I due testimoni ricevono i carismi

I carismi sono doni spirituali gratuiti conferiti dallo spirito santo. Paolo nella prima lettera ai Corinti scrive: “Ora circa i doni spirituali, fratelli, non voglio che siate nell’ignoranza. Ora ci sono varietà di doni, ma c’è lo stesso spirito; e ci sono varietà di ministeri, eppure c’è lo stesso Signore; e ci sono varietà di operazioni, eppure lo stesso Dio compie tutte le operazioni in tutte le persone. Ma la manifestazione dello spirito è data a ciascuno per uno scopo utile. 

Per esempio, a uno è data per mezzo dello spirito parola di sapienza, a un altro parola di conoscenza secondo lo stesso spirito, a un altro fede mediante lo stesso spirito, a un altro doni di guarigioni mediante quell’unico spirito, a un altro ancora operazioni di opere potenti, a un altro profezia, a un altro discernimento di espressioni ispirate, a un altro diverse lingue e a un altro interpretazione di lingue.  Ma tutte queste operazioni le compie quell’unico e medesimo spirito, facendo una distribuzione a ciascuno rispettivamente, come vuole.” (1Cor 12:1; 4-11)

Varietà di doni: i carismi

Varietà di doni nel linguaggio specifico di Paolo è espresso con la parola greca χαρίσματα (carismata) che significa dono spirituale, favore immeritato, grazia immeritata, e denota gli straordinari poteri che per mezzo dello spirito santo Dio conferisce ad alcuni, doni che distinguono e distinsero molti cristiani mettendoli in grado di servire meglio i loro fratelli.

Tra i doni carismatici c’è quello di profezia. Il capitolo 13 della prima lettera ai Corinti è famoso per una approfondita e diffusa descrizione dell’amore che viene esaltato al di sopra di fede e speranza e di tutti gli altri carismi. Alcuni dei versetti successivi in questa descrizione sono spesso utilizzati dai Testimoni di Geova per spiegare come ai nostri giorni non ci possono essere guarigioni miracolose né doni di profezia o di conoscenza conseguenti ad una particolare operazione dello spirito.

i carismi

Sulla base di questo passo essi dicono che nessuno nella “grande folla” e neppure tra gli “unti” fratelli del Cristo riceve illuminazione ispirata. Gli stessi membri del corpo direttivo dichiarano di non essere ispirati. Ora la questione non è di poco conto perché quando i due testimoni di Apocalisse ricevettero l’ordine di profetizzare vennero presto accusati di spiritismo e di conseguenza perseguitati e ostracizzati. (Ri 11:2)

 Alla luce del passo che riporto sotto, mi pongo delle domande. Cosa significa l’attività del profetizzare secondo le Scritture? Cosa significa l’attività profetica nel caso dei due testimoni? Έ scritturalmente sostenibile e giustificata la posizione sostenuta dai due? Leggiamo il passo in questione.

Quando sarà arrivato ciò che è compiuto

“L’amore non viene mai meno. Ma se ci sono [doni di] profezia, saranno eliminati; se ci sono lingue, cesseranno; se c’è conoscenza, sarà eliminata. Poiché abbiamo conoscenza parziale e profetizziamo parzialmente; ma quando sarà arrivato ciò che è compiuto, ciò che è parziale sarà eliminato. Quando ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino; ma ora che son divenuto uomo, ho eliminato i [tratti] del bambino.

Poiché al presente vediamo a contorni vaghi per mezzo di uno specchio di metallo, ma allora sarà faccia a faccia. Al presente conosco parzialmente, ma allora conoscerò accuratamente come sono anche accuratamente conosciuto. Ora, comunque, rimangono fede, speranza, amore, queste tre [cose]; ma la più grande di queste è l’amore.” (1Cor. 13:8-13)

Proviamo dunque a riflettere. Per dare significato all’intero passaggio occorre che ci si interroghi sui tempi. Qual è la concatenazione dei momenti in causa? Da una prima lettura emerge il contrasto tra i due termini: “al presente” / “allora”. In senso cronologico cosa significa questo? Un momento futuro viene evocato con l’espressione “quando sarà arrivato ciò che è compiuto”: a cosa si fa riferimento?

I testimoni di Geova sostengono che Paolo si riferiva alla piena maturità che il cristianesimo raggiunse verso la fine del primo secolo, quando l’apostolo Giovanni stava ancora in vita, un baluardo al dilagare dell’apostasia dei secoli successivi. Da quel momento in poi essi sostengono che i doni spirituali vennero meno.

Non ci furono più miracoli, parlare in lingue, conoscenza ispirata e doni di profezia. In realtà molti commentatori notano in questa espressione “quando sarà arrivato ciò che è compiuto” un’allusione a un tempo molto più lontano fin oltre la parousia del nostro Signore, e perfino oltre il tempo del rapimento degli eletti, cioè a un momento avanzato e completo, tempi nei quali la comprensione delle Scritture diventa veramente abbondante, rendendo sfocata ogni precedente visione delle cose. (Daniele 12:4) Έ vero che i miracoli, le guarigioni miracolose e il parlare in lingue cessarono con la morte degli apostoli.

Ma questo non significa che le facoltà profetiche o la capacità di comprendere e spiegare le profezie sarebbe sparita per sempre. Al momento della fine si sarebbero dovute comprendere le profezie sempre più abbondantemente e ai due testimoni sarebbe stato ancora dato un incarico di profetizzare. (Daniele 12) Per comprendere meglio analizzeremo il testo greco di Corinti 13:10.

Il testo greco di Corinti 13:10

ΠΡΟΣ ΚΟΡΙΝΘΙΟΥΣ Α΄ 13:10 Greek NT: Stephanus Textus Receptus 1550
ὅταν δὲ ἔλθῃ τὸ τέλειον τότε τὸ ἐκ μέρους καταργηθήσεται             

(ὄtan dè éltze tò téleion tόte tò ἐk mérous katarghetzétai)

Il versetto, tradotto letteralmente, significa che quando verrà la cosa completa (téleion) quella parziale (tò ek mérous) sarà abolita. Qui troviamo l’aggettivo téleios che significa completo, compiuto, maturo o perfetto. Ci troviamo di fronte a due situazioni diverse, una di piena completezza e maturità e una di parziale maturità e limitata comprensione. Cosa dobbiamo intendere con τὸ τέλειον?

Qui Paolo, indicando una situazione futura, allude al tempo in cui si adempirà il proposito di Dio, quando si saranno alla fine adempiute tutte le profezie che prima si intravedevano solo con una visione parziale, per enigmi e con contorni incerti, come l’immagine che si riflette in uno specchio imperfetto. Tuttavia, quando tutto sarà compiuto, allora, a mano a mano che si sarà visto l’adempimento del proposito divino, la comprensione sarà non più parziale ma completa. Paolo lascia intendere che a quel punto l’amore resterà per sempre mentre la fede e la speranza insieme ai particolari carismi, non saranno più necessarie.

Fede e speranza sono temporanee ma l’amore è eterno

Paolo infatti ai Romani scrive che la speranza che si vede non è speranza, “poiché quando un uomo vede una cosa, la spera egli? Ma se speriamo in ciò che non vediamo, continuiamo ad aspettarlo con perseveranza.” (Ro 8:24-25) Naturalmente la fede è strettamente unita alla speranza. Perciò in Ebrei 11:1 Paolo scrive: “La fede è la sicura aspettazione di cose sperate, l’evidente dimostrazione di realtà benché non vedute.”

Una scienza e una lingua imperfetta

Quindi nei versetti di 1 Corinti che stiamo esaminando si discute di un sapere incompiuto, parziale contrapposto ad un tipo di scienza assoluta, di una completa, perfetta comprensione della profezia o delle scritture. Le parole greche utilizzate sono:

1) profezie (προφητείαι), cioè discorsi che emanano da un’ispirazione divina e rivelano le cose nascoste del proposito di Dio. Si tratta per lo più di preannunciare avvenimenti futuri. Nell’intendimento biblico i cristiani quando predicano il regno di Cristo o fanno luce sui sacri oracoli espressi nelle Scritture svolgono il ruolo di profeti. Questo ruolo non può essere inteso in senso troppo ristretto o schematico, ma nel senso ampio di comprensione delle scritture e trasmissione di quanto percepito.

2) lingue (γλῶσσαι). Questo punto ha attinenza con il dono che i cristiani ricevettero alla Pentecoste dopo l’ascensione al cielo del loro maestro. (Atti 2) Ricordiamo però che Paolo al primo versetto dello stesso capitolo di 1 Corinti accennava alla lingua degli angeli. Un giorno tutta la terra parlerà una sola lingua perfetta mentre i fratelli di Cristo in cielo parleranno con gli angeli nella loro lingua.

3)γνῶσις conoscenza, scienza, comprensione. Molto della conoscenza umana è fallace e mal diretta nei suoi obiettivi. In 1Cor 3:19 si legge: “Poiché la sapienza di questo mondo è stoltezza presso Dio.” Quindi la conoscenza umana impallidisce di fronte alla scienza completa che si potrà raggiungere nella perfezione. Molto di ciò che oggi le persone credono di sapere in fatto di anatomia, fisiologia, geologia o scienze della terra sarà del tutto obsoleto.

Ruoli temporanei

Profezie, lingue, e conoscenza – facoltà di ispirazione, estatiche e intellettuali – sono tre tipiche modalità di espressione cristiana. La cessazione di profezie, lingue e conoscenza sono spiegate in 1 Cor 13:9 come il sopravvento di ciò che è perfetto e completo, su ciò che è parziale, che viene superato ed eliminato. Sulle lingue viene detto che cesseranno. Come per gli altri fenomeni miracolosi, il parlare in lingue svolgeva un ruolo temporaneo. (Paolo scrive: Quindi le lingue sono di segno non per i credenti, ma per gli increduli, mentre la profezia non è per gli increduli, ma per i credenti. 1Cor 14:22)

Un modo di procedere difficoltoso

Dunque tutti i presenti modi di conoscere, imparare, apprendere ed esprimere sono momentanei e saranno abbandonati. La conoscenza parziale cesserà perché ciò che è perfetto ingloberà in sé ciò che è parziale come un grande maroso assume in sé le piccole pozzanghere sugli scogli. Allora noi conosceremo faccia a faccia, in modo intuitivo e immediato.

Adesso procediamo da punto a punto, faticosamente e commettendo errori, appoggiandoci su leggi e principi. Questo modo di procedere cesserà. Molto di ciò che costituisce il metodo scientifico moderno risulterà presto antiquato e mendace. Cosa ce ne faremmo oggi della conoscenza dei tessitori del 1700 abituati a lavorare manualmente a un telaio? Così è la conoscenza del mondo. Presto viene superata da nuovi sviluppi. I modi di espressione cambiano, compaiono nuovi modi di dire, nuovi discorsi soppiantano i vecchi.

Nuovi modi di comunicare

Come oggi una persona può parlare mentre una bestia solo emettere versi, così un uomo nel paradiso avrà nuove modalità di comunicazione che noi adesso non siamo in grado di utilizzare. Immaginiamo un uomo che nel paradiso dicesse: in passato ero un grande oratore. In quel tempo si renderà conto di essere stato un mediocre oratore e di essere decisamente progredito rispetto al passato. La sua lingua sarà più sciolta, la padronanza lessicale più estesa, la gestualità più incisiva, il ragionamento più stringente. Ecco perché le lingue cesseranno, sulla terra ci sarà una sola lingua pura formulata e sostenuta da pensieri e menti perfette.

Un antico specchio di metallo

I bambini hanno nozioni molto ristrette rispetto ad un adulto. Oggi vediamo le cose spirituali in modo confuso, come riflesse in uno specchio di metallo, che a differenza degli specchi che utilizziamo oggi, riflettevano le immagini in modo decisamente impreciso. Comprendiamo per enigmi, ma allora la nostra comprensione sarà chiara. Geova disse che con Mosè egli parlava faccia a faccia, non attraverso enigmi. Con tutti gli altri profeti Geova comunicava e comunica attraverso espressioni criptiche, indovinelli, dove una parola viene magari posta in luogo di un’altra, un concetto semplicemente adombrato. Di Mosè in Numeri si legge: Gli parlo a tu per tu, apertamente, non mediante enigmi; e lui vede la manifestazione di Geova. (Num 12:8) Un simile modo di comunicare tra Dio e un uomo fu solo possibile con il Cristo, il Figlio dell’Uomo.

Un grande incremento in tutto lo scibile

Quando il proposito divino sarà adempiuto le profezie cesseranno. Questo non significa che nel nuovo mondo non ci sarà conoscenza né scienza perché anzi ci sarà un grande incremento in tutto lo scibile. Per tutti cesseranno le difficoltà legate alla confusione babelica delle lingue. Dunque tutto ciò che oggi appartiene al nostro modo di comprendere ed esprimere sarà superato da nuove forme di pensiero e di espressione.

Adesso noi conosciamo in parte ma allora conosceremo sempre più pienamente. Il sopraggiungere di una condizione perfetta porta in sé il superamento di ciò che è parziale. Naturalmente, solo la conoscenza imperfetta e la profezia, quando espresse parzialmente, verranno eliminate, ma certe verità perfette saranno eterne. L’amore sarà per sempre un vincolo perfetto tra tutti i viventi.

 I due testimoni danno intendimento dei tempi

 Έ dunque in armonia con le scritture il fatto che i due testimoni abbiano avuto dal Cristo il dono di profetizzare e che ricevano aiuto e suggerimento ispirato circa la comprensione delle Scritture nel tempo finale. In questo caso profetizzare significa dare avvertimento dei tempi in cui si adempiono fondamentali profezie, per esempio i sette tempi dell’Apocalisse, la generazione di Matteo 24:34 o il periodo della conclusione del sistema di cose con Armaghedon entro la fine del 2022. Questo accade perché Geova promette che non farà nulla a meno di avvisare prima i suoi profeti. (Amos 3:7)


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