L’imbarazzo di essere un profeta

Essere profeta non è cosa semplice. Durante il calpestamento di Gerusalemme descritto in Luca 21:24, il periodo che Gesù definì anche come “i fissati tempi delle nazioni”, o tempi dei gentili, i profeti si sarebbero trovati a vivere in una condizione di grande imbarazzo. La colpa dei profeti è quella di opporsi al potere idolatrico, fonte di oppressione per tutti i popoli. Oggi noi, quanti siamo viventi, viviamo alla fine di quei tempi.

In questi anni la posizione di un profeta del vero Dio non è stata una di onore. Gesù predicava con semplicità senza mai cercare né ricevere il plauso dai capi sacerdoti, dai governanti e dai farisei. Il popolo d’Israele si aspettava un Messia vestito di porpora, con lo scettro in mano e il manto regale sulle spalle. In Israele non erano disposti a riconoscere un salvatore umiliato fino al punto di morire di una morte oltraggiosa. Pure i due testimoni, sul modello del Cristo, finiscono simbolicamente uccisi per mano della bestia politico-religiosa.

Profeta disprezzato

Si potrebbero citare vari esempi di profeti perseguitati fino al martirio tra cui spiccano quelli di Uria (Ger 26:20-23) e quello di Zaccaria, il figlio di Berechia, ricordato anche da Gesù. (Mt 23:35) Anche tutto il ministero profetico di Geremia può essere letto come un lungo periodo di oppressione. Annunciare la parola di Dio è per lui “causa di vergogna e di scherno tutto il giorno” (Ger 20:8) al punto che si sente come “un agnello mansueto condotto al macello”. (Ger 11:18)

 I due Testimoni in questo periodo si son trovati a dover compiere la loro opera in sordina, come minimo ignorati da tutti e perfino disprezzati. Essi, sul modello fornito da Zaccaria 13:4 raramente esibiscono il loro incarico né si presentano per quello che sono, ma preferiscono fare come se fossero umili “coltivatori del suolo”, semplici operai, gente di nessuna importanza. Tuttavia, essendo stati messi simbolicamente a morte della bestia selvaggia, nel loro corpo portano, per così dire, i segni del mortifero trattamento inferto al Cristo e nelle loro mani portano impresse tracce delle ferite del loro maestro.

Sono un uomo che coltiva il suolo

Il profeta Zaccaria esprime questi concetti in una profezia ricca di tanti simbolismi.

Al capitolo 13:3,4 si legge “E se un uomo dovesse profetizzare ancora, suo padre e sua madre che lo hanno messo al mondo gli dovranno dire: ‘Non continuerai a vivere, perché hai detto falsità nel nome di Geova’. E suo padre e sua madre che lo hanno messo al mondo lo trafiggeranno a motivo del suo profetizzare. E deve accadere in quel giorno [che] i profeti proveranno vergogna, ciascuno della sua visione quando profetizzerà; e non indosseranno la veste ufficiale di pelo allo scopo di ingannare.  E certamente dirà: ‘Non sono un profeta. Sono un uomo che coltiva [il] suolo, perché un uomo terreno stesso mi ha acquistato fin dalla mia giovinezza’. E gli si deve dire: ‘Che cosa sono queste ferite [sulla tua persona] fra le tue mani?’ E dovrà dire: ‘Quelle con le quali fui colpito nella casa di chi mi amava intensamente’”.

Circostanze simili sono legate all’attività dei due Testimoni che conducono una esistenza anonima nell’ombra, lontanissimi dalle luci della ribalta. Specialmente durante la prima fase del loro predicare dovettero stare particolarmente attenti a non richiamare l’attenzione all’interno di una congregazione che aveva dato l’ordine perentorio di non parlare della terra piatta con nessuno.

Profeta vestito di sacco

 Nelle Scritture gli abiti hanno sempre una certa importanza e spesso i personaggi sono identificati per il loro modo di vestire. Anche i due Testimoni di Apocalisse profetizzano vestiti di sacco.  Questo era l’abito indossato dai profeti nel deserto. Ciò significa che sono identificabili dalla loro divisa come da una veste ufficiale

In Luca si legge che Giovanni il battista indossava un vestito di pelo di cammello e una cintura di cuoio intorno alla vita. Questo non era un abito indossato tanto per segnalare una personale scelta di povertà ma era il simbolo del vero profeta dell’Iddio vivente. L’abito di peli di cammello e la cintura di pelle attestavano che un uomo era mandato da Dio. Anche del profeta Elia, alcuni, dovendone fare una descrizione, dissero: “Era un uomo con una veste di pelo e una cintura di cuoio intorno alla vita”.  (2Re 1:8)

due testimoni

Due ulivi alla base di un candelabro d’oro

Zaccaria il profeta ebbe la visione di un candelabro d’oro. Egli scrive: “Ho visto, ed ecco, c’è un candelabro, tutto d’oro, con una coppa in cima a esso. E le sue sette lampade sono su di esso, proprio sette; e le lampade che sono in cima a esso hanno sette tubi. E gli sono accanto due olivi, uno al lato destro della coppa e uno al suo lato sinistro”.

Naturalmente Zaccaria rimase molto colpito e chiese di conoscere il significato. In visione egli conversava con un angelo e gli diceva: “Che significano questi due olivi al lato destro del candelabro e al suo lato sinistro?” Quindi risposi per la seconda volta e gli dissi: “Che cosa sono i due mazzi di ramoscelli degli olivi che, per mezzo dei due tubi d’oro, versano da dentro di sé il [liquido] dorato?” Allora mi disse: “Non sai realmente che significano queste [cose]?” A mia volta dissi: “No, mio signore”. Pertanto disse: “Questi sono i due unti che stanno accanto al Signore dell’intera terra”. (Zac 4:2-3; 11-14)

Al passo di Zaccaria si ricollega Rivelazione 11:3-4 dove si legge: Farò profetizzare i miei due testimoni per milleduecentosessanta giorni vestiti di sacco”. Questi son i due olivi e i due candelabri e stanno dinanzi al Signore della terra.” Il tema di Zaccaria è dunque legato ad un periodo di sette anni, i sette anni dell’Apocalisse in cui vengono alla ribalta i due Testimoni.

La festa delle capanne

L’ultimo capitolo di Zaccaria trasmette un’indicazione interessante relativa ad una festa di sette simbolici giorni che le nazioni avrebbero dovuto celebrare alla fine dei tempi, cioè della storia umana, ovvero festa delle capanne.

“E deve avvenire [che], riguardo a tutti quelli che son lasciati rimanere di tutte le nazioni che vengono contro Gerusalemme, devono anche salire di anno in anno a inchinarsi davanti al Re, Geova degli eserciti, e a celebrare la festa delle capanne. E deve accadere che, riguardo a chiunque delle famiglie della terra non salga a Gerusalemme per inchinarsi davanti al Re, Geova degli eserciti, sì, su di loro non cadrà nessun rovescio di pioggia. E se la stessa famiglia d’Egitto non salirà e realmente non verrà, non ce ne sarà neanche su di loro. Accadrà il flagello col quale Geova flagellerà le nazioni che non saranno salite a celebrare la festa delle capanne. Questa stessa sarà [la punizione per] il peccato d’Egitto e per il peccato di tutte le nazioni che non saliranno a celebrare la festa delle capanne. (Zac 14:15-19)

Questi versetti ci permettono di collocare i capitoli 12-14 di Zaccaria al tempo della settimana di anni relativa all’attività dei due Testimoni dell’Apocalisse (2015-2022).

capanne

Un flagello cadrà su tutte le nazioni

La siccità del tempo della fine ha relazione coi tre tempi e mezzo dei due testimoni di cui si legge in Apocalisse 11. Questi hanno l’autorità di chiudere il cielo affinché non cada pioggia durante i giorni del loro profetizzare. In quel tempo doveva cadere un flagello su tutte le nazioni negligenti in quanto alla celebrazione della festa delle capanne. Questo sarebbe il versamento delle piaghe di Babilonia, quando si renderanno evidenti le conseguenze mortifere su quanti hanno impresso su di sé il marchio della bestia, il veleno che miliardi di persone hanno ricevuto per proteggersi da un virus creato artificialmente in laboratorio.

Una fonte aperta per la casa di Davide

In quel tempo ci sarebbe stata una fonte d’acqua aperta per la casa di Davide. Così si legge: “In quel giorno ci sarà una fonte aperta per la casa di Davide e per gli abitanti di Gerusalemme per il peccato e per la cosa orrenda.” Zac13:1 Queste parole richiamano le dichiarazioni di Gesù fatte a Gerusalemme durante la festa delle capanne quando disse quanto riportato da Giovanni 7:37-38: “Ora l’ultimo giorno, il grande giorno della festa, Gesù stava in piedi e gridò, dicendo: “Se qualcuno ha sete, venga a me e beva. Chi ripone fede in me, come ha detto la Scrittura: ‘Dal suo intimo sgorgheranno torrenti d’acqua viva’”. 

Dunque Zaccaria sta collocando il suo messaggio all’interno di un periodo di sette anni specifici, gli anni di Apocalisse o giorni delle capanne. Cosa sarebbe accaduto in quel periodo?

Stroncato il nome degli idoli dal paese

“E deve accadere in quel giorno”, è l’espressione di Geova degli eserciti, “[che] stroncherò i nomi degli idoli dal paese, e non saranno più ricordati; e farò sparire dal paese anche i profeti e lo spirito di impurità. E deve accadere [che], nel caso in cui un uomo profetizzi ancora, suo padre e sua madre, quelli che lo hanno generato, devono anche dirgli: ‘Non vivrai, perché hai pronunciato falsità nel nome di Geova’. E suo padre e sua madre, quelli che lo hanno generato, lo devono trafiggere a causa del suo profetizzare. (Zac 12:2-4)

Stroncare il nome degli idoli su tutta la terra sarebbe un’impresa impossibile in qualsiasi epoca storica e in effetti questo non è mai accaduto a livello mondiale. Neppure sul suolo di Israele. Ciò poté essere vero soltanto in mezzo ai discepoli durante il ministero del Cristo o nei primi tempi della congregazione cristiana così come durante il ministero dei due testimoni che sotto l’influsso dello spirito santo hanno messo in risalto la verità della terra piatta e i pericoli di idolatria impliciti nell’eliocentrismo. Si tratta comunque sempre di piccoli cenacoli in cui si condivide  la verità tra pochi individui, una minoranza. Quindi i capitoli di Zaccaria che vogliamo esaminare si collocano durante gli anni di una simbolica festa delle capanne.

 Non ci saranno visioni

In quel tempo non ci sarebbero stati molti veri profeti in circolazione. Questo in armonia con quanto pronunciato da Isaia 29:10-12 “Geova infatti ha versato su di voi uno spirito di profondo sonno; ha chiuso i vostri occhi, i profeti, e ha coperto le vostre teste, i visionari. Ogni visione diventa per voi come le parole di un libro sigillato. Quando lo danno a qualcuno che sa leggere dicendogli: “Per favore, leggilo ad alta voce”, lui risponde: “Non posso, perché è sigillato”. E quando danno il libro a qualcuno che non sa leggere dicendogli: “Per favore, leggilo”, lui risponde: “Non so leggere”.

Isaia 30:9-10 ribadisce: “perché sono un popolo ribelle, figli bugiardi, figli che non vogliono ascoltare la legge di Geova. Dicono ai veggenti: ‘Non vedete!’, e ai visionari: ‘Non riferiteci visioni veritiere”

Anche a Geremia gli uomini di Anatot dicevano: “Non devi profetizzare nel nome di Geova, altrimenti morirai per mano nostra”. Ger 11:21

Falso profeta

Michea 3:5-8 similmente legge: Questo è ciò che Geova dice contro i profeti che sviano il mio popolo, che proclamano la pace quando hanno qualcosa sotto i denti, ma dichiarano guerra a chi non mette nulla nella loro bocca: ‘Per voi calerà la notte, non ci saranno visioni; per voi ci saranno solo tenebre, nessuna divinazione. Il sole tramonterà sui profeti e il giorno si oscurerà su di loro. I visionari saranno svergognati, e gli indovini saranno delusi. Si dovranno tutti coprire la bocca, perché non ci sarà risposta da Dio’”. Quanto a me, grazie allo spirito di Geova sono pieno di forza, di giustizia e di vigore, per dichiarare a Giacobbe la sua ribellione e a Israele il suo peccato.

Anche di Gesù i farisei pensavano fosse un indemoniato e ai suoi apostoli tentavano di chiudere la bocca. “Allora li richiamarono e ordinarono loro di non parlare né insegnare nel nome di Gesù.” (Atti 4:18) Ecco dunque che le parole di Zaccaria trovavano il loro adempimento: nel caso in cui un uomo avesse continuato a profetizzare, suo padre e sua madre l’avrebbero denunciato alle autorità, dicendogli: ‘Non vivrai, perché hai pronunciato falsità nel nome di Geova.’ Ovviamente tutti vorrebbero ascoltare messaggi di favore, di pace, di prosperità. Quando ciò non accade il profeta viene rigettato. Ecco quindi che la situazione di chi deve proclamare un giudizio avverso diventa imbarazzante.


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