Paolo, il divin piano delle età e il ruolo della donna

Il ruolo della donna nelle lettere di Paolo non è sempre facile da comprendere e tantomeno da accettare nei nostri giorni. Tuttavia questo ruolo va compreso storicamente. Paolo nella lettera agli Efesini parla di un divin piano delle età, il sacro segreto di un’amministrazione che doveva estendersi nella storia umana fino al pieno compimento dei tempi fissati. Qui la parola amministrazione è resa in greco con il termine oikonomian (da cui deriva la parola italiana economia) e in latino dispensationem, che significano amministrazione domestica, direzione nelle questioni di una casa, diposizione delle cose, cioè un programma per dispensare ciò che serve a chi ci vive.

L’apostolo Paolo scrive: “Questa immeritata bontà egli l’ha riversata in abbondanza su di noi con ogni sapienza e discernimento facendoci conoscere il sacro segreto della sua volontà. Esso è in armonia con il suo volere, in virtù del quale si era proposto un’amministrazione (oikonomia) al compimento dei tempi stabiliti, (pleromatos ton kairon) per radunare nel Cristo tutte le cose, le cose nei cieli e le cose sulla terra. Proprio in lui, uniti al quale siamo stati designati come eredi, essendo stati preordinati — secondo il proposito di colui che realizza tutto in base a ciò che stabilisce la sua volontà — affinché servissimo alla lode della sua gloria, noi che siamo stati i primi a sperare nel Cristo.”

La pienezza dei tempi

Lo studioso William Tyndale, (1494-1536) traduttore della prima Bibbia moderna in inglese e profondo conoscitore delle scritture, rende kairon di Efesini 1:10 nel senso di dichiarare quando il tempo è pienamente arrivato.  Egli traduce: “And hath opened to us the mystery of his will according to his pleasure, and purposed the same in himself to have it declared when the time were full come…” Ciò significa svelare il mistero della pienezza dei tempi, rivelare quando questi sono pienamente compiuti, quando tutti i periodi che devono passare prima siano pienamente trascorsi. Il periodo di riferimento è quello in cui tutte le cose saranno radunate e faranno capo al Cristo, quando tutte le faccende mondane saranno dimenticate e le amministrazioni umane si saranno esaurite.

La fondazione del mondo

Il piano doveva estendersi dalla fondazione del mondo, cioè dalla nascita di Caino e Abele, fino alla fine dei tempi.  Per inciso, ecco perché Adamo ed Eva sono esclusi dal perdono divino e dalla risurrezione, perché nel libro della vita sono inclusi solo i nomi di chi è vissuto dalla fondazione del mondo. Il greco katabolès significa un gettar seme, produrre discendenza, nome tecnico per l’atto della fecondazione e del concepimento, il che esclude Adamo ed Eva che non sono il prodotto di un rapporto sessuale ma creazione di Dio.  Rivelazione 13:8 rivela infatti il destino di quelli che adorano la bestia e dice: “E tutti gli abitanti della terra l’adoreranno. Dalla fondazione del mondo il nome di nessuno di loro è stato scritto nel rotolo della vita dell’Agnello che è stato scannato.”

Aπὸ καταβολῆς κόσμου, dalla fondazione del mondo, è un’espressione tipica delle Scritture greche che troviamo anche in Efesini 1:4, poche righe prima del versetto che stiamo analizzando.

Quindi tutto ciò che doveva accadere durante quel tempo, dalla fondazione alla fine del sistema di cose, da Abele ad Armaghedon, sarebbe stato incluso in quel progetto. La venuta del Cristo nella carne durante il suo primo avvento è centrale all’interno di tali tempi. Ma anche la discesa dello spirito santo alla Pentecoste (At 2:1), la testimonianza data dagli apostoli al tempo stabilito (1 Tim 2:6), la predicazione di Paolo alle nazioni, la paruosia del Cristo con il suo insediamento invisibile nella gloria del regno, la predicazione dei due testimoni di Apocalisse 11, sono tutti momenti all’interno della dispensazione o amministrazione al pieno limite dei tempi fissati, fino a giungere verso il compimento del piano divino.

Il nostro Padre celeste è l’amministratore dei fissati tempi che egli, con assoluta precisione, ha stabilito nelle Scritture. Di questo si legge in Atti: “E ha fatto da un solo [uomo] ogni nazione degli uomini, perché dimorino sull’intera superficie della terra, e ha decretato i tempi fissati e i limiti stabiliti della dimora degli [uomini].” (Atti 17:26)

Epoche con caratteristiche diverse

Si capisce leggendo la Bibbia, che le Scritture dividono la storia in epoche diverse e ciascuna di esse ha le proprie caratteristiche. Nel corso della storia Dio rivela se stesso in modo progressivo e tratta con l’uomo in un certo modo in un certo tempo. Egli fa cioè questo in un modo particolare in un tempo particolare. Il suo modo di trattare si evolve da un tempo ad un altro. Nel Vecchio Testamento, a partire dal Sinai, Dio si relazionava con l’uomo sulla base della legge. Noi oggi non siamo più sotto il patto della legge, ma Geova si relaziona con noi sulla base della grazia immeritata per mezzo di un nuovo patto. Dio scrive la sua legge nel nostro cuore e versa su di noi il suo spirito. (Gioele 2:28-29)

Un nuovo patto

Geremia annunciò chiaramente la stipula di un nuovo patto con la casa d’Israele. Egli scrive: “Ecco”, dichiara Geova, “verranno i giorni in cui concluderò con la casa d’Israele e con la casa di Giuda un nuovo patto. Non sarà come il patto che conclusi con i loro antenati nel giorno in cui li presi per mano e li portai fuori dal paese d’Egitto, ‘patto che infransero, benché io fossi il loro vero signore’, dichiara Geova”.

“Questo infatti è il patto che concluderò con la casa d’Israele dopo quei giorni”, dichiara Geova. “Metterò la mia legge dentro di loro, e la scriverò nel loro cuore. Allora io sarò il loro Dio, e loro saranno il mio popolo”.

 “E non diranno più ciascuno al suo prossimo e ciascuno a suo fratello: ‘Conoscete Geova!’, perché mi conosceranno tutti, dal più piccolo al più grande”, dichiara Geova. “Infatti perdonerò il loro errore e non ricorderò più il loro peccato”. (Ger 31:31-34)

Gesù adempì la profezia quando celebrò l’ultima cena con i dodici. In quella circostanza egli stipulò con loro un patto e disse: “Questo calice rappresenta il nuovo patto basato sul mio sangue, che dev’essere versato in vostro favore.” (Luca 22:20)

A quel punto il patto della legge era giunto a conclusione e veniva istituito qualcosa di nuovo. Noi oggi siamo sotto quel nuovo patto e non diciamo più a un fratello: “Conosci Dio” perché lo spirito santo agisce su di lui per fargli capire.

Cornelio

Una svolta speciale nel piano delle età fu la conversione di Cornelio.  Costui era un centurione romano di stanza in Cesarea. Tre anni e mezzo dopo la morte di Gesù un angelo gli apparve in visione e gli disse: “Le tue preghiere e i tuoi doni di misericordia sono ascesi a ricordo dinanzi a Dio”. L’angelo disse inoltre a Cornelio di mandare a chiamare Pietro a Ioppe. (Atti 10:1-22)

Quando Pietro arrivò, “lo spirito santo cadde su tutti quelli che udivano la parola”. Perciò queste persone, Cornelio e le persone che stavano in sua compagnia, furono i primi gentili o non ebrei a ricevere “il gratuito dono dello spirito santo”.

Un avvenimento di particolare importanza

Cornelio non era un proselito appartenente alla comunità ebraica, anche se era a conoscenza degli scritti dei profeti e temeva Dio. Questo centurione era un gentile incirconciso, il genere di persona che ad un ebreo non era lecito frequentare. Questo perché era un “uomo di un’altra razza”. Se fosse stato un proselito, gli altri sei ebrei che accompagnarono Pietro a Cesarea non si sarebbero ‘meravigliati’ vedendo che lo spirito santo era versato “su persone delle nazioni”. (Atti 10:45; 11:12)

Cornelio non era circonciso e per questo motivo, come si legge in Atti, i “sostenitori della circoncisione” si misero a discutere con Pietro. Luca, lo scrittore di Atti, scrive:

“Gli apostoli e i fratelli che erano in Giudea seppero che anche persone delle nazioni avevano accettato la parola di Dio. Perciò, quando Pietro salì a Gerusalemme, i sostenitori della circoncisione si misero a discutere con lui. Gli dicevano: “Sei entrato in casa di uomini incirconcisi e hai mangiato con loro!” Allora Pietro cominciò a spiegare i fatti nei particolari, dicendo:

 “Stavo pregando nella città di Ioppe quando caddi in estasi ed ebbi una visione: qualcosa di simile a un grande telo di lino veniva calato dal cielo per i suoi quattro angoli e arrivava fino a me. Guardando attentamente, vidi che dentro c’erano quadrupedi della terra, animali selvatici, rettili e uccelli del cielo. Allora sentii una voce che mi diceva: ‘Alzati, Pietro, scanna e mangia!’ Ma io dissi: ‘Niente affatto, Signore; nella mia bocca non è mai entrato nulla di contaminato o impuro’. La seconda volta la voce dal cielo rispose: ‘Smetti di considerare contaminate le cose che Dio ha purificato’. Questo accadde una terza volta; poi ogni cosa fu ritirata in cielo. 

Battezzati con spirito santo

Ed ecco, in quell’istante tre uomini si presentarono davanti alla casa in cui eravamo; erano stati mandati da Cesarèa per cercarmi. Lo spirito mi disse di andare con loro senza dubitare. Con me vennero anche questi sei fratelli, ed entrammo nella casa di quell’uomo.

 “L’uomo ci raccontò di aver visto un angelo presentarsi in casa sua e dirgli: ‘Manda degli uomini a Ioppe e fa venire Simone, soprannominato Pietro. Lui ti dirà in che modo tu e tutta la tua casa potrete essere salvati’. Ma quando cominciai a parlare, lo spirito santo scese su di loro come in principio era sceso su di noi. Allora mi ricordai di quello che diceva il Signore: ‘Giovanni battezzò con acqua, ma voi sarete battezzati con spirito santo’. Se Dio ha quindi dato a loro lo stesso gratuito dono che ha dato a noi che abbiamo creduto nel Signore Gesù Cristo, chi ero io da potermi opporre a Dio?” (Atti11:1-17)

ruolo della donna

In realtà Cornelio era il primo, la primizia, tra i non ebrei incirconcisi a diventare cristiano, indicando che ormai non era più necessario che i gentili diventassero proseliti come l’eunuco etiope prima di essere ammessi nella congregazione cristiana. “Per certo”, esclamò Pietro in quell’occasione storica, “comprendo che Dio non è parziale, ma in ogni nazione l’uomo che lo teme e opera giustizia gli è accetto”. (At 10:34-35) Come alla Pentecoste Pietro era stato il primo ad aprire la Via agli ebrei, così anche questa volta fu lui a portare la buona notizia della salvezza ai gentili incirconcisi. Anche Giacomo fu d’accordo che questa era “la prima volta” che Dio rivolgeva l’attenzione “alle nazioni”. (Atti 15:7,14)

La diatriba della circoncisione

Nella Bibbia ci sono situazioni che con il tempo si possono trasformare e in effetti si trasformano. Prendiamo per esempio l’obbligo di osservare la legge mosaica e la pratica della circoncisione. Queste osservanze restarono vincolanti fintanto che non vennero abolite in un famoso concilio apostolico di cui si legge in Atti:

“Ma alcuni di quelli della setta dei farisei che avevano creduto si alzarono dai loro posti e dissero: “È necessario circonciderli e ordinare loro di osservare la legge di Mosè”.

E gli apostoli e gli anziani si radunarono per considerare la questione. Or essendovi stata molta disputa, Pietro si alzò e disse loro: “Uomini, fratelli, voi ben sapete che dai primi giorni Dio fece fra voi la scelta che per bocca mia persone delle nazioni udissero la parola della buona notizia e credessero; e Dio, che conosce il cuore, rese testimonianza dando loro lo spirito santo, come fece anche con noi. E non fece nessuna distinzione fra noi e loro, ma purificò i loro cuori mediante la fede. Or dunque, perché mettete Dio alla prova, ponendo sul collo dei discepoli un giogo che né i nostri antenati né noi siamo stati capaci di portare? 

Quindi la mia decisione è di non turbare quelli delle nazioni che si volgono a Dio, ma di scrivere loro di astenersi dalle cose contaminate dagli idoli, e dalla fornicazione e da ciò che è strangolato e dal sangue.

Inviata una lettera alle congregazioni

A questo punto fu inviata una lettera alle congregazioni con la direttiva appena concordata: “Gli apostoli e i fratelli anziani a quei fratelli di Antiochia e di Siria e di Cilicia che sono delle nazioni: Salute! … allo spirito santo e a noi è parso bene di non aggiungervi nessun altro peso, eccetto queste cose necessarie: che vi asteniate dalle cose sacrificate agli idoli e dal sangue e da ciò che è strangolato e dalla fornicazione. Se vi asterrete attentamente da queste cose, prospererete. State sani!” (Atti 15:4-10,19-20)

Dunque nella storia dell’uomo ci sono periodi specifici in cui gli uomini devono rendere a Dio ubbidienza e servizio in un certo modo piuttosto che in un altro. Dio ha cioè delle richieste specifiche per i vari periodi storici o ere.

Abolita la legge mosaica

 La legge mosaica con la morte del Cristo fu abolita come si evince dalla lettera ai Galati 3:23-24 “Comunque, prima che arrivasse la fede, eravamo sorvegliati dalla Legge, affidati alla sua custodia, in attesa della fede che doveva essere rivelata. Così la Legge divenne il nostro tutore per condurci a Cristo, affinché fossimo dichiarati giusti mediante la fede. Ma ora che la fede è arrivata, non siamo più affidati a un tutore.”

Similmente in Colossesi Paolo scrive: “Egli ci ha benevolmente perdonato tutte le nostre colpe e ha cancellato il documento scritto contro di noi che consisteva in decreti e ci era ostile; lo ha tolto di mezzo inchiodandolo al palo di tortura.” (Col 2:13-14)

È ovvio che la Bibbia preannuncia momenti storici specifici in cui l’operato dei discepoli viene indirizzato in modo particolare a seconda del piano divino per quella singola era o momento storico. Si parla di tempo fissato o “kairos”. Questo termine rispetto al termine “kronos” trasferisce l’idea di mutevolezza, cambiamento, termine. Indica un periodo che ha una scadenza, mentre kronos esprime una durata.

Il tempo della fine

Un periodo notevole tra i particolari tempi fissati da Dio nel suo proposito sono i tempi della fine, i sette anni dell’Apocalisse. Daniele al capitolo 12 legge che al tempo della fine la vera conoscenza sarebbe divenuta abbondante: “E quelli che hanno perspicacia splenderanno come lo splendore della distesa; e quelli che conducono molti alla giustizia, come le stelle a tempo indefinito, sì, per sempre”.

 “E in quanto a te, o Daniele, rendi segrete le parole e sigilla il libro, sino al tempo della fine. Molti [lo] scorreranno, e la [vera] conoscenza diverrà abbondante”. (Da12:3-4)

In questo momento stiamo assistendo all’adempimento di questa profezia. Dunque una nuova era biblica è in corso. Come ogni era, anche la presente ha le sue caratteristiche peculiari che la differenziano da tutte le altre. Per esempio si differenzia chiaramente dalla fase storica legata alla predicazione ed ubbidienza paolina.

Siamo ancora sotto la dispensazione paolina?

Paolo era nato a Tarso di Cilicia. Era cittadino romano dalla nascita ma ebreo, di famiglia farisaica. Forse suo padre aveva ottenuto la cittadinanza per servizi resi allo stato romano. A Gerusalemme fu istruito ai piedi di Gamaliele e certamente era figlio di una famiglia dalle notevoli possibilità, non solo economiche. Con le sue lettere, contribuì più di chiunque altro alla stesura delle Scritture Greche Cristiane. Il suo modo di organizzare e amministrare la vita delle congregazioni lasciò indubbiamente un segno fino ai nostri giorni. Ma noi oggi siamo ancora sotto la dispensazione Paolina? Probabilmente no. Perché lo posso sostenere?

Porto un esempio. In una lettera ai Filippesi (2:1-2) e in diversi altri passi delle sue lettere egli esortava i cristiani ad essere uniti nello stesso pensiero. Ma essere tutti dello stesso pensiero oggi non è possibile in quanto il rimanente ha il comando di uscire da Babilonia. Tutte le organizzazioni religiose oggi sono portatrici di idolatria, tutte hanno travisato la verità biblica, tutte hanno fatto compromesso con il mondo di Satana. Oggi condividere il pensiero di tali organizzazioni significherebbe abiurare dalla verità. Diversi punti di vista nel modo di Paolo di strutturare la vita delle congregazioni sono oggi superati in quanto non esiste più la chiesa o congregazione come veniva intesa prima che venissero alla ribalta i sette tempi di Apocalisse e si assistesse alla predicazione dei due testimoni.

Paolo, un Apostolo contro le donne?

Paolo è l’autore che più di tutti è accusato di essere misogino e antifemminista. I versetti da passare in rassegna a suo carico o a sua difesa sono fondamentalmente due, e si trovano nella Prima Lettera ai Corinzi. (14:34,35) Altri testi paolini sulla donna sono nella Lettera agli Efesini e nelle lettere pastorali. In quanto a Paolo di Tarso, c’è da chiedersi che cosa dalle sue lettere è possibile ricavare sul suo modo di concepire la donna nella chiesa, e che cosa invece nelle sue lettere non c’è ma, influenzati dallo spirito del tempo, gli interpreti sono stati portati a introdurvi. 

Quanto a 1Cor 14, l’esegesi tradizionale secondo cui una volta per sempre Paolo ha messo a tacere la donna nella chiesa, è stata posta sotto critica battente.

ruolo delle donne

 Cosa dice Paolo sulla donna in 1Cor 14,33b-35?

Analizziamo il passo. Egli scrive: “Come in tutte le congregazioni dei santi, le donne stiano in silenzio nelle congregazioni, perché a loro non è permesso parlare; piuttosto siano sottomesse, come dice anche la Legge. Se vogliono spiegazioni le chiedano al marito, a casa, perché è vergognoso per una donna parlare nella congregazione.”

Il testo di 1Cor 14,33b-35 contiene tre comandi secchi che impongono alla donna il silenzio nelle congregazioni. Il primo imperativo («Nelle congregazioni le donne tacciano») è impartito in base alla consuetudine delle chiese, probabilmente quelle della Giudea («Come in tutte le congregazioni dei santi»), il secondo («Non è permesso loro di parlare, ma stiano sottomesse») in base alla legge («…come dice anche la legge»), e il terzo («Se vogliono spiegazioni, interroghino i propri uomini a casa») in base al senso di vergogna («…è vergognoso infatti che la donna parli in congregazione») che, a differenza dei primi due, è un ambito che appartiene alla sfera privata ed emotiva ed è ben poco legiferabile.

Ora non voglio addentrarmi in un’analisi dettagliata del testo. Il punto di vista espresso da Paolo sotto ispirazione in relazione alle donne rispecchia un modo di pensare tipico nei periodi storici che ci hanno preceduti fino ad ora. Tuttavia oggi il fatto che non esista più la congregazione e che uno dei due testimoni risulti essere una donna, dimostra che in questa fase storica, al pieno limite dei tempi fissati, la condizione della donna è del tutto paritetica a quella dell’uomo. Si adempiono pienamente le parole di Galati 3:26-29 dove si legge:

“Difatti siete tutti figli di Dio per mezzo della vostra fede in Cristo Gesù. Tutti voi che siete stati battezzati in Cristo, infatti, vi siete rivestiti di Cristo. Non c’è né giudeo né greco, non c’è né schiavo né libero, non c’è né maschio né femmina, perché tutti voi siete uno in Cristo Gesù. Inoltre, se appartenete a Cristo, allora siete discendenza di Abraamo, eredi secondo la promessa.”

Le cose cambiano nel tempo

Se consideriamo il fatto che l’approccio verso i gentili e le disposizioni circa le regole alimentari per i cristiani nel primo secolo cambiarono sulla base della visione data a Pietro, noi comprendiamo come per Geova ci sono momenti in cui egli dà inizio a una svolta, a una nuova fase della sua amministrazione. Si tratta di momenti in cui una precedente fase viene liquidata. Tuttavia, come disse Gesù: “Io non sono venuto ad abrogare la legge ma per portarla a compimento.” (Mt 5:17) Questo principio vale per il complesso delle scritture che continuano in ogni tempo ad essere valide e a insegnare principi di vita e saggezza.


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