Rapidi messaggeri sono mandati sull’acqua su leggerissime navi di papiro ad “una nazione di alta statura che resiste a tensione e calpesta”. Ma indovinare chi sia il mandante, chi i messaggeri e chi siano quelli a cui si indirizza il messaggio non è per niente scontato. Il capitolo 18 di Isaia è uno tra i tanti passi biblici oscuri e presenta notevoli difficoltà di interpretazione.
Per arrivare a capire il contesto proviamo perciò a partire da un altro genere di interrogativo e cioè: qual è il contenuto del messaggio da trasmettere? Qui la risposta è facile. Geova spiega: “Poiché prima della raccolta, quando la fioritura giunge alla perfezione e il fiore diviene uva che matura, uno deve anche stroncare i tralci con le cesoie per potare e deve togliere i viticci, [li] deve recidere. Saranno lasciati tutti insieme per l’uccello da preda dei monti e per la bestia della terra. E l’uccello da preda certamente vi passerà sopra l’estate, e pure ogni bestia della terra vi passerà sopra il tempo della raccolta.” (Isa 18:5-6)
Vendemmiare la vite della terra
Questa dichiarazione è, ovviamente, per tutti gli abitanti della terra ed è in armonia con Rivelazione 14:18-20, che legge: “E un altro angelo ancora uscì dall’altare e aveva autorità sul fuoco. E chiamò ad alta voce colui che aveva la falce affilata, dicendo: “Metti dentro la tua falce affilata e vendemmia i grappoli della vite della terra, perché la sua uva è divenuta matura”. E l’angelo mise la sua falce nella terra e vendemmiò la vite della terra, e la scagliò nel grande strettoio dell’ira di Dio. E lo strettoio fu calcato fuori della città, e dallo strettoio uscì sangue fino ai freni dei cavalli, per una distanza di milleseicento stadi.”
Gesù stesso l’aveva dichiarato: “Io sono la vera vite, e il Padre mio è il coltivatore. Ogni tralcio che in me non porta frutto egli lo toglie, e ognuno che porta frutto lo purifica, perché porti più frutto. Voi siete già puri a motivo della parola che vi ho detto. Rimanete uniti a me, ed io unito a voi. Come il tralcio non può da se stesso portar frutto se non resta nella vite, così nemmeno voi lo potete, se non restate uniti a me. Io sono la vite, voi siete i tralci. Chi rimane unito a me, e io unito a lui, questi porta molto frutto; perché separati da me non potete fare nulla. Se uno non rimane unito a me, è gettato via come un tralcio e si secca; e si raccolgono questi tralci e si lanciano nel fuoco e sono bruciati”. (Gv 15:5-6)
Simbolismi ovunque ricorrenti
Nella Bibbia ci sono immagini ricorrenti. Si tratta di simbologie ampiamente utilizzate, come dei moduli che una volta decifrati permettono di afferrare al volo vari contesti. L’armonia insita nei sacri testi implica l’idea che certi concetti siano spesse volte ripetuti e ogni volta espressi sulla base di modelli fissi e reiterati, a partire dalla Genesi per finire all’Apocalisse. Nei Libri si rinvengono ovunque temi e motivi narrativi che si ripetono ovunque con gli stessi accorgimenti retorici. Si tratta di continue citazioni e rimandi da un libro all’altro, da un autore all’altro, come scatole cinesi ad incastro. Sono spesso drammi simbolici costruiti su personaggi e scene tipo, atti a esprimere e chiarire i significati più vari.
Potremmo citare un gran numero di simbolismi ricorrenti: la roccia, la spada, l’albero, l’ulivo, l’olio, la vite, il vino, il miele, il latte, l’arcobaleno, la colomba, la scala, l’agnello, l’orso, il lupo, il leone, il serpente, le bestie selvagge, la vergine, il parto, i vestiti bianchi, la porpora, la voragine e quant’altro. Dunque, cos’è un simbolismo? Sono immagini che consentono di trasferire istantaneamente concetti astratti alla mente del lettore. Si tratta di espressioni in grado di evocare in un baleno vasti campi semantici per lo più sotterranei o sottintesi.
Quando leggiamo la Bibbia ci troviamo di fronte a persone, oggetti, eventi che hanno significati multipli, stratificazioni archetipiche che si ramificano dall’avvenimento immediato fin verso i contesti profetici più remoti. Se siamo in grado di comprendere questi significati segreti riusciremo ad accedere a concetti più profondi, a rafforzare la nostra fede e a rendere più stretta la nostra relazione con Dio.
La simbologia delle locuste
Alcuni simboli biblici sono facilmente riconoscibili, ma a volte i riferimenti sono molto più sofisticati. Prendiamo la simbologia delle locuste. Una descrizione di questo flagello viene data nel libro di Apocalisse 9:7-11, come pure nel libro di Gioele 1:2-8 in cui se ne percepiscono sottili tracce e il modello. Il tema delle cavallette, delle locuste e dei vari insetti, zanzare o tafani, è un tema ricorrente nelle scritture, basti pensare alle piaghe d’Egitto. A volte troviamo però riferimenti più mascherati, che tutto subito sembrerebbero rimandare a qualcosa di diverso.
Per capirci, veniamo al testo di Isaia dove si legge: “Ah, il paese dei ronzanti insetti con le ali, che è nella regione dei fiumi d’Etiopia!” A prima vista potremmo non collegarci con delle locuste. Ma queste immagini, a ben riflettere, ci fanno catapultare in un clima da “ultimi giorni”. Una volta compresa l’associazione che nasce, a partire dall’Apocalisse, tra locuste e la presente pandemia da Coronavirus, riusciamo immediatamente a collocare nel tempo il contesto di Isaia 18. Il capitolo inizia con un’espressione di compatimento, come per dire: Ah, il povero paese invaso dai tanti ronzanti insetti! Isaia si sta forse riferendo a noi e alla situazione di pseudo-pandemia dei nostri giorni?

Segnali sui monti
Apparentemente il profeta sembrerebbe fare riferimento a una regione indeterminata d’Etiopia, il paese dei ronzanti insetti, ma anche questo fatto è semplicemente rappresentativo. Tant’è che al versetto 18:3 la considerazione si estende, come già sottolineato, a tutti quelli che risiedono nella terra: “Voi tutti abitanti del paese produttivo e voi residenti della terra, vedrete uno spettacolo, proprio come quando si alza un segnale sui monti, e udrete un suono, proprio come quando si suona un corno”. Queste immagini del segnale e del corno rimandano all’epoca dell’insediamento del regno di Dio e al successivo giorno di Geova, “un giorno di corno e di segnale d’allarme”. (Sof 1:14-16; Isa 11:10; Ger 4:19-22)
Dall’Etiopia Gli portano un dono
L’Etiopia, il paese in questione, è una regione popolata da dei dispersi, gente che porta un dono al vero Dio: “In quel tempo sarà portato a Geova degli eserciti un dono, [da] un popolo di alta statura e rasato, sì, da un popolo tremendo dappertutto, una nazione che resiste a tensione e calpesta, la cui terra i fiumi hanno portato via, al luogo del nome di Geova degli eserciti, il monte Sion”. (Isa 18:7) A consultare Sofonia potremmo trovare chiarimenti.
Vi si legge: “‘Perciò attendetemi’, è l’espressione di Geova, ‘fino al giorno che mi leverò per [il] bottino, poiché la mia decisione giudiziaria è di raccogliere le nazioni, di radunarmi i regni, per versare su di loro la mia denuncia, tutta la mia ira ardente; poiché dal fuoco del mio zelo sarà divorata tutta la terra. Dalla regione dei fiumi d’Etiopia quelli che mi supplicano, [cioè] la figlia dei miei dispersi, mi porteranno un dono.” (Sof 3:9-10)
Questo passo aiuta a capire chi sono gli offerenti il dono e il tempo in cui viene portata l’offerta. Sofonia colloca la situazione in un contesto di ultimi giorni, al tempo del radunamento degli eletti, quando Geova si leverà per il bottino. La figlia dei suoi dispersi corrisponde al rimanente dell’Israele spirituale. Infatti Sofonia aggiunge: “E certamente lascerò rimanere in mezzo a te un popolo umile e misero, e in effetti si rifugeranno nel nome di Geova.
Riguardo ai rimanenti d’Israele, non faranno ingiustizia, né pronunceranno menzogna, né si troverà nella loro bocca una lingua ingannevole; poiché essi stessi pasceranno e in effetti si sdraieranno, e non ci sarà nessuno che [li] faccia tremare”. (Sof 3:12-13) Queste parole sono estremamente incoraggianti perché, in un periodo di strettezze e di angoscia, Geova promette a un rimanente di gente onesta una situazione di tranquillità e sicurezza.
Isaia 18
Colleghiamoci dunque con Isaia 18 che leggeremo integralmente: “Ah, il paese dei ronzanti insetti con le ali, che è nella regione dei fiumi d’Etiopia!” È quello che manda inviati per mezzo del mare, e per mezzo di navi di papiro sulla superficie delle acque, [dicendo:] “Andate, veloci messaggeri, a una nazione di alta statura e rasata, a un popolo tremendo dappertutto, a una nazione che resiste a tensione e calpesta, la cui terra i fiumi hanno portato via”.
Voi tutti abitanti del paese produttivo e voi residenti della terra, vedrete uno spettacolo proprio come quando si alza un segnale sui monti, e udrete un suono proprio come quando si suona un corno. Poiché Geova mi ha detto questo: “Rimarrò certamente indisturbato e guarderò il mio stabilito luogo, come l’abbagliante calore insieme alla luce, come la nube di rugiada nel calore della raccolta. Poiché prima della raccolta, quando la fioritura giunge alla perfezione e il fiore diviene uva che matura, uno deve anche stroncare i tralci con le cesoie per potare e deve togliere i viticci, [li] deve recidere. Saranno lasciati tutti insieme per l’uccello da preda dei monti e per la bestia della terra.
E l’uccello da preda certamente vi passerà sopra l’estate, e pure ogni bestia della terra vi passerà sopra il tempo della raccolta. “In quel tempo sarà portato a Geova degli eserciti un dono, [da] un popolo di alta statura e rasato, sì, da un popolo tremendo dappertutto, una nazione che resiste a tensione e calpesta, la cui terra i fiumi hanno portato via, al luogo del nome di Geova degli eserciti, il monte Sion”.
Un duro padrone
Chi è questo popolo supplichevole, bello, di alta statura, che “resiste a tensione e calpesta”? Non siamo forse noi che abbiamo la forza di resistere alla dittatura sanitaria imperante, calpestare per così dire i tirapiedi della bestia politica e onorare il nostro Dio? Non siamo forse noi che siamo usciti dall’idolatria di Egitto-Babilonia, la “terra che i fiumi hanno portato via”? Non è la nostra una terra soggetta alla dittatura di “un duro padrone” che minaccia di morte i non vaccinati? (Isa 19:4) Dunque chi è il paese che manda messaggeri se non “la figlia dei miei dispersi”, il rimanente spirituale d’Israele? E a chi è indirizzato il messaggio? A tutti quelli che li vorranno ascoltare.(Mt 24:45-46)
Un fiume che porta via
Le terre del Nilo erano soggette a continue esondazioni che trascinavano con sé ingenti quantitativi di terra. Ciò costringeva i proprietari a continue nuove verifiche sui confini degli appezzamenti. Tuttavia Isaia stesso fornisce ulteriori spiegazioni dicendo: “Per la ragione che questo popolo ha rigettato le acque di Siloe che scorrono dolcemente, e c’è esultanza per Rezin e per il figlio di Remalia; anche per questo, ecco, Geova fa salire contro di loro le potenti e molte acque del Fiume, il re d’Assiria e tutta la sua gloria. Ed egli certamente salirà su tutti i suoi letti e strariperà da tutte le sue sponde e avanzerà attraverso Giuda. Realmente inonderà e passerà sopra. Giungerà fino al collo. E deve accadere che l’apertura delle sue ali riempirà la larghezza del tuo paese, o Emmanuele!” (Isa 8:6-8) Emmanuele stesso è la rappresentazione di un rimanente.
Un popolo di alta statura
Consideriamo questo paese, quello dei ronzanti insetti con le ali, un paese “che manda inviati per mezzo del mare, e per mezzo di navi di papiro sulla superficie delle acque, [dicendo:] “Andate, veloci messaggeri, a una nazione di alta statura e rasata, a un popolo tremendo dappertutto, a una nazione che resiste a tensione e calpesta, la cui terra i fiumi hanno portato via”.
C’è un paese che manda messaggi alla sua gente su veloci navi di papiro per radunare un popolo speciale, il popolo degli eletti. La situazione è la stessa descritta da Gesù in Matteo 24:45-46 in cui emerge uno schiavo incaricato di dare cibo spirituale a dei domestici. C’è una classe di persone spirituali che si fanno carico del nutrimento degli altri domestici. Si tratta di un gruppo di persone in cui ciascuno si responsabilizza nel soddisfare il proprio bisogno di cibo spirituale e di trasmettere le stesse informazioni anche agli altri domestici della casa.
Lo schiavo fedele e discreto
Il libro Perspicacia nello studio delle scritture, Vol 2, pag 901 scriveva: “L’apostolo Pietro spiega che l’amministrazione delle verità divine era stata in effetti affidata a tutti gli “eletti”, tutti coloro che erano stati unti con lo spirito, i quali facevano parte della congregazione cristiana. (1Pt 1:1, 2; 4:10, 11) Quindi l’intera congregazione cristiana unta doveva prestare servizio come un’amministrazione unita, dispensando quelle verità. Al tempo stesso i singoli individui che componevano quel corpo composito, cioè i “domestici” che facevano parte della “casa” di Dio (Mt 24:45; Eb 3:6; Ef 2:19), avrebbero pure ricevuto il “cibo” distribuito. (Eb 5:11-14; cfr. 1Co 12:12, 19-27). Per la fedeltà dimostrata fino al promesso ‘arrivo’ del signore, lo “schiavo” avrebbe ricevuto maggiori responsabilità. — Mt 24:46, 47; Lu 12:43, 44.”
Ho voluto trascrivere questo paragrafo dal libro Perspicacia per sottolineare il fatto che nella congregazione cristiana tutti gli eletti avevano lo stesso incarico, quello di cibarsi spiritualmente e di condividere con i fratelli lo stesso pane. Pietro 4:10 lo dice chiaramente. Rivolgendosi ai dispersi ed eletti nel Ponto, nella Galazia, nella Cappadocia, nell’Asia e nella Bitinia, li incoraggia a servire tutti quanti come eccellenti economi dell’immeritata benignità di Dio. Si trattava di gente che si nutriva del pane spirituale e lo condivideva con tutti. Nessuno rivestiva un ruolo che prevaricasse sugli altri.
Pensiamo concretamente ai nostri giorni: i messaggi viaggiano velocissimi online, navigando sul mare di internet fino a raggiungere le più distanti parti della terra. I due testimoni di Apocalisse si sono da subito impegnati per far giungere il messaggio di Geova ovunque ci fosse una persona recettiva e dal cuore sensibile. Geova solo può però attirare a sé tutti quelli che egli ritiene idonei alla salvezza. Isa 45:14 precisa: “Questo è ciò che Geova dice: “I guadagni dell’Egitto, le mercanzie dell’Etiopia e i sabei, uomini di alta statura, passeranno a te e diverranno tuoi. Ti seguiranno in catene. Verranno e si inchineranno davanti a te. Ti diranno supplichevoli: ‘Di sicuro Dio è con te, e non c’è nessun altro; non c’è altro Dio’”. Dall’Etiopia gli portano un dono.”
L’Etiopia nelle Scritture
Etiopia era chiamata dagli antichi greci la regione dell’Africa a sud dell’Egitto. Corrispondeva grossomodo all’ebraico “Cus”, paese che abbracciava per lo più l’attuale Sudan e la parte settentrionale dell’odierna Etiopia. Nelle iscrizioni egizie questa regione era nota col nome di Keesh. Per rendere l’ebraico “Cus” i traduttori della Settanta usarono quasi sempre il termine greco “Etiopia”. L’Etiopia era uno dei paesi in cui erano stati dispersi gli ebrei esiliati dopo la conquista di Giuda da parte dei babilonesi.
Un segnale per le nazioni
Isaia infatti scrive che Dio avrebbe riscattato il suo popolo anche di lì: “Quel giorno Geova stenderà di nuovo la mano, una seconda volta, per recuperare quello che resta del suo popolo dall’Assiria, dall’Egitto, da Pàtros, da Cus, da Èlam, da Sìnar, da Àmat e dalle isole del mare. Alzerà un segnale per le nazioni e raccoglierà gli esuli d’Israele, e radunerà i dispersi di Giuda dai quattro angoli della terra.” (Isa 11:11-12)
Perciò anche l’Etiopia avrebbe adorato Dio, un popolo umile e misero, ma spiritualmente di alta statura. Salmo 68:31 profetizzava che Cus si sarebbe affrettato a offrire doni a Dio. Nel Salmo 87 Dio dichiarava: “Menzionerò Ràab e Babilonia fra quelli che mi conoscono; ecco la Filistèa e Tiro, insieme a Cus. Si dirà: “Questo è uno che è nato là”. E riguardo a Sìon si dirà: “Questo e quello sono nati in essa”. E l’Altissimo la stabilirà saldamente. Quando registrerà i popoli, Geova dichiarerà: “Questo è uno che è nato là.” Tutti questi sarebbero stati nel numero degli eletti, partecipi perfino della vita della Gerusalemme di sopra.
Portare un dono a Dio è un’immagine simbolica, archetipica, dal significato profondo: vuol dire dedicare a lui la nostra vita, le nostre attività e le nostre risorse. La legge mosaica prevedeva offerte regolari da presentare al tempio nelle varie occasioni.
Isaia 19
Leggiamo adesso Isaia capitolo 19. “La dichiarazione solenne contro l’Egitto: Ecco, Geova cavalca una nube veloce ed entra in Egitto. E gli dèi senza valore d’Egitto certamente tremeranno a causa di lui, e il medesimo cuore d’Egitto si struggerà in mezzo a esso.
“E certamente inciterò egiziani contro egiziani, e certamente guerreggeranno ciascuno contro il proprio fratello, e ciascuno contro il suo compagno, città contro città, regno contro regno. E lo spirito d’Egitto deve divenire perplesso in mezzo a esso, e io confonderò il suo proprio consiglio. E di sicuro ricorreranno agli dèi senza valore e agli incantatori e ai medium spiritici e a quelli che per mestiere predicono gli avvenimenti. E certamente consegnerò l’Egitto in mano a un duro padrone, e forte sarà il re che dominerà su di loro”, è l’espressione del [vero] Signore, Geova degli eserciti.
E l’acqua certamente si prosciugherà dal mare, e il fiume stesso si seccherà e in effetti rimarrà asciutto. E i fiumi devono puzzare; i canali del Nilo d’Egitto si devono abbassare e prosciugare. La canna e il giunco stessi devono appassire. 7 I luoghi spogli presso il fiume Nilo, alla bocca del fiume Nilo, e ogni terreno seminato del fiume Nilo si seccheranno. Certamente sarà portato via, e non sarà più. E i pescatori dovranno fare cordoglio, e tutti quelli che gettano ami nel fiume Nilo dovranno esprimere tristezza, e anche quelli che stendono le reti da pesca sulla superficie dell’acqua realmente verranno meno. E i lavoratori del lino cardato devono provare vergogna; anche quelli che lavorano al telaio a tessuti bianchi. E i suoi tessitori devono essere fiaccati, tutti i lavoratori salariati dall’anima addolorata.
I principi di Zoan sono davvero stolti. Riguardo ai saggi dei consiglieri di Faraone, il [loro] consiglio è qualcosa d’irragionevole. Come direte a Faraone: “Sono figlio di saggi, figlio di re del tempo antico”? Dove sono, quindi, essi — i tuoi saggi — perché ora ti dichiarino e perché conoscano ciò che Geova degli eserciti ha consigliato riguardo all’Egitto? I principi di Zoan hanno agito in maniera stolta, i principi di Nof sono stati ingannati, gli uomini principali delle sue tribù hanno fatto errare l’Egitto. Geova stesso ha mescolato in mezzo a lei lo spirito di sconcerto; e hanno fatto errare l’Egitto in tutta la sua opera; proprio come si fa errare un ubriaco nel suo vomito. E l’Egitto non avrà opera che la testa o la coda, il germoglio o il giunco, possa fare. [Cfr Isa 9:15]
In quel giorno l’Egitto diverrà come le donne, e certamente tremerà e avrà terrore a causa dell’agitarsi della mano di Geova degli eserciti che egli agita contro di esso. E il suolo di Giuda deve divenire per l’Egitto causa di barcollamento. Ognuno cui se ne faccia menzione è nel terrore a causa del consiglio di Geova degli eserciti che egli consiglia contro di lui.
In quel giorno ci saranno cinque città nel paese d’Egitto che parleranno la lingua di Canaan e giureranno a Geova degli eserciti. Una [città] si chiamerà “Città della demolizione”.
In quel giorno ci sarà un altare a Geova in mezzo al paese d’Egitto, e una colonna a Geova al lato della sua linea di confine. E dev’essere un segno e una testimonianza a Geova degli eserciti nel paese d’Egitto; poiché grideranno a Geova a causa dei loro oppressori, ed egli manderà loro un salvatore, sì, un grande, che realmente li libererà. E Geova certamente sarà noto agli egiziani; e gli egiziani dovranno conoscere Geova in quel giorno, e dovranno rendere sacrificio e dono e dovranno fare un voto a Geova e pagarlo. E Geova certamente inferirà un colpo all’Egitto. Ci sarà l’inferir di un colpo e una guarigione; e dovranno tornare a Geova, ed egli dovrà lasciarsi supplicare da loro e li dovrà sanare.
In quel giorno ci sarà una strada maestra dall’Egitto all’Assiria, e l’Assiria verrà effettivamente in Egitto, e l’Egitto in Assiria; e certamente renderanno servizio, l’Egitto con l’Assiria. In quel giorno Israele sarà il terzo con l’Egitto e con l’Assiria, cioè una benedizione in mezzo alla terra, perché Geova degli eserciti l’avrà benedetto, dicendo: “Benedetto sia il mio popolo, l’Egitto, e l’opera delle mie mani, l’Assiria, e la mia eredità, Israele”.
In quel giorno: quando?
“In quel giorno”, questa espressione ricorre per ben sei volte nel giro di pochi versetti e rimanda:
1) al tempo in cui giunge sull’Egitto l’invasione dall’Assiria
2) idealmente anche al termine del sistema di cose giudaico nel 70 d.C.
3) pure al termine del sistema di cose mondiale, i nostri giorni, il tempo dell’Apocalisse.
Perciò chiediamoci: cosa doveva accadere in quel giorno? Sarebbe stato un giorno di terrore, di travaglio, un giorno in cui sarebbe venuto alla luce uno sparuto rimanente disposto a giurare per Geova e parlare la lingua di Canaan, l’ebraico. Israele sarebbe divenuto il terzo con l’Egitto e l’Assiria, cioè anche tra le nazioni gentili sarebbero emersi uomini ben disposti verso Dio. In quel giorno ci sarebbe stata una strada maestra dall’Egitto all’Assiria e viceversa e un fondersi unitamente nell’adorazione del vero Dio. Questo è esattamente quanto sta avvenendo oggi, quando persone di varia provenienza culturale e religiosa si stanno unendo ai due testimoni nello studio della Parola.
In quel giorno ci saranno cinque città nel paese d’Egitto che parleranno la lingua di Canaan. Perché cinque? A cercare nella Bibbia questo numero veniamo a sapere che nella parabola di Matteo 25 cinque delle dieci vergini erano stolte e cinque erano discrete. Similmente anche in Luca 16:28 si menzionano i cinque fratelli del ricco epulone. Cinque rappresenta rispetto al dieci una metà, di saggezza oppure di stoltezza. Anche nel resoconto del miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci c’erano sempre cinque pani e due pesci, prefigurazione dei due testimoni di Apocalisse e di una classe di persone approvate, in grado di produrre nutrimento per una grande folla. (Lu 9:10-17)
Anche le mine e i talenti che un signore affidava ai suoi servitori potevano essere in numero di dieci, di cinque, o di due. (Mt 25:14-30) In Egitto, dunque, al tempo della fine, ci sarebbero state cinque città, ovvero un popolo che si sarebbe impegnato con un giuramento a servire Geova. Siamo nel mondo dei simboli. Una città si sarebbe chiamata “città della demolizione”, che, considerando un gioco di parole presente nel testo, si potrebbe parafrasare, come fece il Targum, “Città della Casa del Sole, che deve essere distrutta”. Gli abitanti di quella città dovevano essere quelli che avrebbero combattuto contro l’idolatria solare ovunque imperante.
La città del sole
Questo versetto è particolarmente interessante perché fa riferimento alla demolizione della Città del Sole, o secondo la traduzione della Vulgata, della “civitas solis”. In Egitto tale città era conosciuta come Eliopoli. Il senso della Scrittura era che gli idoli solari d’Egitto, e in primis l’eliocentrismo moderno, sarebbero stati demoliti e in cinque città (in corrispondenza con le cinque vergini sagge) si sarebbe adorato Dio in modo puro. Solo il recupero dell’insegnamento biblico relativo alla terra piatta ha potuto avverare una simile richiesta profetica.
Per il resto il capitolo 19 di Isaia esprime temi profetici relativi alla caduta del sistema religioso egizio-babilonico con il prosciugamento di fiumi di grande portata come il Nilo o l’Eufrate e la morte di tutto il pesce (i credenti) e la delusione dei pescatori (il clero). Emerge tutto il disastro spirituale che ora incombe sui nostri contemporanei e che si evidenzia nell’immagine dei terreni seminati che si seccano, dei pescatori rimasti senza pesce, dei lavoratori al telaio che si vergognano di non poter più garantire la solita produzione di lino bianco. Rivelazione 19:8 spiega che “Il lino fine rappresenta gli atti giusti dei santi.”

Fratello contro fratello
Ci sarebbe stata una situazione di totale contrapposizione nel popolo, egiziano contro egiziano e fratello contro fratello, compagno contro compagno, città contro città, regno contro regno. Sarebbe stato un muro contro muro, l’apertura di una voragine invalicabile. Viviamo in un mondo barricato, dove la regola è il distanziamento sociale, in un paese diviso a zone di colori diversi in cui per poter entrare ed uscire da un comune, una regione, una nazione o un continente devi presentare un passaporto sanitario e rispettare regole stringenti.
Siamo al punto in cui prima di muoverti per una vacanza ci pensi bene perché non sei sicuro di poter rientrare a casa. Siamo alla caccia all’uomo, in un paese in cui si minacciano i non vaccinati di fare la fine dei sorci. Inutile dire che le Scritture si stanno letteralmente adempiendo. I figli costringono i vecchi a vaccinarsi minacciando di non poterli più visitare se non si saranno fatti debitamente inoculare. Questo è accaduto a diverse mie amiche ed amici.
La cultura del mondo contemporaneo registra livelli di stupidità mai prima raggiunti. La scienza è ridotta a menzogna, l’istruzione scolastica trasformata in propaganda, la magistratura è divenuta un organismo corrotto e la politica un teatrino di marionette. Ecco come rintronano agli orecchi le parole del profeta Isaia: chi oggi potrebbe ancora dire a Faraone: “Sono figlio di saggi, figlio di re del tempo antico”?
Questo è quanto mi preme oggi di sottolineare in chiusura: l’estrema precisione delle profezie nel presentare, attraverso simbologie appropriate, la situazione in cui versa il mondo contemporaneo.
LE NOSTRE ADUNANZE
Dopo averli affrontati, sentiti libero di approfondire questi argomenti nelle sezioni del nostro Blog, o di cominciare anche tu a partecipare alle nostre Adunanze.
A partire da Ottobre 2020 come gruppo ci riuniamo su Zoom due volte a settimana per discutere della Bibbia e delle profezie. Siamo sempre più numerosi. Se volessi partecipare scrivimi una mail a earthmeasured@gmail.com
Se ti interessano gli argomenti della terra piatta e della Bibbia seguici su telegram.

Seguici per ricevere le notifiche dei nuovi video che pubblichiamo settimanalmente!
