Fine del mondo: che ne sarà di noi

Sta per iniziare la fine del mondo, che ne sarà di noi? Se volessimo approfondire il discorso dei salvati ad Armaghedon potremmo considerare la condizione di quelli che furono lasciati stare nel paese dopo che Nabucodonosor ebbe raso al suolo Gerusalemme. Geremia durante l’assedio era stato messo sotto custodia in una casa di detenzione. Infine i principi e i notabili della città erano stati presi e uccisi. I contadini nullatenenti erano stati lasciati stare nella campagna a fare servizi obbligatori.

Dal libro di Geremia al capitolo 32:1-5 veniamo a sapere che: “Nel decimo anno di Sedechia re di Giuda, cioè nel diciottesimo anno di Nabucodorosor”, il re di Babilonia e le sue forze militari “ponevano l’assedio a Gerusalemme; e in quanto a Geremia il profeta, era detenuto nel Cortile della Guardia che è nella casa del re di Giuda, perché Sedechia re di Giuda gli aveva imposto una [pena] detentiva, dicendo:

“Perché profetizzi, dicendo: ‘Geova ha detto questo: “Ecco, do questa città in mano al re di Babilonia, ed egli certamente la catturerà; e Sedechia stesso, il re di Giuda, non scamperà dalla mano dei caldei, poiché immancabilmente sarà dato in mano al re di Babilonia, e la sua bocca parlerà in effetti con la bocca di quello, e i suoi propri occhi vedranno anche gli occhi di quello”’; ‘e porterà Sedechia a Babilonia, ed egli vi resterà finché io gli rivolga la mia attenzione’, è l’espressione di Geova; ‘benché voi continuiate a guerreggiare contro i caldei, non riuscirete’?”

Fine del mondo: lasciato rimanere un popolo misero

Geremia rimase nella casa di detenzione fino al termine dell’assedio della città. A quel punto egli fu liberato e lasciato stare in mezzo al popolo. Infatti leggiamo:

“Nebuzaradan capo della guardia del corpo lasciò rimanere nel paese di Giuda alcuni del popolo, i miseri che non avevano assolutamente nulla; e continuò a dar loro in quel giorno vigne e servizi obbligatori.” (Geremia 39:10) Ora noi non sappiamo quali fossero le condizioni imposte a quei miserabili, ma per quanto dure rappresentavano comunque la sopravvivenza.

Tra poco, da ottobre 2021 a ottobre 2022, tutti noi che avremo rifiutato il vaccino saremo confinati in casa come prigionieri e dovremo affrontare circostanze difficili. Saremo nella situazione di pre-armaghedon, il che corrisponde al settimo anno dei sette tempi di Apocalisse, ma anche al periodo dell’assedio di Gerusalemme. Una sorta di fine del mondo. All’epoca, quando anticipatamente Geremia profetizzava tempi calamitosi per Gerusalemme, nessuno in città gli voleva credere.

Nessuno era preparato a una simile evenienza. Credere alle profezie è anche un fatto di fede e la fede non è posseduta da tutti. (2Ts 3:2; Lc 18:8) Capire se una profezia è degna di fede può essere complicato. Richiede lungimiranza spirituale, spirito d’indagine, studio. Bisogna verificare i fatti e comprendere le circostanze. I due testimoni hanno una certa facilità a credere nelle profezie, data la particolare esperienza che vivono e hanno vissuto, ma chiunque si accosti alle Scritture deve esaminarle con grande attenzione ricordando che Geova attira a sé le persone sincere.

Avrò misericordia di chi avrò misericordia

In ultima analisi è Dio che attira a sé colui a cui egli intende mostrare misericordia.

“Che diremo, dunque? C’è ingiustizia in Dio? Non sia mai! Poiché egli dice a Mosè: “Avrò misericordia di chi avrò misericordia e mostrerò compassione a chi mostrerò compassione”. Così, dunque, non dipende da chi desidera né da chi corre, ma da Dio, che ha misericordia. Poiché la Scrittura dice a Faraone: “Proprio per questo ti ho lasciato rimanere, affinché riguardo a te io mostri la mia potenza e perché il mio nome sia dichiarato in tutta la terra”. Così, dunque, egli mostra misericordia a chi desidera, ma lascia divenire ostinato chi desidera”. Rom 9:14-18

Liberato Geremia

Bruciata Gerusalemme, Nabucodonosor si ricordò di Geremia e lo fece liberare. Per di più, Nabucodorosor re di Babilonia diede comando riguardo a Geremia per mezzo di Nebuzaradan capo della guardia del corpo, dicendo: “Prendilo e tieni i tuoi propri occhi su di lui, e non fargli nulla di male. Ma proprio come egli ti parla, così fagli”.

Pertanto Nebuzaradan capo della guardia del corpo e Nebusazban il Rabsaris, e Nergal-Sarezer il Rabmag e tutti gli uomini principali del re di Babilonia mandarono; sì, mandavano a prendere Geremia dal Cortile della Guardia e lo davano a Ghedalia figlio di Aicam figlio di Safan, affinché lo conducesse a casa [sua], perché dimorasse in mezzo al popolo.”

Faccio avverare le mie parole per la calamità

E a Geremia fu rivolta la parola di Geova mentre era rinchiuso nel Cortile della Guardia, dicendo: “Va, e devi dire a Ebed-Melec l’etiope: ‘Geova degli eserciti, l’Iddio d’Israele, ha detto questo: “Ecco, faccio avverare le mie parole su questa città per la calamità e non per il bene, e certamente accadranno davanti a te in quel giorno”’.

“‘E di sicuro ti libererò in quel giorno’, è l’espressione di Geova, ‘e non sarai dato in mano agli uomini dei quali tu stesso hai paura’.

“‘Poiché immancabilmente ti procurerò scampo, e non cadrai di spada; e certamente avrai la tua anima come spoglia, perché hai confidato in me’, è l’espressione di Geova”. Ger 39:12-18

La situazione di Geremia ci lascia sperare. Sopravvisse alla fine del mondo giudaico del suo tempo. Cosa disse Nabucodonosor a Nebuzaradan a proposito di Geremia? “Prendilo e tieni i tuoi propri occhi su di lui, e non fargli nulla di male. Ma proprio come egli ti parla, così fagli”.

Ebed Melec

Questo personaggio, Ebed Melec, era un eunuco etiope che serviva nella casa del re Sedechia. Egli mostrò con la sua condotta, di essere dalla parte di Geremia. Quando i principi di Giuda accusarono il profeta di sedizione, Sedechia lo consegnò nelle loro mani. I principi presero allora Geremia e lo gettarono nella melmosa cisterna di Malchia nel Cortile della Guardia, perché vi morisse. Mostrando coraggio, nonostante il pericolo che correva, Ebed-Melec parlò al re e gli rivolse un appello a favore di Geremia. Sedechia accolse la richiesta.

Allora Ebed-Melec, per ordine del re, si recò con 30 uomini alla cisterna e vi calò delle funi insieme a stracci e pezzi di panno logoro che Geremia poté mettere sotto le ascelle per essere tirato fuori dalla cisterna. Per questa buona azione verso il profeta di Dio, Ebed-Melec ebbe da Geova, per mezzo di Geremia, l’assicurazione che non sarebbe perito durante l’assedio posto dai babilonesi, ma che avrebbe trovato scampo.

La disponibilità ad aiutare il profeta di Dio corrisponde all’attitudine mostrata dalle persone simili a pecore nella parabola di Gesù sulla separazione dei capri dalle pecore di Matteo 25. Gesù disse anche: “Chi non è contro di noi è per noi. E in verità vi dico che chiunque vi darà da bere un bicchiere d’acqua perché appartenete a Cristo non perderà affatto la sua ricompensa.” Queste parole faranno testo ancora al tempo di Armaghedon.

fine del mondo

Giuseppe Flavio

Nelle Antichità giudaiche (Libro X:144-146) Giuseppe Flavio narra che il re di Babilonia diede ordine a Nebuzaradan di saccheggiare e distruggere Gerusalemme e il suo tempio. Quel giorno del novilunio potrebbe essere identificato storicamente, secondo alcuni storici, come il 30 luglio dell’anno 587 a.C. (2Re 25:8-9)

Giuseppe Flavio scrive: “Quando ebbe caricato tutto questo (i tesori prelevati dal tempio, nota mia) diede fuoco al tempio nel novilunio del quinto mese nell’anno undicesimo di Sedechia e il 18° di Nabucodonosor. Diede fuoco anche al palazzo e distrusse la città.” A quanto pare era il 30 luglio.

Perché questa distinzione tra il 18° e il 19° anno? Si tratta di distinguere tra l’anno di accesso al trono e l’inizio ufficiale del nuovo anno. Cosa significa? Che Nabucodonosor cominciò a regnare verso la fine dell’anno precedente, ma ufficialmente si calcolava l’accesso al trono dal nuovo anno. Così, a seconda del punto di vista di riferimento, si poteva definire il suo intervento in Gerusalemme come avvenuto sia nel 18° che nel 19° anno.

La fisica distruzione di Gerusalemme e del suo tempio iniziò dopo 10 giorni dal Novilunio del mese di luglio. Era quindi, secondo i riferimenti, un sabato 9 Agosto del 587 a.C. quando Nebuzaradan entrò in Gerusalemme iniziando a distruggerla. (2 Cronache 36:19-21) Sembrerebbe interessante il fatto che il rimanente ritornato in patria si radunasse nuovamente a Gerusalemme. Erano radunati insieme 13 giorni dopo il novilunio, in data 15 ottobre del 537 a.C., sempre in giorno di sabato. Dopo la distruzione di Gerusalemme, Nabucodonosor nominò Ghedalia governatore degli Ebrei rimasti nel paese di Giuda. Ghedalia si stabilì a Mizpa dove anche Geremia prese a dimorare.

Ghedalia

In quanto alla gente lasciata nel paese di Giuda, che Nabucodonosor re di Babilonia aveva lasciato, egli nominò ora su di essi Ghedalia figlio di Aicam figlio di Safan. Quando tutti i capi delle forze militari, loro e i loro uomini, ebbero udito che il re di Babilonia aveva nominato Ghedalia, immediatamente vennero da Ghedalia a Mizpa, cioè Ismaele figlio di Netania e Ioanan figlio di Carea e Seraia figlio di Tanumet il netofatita e Iaazania figlio del maacatita, loro e i loro uomini. Quindi Ghedalia giurò a loro e ai loro uomini e disse loro: “Non abbiate timore di [essere] servitori dei caldei. Dimorate nel paese e servite il re di Babilonia, e vi andrà bene”.

E avvenne nel settimo mese che Ismaele figlio di Netania figlio di Elisama della progenie reale venne, e anche dieci uomini con lui, e abbattevano Ghedalia, così che morì, e anche i giudei e i caldei che si trovavano con lui a Mizpa. Dopo ciò tutto il popolo, dal piccolo al grande, e i capi delle forze militari si levarono ed entrarono in Egitto; poiché avevano timore a causa dei caldei. (2Re 25:22-25; 40:1 – 41:3)

Inoltre: “Mandavano a prendere Geremia dal Cortile della Guardia e lo davano a Ghedalia figlio di Aicam figlio di Safan, affinché lo conducesse a casa [sua], perché dimorasse in mezzo al popolo”. Ger 39:14

Dal libro di Geremia capitolo 40

In Geremia 40 leggiamo: La parola che fu rivolta a Geremia da parte di Geova dopo che Nebuzaradan capo della guardia del corpo l’ebbe mandato da Rama, quando lo prese mentre era legato con manette in mezzo a tutti gli esiliati di Gerusalemme e di Giuda, che erano portati in esilio a Babilonia. Quindi il capo della guardia del corpo prese Geremia e gli disse: “Lo stesso Geova tuo Dio pronunciò questa calamità contro questo luogo, perché Geova [la] facesse avvenire e operasse proprio come ha parlato, poiché avete peccato contro Geova e non avete ubbidito alla sua voce.

E questa cosa vi è accaduta. E ora, ecco, ti ho liberato oggi dalle manette che erano sulle tue mani. Se è bene ai tuoi occhi venire con me a Babilonia, vieni, e io terrò su di te il mio occhio. Ma se è male ai tuoi occhi venire con me a Babilonia, trattieniti. Vedi, l’intero paese sta davanti a te. Va dovunque sia bene e retto ai tuoi occhi andare”.

Ed egli non era ancora uno che sarebbe tornato (nel senso che non aveva ancora deciso il da farsi, nota mia), quando [Nebuzaradan disse]: “Torna da Ghedalia figlio di Aicam figlio di Safan, che il re di Babilonia ha costituito sulle città di Giuda, e dimora con lui in mezzo al popolo; o va dovunque sia retto ai tuoi occhi andare”.

E il capo della guardia del corpo gli diede quindi una razione di cibo e un regalo e lo lasciò andare.  Geremia andò pertanto da Ghedalia figlio di Aicam a Mizpa e prese a dimorare con lui in mezzo al popolo.

Il tempo della raccolta

“A suo tempo tutti i capi delle forze militari che erano nel campo, loro e i loro uomini, udirono che il re di Babilonia aveva costituito Ghedalia figlio di Aicam sul paese e che egli lo aveva costituito [su] uomini e donne e fanciulletti e alcuni della gente misera del paese, che non erano stati portati in esilio a Babilonia. Essi vennero dunque da Ghedalia a Mizpa, sì, Ismaele figlio di Netania e Ioanan e Gionatan, i figli di Carea, e Seraia figlio di Tanumet e i figli di Efai il netofatita e Iezania figlio del maacatita, loro e i loro uomini.”

“E Ghedalia figlio di Aicam figlio di Safan giurava a loro e ai loro uomini, dicendo: “Non abbiate timore di servire i caldei. Continuate a dimorare nel paese e servite il re di Babilonia, e vi andrà bene. In quanto a me, ecco, io dimoro a Mizpa, per stare davanti ai caldei che verranno da noi. E in quanto a voi stessi, raccogliete vino e frutti estivi e olio e mettete[li] nei vostri vasi e dimorate nelle vostre città che avete preso”.

“E tutti i giudei che erano in Moab e tra i figli di Ammon e in Edom e quelli che erano in tutti gli [altri] paesi, anch’essi udirono che il re di Babilonia aveva dato un rimanente a Giuda e che aveva costituito su di loro Ghedalia figlio di Aicam figlio di Safan. Tutti i giudei tornavano da tutti i luoghi, ed entravano nel paese di Giuda da Ghedalia, a Mizpa. Raccolsero vino e frutti estivi in grandissima quantità.

Ioanan

“In quanto a Ioanan figlio di Carea e a tutti i capi delle forze militari che erano nel campo, vennero da Ghedalia, a Mizpa. E gli dicevano: “Non sai che Baalis, re dei figli di Ammon, ha lui stesso mandato Ismaele figlio di Netania per colpire la tua anima?” Ma Ghedalia figlio di Aicam non credette loro.”

“E Ioanan figlio di Carea stesso disse a Ghedalia, in un nascondiglio a Mizpa: “Voglio andare, ora, e abbattere Ismaele figlio di Netania, poiché non [lo] saprà assolutamente nessuno. Perché deve egli colpire la tua anima, e perché devono tutti quelli di Giuda che vengono radunati presso di te essere dispersi e il rimanente di Giuda perire?”  Ma Ghedalia figlio di Aicam disse a Ioanan figlio di Carea: “Non fare questa cosa, poiché pronunci una falsità riguardo a Ismaele”.

“Avvenne dunque nel settimo mese che Ismaele figlio di Netania figlio di Elisama della progenie reale e [degli] uomini principali del re e dieci altri uomini con lui vennero da Ghedalia figlio di Aicam a Mizpa. E là mangiavano insieme pane a Mizpa. Quindi Ismaele figlio di Netania e i dieci uomini che erano con lui si levarono e abbatterono Ghedalia figlio di Aicam figlio di Safan con la spada. Egli mise così a morte colui che il re di Babilonia aveva costituito sul paese. E Ismaele abbatté tutti i giudei che erano con lui, cioè con Ghedalia, a Mizpa, e i caldei che vi si trovavano, cioè gli uomini di guerra.”

Tishri, un mese che va dal 15 settembre al 15 ottobre

Il completo esilio con la fuga in Egitto fu dunque deciso entro il 15 ottobre 587 a.C. Ciò si evince dalle seguenti informazioni: nel settimo mese Ismaele della famiglia reale, un principe di discendenza reale davidica e con ambizioni di governo, giunge a Mizpa. Giunge dal governatore insediato al potere da Nabucodonosor, cioè Ghedalia, uno che non era di stirpe reale e che egli considerava meno nobile e importante di lui. Tishri ovvero Ethanim, era il settimo mese, in cui l’estate volgeva al termine, e che correva da metà settembre a metà ottobre. Passa del tempo prima che Geremia decida cosa fare, se andare a Babilonia o restare.

Intanto Ghedalia incoraggia il popolo a portare a termine la raccolta di fine estate. “E in quanto a voi stessi, raccogliete vino e frutti estivi e olio e mettete[li] nei vostri vasi e dimorate nelle vostre città che avete preso.” Intanto alcuni giorni dopo Ghedalia viene ucciso. Tanti avvenimenti si susseguono. Quanto tempo richiese tutto ciò. Il popolo finì la raccolta. Infatti si legge che “tutti i giudei tornavano da tutti i luoghi nei quali erano stati dispersi, ed entravano nel paese di Giuda da Ghedalia, a Mizpa. Raccolsero vino e frutti estivi in grandissima quantità.

Geremia catturato

Proprio allora Ghedalia venne ucciso ed ebbe fine anche il soggiorno di Geremia e degli altri esiliati di tutto il rimanente di Giuda nella città di Gerusalemme. Per ottenere simile risultato mi pare evidente che un mese di tempo dovette essere assolutamente necessario. A quel punto si va a finire verso la fine del settimo mese, cioè non oltre la metà di ottobre. Alla fine Geremia viene catturato dagli scampati suoi connazionali e condotto con loro in Egitto.

“Ioanan figlio di Carea e tutti i capi delle forze militari presero dunque tutto il rimanente di Giuda che era tornato da tutte le nazioni. Lo presero per risiedere temporaneamente nel paese di Giuda, anche gli uomini robusti e le mogli e i fanciulletti e le figlie del re e ogni anima che Nebuzaradan capo della guardia del corpo aveva lasciato stare con Ghedalia figlio di Aicam figlio di Safan, e Geremia il profeta Baruc figlio di Neria”. (Ger 43:5-6)

Si trattava cioè di quello stesso rimanente che Geova per bocca di Geremia aveva paragonato a un cesto di fichi eccellenti in contrasto con i fichi immangiabili rappresentativi dei nobili, del re Sedechia e di un malvagio rimanente scampato alla distruzione di Gerusalemme. (Ger 24)

Valore profetico degli antichi avvenimenti

Cerchiamo di comprendere il significato profetico degli avvenimenti fin qui descritti. Prendiamo un uomo come Ghedalia, un israelita, figlio di Safan che era stato segretario reale presso Giosia. Il nome, Ghedalia, significa Iah è grande e il personaggio è uno di quelli a posto. Egli aveva un’idea in comune con Geremia, e cioè che bisognasse accettare la supremazia babilonese e sottomettersi a Nabucodonosor. Cercando di vedere in lui un personaggio allegorico, potremmo equiparare la sua morte violenta a quella dei due testimoni di Apocalisse. Infatti i due testimoni furono simbolicamente uccisi, cioè estromessi dalla loro congregazione, con uno specifico e particolare intervento del corpo direttivo dei Testimoni di Geova.

Da parte sua anche Geremia costituisce un modello profetico dell’attività dei due testimoni. Sono due fasi: 1) Periodo di detenzione presso il cortile della casa della guardia; 2) Periodo di forzato esilio in Egitto.

Durante tutto il periodo di detenzione di Geremia, egli continuava a ricevere un pane tondo dalla via dei fornai. (Ger 37:21) Ciò corrisponde alla situazione dei due testimoni. Vestiti di sacco continuano a diffondere informazioni relative alla terra piatta per un periodo di circa due anni prima di venire uccisi. Essi furono nutriti spiritualmente dal Cristo medesimo che li aiutava a capire ciò che era essenziale per i nostri tempi.

La chiusura del sabato

Dopo la morte di Ghedalia, Geremia fu soggetto ai soprusi di Ismaele e dei suoi consorziati e portato forzatamente in Egitto. Ciò corrisponde direttamente al periodo di chiusura sabatica, imposta dalla bestia politica che vuole marchiare tutto il mondo, e che sta per aprirsi nel prossimo ottobre 2021. A questo punto ricordiamoci che Geova protesse Geremia anche in circostanze estremamente difficili e che non permise che gli facessero danni irrevocabili. Fu nutrito con pane quando a Gerusalemme la gente moriva di fame.

Mettiamoci in testa alcuni versetti. Isaia scrive di colui che Geova approva: “Egli è colui che risiederà sulle altezze stesse. La sua sicura altezza saranno luoghi rupestri di difficile accesso. Il suo proprio pane gli sarà certamente dato, la sua provvista d’acqua sarà inesauribile.” (Isa 33:16) Anche: “Non si vergogneranno nel tempo della calamità e saranno saziati nei giorni della carestia.” (Salmo 37:19) E infine Salmo 33:18-19 “L’occhio di Geova è verso quelli che lo temono…per conservarli in vita nella carestia.” Continuiamo a mostrare apertamente la nostra fede nella Parola di Dio.


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