La festa dei pani azzimi o non fermentati si celebrava in Israele e in particolare a Gerusalemme tra il 15 e il 21 Nisan di ogni anno. Le azzime erano impastate usando solo acqua senza l’aggiunta di lievito. Il giorno precedente, il 14, detto appunto giorno di Preparazione, era il giorno adatto per preparare l’agnello pasquale e togliere dalla casa tutto il lievito e l’eventuale pane lievitato. In Luca 22:1 si legge che la festa dei Pani non fermentati era detta per estensione anche Pasqua. Quel primo giorno, giorno di Pasqua o della Preparazione, Gesù inviò Pietro e Giovanni a preparare. Il versetto 14 conclude: “Infine, quando fu venuta l’ora, egli giacque a tavola, e gli apostoli con lui.”
Quindi, la sera del 14 Nisan, quella volta un martedì, Gesù si era riunito con i dodici per celebrare con loro la Pasqua ebraica e istituire una nuova celebrazione, in commemorazione della sua morte. Dopo aver mangiato l’agnello con un contorno di erbe amare egli prese un pane, lo spezzò e ne diede ai suoi apostoli dicendo che quel pane rappresentava il suo corpo che egli stava per sacrificare in loro favore. Ora quel pane era un pane azzimo, cioè non lievitato. Il simbolo doveva trasmettere l’idea di un corpo immacolato che non si era mai contaminato con il peccato.
Il lievito dei farisei e dei sadducei
Gesù Cristo stesso spiegò il significato simbolico del fermento o lievito quando consigliò ai discepoli: “Tenete gli occhi aperti e guardatevi dal lievito dei farisei e dei sadducei”. Poiché i discepoli ragionavano erroneamente fra loro sul significato di queste parole, egli disse esplicitamente: “‘Come mai non discernete che non vi ho parlato di pani? Ma guardatevi dal lievito dei farisei e dei sadducei’. Allora compresero che non diceva di guardarsi dal lievito dei pani, ma dall’insegnamento dei farisei e dei sadducei”. (Mt 16:6,11,12) Anche Luca12:1 riferisce che in un’altra occasione Gesù disse: “Guardatevi dal lievito dei farisei, che è ipocrisia”.
L’apostolo Paolo attribuisce un significato simile al lievito in relazione alla festa dei pani non fermentati quando descrive la condotta che i cristiani dovrebbero tenere. Ai suoi fratelli cristiani Paolo diede questo consiglio: “Non sapete che un po’ di lievito fa fermentare l’intera massa? Eliminate il vecchio lievito, affinché siate una nuova massa, secondo che siete liberi da fermento. Poiché, in realtà, Cristo, la nostra pasqua, è stato sacrificato. Quindi osserviamo la festa non con vecchio lievito, né con lievito di malizia e malvagità, ma con pani non fermentati di sincerità e verità”. 1Cor 5:6-8
Sette giorni di grande festa
Il numero sette nelle Scritture è onnipresente. Anche la festa dei pani non fermentati durava sette giorni e veniva celebrata subito dopo la ricorrenza pasquale. Secondo la profezia delle settanta settimane di Daniele capitolo 9 Gesù morì a metà settimana. Egli morì nel giorno di Preparazione, non di venerdì come generalmente si pensa, ma un mercoledì quando le famiglie si preparavano per un Grande sabato, il primo giorno di quella festa di sette giorni, detta anche degli azzimi. In Esodo 12:15-20 si legge:
“Per sette giorni dovete mangiare pani non fermentati. Sì, il primo giorno dovete togliere la pasta acida dalle vostre case, poiché chiunque mangi ciò che è lievitato, dal primo al settimo giorno, quell’anima dev’essere stroncata da Israele. E il primo giorno ci dev’essere per voi un santo congresso, e il settimo giorno un santo congresso. In essi non si deve fare nessun lavoro. Solo ciò che ogni anima ha bisogno di mangiare, solo questo si potrà fare per voi.
“‘E dovete osservare la festa dei pani non fermentati, perché in questo stesso giorno io devo far uscire i vostri eserciti dal paese d’Egitto. E dovete osservare questo giorno per tutte le vostre generazioni come uno statuto a tempo indefinito. Il primo mese, il quattordicesimo giorno del mese, la sera dovete mangiare pani non fermentati fino alla sera del ventunesimo giorno del mese. Per sette giorni non si deve trovare pasta acida nelle vostre case, poiché chiunque assaggi ciò che è lievitato, sia egli residente forestiero o nativo del paese, quell’anima dovrà essere stroncata dall’assemblea d’Israele. Non dovete mangiare nulla di lievitato. In tutte le vostre dimore dovete mangiare pani non fermentati’”.

Liberati dalla schiavitù d’Egitto
Il pane non fermentato rammentava agli ebrei l’afflizione e la schiavitù da cui erano stati liberati da Dio che li aveva tolti dalla fornace d’Egitto. Inoltre questa celebrazione presentava notevoli significati simbolici e importanti collegamenti con il ministero pubblico di Gesù, con la sua morte e la sua risurrezione, ma anche con i tre anni e mezzo successivi in cui gli apostoli e i discepoli predicarono in esclusiva solo agli ebrei. I 144.000 che sarebbero diventati coeredi del Cristo e avrebbero regnato con lui dovevano essere scelti in mezzo alle nutrite folle a cui Gesù stesso aveva dato testimonianza nel limite dei tre anni e mezzo successivi al suo battesimo. Molte di queste persone gradualmente arrivarono a capire l’insegnamento del loro Maestro, il significato del suo sacrificio di riscatto e divennero a tutti gli effetti discepoli del Cristo che li aveva chiamati secondo il suo proposito, sulla base di un progetto ben pianificato. Essi vennero a costituire quel gruppo di unti e suggellati di Rivelazione 7:4-8
A questo proposito Romani legge: Sappiamo che Dio fa sì che tutte le sue opere concorrano al bene di quelli che lo amano, quelli che sono chiamati secondo il suo proposito, perché quelli che aveva in mente dal principio li ha anche preordinati a essere conformi all’immagine di suo Figlio, affinché lui sia il primogenito tra molti fratelli. Inoltre quelli che ha preordinato li ha anche chiamati, e quelli che ha chiamato li ha anche dichiarati giusti; infine quelli che ha dichiarato giusti li ha anche glorificati. Cosa diremo dunque di queste cose? Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? Colui che non ha risparmiato nemmeno il proprio Figlio, ma lo ha consegnato per tutti noi, non ci donerà generosamente insieme a lui ogni altra cosa? Chi accuserà gli eletti di Dio? È Dio che li dichiara giusti. Chi li condannerà? Cristo Gesù è colui che è morto, anzi di più, è colui che è stato risuscitato, è alla destra di Dio e inoltre intercede per noi. Chi ci separerà dall’amore del Cristo? (Ro 8:28-35)
La festa dei pani non fermentati e Daniele
In una profezia messianica di vasta portata e assai illuminante riguardo ai tempi del sacrificio espiatorio del Cristo, Daniele scrive: Ed egli deve tenere in vigore [il] patto per i molti per una settimana; e alla metà della settimana farà cessare sacrificio e offerta di dono. (Dan 9:27)
Queste parole ci fanno comprendere la scansione dei tempi relativi al ministero del Cristo, che si sarebbe protratto per tre anni e mezzo, fino alla sua morte, e alla successiva predicazione agli ebrei dopo la sua morte per altri tre anni e mezzo, per un totale di sette anni. Infatti Gesù morì tre anni e mezzo dopo il suo battesimo. Come scrive Luca 3:23: “Quando iniziò la sua opera, Gesù aveva circa 30 anni”. Quando morì ne aveva 33 e mezzo.
I sette tempi dei due Testimoni
Alla settimana del Cristo doveva corrispondere la settimana dei due Testimoni dell’Apocalisse. La simbolica morte dei due profeti era stata predetta per mano della bestia selvaggia. “Quando avranno finito la loro testimonianza, la bestia feroce che sale dall’abisso farà guerra contro di loro, li vincerà e li ucciderà.” Ri 11:7
Dunque la festa dei pani non fermentati era anche una prefigurazione dei sette ultimi anni di questo sistema di cose al tempo del radunamento finale del rimanente.
Valore profetico della festa
In Levitico 23:6-12 si legge: “‘Il 15o giorno di questo mese si terrà la Festa dei Pani Azzimi in onore di Geova. Per sette giorni dovrete mangiare pane senza lievito. Il primo giorno terrete un santo congresso. Non dovrete svolgere nessun lavoro pesante. Per sette giorni dovrete presentare a Geova un’offerta fatta mediante il fuoco. Il settimo giorno ci sarà un santo congresso. Non dovrete svolgere nessun lavoro pesante’”.
Geova disse ancora a Mosè: “Parla agli israeliti e di’ loro: ‘Quando infine sarete entrati nel paese che sto per darvi e ne avrete mietuto la messe, dovrete portare al sacerdote un covone di primizie della vostra messe. E il sacerdote agiterà il covone avanti e indietro davanti a Geova perché siate approvati. Dovrà agitarlo il giorno dopo il Sabato. Il giorno in cui farete agitare il covone dovrete offrire a Geova in olocausto un agnello sano nel suo primo anno di vita.”
Una festa mobile
Dato che la Pasqua era una festa mobile, legata a una fase di luna piena, la sua ricorrenza poteva capitare in un qualsiasi giorno della settimana, come si evince dalla tabella esposta di seguito. Durante la settimana degli azzimi, detta anche Pasqua per estensione, a seconda del giorno della settimana in cui si presentava il 14 Nisan o la Pasqua per eccellenza, ricorrevano sempre due o tre giorni di osservanza sabatica. Infatti il primo e l’ultimo giorno della festa erano considerati dei Grandi Sabati indipendentemente dai giorni settimanali in cui cadevano. In mezzo di solito cadeva un normale sabato settimanale. Nella tabella, in grassetto sottolineato è la settimana in cui avvenne il sacrificio del Cristo. Egli morì il 14 Nisan di mercoledì e risorse nella notte tra il 17 e il 18 Nisan quando ormai finiva il sabato e albeggiava la domenica.
14 Nisan | 15 Nisan | 16 Nisan | 17 Nisan | 18 Nisan | 19 Nisan | 20 Nisan | 21 Nisan |
sabato | sabato | sabato | |||||
domenica | sabato | sabato | sabato | ||||
lunedì | sabato | sabato | sabato | ||||
martedì | sabato | sabato | sabato | ||||
mercoledì | sabato | sabato | sabato | ||||
giovedì | sabato | sabato | sabato | ||||
venerdì | sabato | sabato |
Un covone agitato il giorno dopo il Sabato
Passato il penultimo giorno di sabato durante la settimana della festa dei pani non fermentati, il sommo sacerdote agitava le primizie della mietitura dell’orzo, il primo raccolto dell’anno, cioè quella che si poteva definire la prima delle primizie della terra. (Le 23:10, 11) Significativo è il fatto che Gesù Cristo fu risuscitato proprio quel giorno, tra il 17 e il 18 nisan del 33 E.V., passato il Sabato. Del covone della primizia infatti Levitico 23:12 legge: Dovrà agitarlo il giorno dopo il Sabato.
Paragonando Cristo ad altri risuscitati, l’apostolo dice: “Comunque, Cristo è stato ora destato dai morti, primizia di quelli che si sono addormentati nella morte. Ma ciascuno nel proprio ordine: Cristo la primizia, poi quelli che appartengono al Cristo durante la sua presenza”. Cristo è anche chiamato in Romani “il primogenito tra molti fratelli”. (1Co 15:20-23; Ro 8:29)
Verificare in quale giorno della settimana avvenne l’offerta dei covoni durante la festa dei pani Azzimi nell’anno in cui fu ucciso Gesù, risulta veramente essenziale. È dimostrato che Gesù morì di mercoledì, e rimase esattamente tre giorni e tre notti nella tomba come egli stesso aveva predetto e fu risuscitato subito dopo il sabato.

Risuscitato dopo il Sabato
Per confermare il fatto che Gesù risuscitando adempisse letteralmente la profezia implicita nella festa dei pani non fermentati, nel momento in cui il sommo sacerdote agitava le primizie della terra, consulteremo Matteo 28:1 che mostra, senza ombra di dubbio, in quale giorno della settimana avvenne la risurrezione, cioè alla fine del sabato, nella notte verso la domenica.
“Dopo il Sabato, all’alba del primo giorno della settimana, Maria Maddalena e l’altra Maria andarono a vedere la tomba. Ed ecco, c’era stato un grande terremoto, perché l’angelo di Geova era sceso dal cielo, si era avvicinato, aveva rotolato via la pietra e vi si era messo a sedere sopra. Il suo aspetto era come il lampo e la sua veste era bianca come la neve. Vedendolo, quelli che erano di guardia avevano iniziato a tremare per la paura ed erano diventati come morti. Ma l’angelo disse alle donne: “Non abbiate paura, perché so che cercate Gesù, che è stato messo al palo. Non è qui, perché è stato risuscitato, proprio come aveva detto.” (Mat 28:1-6)
Gesù è dunque la primizia di una serie di offerte agitate davanti a Dio. Egli fu il primo di una sequenza. La raccolta dei covoni continua fino a che questo periodo di sette tempi sia completato e tutto il rimanente sia stato suggellato. (Ri 7:3)
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