentati dai due olivi e dai due candelabri, e stanno davanti al Signore della terra”. (Ri 11:3-4; Za 4:11:12)
Felici di arrivare a 1335 giorni!
Andando avanti Daniele pone una demarcazione temporale davvero significativa. Egli scrive: “E dal tempo in cui è stato soppresso il [sacrificio] continuo ed è stata posta la cosa disgustante che causa desolazione, ci saranno milleduecentonovanta giorni. “Felice colui che rimane in attesa e che arriva a milletrecentotrentacinque giorni! (Da 12:11-12)
Abbiamo dunque una grande tribolazione che procede di pari passo con l’interruzione forzata dell’attività di predicazione dei due testimoni accanto ai fratelli della congregazione come in Rivelazione 11:7. Questo periodo dura milleduecentonovanta giorni cioè un mese oltre i 1260 giorni o tre anni e mezzo. Perché questa eccedenza? Si tratta del periodo del rapimento del rimanente della sposa e del matrimonio dell’agnello. I 45 giorni da aggiungere per arrivare a milletrecentotrentacinque giorni della profezia portano alla fine della guerra di Armaghedon.
Ecco dunque spiegato perché possiamo dire di essere arrivati al culmine. Abbiamo già percorso due anni lungo il devastante periodo di angustia e stiamo per affrontare il tempo più critico, ma saremo comunque riparati dall’indignazione di Geova contro il popolo apostata che ha messo simbolicamente a morte i suoi due testimoni. Il cielo si aprirà ed egli si manifesterà sulla terra per il giudizio. (Ri 19:11-16)
Come trascorreremo questo ultimo periodo di tempo? La storia di Raab e della sua famiglia ci farà comprendere come Geova intenda procedere a nostro favore.
Raab si chiude in casa con tutta la famiglia
Raab, una donna di carattere ed un notevole personaggio della Bibbia, viveva sulle mura di Gerico. Proprio a lei toccò nascondere due spie israelite fra le file di steli di lino messi a seccare sulla terrazza del tetto. Anche se questi due uomini non lo sapevano, Dio li aveva diretti nel posto giusto. Egli sapeva che lì c’era una persona soccorrevole e leale. Leggiamone il racconto nel libro di Giosuè.
Giosuè mandò segretamente due uomini come spie, dicendo: “Andate, date uno sguardo al paese e a Gerico”. Essi dunque andarono e giunsero alla casa di una prostituta il cui nome era Raab, e vi presero alloggio. A suo tempo fu detto al re di Gerico: “Ecco, uomini dei figli d’Israele sono venuti qui questa notte a perlustrare il paese”. Allora il re di Gerico mandò a dire a Raab: “Fa uscire gli uomini che sono venuti da te, che sono entrati nella tua casa, poiché sono venuti a perlustrare il paese”.

La donna prese frattanto i due uomini e li nascose. E diceva: “Sì, certo, gli uomini sono venuti da me, e io non sapevo di dove fossero. Ed è avvenuto alla chiusura della porta, all’imbrunire, che gli uomini sono usciti. Non so proprio dove gli uomini siano andati. Inseguiteli velocemente, poiché li raggiungerete”. (Essa, però, li aveva fatti salire sul tetto, e li celava fra steli di lino messi in file per lei sul tetto). E gli uomini li inseguirono in direzione del Giordano ai guadi, e chiusero la porta immediatamente dopo che furono usciti quelli che li inseguivano.
In quanto a questi, prima che si mettessero a giacere, essa stessa salì da loro sul tetto. E diceva agli uomini: “In effetti so che Geova vi darà certamente il paese, e che lo spavento di voi è caduto su di noi, e che tutti gli abitanti del paese si sono scoraggiati a causa vostra. Poiché abbiamo udito come Geova prosciugò le acque del Mar Rosso d’innanzi a voi quando usciste dall’Egitto, e ciò che faceste ai due re degli amorrei che erano al di là del Giordano, cioè Sihon e Og, che votaste alla distruzione.
Quando lo udimmo, il nostro cuore si struggeva, e non è ancora sorto spirito in alcuno a causa vostra, perché Geova vostro Dio è Dio nei cieli di sopra e sulla terra di sotto. E ora, vi prego, giuratemi per Geova che, siccome io ho esercitato amorevole benignità verso di voi, anche voi certamente eserciterete amorevole benignità verso la casa di mio padre, e mi dovete dare un segno degno di fede. E dovete conservare in vita mio padre e mia madre e i miei fratelli e le mie sorelle e tutti quelli che appartengono a loro, e dovete liberare le nostre anime dalla morte”.
Allora gli uomini le dissero: “Le nostre anime devono morire invece di voi! Se voi non riferirete questo nostro affare, deve anche avvenire che quando Geova ci darà il paese, anche noi certamente eserciteremo amorevole benignità e fidatezza verso di te”. Dopo ciò li fece scendere con una fune dalla finestra, poiché la sua casa era su un lato delle mura, ed era sulle mura che essa dimorava. E diceva loro: “Andate verso la regione montagnosa, affinché gli inseguitori non vi incontrino; e vi dovete tenere nascosti là per tre giorni, finché gli inseguitori non siano tornati, e dopo potrete andare nella vostra propria direzione”.
A loro volta gli uomini le dissero: “Siamo esenti da colpa rispetto a questo tuo giuramento che ci hai fatto fare. Ecco, stiamo per entrare nel paese. Questa corda di filo scarlatto devi legarla alla finestra dalla quale ci hai fatti scendere, e tuo padre e tua madre e i tuoi fratelli e tutta la casa di tuo padre devi raccoglierli presso di te nella casa.
E deve accadere che chiunque esca all’aperto dalle porte della tua casa, il suo sangue sarà sulla sua propria testa e noi saremo esenti da colpa; chiunque rimanga con te nella casa, il suo sangue sarà sulla nostra testa se una mano verrà su di lui. Se tu riferissi questo nostro affare, anche noi saremo divenuti esenti da colpa rispetto a questo tuo giuramento che ci hai fatto fare”. A ciò essa disse: “Sia secondo le vostre parole”.
Allora li mandò via, e se ne andarono per la loro via. Dopo ciò essa legò la corda scarlatta alla finestra. Essi dunque se ne andarono e giunsero nella regione montagnosa e vi dimoravano per tre giorni, finché gli inseguitori non furono tornati. Ora gli inseguitori li cercavano per ogni strada, e non li trovarono. E i due uomini scendevano di nuovo dalla regione montagnosa e attraversavano e venivano da Giosuè figlio di Nun, e gli narravano tutte le cose che erano loro accadute. E dicevano a Giosuè: “Geova ci ha dato in mano tutto il paese. Di conseguenza tutti gli abitanti del paese si sono anche scoraggiati a causa nostra”. Giosuè 2:1-24
Richiesta grande fede
Notiamo l’accorata supplica di Raab: “E dovete liberare le nostre anime dalla morte.” Lei chiedeva la salvezza non solo per sé ma per tutta la sua casa. Fu disposta ad accogliere presso di sé suo padre, sua madre, i suoi fratelli, le sue sorelle e tutti quelli che appartenevano a quelle famiglie. Quante persone? Magari 14, 15, 20? Certamente un vero e proprio clan familiare, quanti erano? Chissà!
Il fatto è che si fece promettere con giuramento di venir risparmiata insieme a tutti loro e mise un segno di identificazione alla finestra della sua casa. Cosa sarebbe accaduto, viceversa, a quell’uomo e a quella famiglia che nel momento in cui fervevano i lavori agricoli primaverili (che fosse primavera lo indicavano gli steli di lino posti a seccare sul tetto) avesse preferito badare prima al completamento di una semina o di un raccolto? Sarebbe stata mancanza di fede. Il risultato sarebbe stato la perdita della vita.
Il racconto delle due spie mandate ad esplorare Gerico presenta diverse incoraggianti analogie con i due testimoni di Rivelazione. Ma anche il comportamento di Raab nei loro riguardi offre spunti interessanti. Naturalmente il modo di agire di Raab fu la conseguenza di un atto di fede. Paolo scrive: Per fede Raab la meretrice non perì con quelli che agirono disubbidientemente, avendo ricevuto le spie in modo pacifico. Eb 11:39 Avere fede, evidentemente, fece una grossa differenza.
Notiamo anche il fatto che Raab, oltre a non essere un’Israelita, era pure conosciuta da tutti per essere una prostituta. Era davvero una persona qualsiasi. Probabilmente non conosceva Geova se non per sentito dire e non era vissuta seguendo norme morali ineccepibili dal punto di vista biblico. Tuttavia fu approvata per via della fede. Si rendeva conto che Geova è il vero Dio. Poco più poco meno di questo. Essa costituisce una notevole rappresentazione della grande folla che verrà salvata in cielo insieme al rimanente della sposa. Gesù ai farisei ipocriti disse in un’occasione: “Veramente vi dico che gli esattori di tasse e le meretrici vanno davanti a voi nel regno di Dio.” Questo sta a indicare che ad Armaghedon saranno risparmiati alcuni di quelli che avevano conosciuto Geova forse solo parzialmente ma che ripongono vera fede in lui.
Che cosa Dio richiede oggi da ciascuno di noi? La fede. Solo se avremo veramente capito qual è il messaggio dei due testimoni riguardo ai tempi dell’Apocalisse e al culmine della grande tribolazione saremo disposti a fare diligenti preparativi per l’anno conclusivo. Geova ci potrà salvare solo se noi avremo accettato il rischio di una scommessa.
Il miracoloso attraversamento del Giordano
Che la fede sia sempre necessaria in un processo di salvezza lo dimostra pure il capitolo di Giosuè, contiguo a quelli che abbiamo fin qui letti, che narra di ciò che accadde subito dopo il ritorno delle spie all’accampamento. A quel punto Geova fece guadare il fiume Giordano ai sacerdoti che portavano l’arca e a tutto il popolo camminando all’asciutto.
Ma quando i sacerdoti posarono i piedi sull’acqua, il fiume era in piena a causa delle piogge primaverili, e defluiva fin sopra le sponde. Fu indubbiamente richiesta grande fede da parte di tutti e in particolare da parte di Giosuè che si assumeva in quel frangente una notevole responsabilità.

“E deve avvenire che nell’istante in cui le piante dei piedi dei sacerdoti che portano l’arca di Geova, il Signore dell’intera terra, si poseranno nelle acque del Giordano, le acque del Giordano saranno recise, le acque che scendono da sopra, e staranno ferme come una diga”. (Gsè 3:13) La promessa fu puntualmente adempiuta. Il racconto prosegue: “e nell’istante in cui i portatori dell’Arca giunsero al Giordano e i piedi dei sacerdoti che portavano l’Arca si immersero nell’orlo delle acque (ora il Giordano è in piena fin sopra tutte le sue sponde per tutti i giorni della mietitura), allora le acque che scendevano da sopra si fermavano.
Si levarono come una diga molto lontano, ad Adam, città al lato di Zaretan, mentre quelle che scendevano verso il mare dell’Araba, il Mar Salato, si esaurirono. Furono recise e il popolo attraversò di fronte a Gerico”. (Gsè 3:15-16)
Nascosti tra le file del lino
Un commentario delle scritture scrive che quando cominciava la mietitura e le nevi dell’Ermon cominciavano a sciogliersi, era il tempo della periodica inondazione del Giordano, quando le acque del fiume, che si facevano gialle, allagavano le sponde. Uno scrittore, autore del libro Terra d’Israele, scrive: ““We were on the banks of the Jordan.… Muddy, swollen, and turbid, the stream was far too formidable and rapid for the most adventurous to attempt their intended bathe.…
Had we arrived a few days sooner, we could not have approached the river at all; for it had been overflowing its banks and filling the lower level, to which we had descended from the plain, and which was still a deep slimy ooze. Under our tree, however, the drift had formed a sandbank, on which we could sit. By measurement we found that the river had lately been fourteen feet higher than its present margin, and yet it was still many feet above its ordinary level.” Tristram’s Land of Israel, p. 223
Il testo fa quindi accenno alla mietitura dell’orzo perché la mietitura del grano non veniva ultimata che alla Pentecoste. Viceversa gli Israeliti attraversarono il Giordano almeno cinquanta giorni prima, verso il decimo giorno di Abib o Nisan, quattro giorni prima della Pasqua.
Ora noi sappiamo dall’Esodo 9:31 che in Egitto, al tempo della settima piaga cioè la grandine, il lino aveva le gemme e l’orzo era in spiga, mentre il frumento e la spelta erano tardivi. Έ anche risaputo che nella terra di Canaan, e specialmente in quei punti lungo il Giordano, il Ghor, il clima è molto simile a quello dell’Egitto.
Ora Raab nascose le spie tra le file di lino messe a seccare. (Gsè 2:6) Quindi abbiamo una straordinaria coincidenza con il tempo che immediatamente precedette l’esodo dall’Egitto. Queste semplici annotazioni mettono in risalto la genuinità del racconto biblico, tanto più che alcuni dei fatti presentati sono del tutto miracolosi. Perciò il tempo della raccolta dell’orzo e del lino erano gli stessi. Similmente Raab tre giorni prima dell’attraversamento del Giordano teneva sulla terrazza il suo lino appena raccolto e messo a seccare. Nessun’altra prova servirebbe a mostrarci meglio che il racconto venne scritto da persone scrupolosamente informate. Gsè 3:15
Un’impresa eroica
Guadare il fiume in quel periodo dell’anno non era possibile se non a nuoto e con enorme pericolo. Farlo era considerato un’impresa eroica, come risulta dalla lettura di 1Cronache 12:15. Ma probabilmente le due spie attraversarono, andata e ritorno, il Giordano proprio in questo modo. Questa era un’impresa che il popolo nel suo complesso non poteva assolutamente affrontare. Solo Geova poteva farli passare per mezzo di un miracolo.
Ora il racconto dice che gli inseguitori avevano cercato le due spie per ogni strada, senza trovarli. Raab li aveva nascosti a casa sua, provveduto loro cibo, mandandoli poi nella zona delle montagne in attesa che gli inseguitori rinunciassero al loro inseguimento.
Le due spie in andata si avventurarono oltre il Giordano per alcuni giorni, si fermarono da Raab e tornarono da Giosuè dopo tre giorni per un possibile periodo di circa una settimana, lo stesso tempo impiegato poi a ripercorrere i vari giri intorno a Gerico prima che le mura di cinta crollassero di piatto. (Gsuè 6) Cerchiamo di capire cosa successe allora, ma ricordiamo innanzitutto che la nostra sopravvivenza durante le ultime fasi della grande tribolazione sarà possibile solo grazie alla vigile protezione di Geova.
Gerico
La Bibbia dice che Gerico era saldamente chiusa a causa dei figli d’Israele, e nessuno usciva e nessuno entrava. (Gsè 6:1) La situazione lì era simile a quella del mondo odierno blindato nelle morse di una pandemia artificialmente creata. Avevano sbarrato tutte le porte e le vigilavano scrupolosamente per paura dei figli d’Israele. Essi confidavano nelle loro forze e avevano probabilmente respinto le trattative di pace proposte da Israele. (Deut 20:10)
Gli Israeliti girarono sei giorni intorno a Gerico e l’ultimo giorno, il settimo, la circondarono sette volte, suonarono le trombe e le mura miracolosamente caddero. L’inizio delle ostilità richiese grande fede a Giosuè e al popolo dato che si trattava di confidare fermamente in una piena vittoria, pena l’annientamento di tutti. Gli Israeliti, in caso di sconfitta, non avevano case o fortezze in cui rifugiarsi. Dovettero perciò solo mostrare fede ed esercitare pazienza con perseveranza per uscirne vittoriosi.
Premiata la classe di Raab
Queste vicende ci danno fiducia. La salvezza sarà data in premio agli Israeliti e alla classe di Raab. Ci sarà un continuo rapporto di lealtà e collaborazione tra tutti quelli che si rifugiano in Pella coi due Testimoni di Apocalisse. La salvezza è una promessa divina per tutti quelli che esercitano vera fede. Ricordiamo che Geova soccorrerà i suoi leali.
Devi dire al popolo del paese: ‘Questo è ciò che il Sovrano Signore Geova dice agli abitanti di Gerusalemme nel paese d’Israele: “Mangeranno il loro pane con angoscia e berranno la loro acqua con orrore, perché il loro paese diventerà completamente desolato a causa della violenza di tutti i suoi abitanti. Le città abitate saranno devastate e il paese diventerà una distesa desolata; allora dovrete riconoscere che io sono Geova”’”. Ezechiele12:17-20
