Essere pazzi non sempre è un difetto. Anche Paolo si espresse dicendo: “Se fummo fuori di senno fu per Dio”. (2Cor 5:13) Quelli che appartengono alla vigna del Signore per lo più pazzi lo sono davvero. Vanno controcorrente e il loro modo di pensare viene condiviso da pochi. Quelli che studiano le scritture e trasmettono il messaggio del Signore sono considerati, nelle varie epoche, folli, fanatici, o assoluti dementi. Anche Ieu passava per uno di questi. A Izreel, la sentinella sulla torre di guardia, dopo aver visto la soldatesca al seguito di un carro che correva a rotta di collo, rispose al messaggero del re che voleva informazioni:
“Il modo di guidare è come il modo di guidare di Ieu nipote di Nimsi, poiché guida come un pazzo”. (2Re 9:20) Ieu era un uomo dallo spirito ardente e il re non poteva che pensare con trepidazione al fatto che la brigata che lo accompagnava sui carri dovesse essere molto pericolosa. Infatti Jeu era un uomo deciso. Perciò, dopo aver messo a morte la regina madre, moglie di Acab, ordinando di buttarla giù dalla finestra, la calpestò con gli zoccoli del suo cavallo, senza nessuna pietà. E lo scrittore aggiunge: “Dopo ciò entrò e mangiò e bevve e quindi disse: “Occupatevi di questa maledetta e seppellitela, vi prego, poiché è figlia di un re”. Queste frasi, scritte con travolgente energia, tratteggiano bene la foga di un protagonista unico nel suo genere.
Benchè pazzi, prefigurarono il Cristo
Il nome di questo spericolato significa “Jah è Lui” e si tratta di un personaggio granitico come granitico era stato Nabot. Anche quest’ultimo aveva un nome in linea con la sua eredità paterna consistente in una vigna. Infatti il nome Nabot è assimilabile al nome di una città nel territorio di Beniamino, Nob, nei pressi di Gerusalemme, termine geografico che allude alla produzione di frutti. Entrambi questi uomini, Nabot e Ieu, prefigurarono il Cristo.
Nabot aveva una vigna che confinava con il giardino del palazzo di Acab a Izreel. Il re d’Israele bramava possedere quel pezzo di terra per farne un orto. Nabot non era assolutamente dell’idea di cedere quella che, in base alla sua fondata adesione alla legge, era la sua inalienabile proprietà. (Le 25:23-28) Acab infine riuscì ad averla grazie agli intrighi di sua moglie Izebel. Nabot fu accusato da falsi testimoni e lapidato. Il racconto di queste vicende si trova in 1Re capitolo 21.
Robe da pazzi!
Spesso nelle Scritture la Chiesa e Israele vengono paragonati alla vigna del Signore. Anche Gesù raccontava di un uomo che possedeva una vigna, il cui figlio era stato gettato fuori dalla siepe di cinta ed ucciso. Gesù, nel giorno del suo ingresso in Gerusalemme come Re, il giorno detto delle palme, una settimana prima di essere immolato, dopo avere cacciato i mercanti dal tempio, fece questo discorso:
“Udite un’altra illustrazione: C’era un uomo, un padrone di casa, che piantò una vigna e vi pose intorno una siepe e vi scavò uno strettoio ed eresse una torre, e l’affittò a dei coltivatori e fece un viaggio all’estero. Quando venne la stagione dei frutti, inviò i suoi schiavi dai coltivatori per prendere i suoi frutti. Comunque, i coltivatori presero i suoi schiavi, e uno lo batterono, un altro lo uccisero, un altro lo lapidarono. Di nuovo inviò altri schiavi, più dei primi, ma essi fecero a questi la stessa cosa.
Infine inviò loro il proprio figlio, dicendo: ‘Rispetteranno mio figlio.’ Visto il figlio, i coltivatori dissero fra loro: ‘Costui è l’erede; venite, uccidiamolo e prendiamo la sua eredità!’ E, presolo, lo gettarono fuori della vigna e lo uccisero. Perciò, quando verrà il proprietario della vigna, che farà a quei coltivatori?” Gli dissero: “Poiché sono malvagi, li distruggerà miseramente e affitterà la vigna ad altri coltivatori, che gliene renderanno i frutti al tempo debito”. (Mt 21:33-41; Lc 20:9-16)
Ora questa illustrazione è prefigurata nelle vicende di Nabot e di Ieu. La vigna che viene rivendicata corrisponde al rimanente della sposa del Cristo, proprietà inalienabile a cui egli mai rinuncerebbe.
L’unzione di tre pazzi
Ieu era un capo militare al servizio di Ieoram, figlio di Acab, entrambi malvagi re d’Israele. Durante il regno di Acab, il profeta Elia era fuggito al monte Horeb per non essere messo a morte da Izebel, sua moglie. Ma Dio ordinò a Elia di tornare indietro e ungere tre uomini: Eliseo quale successore dello stesso Elia, Azael quale re di Siria e Ieu quale re di Israele. In realtà Elia provvide soltanto a nominare Eliseo. A trasmettere l’incarico a Ieu provvide quindi Eliseo, successore di Elia, dodici anni dopo.
Il passo citato recita: ‘Geova gli disse: “Torna indietro e va’ nel deserto di Damasco. Una volta arrivato, ungi Azaèl come re sulla Siria. Poi devi ungere Ieu, nipote di Nimsi, come re su Israele; e devi ungere Eliseo, figlio di Safàt, di Abèl-Meòla, come profeta al tuo posto. Chi sfuggirà alla spada di Azaèl sarà messo a morte da Ieu, e chi sfuggirà alla spada di Ieu sarà messo a morte da Eliseo”. 1 Re 19.16-18
Ieu e l’ingresso del Messia in Gerusalemme
Il momento dell’unzione di Ieu viene presentato con un ritmo serrato. Era un’operazione segreta da svolgere alla veloce senza dare nell’occhio. Il testo legge:
Ed Eliseo il profeta, da parte sua, chiamò uno dei figli dei profeti e quindi gli disse: “Cingiti i lombi e prendi in mano questa ampolla d’olio e va a Ramot-Galaad. Quando vi sei giunto, vedi là Ieu figlio di Giosafat figlio di Nimsi; e devi entrare e farlo levare di mezzo ai suoi fratelli e condurlo nella camera più interna. Devi prendere l’ampolla dell’olio e versarglielo sulla testa e dire: ‘Geova ha detto questo: “In effetti ti ungo come re su Israele”’. Poi devi aprire la porta e fuggire e non attendere”. (2Re 9:1-3)
Questo momento allude ad una situazioneepocale, l’insediamento di Gesù al trono del suo regno. Nel momento in cui ciò avviene, il fatto è ancora segreto, conosciuto da pochissimi, nella fattispecie dai due Testimoni che ne hanno ricevuto comunicazione. Subito dopo il servitore di Eliseo doveva fuggire: velata allusione al fatto che dal momento dell’insediamento del Cristo si sarebbe dato inizio alla fuga ai monti di Matteo 24:16-18.
Ti ungo come re
La descrizione dell’unzione di Ieu è molto suggestiva. Il testo legge: “E il servitore, il servitore del profeta, si avviò verso Ramot-Galaad. Quando fu entrato, ebbene, ecco che i capi delle forze militari erano seduti. Ora disse: “Ho una parola per te, o capo”. A ciò Ieu disse: “Per chi di tutti noi?” Quindi disse: “Per te, o capo”. Dunque egli si levò ed entrò nella casa; ed egli versava l’olio sulla sua testa e gli diceva: “Geova l’Iddio d’Israele ha detto questo: ‘In effetti ti ungo come re sul popolo di Geova, cioè su Israele.
Devi abbattere la casa di Acab tuo signore, e io devo vendicare il sangue dei miei servitori i profeti e il sangue di tutti i servitori di Geova dalla mano di Izebel. E l’intera casa di Acab deve perire; e devo stroncare da Acab chiunque orina contro il muro e chi è impotente e inutile in Israele. Devo costituire la casa di Acab come la casa di Geroboamo figlio di Nebat e come la casa di Baasa figlio di Ahia. I cani mangeranno Izebel nel tratto di terra di Izreel, e non ci sarà chi la seppellisca’”. Allora aprì la porta e fuggiva.

Un pazzo immediatamente acclamato dai suoi soldati
In quanto a Ieu, uscì verso i servitori del suo signore, ed essi gli dicevano: “Va tutto bene? Perché questo pazzo è venuto da te?” Ma egli disse loro: “Voi stessi conoscete bene l’uomo e la sua sorta di discorso”. Ma essi dissero: “È falso! Raccontaci, ti preghiamo”. Quindi disse: “Mi ha parlato così e così, dicendo: ‘Geova ha detto questo: “In effetti ti ungo come re su Israele”’”. A ciò si tolsero in fretta ciascuno la sua veste e la misero sotto di lui sui gradini nudi, e suonavano il corno e dicevano: “Ieu è divenuto re!” E Ieu figlio di Giosafat figlio di Nimsi cospirava contro Ieoram.”
Gesù entra in Gerusalemme come re
Questo passo circa l’acclamazione di Ieu come re da parte della soldatesca ricorda l’ovazione popolare riservata a Gesù la settimana precedente la sua morte. Anche lì i presenti si tolgono i mantelli, li distendono sulla strada affinché il re possa fare il suo ingresso trionfale in città.
Il vangelo di Marco legge: Questo in realtà avvenne affinché si adempisse ciò che fu dichiarato dal profeta, che disse: “Dite alla figlia di Sion: ‘Ecco, il tuo Re viene a te, d’indole mite, e montato sopra un asino, sì, sopra un puledro, figlio di una bestia da soma’”.
E andati, i discepoli fecero proprio come Gesù aveva loro ordinato. E condussero l’asina e il suo puledro, e posero su questi i loro mantelli, ed egli vi sedette sopra. La maggior parte della folla stese i propri mantelli sulla strada, mentre altri tagliavano rami dagli alberi e li stendevano sulla strada. In quanto alle folle, quelli che gli andavano davanti e quelli che seguivano gridavano: “Salva, preghiamo, il Figlio di Davide! Benedetto colui che viene nel nome di Geova! Salvalo, preghiamo, nei luoghi altissimi!” (Mr 11:1-11)
Ramot-Galaad e l’unzione di un pazzo
Dunque l’unzione di Ieu ebbe luogo a Ramot-Galaad. Il comandante stava lì con gli alti ufficiali a presidiare la città oggetto di una lunga contesa tra i re di Giuda ed Istaele e Ben-Adad re di Siria. Essa era situata in posizione strategica nel territorio di Gad ed era chiamata anche con la forma abbreviata Rama. Dopo la divisione del regno, in seguito agli attacchi sferrati dalla Siria contro Israele, Ramot-Galaad rivestì un ruolo importante nella storia israelita, costituendo evidentemente una via d’accesso al territorio situato a E del Giordano. A un certo punto i siri conquistarono la città. Nonostante la promessa di Ben-Adad II di restituirla insieme alle città israelite occupate, Ramot-Galaad non venne restituita. (1Re 20:34) Perciò Acab tentò di riconquistarla con l’aiuto di Giosafat re di Giuda. Questo tentativo gli costò la vita. (1Re 22:13-38)
Anche Ieoram figlio di Acab, insieme ad Acazia re di Giuda, affrontò i siri a Ramot-Galaad. In 2 Re 9:14 si legge: “Ieoram stesso era stato di guardia a Ramot-Galaad . . . a causa di Azael re di Siria”. È quindi possibile credere che Ieoram avesse già conquistato la città, e la stesse difendendo. A quel punto Acazia si unì a lui per combattere contro Azael. Nel combattimento Ieoram venne ferito e si ritirò a Izreel per ristabilirsi. (2Re 8:25-29)
Fu proprio a Ramot-Galaad che il servitore di Eliseo unse Ieu, in assenza dei re, quando entrambi stavano a Izreel, nel palazzo reale nei pressi di Samaria.
Ed Eliseo si recava a Damasco
L’altra persona che Elia avrebbe dovuto accingersi ad ungere come re era Azael. Questo era avvenuto però un po’ prima dell’unzione di Ieu per mano di Eliseo. In quel momento Ben-Adad si era gravemente ammalato e voleva conoscere da Eliseo l’esito della malattia. In 2Re 8:7-11 legge:
Ed Eliseo andava a Damasco; e Ben-Adad re di Siria era malato. Pertanto gli fu riferito, dicendo: “L’uomo del [vero] Dio è venuto fin qui”. Allora il re disse ad Azael: “Prendi in mano un dono e va incontro all’uomo del [vero] Dio, e devi interrogare Geova per mezzo di lui, dicendo: ‘Mi rimetterò da questa infermità?’” Azael gli andò dunque incontro e prese in mano un dono, sì, ogni sorta di cose buone di Damasco, il carico di quaranta cammelli.
Azael gli porta ricchi doni
Un cammello può sopportare un carico di oltre 250 chili ma Azael portò in dono da parte di Ben-Adad ad Eliseo il carico di 40 cammelli con ogni cosa desiderabile di Damasco. Il dono poteva consistere in talenti d’oro, d’argento, olibano, balsamo, ricche vesti di seta e tessuti damasceni, olio, vino, datteri o fichi secchi… Tuttavia un dono del genere non avrebbe richiesto quaranta cammelli per il trasporto. Forse i quaranta cammelli erano prima di tutto lì per fare spettacolo, e non caricati al completo, ma ciascuno carico di un solo tipo di dono.
Ben-Adad doveva già sapere che Eliseo aveva rifiutato il dono di Naaman, lui stesso un suo generale. Ciò che qui conta è più che tutto il simbolo, il numero, quel quaranta che ci rimanda alla generazione di Matteo 24:34. Come già il dono di Naaman, anche quest’altro dono era profetico e raffigurava la diffusione della benedizione divina in preparazione dei sette anni finali che viviamo noi oggi.
I cammelli di Saba e il profeta Isaia
Anche la regina di Saba, un po’ prima, era venuta da Salomone con ricchi doni: “Arrivò a Gerusalemme con un seguito davvero notevole, con cammelli che portavano olio di balsamo e grandi quantità di oro e pietre preziose. Si presentò a Salomone e gli parlò di tutto quello che le stava a cuore.” 1Re 10:2
Di lei, la regina di Saba, Gesù disse, come è scritto: “La regina del meridione sarà destata nel giudizio con questa generazione e la condannerà. Poiché essa venne dai confini della terra per udire la sapienza di Salomone, ma ecco, qui c’è più di Salomone.” (Mt 12:42) Ecco, dunque che la regina di Saba diviene un modello della grande folla o rimanente che sarà mutato, o rapito, immediatamente prima del giorno di Geova, ad Armaghedon.
Anche Isaia, rivolgendosi a Sion, scrive: “Alza gli occhi tutt’intorno e vedi! Sono stati tutti radunati; son venuti a te. Da lontano i tuoi propri figli continuano a venire, e le tue figlie che saranno portate sul fianco. In quel tempo vedrai e certamente diverrai raggiante, e il tuo cuore realmente palpiterà e si espanderà, perché verso di te si dirigerà la dovizia del mare; le medesime risorse delle nazioni verranno a te. La stessa ondeggiante massa di cammelli ti coprirà, i giovani cammelli di Madian e di Efa. Tutti quelli di Saba, verranno. Porteranno oro e olibano. E annunceranno le lodi di Geova.” (Isaia 60:4-6) Chi sono quelli di Saba se non gli odierni “chiamati”, i prescelti o gli eletti?
Fuori metafora, ecco che alla fine dei quarant’anni della generazione di Mt 24:34 un rimanente si sarebbe accostato al Cristo, il più grande Salomone, e le benedizioni spirituali si sarebbero moltiplicate. Come disse Daniele “la vera conoscenza” sarebbe stata abbondante. (Da 12:1-4)
Guardava fisso fino a causare imbarazzo
Il racconto del libro dei Re prosegue spiegando di come Azael venisse incontro a Eliseo e dicesse: “Tuo figlio, Ben-Adad, re di Siria, mi ha mandato da te, dicendo: ‘Mi rimetterò da questa infermità?’” Quindi Eliseo gli disse: “Va, digli: ‘Positivamente ti rimetterai’, e Geova mi ha mostrato che positivamente morirà”. E tenne lo sguardo fisso e lo tenne immobile fino a causare imbarazzo. Quindi l’uomo del [vero] Dio si mise a piangere.
A ciò Azael disse: “Perché il mio signore piange?” A ciò egli disse: “Perché so bene che danno farai ai figli d’Israele. Consegnerai al fuoco i loro luoghi fortificati, e ucciderai con la spada i loro uomini scelti, e sfracellerai i loro fanciulli, e sventrerai le loro donne incinte”. A ciò Azael disse: “Che cos’è il tuo servitore, [che è un semplice] cane, da poter fare questa grande cosa?” Ma Eliseo disse: “Geova mi ha mostrato che tu sarai re sulla Siria”. (2Re 9:10-13)
Le parole di Eliseo ad Azael sono state oggetto di molte congetture. Secondo le annotazioni a margine del testo masoretico, come pure secondo la Settanta greca, la Vulgata latina, la Pescitta siriaca e 18 manoscritti ebraici, sarebbero: “Digli: ‘. . . ti rimetterai’”. Mentre la lezione principale del testo masoretico dice: “Digli: ‘. . . non ti rimetterai’”.
Ad ogni modo, Azael riferì al re la prima parte della risposta di Eliseo: “Positivamente ti rimetterai”, dando il resto della risposta con la sua azione violenta. (2Re 8:10)

Risvolti moderni
Cosa successe dunque in questo colloquio tra Azael ed Eliseo? Il profeta improvvisamente tacque, sopraffatto da intensa emozione. Egli sapeva che cosa stava per succedere, fatti gravissimi sarebbero emersi nella storia di Israele. Azael avrebbe massacrato e ucciso con grande sterminio. Dato che le vicende narrate hanno per noi un grande significato profetico (Ro 15:4) noi comprendiamo il riferimento ai tempi moderni. Il quadro presenta la situazione finale con la frantumazione del tempio spirituale alla metà dei sette tempi, finita la generazione di 40 anni, la persecuzione della donna incinta di Rivelazione 12, il rimanente posto sotto prove estremamente difficili, l’inganno che il popolo dei credenti subisce circa il significato della presente pandemia e della conseguente marchiatura. (Ri 13:16-18) Tutto questo da parte dei leader religiosi e dell’anticristo.
Il cane nelle Scritture
Ciò che colpisce è il fatto che Azael paragona se stesso a un cane, e questo fatto lo pone di per sé in una luce sfavorevole. Gli israeliti consideravano quest’animale cerimonialmente impuro. A volte il giudizio di Geova contro i suoi nemici decretava che i cani ne avrebbero divorato il cadavere o leccato il sangue. Per la condotta di grave infedeltà dei re Geroboamo, Baasa e Acab, chiunque appartenesse alle loro rispettive case, e fosse morto in città, doveva essere divorato dai cani. (1Re 14:11; 16:4; 21:24)
In adempimento della parola di Geova, i cani leccarono il sangue di Acab, e la carne di sua moglie Izebel finì in pasto ai cani. Geremia scriveva: “‘E contro di loro’, dichiara Geova, ‘manderò quattro calamità: la spada per uccidere, i cani per trascinare via, gli uccelli dei cieli e le bestie della terra per divorare e distruggere. (Ger 15:3) Anche i cattivi pastori che non si prendono cura delle pecore sono paragonati a lupi in manto di pecore. (Mt 7:6, 15)
La morte di Ben-Adad
Costui porta il nome del dio della tempesta. Egli rappresenta i fedeli delle varie religioni che vengono sviati e condotti alla morte dai loro capi religiosi. Il re ammalato mandava il suo servitore Azael a chiedere ad Eliseo se avrebbe superato la malattia. A questa domanda la risposta di Eliseo era piuttosto ambigua. Sarebbe guarito ma in realtà sarebbe morto. Che faccenda era questa?
È la classica morte simbolica, il morire per il sistema ma il prendere vita in senso spirituale. È ciò che sta accadendo a noi che viviamo fuori dal sistema in quanto non ci siamo marchiati. Ben-Adad è pertanto un modello di tutti quelli come noi che sono usciti da Babilonia e che per il sistema diventano malati terminali.
Azael chi prefigurava?
I personaggi di 2Re capitoli 8 e 9 sono figure di un dramma simbolico. (Gal 4:24) Azael stesso rappresenta situazioni allegoriche. Di cosa si tratta? Cominciamo ad esaminare i tratti basilari del personaggio.
Azael è menzionato in un’iscrizione scoperta ad Afis, circa 40 km da Aleppo. L’iscrizione definisce Azael “re di Aram”, e concorda con la Bibbia nel dire che il figlio Ben-Adad III gli succedette sul trono di Siria. Le campagne di Salmaneser III d’Assiria contro la Siria sono ricordate nei suoi annali, in cui descrive le vittorie riportate su Azael. In questi annali Azael viene definito un uomo qualunque, un figlio di nessuno, senza dubbio perché non era di discendenza reale, ma aveva usurpato il trono di Damasco assassinando Ben-Adad II. Azael dunque non era figlio di re, ma era stato semplicemente un alto funzionario al servizio del suo predecessore, il re di Siria Ben-Adad II.
All’epoca di Ieu re d’Israele, successore di Ieoram, Azael cominciò a impadronirsi un po’ alla volta del paese d’Israele, conquistando Galaad e Basan a E del Giordano. (2Re 10:32,33) Ciò aprì la strada alla successiva invasione del regno di Giuda. Azael si accinse infatti a salire contro Gerusalemme. Ma Ioas re di Giuda lo fece desistere dal suo intento offrendogli i tesori del tempio e del palazzo reale, al che Azael si ritirò, risparmiando Gerusalemme. (2Re 12:17,19)
La morte a Meghiddo
C’è un importante dettaglio che ci aiuta a collocare le vicende di questi capitoli dei Re nel tempo finale della storia umana, proprio ai nostri giorni. Ieu insegue il Re di Giuda Acazia, lo ferisce e lo mette in fuga. Giunto a Meghiddo il re muore. Il fatto è che Meghiddo è il luogo della guerra finale, Armaghedon.
Il testo legge: E lo stesso Acazia re di Giuda lo vide e si diede alla fuga per la via della casa del giardino. (Più tardi Ieu lo inseguì e disse: “Anche lui! Abbattetelo!” Lo abbatterono dunque sul carro lungo la via che sale a Gur, che è presso Ibleam. Ed egli continuò la sua fuga verso Meghiddo e lì morì. Quindi i suoi servitori lo portarono su un carro a Gerusalemme, e lo seppellirono dunque nel suo sepolcro con i suoi antenati nella Città di Davide. (2Re 9:27-28)
Anche Ieoram muore all’improvviso e in modo inaspettato. Questo re si trovava a Izreel per rimettersi dalle ferite riportate in combattimento contro i siri, quando un giorno uscì incontro a Ieu e gli chiese: “C’è pace, Ieu?” La risposta negativa lo induceva a darsi alla fuga, mentre Ieu gli tirava una freccia che gli trapassava il cuore. Così “questo figlio di un assassino” (2Re 6:32) veniva giustiziato e il suo cadavere gettato nel campo di Nabot.
Un modello dell’attività dei due testimoni
Un’innominata donna di Sunem aveva nel corso del tempo mostrato ospitalità al profeta Eliseo, offrendogli regolarmente vitto e alloggio. Per la sua benignità ebbe come ricompensa un figlio che essendo improvvisamente morto fu risuscitato grazie all’intervento miracoloso del profeta. (2Re 4:8:37)
Avvertita da Eliseo del sopraggiungere di una carestia, la sunamita, ormai vedova, insieme alla sua famiglia, risiedette per sette anni tra i filistei. Alla fine di questo periodo essa tornò, solo per trovare che la sua proprietà era stata confiscata. Quando il re fu informato dei rapporti che aveva avuto in passato con Eliseo, tutti i suoi averi le furono restituiti. (2Re 8:1-6)
L’insistenza del numero sette che ricorre nelle vicende legate a questa donna e a suo figlio rimanda al tempo dei sette anni dell’Apocalisse. Lei e suo figlio sono un modello dell’attività dei due testimoni.
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