Sansone e i sette tempi

La vita di Sansone è altamente simbolica. Ed è anche scandita dai sette tempi. Per uno dei suoi figli Giacobbe morente profetizza: “Giuda è un leoncello. Certamente salirai dalla preda, figlio mio.” (Ge 49:9) Sansone, scendendo a Timna per fidanzarsi con una ragazza, incontra un leone e lo uccide. Questo giovane, sotto l’influsso dello spirito di Dio è capace di squarciare “un giovane leone” a mani nude. (Gdc 14:6) Evidentemente le forze non gli devono mancare.

Il racconto delle imprese di Sansone è un piccolo cameo all’interno delle grandi vicende della storia umana, una sintesi che attraversa allegoricamente 20 secoli di storia, denso di significati e ricco di poesia. Il nome di questo giudice significa piccolo sole mentre Gesù, il più grande Sansone, è il nostro sole per eccellenza.

In Malachia 4:2 Geova dichiara: “E per voi che avete timore del mio nome certamente rifulgerà il sole della giustizia, con la guarigione nelle sue ali; e in effetti uscirete e calpesterete il suolo come vitelli ingrassati”. I commentatori generalmente applicano questa espressione relativa al “sole della giustizia” al Cristo, la fonte della nostra guarigione e luce spirituale.

Sansone contro i Filistei

Sansone, come Gesù, nacque in condizioni miracolose da una donna che fino a quel momento non poteva avere figli. Era “dedicato” dal seno della madre e aveva, di conseguenza, una missione da portare a termine. L’uomo è molto conosciuto per la sua intensa, dolorosa situazione sentimentale. Invaghitosi di una donna dei filistei, chiese a suo padre e sua madre di prendergliela in moglie. I due non ne furono entusiasti, però non sapevano che la cosa era guidata da Geova.

Sansone

Infatti nel racconto si legge: “In quanto a suo padre e a sua madre, non sapevano che questo era da Geova, che egli cercava un’opportunità contro i filistei, poiché in quel particolare tempo i filistei dominavano su Israele”. (Gdc 14:4) Evidentemente gli israeliti avevano perso il favore divino e Geova intendeva favorire i loro nemici. Varie traduzioni rendono l’espressione ebraica mip-pə-liš-tîm “contro i Filistei”, ma altre traducono “nei riguardi dei Filistei”. La preposizione non è di esclusiva contrapposizione. Non indica sempre ostilità.

Un dramma simbolico

Un’altra volta Sansone si innamorò di una ragazza che dopo avere carpito il segreto della sua forza lo vendette ai suoi nemici. Ora, chi sono le due donne che tradiscono Sansone, una all’inizio e una alla fine del suo mandato di giudice su Israele? Molte delle vicende narrate nelle Scritture hanno un valore profetico, sono drammi simbolici, come espresso in Galati 4:24. Lì Paolo scrive: “Queste cose costituiscono un dramma simbolico; poiché queste [donne] significano due patti…”. Anche in 1Corinti 10:11 si legge qualcosa che ci interessa: “Ora queste cose accadevano loro come esempi, e furono scritte per avvertimento a noi sui quali sono arrivati i termini dei sistemi di cose.”

Continuate a chiedere

Incominciamo a considerare Sansone come un tipo messianico e ne capiremo di più. Gesù parlava alle folle in parabole perché desiderava vedere se la curiosità e la voglia di sapere potesse muovere alcuni fino al punto di presentarsi a lui personalmente con domande interessanti. “E i discepoli, accostatisi, gli dissero: “Perché parli loro mediante illustrazioni?” Rispondendo, egli disse: “A voi è concesso di capire i sacri segreti del regno dei cieli, ma a loro non è concesso. Poiché a chiunque ha sarà dato dell’altro e sarà nell’abbondanza; ma a chiunque non ha sarà tolto anche quello che ha.” (Mat 13:34)

 Un’altra volta, in occasione del discorso del monte, Gesù disse: “Continuate a chiedere, e vi sarà dato; continuate a cercare, e troverete; continuate a bussare, e vi sarà aperto.  Poiché chiunque chiede riceve, e chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto.  In realtà, se a un uomo fra voi il figlio chiede del pane, non gli darà una pietra, vero?  O, se chiede un pesce, non gli darà un serpente, vero? Se dunque voi, benché siate malvagi, sapete dare doni buoni ai vostri figli, quanto più il Padre vostro che è nei cieli darà cose buone a quelli che gliele chiedono!” Matt 7:7-11

Dunque, Sansone ama due donne a dir poco curiose e avide di sapere. Nel bene e nel male. Vogliono comprendere, insistono molto, sono asfissianti e ottengono quello che vogliono. Infatti Sansone, come Gesù, alla fine si lascia ammorbidire, si coinvolge e dà loro le informazioni richieste. Questo è, escludendo il finale tradimento, il tipo di insistenza che si richiede da chi vuole veramente capire i detti di Geova. Niente meno di questo. Ma, arrivati fin qui, io mi chiederei, cosa rappresentano queste donne e dove vogliono veramente arrivare?

Due momenti diversi nella storia del cristianesimo

Se Sansone raffigura il Cristo, la Timnita e Dalila rappresentano due momenti diversi nella storia del Cristianesimo. La Timnita viene alla ribalta nella prima gioventù di Sansone, quando egli è ancora un ragazzo, mentre Dalila entra nella sua vita circa 20 anni dopo e rappresenta un momento più avanzato nella storia di circa 20 secoli.

Una rappresenta il cristianesimo degli albori e una il cristianesimo dei nostri tempi, i tempi della fine, duemila anni dopo. Riguardo alla donna presa dagli incirconcisi, a lei si applicano le parole di Paolo relative all’ulivo selvatico di Romani 11:17-24. Anche se Israele era stato il popolo eletto, depositario dei sacri oracoli ed erede delle promesse, a causa del generale ottundimento del cuore, la buona novella doveva essere portata agli incirconcisi.

 Dato che “un intorpidimento della sensibilità è avvenuto in Israele”, scrive Paolo, Dio li ha rigettati spalancando la porta della salvezza ai gentili e ai filistei. Questo fatto viene ben rappresentato, nel racconto sui fatti di Sansone, con lo spostamento a spalle della porta di Gaza, sul mare dei Filistei, fino a Ebron, in Giuda. (Gdc 16:3) Detto per inciso, questo atto eroico sembra prefigurare il sacrificio del Cristo che si mise sulle spalle i nostri peccati.

 L’incontro con un leone: il leone di Giuda

Al banchetto di fidanzamento con la Timnita, Sansone propose ai suoi commensali un enigma: “Da colui che mangia è uscito qualcosa da mangiare, E dal forte è uscito qualcosa di dolce”. Giud 14:14) Come mai, ci chiediamo, Sansone pose un simile quesito a quelli che avrebbero dovuto essere i suoi compagni arrivando perfino al punto si svelarne il significato alla propria ragazza? Andiamo per gradi. Prima di arrivare a Timna Sansone ha già vissuto la sua prima avventura: l’incontro con un leone, la sua uccisione a mani nude e il successivo ritrovamento di un favo di miele nella carcassa. Da questi elementi Sansone prende spunto per proporre la scommessa con l’indovinello ai suoi 30 compagni di matrimonio filistei.

Quindi Sansone disse loro: “Lasciate, vi prego, che io vi proponga un enigma. Se me lo dichiarerete immancabilmente durante i sette giorni del banchetto e realmente lo risolverete, in tal caso vi dovrò dare trenta sottovesti e trenta mute di vesti.  Ma se non me lo potrete dichiarare, allora voi stessi mi dovrete dare trenta sottovesti e trenta mute di vesti”. A ciò gli dissero: “Proponici il tuo enigma, e faccelo udire”.  Disse dunque loro: “Da colui che mangia è uscito qualcosa da mangiare, E dal forte è uscito qualcosa di dolce”.

 Visto e considerato che nella Bibbia Giuda viene paragonato a un leone, possiamo immaginare che l’enigma si riferisca a quei pochi, un rimanente, che, dolci come il miele, fuoriescono dal “forte”, il sistema politico-religioso giudaico che alla fine di un certo periodo di tempo sarebbe stato disapprovato.

Sansone e i sette giorni del banchetto

La vicenda di Sansone, come la profezia delle settanta settimane di Daniele, è anch’essa imperniata sul numero sette. Il banchetto di nozze dura una settimana ed è solo al settimo giorno che l’enigma viene completamente svelato.

“E per tre giorni si mostrarono incapaci di dichiarare l’enigma. E avvenne il quarto giorno che dicevano alla moglie di Sansone: “Inganna tuo marito perché ci dichiari l’enigma. Altrimenti bruceremo te e la casa di tuo padre col fuoco. Ci avete invitati qui per prendere i nostri possedimenti?” Di conseguenza la moglie di Sansone piangeva su di lui e diceva: “Tu mi odii soltanto, sì, e non mi ami. Hai proposto un enigma ai figli del mio popolo, ma a me non lo hai dichiarato”.

Il settimo giorno

A ciò le disse: “Ebbene, non l’ho dichiarato al mio proprio padre e alla mia propria madre, e lo dovrei dichiarare a te?” Ma essa continuò a piangere su di lui per i sette giorni che durò per loro il banchetto, e avvenne il settimo giorno che egli infine glielo dichiarò, perché aveva fatto pressione su di lui. Essa dichiarò quindi l’enigma ai figli del suo popolo. (Gdc 14:14-20) L’apostasia dal giudaismo, come delineato nel Pentateuco prima, e dal cristianesimo come delineato nei Vangeli poi, si sarebbe a suo tempo evidenziata, dolorosa come un tradimento.

Questo passo è pieno di riferimenti. Intanto i sette giorni, come già detto, rimandano alla profezia delle settanta settimane. In particolare il riferimento è all’ultima, quella in cui il Messia stringe un patto con i suoi discepoli che diventeranno in seguito la sua sposa, la sposa dell’Agnello che sta per sacrificare sé stesso. (Lu 22:28-30) Sarà solo al settimo giorno, prima che Sansone possa entrare nella stanza con sua moglie, che l’enigma sarà rivelato. Ciò corrisponde alla settantesima settimana di Daniele 9:25-27. Al culmine d’essa il Messia sarebbe stato stroncato.

Trenta mute di vesti

Le vesti sono usate simbolicamente in molti brani biblici. Di Geova viene detto che veste il suo popolo con vesti di giustizia e con la salvezza. Nell’uso biblico simbolico le vesti identificano una persona, come nell’illustrazione della veste nuziale riportata in Matteo:

“Il re, essendo entrato per esaminare gli ospiti, vi scorse un uomo che non indossava una veste nuziale.  E gli disse: ‘Amico, come sei entrato qui senza veste nuziale?’ Egli restò senza parola.  Allora il re disse ai suoi servitori: ‘Legategli mani e piedi e gettatelo nelle tenebre di fuori. Là sarà il [suo] pianto e lo stridore dei [suoi] denti’. “Poiché molti sono invitati, ma pochi eletti”. (Mt 22:11-13)

La morte dei santi

Dunque, il fatto che i convitati ricevano una veste appropriata è di per sé un segno positivo che non va trascurato. Però per ricevere quel dono i 30 filistei devono simbolicamente morire. Ci troviamo di fronte a una morte simbolica del tipo di quanto accade in occasione del battesimo cristiano o del terremoto nel libro di Apocalisse. Il fatto che spesso delle persone simbolicamente muoiano a causa di una piaga o di un terremoto non significa che siano i malvagi.

Si tratta dell’apparente morte di quelli che escono dal sistema di Satana e diventano per così dire “invisibili”. Un tipico esempio è la morte dei due testimoni lasciati cadavere sull’ampia via della grande città. I trenta uccisi da Sansone perciò corrispondono al rimanente di Isaia 10:22 che legge: “Poiché anche se il tuo popolo, o Israele, fosse come i granelli di sabbia del mare, un semplice rimanente fra loro tornerà. Un deciso sterminio inonderà nella giustizia.” (Cfr. Ro 9:27-29)

Moriremo perché abbiamo visto Dio

 Έ singolare il fatto che genitori di Sansone, dopo aver visto l’angelo che annunciava loro la nascita di un figlio, si spaventino e dicano: “Noi positivamente moriremo perché abbiamo visto Dio”. (Gdc 13:2) In effetti, dal punto di vista mondano, comprendere a fondo i sacri segreti di Dio può essere pericoloso. La conseguenza è l’ostracismo all’interno della congregazione e del mondo.  Così accadde ai primi cristiani che vennero innanzitutto perseguitati dai giudei ed espulsi dalle sinagoghe. Così Sansone, come doveva accadere in seguito al Cristo, viene afferrato dai Giudei, legato con funi nuove e consegnato ai filistei, cioè, fuori allegoria, alle persone delle nazioni che vorranno accettare la salvezza.

Dunque gli invitati al banchetto nuziale non sono dei traditori, ma persone che cercano insistentemente la comprensione delle cose spirituali, fino al punto di essere disposti a rendersi socialmente invisibili come avviene con la morte. Questo è il genere di attitudine richiesto da tutti noi che vogliamo scampare oltre la fine di questo sistema di cose. Dunque, l’attacco di Sansone ai filistei non è per il loro danno ma per la loro salvezza.

I giorni della mietitura

Il racconto poi prosegue: “E avvenne dopo un po’, ai giorni della mietitura del frumento, che Sansone andò a visitare sua moglie con un capretto. Così disse: “Certamente entrerò da mia moglie nella stanza interna”. E il padre di lei non gli permise di entrare.  Ma il padre di lei disse: “Realmente mi dissi: ‘Senza dubbio la devi odiare’. Perciò l’ho data al tuo compagno di nozze. Non è sua sorella più giovane migliore di lei? Divenga tua lei, ti prego, invece dell’altra”.  Comunque, Sansone disse loro: “Questa volta devo essere esente da colpa contro i filistei nel caso che io li tratti male”.

E Sansone se ne andò e catturava trecento volpi e prendeva delle torce e voltava coda contro coda e metteva una torcia fra due code, proprio nel mezzo.  Allora diede fuoco alle torce e le mandò nei campi del grano in piedi dei filistei. Così diede fuoco a ogni cosa dal covone al grano in piedi e alle vigne e agli oliveti.

E i filistei dicevano: “Chi ha fatto questo?” Quindi dissero: “Sansone il genero del timnita, perché egli prese sua moglie e la diede quindi al suo compagno di nozze”. Allora i filistei salirono e bruciarono lei e suo padre col fuoco.  A sua volta Sansone disse loro: “Se fate così, non mi resta che vendicarmi di voi, e poi smetterò”.  E li colpiva, ammucchiando gambe su cosce con una grande strage, dopo di che scese e dimorava in una fenditura della rupe di Etam. (Gdc 15:1-8)

La mietitura

A questo punto la situazione si fa intricata perché la promessa sposa viene data a un altro. Il tempo è quello della mietitura, che è il tema di diverse parabole del Cristo. Sansone si trova così a dover rinunciare alla prima fidanzata. Evidentemente qualcosa è andato storto. Il padre della Timnita l’ha sistemata con un altro. Per questo fatto le conseguenze non si faranno aspettare. Infatti i Filistei bruciano lei e suo padre col fuoco. Questa è una prefigurazione del giudizio su Gerusalemme avvenuto nel 70 d.C. quando la città fu rasa al suolo per mano dei soldati di Tito.

Infatti quello era il tempo della mietitura e la mietitura è il termine del sistema di cose. (Matteo 13:39) Sansone aveva preso trecento volpi, gli eserciti dei romani, e devastato il raccolto del grano ormai in piedi. Infatti, a causa di quel tradimento imprevisto da parte del padre della sua fidanzata, il giudaismo della tradizione farisaica, Sansone diede “fuoco a ogni cosa dal covone al grano in piedi e alle vigne e agli oliveti”. La promessa sposa viene condannata perché ha perso l’amore di un tempo. (Ri2:4).

Abbatte 1000 uomini con la mascella fresca di un asino.

L’asino in Israele era un animale comune ma la sua carne era considerata impura. Con la mascella fresca di un asino Sansone uccide mille filistei.

“Ora trovò una mascella d’asino fresca e, stesa la mano, la prese e abbatteva con essa mille uomini. Quindi Sansone disse: “Con la mascella di un asino, un mucchio, due mucchi! Con la mascella di un asino ho abbattuto mille uomini”. (Gdc 15:13-20) Visto che ogni aspetto di questo particolare racconto si fa simbolico cosa rappresenta la mascella fresca d’un asino? E i 1000 morti cosa significano?

Ancora una volta i morti sono rappresentativi dei salvati mentre la mascella d’asino rappresenta la predicazione dei cristiani in un mondo giudaico che li considerava dei semplici apostati. Per quanto il primo cristianesimo si espandesse in tutto il mondo allora conosciuto non tutti quelli che abbracciarono in quel tempo questa fede risultarono idonei per la ricompensa celeste. Questa è riservata a un piccolo numero, 144000 eletti e fedeli. Una parte di questi sono ancora presenti oggi sulla terra.

Spostata a spalle la porta di Gaza

Sansone va a Gaza, vede una prostituta ed entra da lei. Su questo aspetto, cioè in merito all’integrità morale di Sansone, si sono fatte molte congetture ma il senso scritturale della cosa è che la nuova fidanzata deve essere scelta tra le varie denominazioni cosiddette cristiane del tempo della fine, cioè all’interno di Babilonia, la madre di tutte le meretrici della terra. (Ri 17:3-6)

A Gaza, poco prima dell’incontro con Dalila, Sansone esegue un atto portentoso: trasporta a spalle per 60 chilometri la porta della città fino ad Ebron, nel territorio di Giuda. Anche questo gesto si dimostra altamente simbolico. Cosa significa un simile trasferimento? Significa rendere possibile la salvezza ai non giudei. Prefigura il sacrificio di riscatto. Si tratta pur sempre del capretto che Sansone sta per portare alla sua bella. (Gdc 15:1)

Gesù è la porta

Gesù disse: “Verissimamente vi dico: Io sono la porta delle pecore.  Tutti quelli che sono venuti invece di me sono ladri e rapinatori; ma le pecore non li hanno ascoltati.  Io sono la porta; chi entra attraverso me sarà salvato, ed entrerà e uscirà e troverà pascolo. Il ladro non viene se non per rubare e scannare e distruggere. Io sono venuto affinché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza. 

Io sono il pastore eccellente; il pastore eccellente cede la sua anima per le pecore.  Il salariato, che non è pastore e a cui le pecore non appartengono come sue proprie, vede venire il lupo e abbandona le pecore e fugge — e il lupo le rapisce e le disperde — perché è un salariato e non si cura delle pecore.  Io sono il pastore eccellente, e conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, come il Padre conosce me ed io conosco il Padre; e io cedo la mia anima per le pecore”. (Gv 10:7-15)

Dalila e le sette trecce di Sansone

Sansone

Dunque, nel pieno della sua maturità Sansone s’innamora di Dalila. Il nome di questa donna significa bassa, penzolante. Anche lei e i suoi amici filistei muoiono dalla voglia di conoscere il segreto, di sapere di dove venga l’incredibile forza di Sansone. Ora lui, cedendo alle sue insistenze, glielo rivela. Se taglieranno le sue sette trecce egli perderà del tutto le sue forze. Cosa significa?

Dato che in questi ultimi tempi il cristianesimo ha visto la fine della generazione di Matteo 24:34 e sta vivendo i sette anni di Apocalisse 11, rifiutarsi di comprendere queste cose è come tagliare via le trecce di Sansone, svigorirlo e renderlo inerte.  Dalila commette proprio questo errore. Per tre volte successive cerca di ingannare il suo amato. Alla fine con successo. 

Questo, per lei che rappresenta il cristianesimo contemporaneo, significa non comprendere il valore dei sette tempi, arrivare alla fine del sistema senza ottenere la salvezza, avendo rinnegato il proprio Salvatore. Questo sarà un vero dramma per molti che ancora pensano di starsene al sicuro in organizzazioni religiose che non avvertono il popolo circa la presenza del Messia e della conclusione del sistema di cose ormai al lumicino.

Muoia Sansone con tutti i Filistei.

Dopo essere stato tradito da Dalila, Sansone viene accecato, messo ai ceppi, reso schiavo. Egli diventa macinatore nella casa di prigionia, cioè fonte di abbondante nutrimento spirituale tramite i suoi due canalini dell’olio,(Zac 4:11-14) i due testimoni dell’Apocalisse. Alla fine, in occasione di una festa al tempio di Dagon, i signori dell’asse dei filistei ed il popolo dicevano: “Chiamate Sansone perché ci offra qualche divertimento.” Allora Sansone si appoggiò contro le due colonne del tempio e fece presa contro di esse. Così la casa cadde sul popolo lì presente e i morti che mise a morte con la sua propria morte furono più di quelli che aveva messo a morte durante la sua vita.

La morte di Sansone con oltre tremila filistei presenti sul tetto della casa di Dagon raffigura il terremoto dei fuoriusciti da Babilonia al giorno d’oggi, un rimanente tratto da tutte le nazioni in vista della salvezza. In Apocalisse si legge: “E il settimo [angelo] versò la sua coppa sull’aria. Allora dal santuario, dal trono, uscì un’alta voce, dicendo: “È accaduto!” E ne seguirono lampi e voci e tuoni, e vi fu un grande terremoto come non ve n’era stato da che gli uomini erano sulla terra, un terremoto così esteso, così grande.

Il gran terremoto

E la gran città si divise in tre parti, e le città delle nazioni caddero; e Babilonia la Grande fu ricordata dinanzi a Dio, per darle il calice del vino del furore della sua ira. E ogni isola fuggì, e i monti non furono trovati. E una grossa grandine dai chicchi del peso di circa un talento cadde dal cielo sugli uomini, e gli uomini bestemmiarono Dio a motivo della piaga della grandine, perché la piaga d’essa era insolitamente grande. (Ri 16:17-21)

Che cosa significa il gran terremoto? La fuoruscita dal sistema, la fuga ai monti di Pella. Accecati i nostri occhi rispetto al mondo, si applicheranno a noi le parole riportate in Matteo 13:16-17: “Comunque, felici i vostri occhi perché vedono, e i vostri orecchi perché odono. Poiché veramente vi dico: Molti profeti e uomini giusti desiderarono vedere le cose che voi vedete e non le videro, e udire le cose che voi udite e non le udirono”.

Sansone

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