La fanciulla rimase incinta

La fanciulla rimase incinta: Matteo narra di lei all’inizio del suo Vangelo. Narra di come, dopo l’annunciazione di una nascita verginale fatta a Maria, un angelo apparve in sogno anche a Giuseppe per rassicurarlo circa l’origine divina di quella gravidanza. L’angelo si affrettò a richiamare alla mente dello sposo le parole di un’antica profezia dove si leggeva: “Perciò Geova stesso vi darà un segno: Ecco, la fanciulla (hā-‘al-māh, הָעַלְמָ֗ה ) stessa effettivamente rimarrà incinta, e partorirà un figlio, e certamente gli metterà nome Emmanuele.” (Isa 7:14)

fanciulla rimase incinta

Matteo, dopo essersi addentrato nelle circostanze, così commenta la situazione: “Tutto questo realmente avvenne affinché si adempisse ciò che era stato dichiarato da Geova per mezzo del suo profeta, dicendo: “Ecco, la vergine (parthenos, παρθένος)sarà incinta e partorirà un figlio, e gli metteranno nome Emmanuele”, che tradotto significa: “Con noi è Dio”. (Mat 1:22-23)

La fanciulla, nel testo ebraico, è reso con il termine hā-‘al-māh, הָעַלְמָ֗ה ,mentre nel testo greco della traduzione dei LXX è tradotto parthenos, παρθένος. Nella Vulgata latina troviamo virgo. Il vocabolo ebraico usato da Isaia non viene mai usato nella Bibbia per indicare una donna sposata. Esso non coinvolge tuttavia significati relativi alla sfera sessuale. Indica piuttosto una giovane in età da marito, che sia vergine oppure no. Su questa profezia d’Isaia gli esegeti hanno molto scritto e molto congetturato, ponendo domande e cercando spiegazioni.

Una nascita miracolosa

Sicuramente Matteo intendeva proclamare con chiarezza la nascita miracolosa di Gesù specificando che Maria rimase incinta prima di unirsi a Giuseppe. Egli sottolinea il fatto che Maria partorì Gesù senza aver avuto alcun rapporto sessuale. Secondo Matteo, il profeta Isaia avrebbe preannunciato la nascita miracolosa di Gesù da una ragazza molti secoli prima che il fatto accadesse. Il v. 22 è eloquente: “Tutto questo avvenne perché si adempisse ciò che era stato detto da Geova per mezzo del profeta.”

Tuttavia al v. 23 Matteo nel citare Isaia 7:14 sembra forzare di proposito le parole della profezia perché Isaia non parla di una vergine ma di una semplice fanciulla, mentre Matteo usa il termine parthenos, che senza dubbio indica una ragazza illibata. L’Antico Testamento nelle parole di Isaia, viceversa, non contiene una vera e propria dichiarazione di concepimento verginale, inconcepibile in tutta la tradizione giudaica e non solo.

L’interpretazione messianica della fanciulla che rimase incinta

Acaz, un re idolatra del regno di Giuda vissuto nell’ottavo secolo a.E.V., era spaventato per la minaccia di un’invasione da parte del regno delle 10 tribù d’Israele che si era alleato con la Siria di Damasco. (Isa 7:2) Allora Dio gli manda incontro Isaia per tranquillizzarlo. Egli non avrebbe permesso a una coalizione di siri e israeliti di far torto alla dinastia davidica mettendo sul trono un uomo di una stirpe diversa, il figlio di Tabeel. (Isa7:6) Acaz fu quindi invitato alla calma e a richiedere un segno da Dio.

Tuttavia lui, per mancanza di fede, rispose: “Non chiederò nulla”, in quanto intendeva appoggiarsi a Tiglat-Pileser, re d’Assiria. (2Re 16:5-9) Allora Isaia proseguì dicendo che Geova stesso avrebbe dato un segno. La giovane avrebbe concepito e partorito un figlio chiamandolo Emmanuele. Gli esegeti generalmente interpretano il passo di Isaia in chiave messianica.

Sebbene questa ipotesi sia indubbiamente affascinante ed in totale armonia con la citazione di Matteo, presenta la notevole difficoltà di non chiarire completamente il legame tra la profezia e le circostanze in cui essa venne pronunciata. Come avrebbe potuto un evento che si sarebbe verificato oltre settecento anni dopo servire da segno per un re in gravi ambasce?

Sarà chiamato Emmanuele

Cerchiamo di rispondere considerando un fatto che va comunque sempre riconosciuto. Nella Bibbia la visione dell’avvenire domina tutta la storia passata e presente. Le narrazioni del sacro testo sono profetiche e anticipano il futuro. (Rom 15:4) Tuttavia questo figlio, chiamato anche Emmanuele e nato dalla fanciulla, dovette essere anche un bimbo venuto al mondo al tempo in cui la profezia fu dichiarata al re, un piccolo che avrebbe vissuto la sua infanzia sotto gli occhi del padre, il profeta Isaia. Egli avrebbe passato i suoi primi anni in una condizione di povertà dato che avrebbe mangiato latte rappreso e miele. Di lui Isaia scrive:

“Egli mangerà latte cagliato e miele fino a quando saprà rigettare il male e scegliere il bene. Poiché prima che il ragazzo sappia rigettare il male e scegliere il bene, il suolo dei due re di cui provi morboso terrore sarà lasciato interamente. Geova porterà contro di te e contro il tuo popolo e contro la casa di tuo padre giorni come non ne sono venuti da che Efraim si ritrasse d’accanto a Giuda, cioè il re d’Assiria.” (Isa 7:14-17)

Due pecore e una giovenca

Comunque, pur nelle difficoltà, il piccolo sarebbe stato sufficientemente nutrito proprio come poteva accadere a quei superstiti che, nonostante la desolazione della terra ridotta a deserto, avrebbero continuato a possedere una mucca e due pecore. Non sarebbero stati completamente privi di risorse:

“E deve avvenire in quel giorno che un individuo conserverà in vita una giovenca della mandria e due pecore. E deve avvenire che, a causa dell’abbondanza della produzione di latte, mangerà cagliata; perché latte cagliato e miele sarà ciò che mangerà chiunque sarà stato lasciato rimanere in mezzo al paese.

    E deve accadere in quel giorno che ogni luogo dove c’erano mille viti, del valore di mille pezzi d’argento, diverrà, veramente diverrà, per i rovi e per le erbacce. Egli vi giungerà con frecce e arco, perché tutto il paese diverrà semplici rovi ed erbacce. E tutti i monti dove si toglievano con la zappa le piante fastidiose, non vi andrai per timore dei rovi e delle erbacce; e certamente diverrà un luogo per lasciarvi sciolti i tori e terreno da calpestare per le pecore”. (Isa 7:21-25)

Acaz mostra mancanza di fede

Geova comunicava ad Acaz la situazione senza mezzi termini: se gli avesse dato credito, egli, nell’arco di pochi anni, il tempo di far crescere un bambino fino a sei, sette anni, avrebbe liberato Giuda dalla minaccia delle 10 tribù d’Israele e di Damasco. Non dovevano che aspettare. Geova avrebbe dato ad Acaz un segno e garantito al popolo la salvezza. La solita abbondanza non sarebbe venuta meno. Viceversa l’Assiro sarebbe venuto e avrebbe reso la terra desolata. L’agricoltura sarebbe stata abbandonata, le vigne perdute, le mandrie ed i greggi razziate dal nemico.

La terra si sarebbe trasformata in un unico immenso pascolo. Un individuo sarebbe riuscito a stento a conservare una mucca e due pecore per il latte con cui nutrire una famiglia. Preoccupazioni d’ogni genere sarebbero venute per chi trascurava una grande salvezza. Emmanuele diventava quindi il rappresentante di una nuova generazione nutrita di cibi frugali. Cagliata e miele selvatico sarebbero diventati la semplice dieta dei pochi rimasti. Questo si sarebbe potuto intendere anche in senso spirituale, il miele semplice della conoscenza biblica tratto dalla rupe dei principi e delle leggi divine sarebbe stato il cibo spirituale di un rimanente fuoriuscito da Babilonia.

Un bambino rappresentativo di un moderno rimanente

Questa sarebbe stata la condizione di quelli lasciati rimanere. I pochi abitanti si sarebbero nutriti del prodotto di poche mucche e pecore. Esse avrebbero prodotto grandi quantità di latte come conseguenza della enorme abbondanza dei pascoli. Anche gli sciami d’api si sarebbero ingigantiti a causa della crescita di un gran numero di fiori selvatici su una terra incolta. Miele e cagliata erano un cibo molto comune, plebeo, diversamente da carne, pane, olio o vino, e tutti gli altri innumerevoli frutti della terra.

Il paese sarebbe stato infestato dalle bestie selvagge così che i poveri abitanti sarebbero stati costretti ad armarsi di archi e di frecce sia per difendersi che per la caccia. Questo sarebbe stato il giudizio portato sul paese dagli Egiziani e dagli Assiri. La nazione si sarebbe ridotta in grande povertà. Gli scambi commerciali sarebbero stati interrotti. Il miele non si poteva comprare ma bisognava andarselo a cercare. Il latte non lo si poteva vendere, ma lo dovevi consumare in famiglia. Gli uomini non sarebbero più stati in grado né di comprare né di vendere. Tuttavia Geova avrebbe lasciato a un rimanente di sopravvissuti l’indispensabile in senso fisico e spirituale.

Similmente Esodo 23:20-25 aveva descritto la guida angelica sul popolo d’Israele durante le loro peregrinazioni nel deserto. Geova prometteva di benedire il loro pane e la loro acqua e di allontanare le malattie di mezzo a loro. Non avrebbe lasciato che i suoi leali morissero di stenti. (Salmo 37:25) Così farà con il rimanente di oggi su cui vigilerà attentamente con il suo occhio. Egli ci nasconderà come fa un’aquila quando nasconde i pulcini con le sue penne remiganti. (Salmo 91:4)

Impara a discernere il bene dal male

Sarebbe stata proprio questa situazione, certamente non facile, un’esperienza in grado di fortificare il ragazzo e portarlo a discernere il bene ed il male. Prima che questo bambino potesse raggiungere una sua prima, elementare capacità di discernimento, i due re, che Acaz temeva, sarebbero stati sconfitti e il loro territorio devastato.

Il bambino avrebbe raggiunto questo genere di maturità nell’arco di un tempo relativamente breve. Sulla scorta dell’esperienza e di Daniele o Rivelazione, si potrebbe ipotizzare un’età massima di circa sette anni. Si tratterebbe di un periodo simile a quello dei sette anni dell’Apocalisse in cui il moderno rimanente viene portato a discernere l’adempimento delle tante profezie in corso di adempimento. Ma a questo punto cerchiamo di approfondire ulteriormente il passo di Isaia cercando di inquadrare meglio la portata allegorica che si nasconde nel ruolo della fanciulla e del piccolo.

Io e i miei figli come segni e miracoli

Isaia nel capitolo 8 scrive: “Mi unii alla profetessa e lei concepì e partorì un figlio.” Nello stesso capitolo v.18 Isaia dice chiaramente che lui stesso e i suoi figli sono dei segni per i giudei. “Ecco, io e i figli che Geova mi ha dato siamo come segni e come miracoli in Israele da parte di Geova degli eserciti, che risiede sul monte Sion.” In che senso? Il nome che Geova attribuisce ai ragazzi è altamente simbolico. I loro nomi, che sembrano appellativi in codice, sono: Sear-Jasub (Solo un rimanente ritornerà) e Maher-Shalal-Hash-Baz (Rapida preda, pronto bottino). Questi nomi allusivi hanno riferimento ai tempi della fine.

Un’unione profetica rappresentativa

L’unione del profeta Isaia con la profetessa sua moglie è un modello dell’unione di Geova con una certa donna di cui egli risulta essere il proprietario maritale e delle cui gesta, nel bene e nel male, sono piene tutte le Scritture. Questa donna corrisponde a Gerusalemme, un tempio vivente, in quanto rappresentante del suo popolo, con cui egli ha stretto un patto. Dunque la fanciulla di Isaia 7 è molto di più di una semplice prefigurazione di Maria e del suo concepimento verginale, ma in ultima analisi coincide con la donna vestita di sole di Rivelazione 12.

donna vestita di sole

E non solo con lei, ma anche con le tante altre figure femminili tratteggiate nelle Scritture a partire da Sara per finire con la partoriente presentata in Isaia 54, la bimba di Ezechiele 16, o perfino la moglie di Osea. Anche quest’ultima, benché donna di prostituzione, rimase incinta e partorì un figlio. A lui si doveva mettere nome Izreel, che significa “Dio seminerà seme”, con allusione alla scrittura di Galati 3:16;29 o di Isaia 6:13. Il rapporto tra Osea e Gomer, sua moglie è una drammatica rappresentazione del rapporto di Geova con il mondo delle religioni organizzate da cui egli avrebbe tratto un seme, un rimanente per la salvezza.

Nel capitolo 16:13 di Ezechiele a proposito della bimba che Geova alleva per fare di lei una donna di rango, sua moglie, si legge qualcosa di simile a quanto detto a proposito del bimbo che in Isaia viene nutrito con miele e cagliata di latte: “Mangiasti fior di farina e miele e olio, e ti facesti molto, molto bella, e gradualmente divenisti atta alla posizione regale”. Questa ragazza è descritta al tempo dei suoi primi sospiri d’amore, circondata dalle affettuose attenzioni del suo innamorato.

Una fanciulla particolarmente significativa

Chi sono le donne che si nascondono dietro ai mille veli che avvolgono la fanciulla gravida di Isaia 7? Consideriamo Sara, Rebecca o Rachele, donne che con grande ritardo finiscono per partorire un figliolo. Consideriamo innanzitutto Maria. Lei partorisce un figlio che sarà chiamato Figlio dell’Altissimo, titolare di un regno eterno. Consideriamo la donna di Rivelazione 12. Anche lei partorisce con gran rischio un figlio maschio che deve pascere tutte le nazioni con una verga di ferro. Questo avviene a metà dei sette tempi dell’Apocalisse, cioè verso la primavera del 2019. Partorire questi figli diventa una bella impresa. Nel caso della donna di Rivelazione succede perfino che il dragone si tenga davanti a lei per divorarne il figlio appena partorito.

Sara e Rebecca tentate da Abimelek

Ricordiamo anche il soggiorno di Sara e Rebecca presso Abimelek, una sorta di gran tentatore, gradito o sgradito che importa, che prova ad insidiare la loro castità. Considereremo pure la morte di parto di Rachele. Tutti eventi significativi e simbolici che sono in grado di avvicinare queste donne al genere di ambiguità implicita nella babilonica donna vestita di sole, con la luna ai suoi piedi e sul capo una corona di dodici stelle.

Che cosa comporta la nascita di un tale figlio? Comporta di certo la formazione di un rimanente che viene fuori dall’apostata Babilonia. Questa viceversa viene condannata alla completa devastazione, morendo per così dire di parto anche lei. Questo avviene grazie all’attività di Geova per mezzo dei due testimoni che si prodigano per acquisire e divulgare conoscenza delle profezie scritte in anticipo per i nostri tempi.

Ecco quindi perché il nome dei figli di Isaia sono così strani. Uno, il primo, si chiama Sear-Jasub (solo un rimanente ritornerà) e l’altro, il secondo, Maher-Shalal-Hash-Baz (rapida preda e pronto bottino). I due sono controfigure di quell’Emmanuele che si doveva materializzare in quanto Messia sulla terra. Sono anche rappresentativi dell’attività dei due testimoni che preannunciano la salvezza di uno sparuto rimanente oltre la guerra di Armaghedon.

La profezia contro Damasco

Proviamo a ritornare alla situazione che aveva mandato nel panico il re Acaz. Rezin di Damasco si alleò con Peca, re d’Israele, per attaccare Giuda e compiervi scorrerie. Invece di riporre fede in Geova, per timore di questa congiura siro–israelita, Acaz preferì allearsi con il re d’Assiria, Tiglat Pileser III, perché venisse in suo aiuto. Prontamente gli Assiri attaccarono e conquistarono Damasco, misero a morte Rezin e portarono in esilio molti damasceni. In realtà ne derivò un sollievo solo momentaneo e Giuda finì sotto il pesante giogo dell’Assiria. Così si adempirono le profezie pronunciate da Geova per mezzo di Isaia.

Il capitolo 17 di Isaia contiene le dichiarazioni di Geova contro Damasco, una città divenuta, come Babilonia, un cumulo di rovine. Queste sono profezie che hanno a che vedere con i nostri tempi quando relativamente ad un popolo numeroso non doveva che rimanere una misera racimolatura come quando c’è la bacchiatura dell’olivo, due o tre olive qua, quattro o cinque là. (Isa 17:6)

Credere alle parole di un profeta richiede fede

I figli di Isaia, bambini nati dalla profetessa, furono in Israele segni e miracoli degni di fiducia. Nonostante l’assicurazione del profeta Isaia che in breve tempo i due regni alleati, Israele e Damasco, sarebbero scomparsi, Acaz preferì mandare del danaro all’Assiria per ricevere appoggio. Tuttavia non gli fu di alcun aiuto. (2 Cr 28:20-21) Acaz non credette che il suo Dio lo avrebbe salvato e diede inizio al declino politico del suo regno che culminerà due secoli più tardi con l’esilio in Babilonia.

Avere fiducia in un profeta che proferisce una parola da Dio e poi agire di conseguenza richiede fede, una visione spirituale della vita, un rapporto diretto con Dio, conoscenza delle Scritture, senso critico e capacità di pensare. Acaz non aveva una simile statura che anche oggi appartiene a pochi del genere umano. Siamo tra quelli che hanno fede? Vogliamo esserlo? Allora il nostro futuro sarà nella speranza. (Ger 29:11)

Geova suggeriva a Acaz il fatto che in sessantacinque anni Efraim sarebbe stato frantumato in modo da non essere più un popolo e che Damasco sarebbe divenuta un pascolo per i greggi. Infatti iniziarono varie ondate di deportazione che alla fine diedero a Israele il colpo di grazia, accompagnate dall’insediamento di stranieri a Samaria, promosse con lo scopo di frantumare l’identità nazionale e indebolire o eliminare qualsiasi unità d’azione tesa a sottrarsi al giogo assiro. 

In un solo anno ben 154.000 persone vennero trasferite a viva forza all’interno dei paesi conquistati. Viceversa Dio voleva incoraggiare il re concedendogli un segno. Acaz non ne volle sapere. Continuò nelle sue pratiche malvage fino alla fine dei suoi giorni. E morì relativamente giovane lasciando un pessimo ricordo di sé. A meno che voi non abbiate fede, in tal caso non sarete di lunga durata. Così gli disse Isaia (7:9), e questo è valido per tutti noi.

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