Gionadab, i 144.000 e la grande folla

Gionadab prefigura i 144.000 e la grande folla, la Nuova Gerusalemme. Leggiamo il racconto nel secondo libro dei Re:

“Mentre se ne andava da là, Ieu trovò Giònadab, figlio di Rècab, che gli veniva incontro. Lo salutò e gli chiese: “Il tuo cuore è pienamente con me, come il mio cuore lo è con il tuo?” Giònadab rispose: “Sì”. “Allora dammi la mano”. Gli diede dunque la mano, e Ieu lo fece salire con sé sul carro. Quindi disse: “Vieni con me e guarda come non tollero nessuna rivalità verso Geova”. E lo fecero stare con lui sul suo carro da guerra. Ieu arrivò a Samarìa e colpì tutti quelli della casa di Àcab che erano rimasti là finché non li ebbe sterminati, proprio come Geova aveva dichiarato a Elìa.” (2Re 10:15-17)

Gionadab, figlio di Recab era un chenita, della discendenza di Ietro, suocero di Mosè. Lo incontriamo per la prima volta mentre va incontro a Ieu e sale sul suo carro. In quel momento Ieu arrivava da un doppio sterminio. 70 dei figli di Acab erano stati soppressi e i 42 fratelli di Acazia avevano fatto la stessa fine. Gionadab si era mosso spontaneamente verso Ieu andandogli incontro per dargli assistenza in un terzo bagno di sangue.

Una vita da nomadi

Gionadab aveva dato ordine alla famiglia di vivere in tende, di non coltivare la terra né piantare vigne e di non bere vino, perché erano stranieri nel paese. A questo proposito Geremia più tardi avrebbe trascritto con precisione il comando: “E non dovrete costruire case, seminare campi, piantare vigne o entrarne in possesso. Dovrete invece vivere sempre in tende, affinché possiate abitare a lungo nel paese in cui risiedete come stranieri’. Geremia 35:7

I recabiti perciò dovevano condurre vita nomade. Erano stranieri e non si dovevano amalgamare nel paese. La Bibbia è sempre attenta alle genealogie e ci spiega che discendevano da Recab, un chenita, tramite Gionadab. Essere cheniti voleva dire appartenere a una stirpe diversa. I cheniti in Numeri 24:21 22 sono posti in corrispondenza, udite, udite! niente po’ po’ di meno che con le tende di Caino! È notevole quindi che i cheniti, un popolo di stirpe del tutto diversa dagli Israeliti, si trovino ad essere inclusi tra i discendenti di Giuda. Geova a volte valorizza gli ultimi!

Cheniti

Nel primo libro di Cronache si legge a proposito della discendenza di quest’ultimo, Giuda, uno dei dodici figli di Giacobbe, che: “I figli di Salma furono Betleem e i netofatiti, Atrot-Bet-Gioab e metà dei manaatiti, gli zoriti. E le famiglie degli scribi che dimoravano a Iabez furono i tiratiti, i simeatiti, i sucatiti. Questi furono i cheniti che vennero da Ammat padre della casa di Recab.” (1Cr 2:54-55) In questa genealogia i Cheniti son fatti discendere da un certo Salma, nella discendenza di Caleb, ma in ultima analisi dal suocero di Mosè.

Ietro, suocero di Mosè era un chenita. (Giudici 1:16) Anche Samuele, nel suo primo libro, narra di come i cheniti vivessero con gli amalechiti. Narra poi anche di come Saul usasse misericordia verso di loro, separandoli da Amalec, il primo delle nazioni. (Num 24:20) Egli avrebbe risparmiato la loro vita per gratitudine, per ciò che avevano fatto di buono al popolo d’Israele durante le peregrinazioni dell’Esodo.

Samuele scrive:“Sàul avanzò fino alla città di Àmalec e tese un’imboscata nella valle.  Dopodiché disse ai cheniti: “Andatevene, separatevi dagli amalechiti, affinché io non vi spazzi via insieme a loro. Voi, infatti, mostraste amore leale a tutto il popolo d’Israele quando uscì dall’Egitto”. Così i cheniti si separarono da Àmalec.” (1Sam 15:5-6)

2 Re 10 è un modello per i 144000 e la grande folla

Analizzare queste informazioni genealogiche diventa importante per capire come Geova si mostri misericordioso con noi quand’anche imparentati per sangue alla discendenza di Caino. I Recabiti sono anche una raffigurazione dell’odierno rimanente. Noi siamo residenti forestieri e fuori dal sistema del mondo, socialmente esclusi, separati da tutti. Abitiamo per così dire il deserto. Rivelazione 12:14 narra della donna che dopo aver partorito viene condotta nel deserto per essere nutrita: “Ma alla donna furono date le due ali della grande aquila così che potesse volare nel deserto, nel luogo preparato per lei, dove viene nutrita per un tempo, dei tempi e la metà di un tempo, lontano dal serpente.”

La situazione dei recabiti ci riguarda. Se Ieu è un tipo del Cristo, Gionadab è la classe dell’unto, la classe del piccolo gregge e delle altre pecore di Luca 12:32 e Giovanni 10:16. Tutto il capitolo 10 di 2 Re ha a che fare con la nuova Gerusalemme, la classe della sposa. Viceversa l’ecatombe degli adoratori di Baal equivarrebbe ad Armaghedon.

Heinrich Aldegrever (German, Paderborn ca. 1502–1555/1561 Soest) Amnon and Jonadab, from The Story of Amnon and Tamar, 1540 German, Engraving; first state of two (New Hollstein); Sheet: 4 11/16 x 3 in. (11.9 x 7.6 cm) The Metropolitan Museum of Art, New York, The Elisha Whittelsey Collection, The Elisha Whittelsey Fund, 1966 (66.529.17) http://www.metmuseum.org/Collections/search-the-collections/336306

Un modello di ubbidienza

In un’occasione Geremia invitò i recabiti, discendenti di Gionadab, a bere vino in una delle sale da pranzo del tempio.

 “Ma loro dissero: “Non berremo vino, perché Giònadab, figlio di Rècab, nostro antenato, ci diede questo comando: ‘Voi e i vostri figli non dovrete mai bere vino. E non dovrete costruire case, seminare campi, piantare vigne o entrarne in possesso. Dovrete invece vivere sempre in tende, affinché possiate abitare a lungo nel paese in cui risiedete come stranieri’.

Quindi continuiamo a ubbidire alla voce di Giònadab, figlio del nostro antenato Rècab, in tutto ciò che ci comandò di fare, non bevendo mai vino — né noi né le nostre mogli né i nostri figli né le nostre figlie — e non costruendoci case né possedendo vigne, campi o sementi.  Continuiamo a vivere in tende e a ubbidire a tutti i comandi del nostro antenato Giònadab. Ma quando Nabucodònosor, re di Babilonia, ha attaccato il paese, ci siamo detti: ‘Su, entriamo a Gerusalemme e sfuggiamo all’esercito dei caldei e dei siri’. E così adesso viviamo a Gerusalemme”.

Calici ricolmi di vino in una sala da pranzo del tempio

Quasi 300 anni dopo l’incontro del loro antenato con Ieu, i discendenti di Gionadab, i recabiti, per volere di Geova, furono segnalati da Geremia come esempio di fedeltà ai comandi di un antenato, in contrasto con la sfacciata disubbidienza a Dio manifestata dal popolo di Giuda.

Dunque, nell’imminenza della presa di Gerusalemme da parte dei babilonesi, diversi recabiti dimoravano in Giuda. Quando Nabucodonosor mosse contro il paese, i recabiti si rifugiarono a Gerusalemme per avere protezione contro i caldei e i siri. Geremia, quando aveva condotto i recabiti in una sala da pranzo del tempio per bere del vino aveva potuto ammirare la loro integerrima ubbidienza. (Ger35:1-4)

“Ai giorni di Ioiachìm, figlio di Giosìa, re di Giuda, Geremia ricevette questo messaggio di Geova: “Va’ dai recabiti e parla con loro; portali nella casa di Geova, in una delle sale da pranzo, e poi offri loro del vino da bere”.

Presi dunque Iaazanìa, figlio di Geremia, figlio di Abazzinìa, i suoi fratelli, tutti i suoi figli e l’intera casa dei recabiti e li portai nella casa di Geova, nella sala da pranzo dei figli di Hanàn, figlio di Igdalìa, l’uomo del vero Dio. Questa si trovava accanto alla sala da pranzo dei principi, sopra la sala da pranzo di Maaseìa, figlio di Sallùm, il portinaio. Misi quindi davanti agli uomini della casa dei recabiti coppe e calici pieni di vino, e dissi loro: “Bevete”. Ma loro dissero: “Non berremo vino, perché Giònadab, figlio di Rècab, nostro antenato, ci diede questo comando: ‘Voi e i vostri figli non dovrete mai bere vino.’”

Ci sarà sempre un recabita a servire davanti a Geova

Ora Geremia ricevette questo messaggio di Geova: “Questo è ciò che Geova degli eserciti, l’Iddio d’Israele, dice: ‘Va’ dagli uomini di Giuda e dagli abitanti di Gerusalemme e di’ loro: “Non vi ho esortato continuamente a ubbidire alle mie parole?”, dichiara Geova. “Giònadab, figlio di Rècab, comandò ai suoi discendenti di non bere vino, e fino a oggi loro hanno messo in pratica le sue parole non bevendolo, e ubbidendo così al comando del loro antenato. Io però vi ho parlato più e più volte, ma voi non mi avete ubbidito… I discendenti di Giònadab, figlio di Rècab, hanno ubbidito al comando che avevano ricevuto dal loro antenato; questa gente, invece, non mi ha ascoltato”’”.

 “Pertanto questo è ciò che Geova, l’Iddio degli eserciti, l’Iddio d’Israele, dice: ‘Sto per far abbattere su Giuda e su tutti gli abitanti di Gerusalemme tutta la calamità di cui li avevo avvertiti, perché ho parlato loro ma non hanno ascoltato, e ho continuato a chiamarli ma non hanno risposto’”.

Alla casa dei recabiti invece Geremia disse: “Questo è ciò che Geova degli eserciti, l’Iddio d’Israele, dice: ‘Visto che avete ubbidito al comando del vostro antenato Giònadab e continuate a osservare tutti i suoi comandi, facendo esattamente quello che vi ordinò, questo è ciò che Geova degli eserciti, l’Iddio d’Israele, dice: “Ci sarà sempre un discendente di Giònadab, figlio di Rècab, a servire davanti a me”’”. (Ger 35: 12-19)

Non fu un incontro casuale

Dio ricompensò i recabiti promettendo loro di preservarli per il suo servizio. (v. 19) Dopo l’esilio, durante il governatorato di Neemia, “Malchia figlio di Recab” riparò la Porta dei Mucchi di Cenere. Ciò sarebbe una prova che alcuni recabiti erano sopravvissuti all’esilio ed erano tornati nel paese. (Ne 3:14)

   L’incontro di Gionadab con Ieu non fu casuale, perché di propria iniziativa Gionadab “gli veniva incontro” e, a sua volta, ricevette la benedizione di Ieu. I successivi avvenimenti dimostrano che Gionadab era completamente d’accordo con la decisione di Ieu di eliminare l’adorazione di Baal da Israele. A ciascuna proposta di Ieu, Gionadab rispose subito in modo affermativo.

Ieu chiese: “È il tuo cuore retto verso di me?” La risposta fu: “Lo è”. “Dammi in effetti la mano”, disse Ieu; e Gionadab gli diede la mano. Una volta sul carro di Ieu, fu detto a Gionadab: “Vieni con me e guarda come non tollero nessuna rivalità verso Geova”. Ancora una volta egli mostrò la sua prontezza. Infine, quando giunsero a Samaria e tutti gli adoratori di Baal furono radunati, Gionadab non si tirò indietro, ma accompagnò Ieu nella casa di Baal e rimase al suo fianco durante la carneficina che seguì. Allo stesso tempo Ieu mostrò completa fiducia in Gionadab.

Ingannati i profeti di Baal

Inoltre Ieu radunò tutto il popolo e disse: “Àcab ha adorato Bàal un poco; Ieu lo adorerà molto di più. Chiamatemi tutti i profeti di Bàal, tutti i suoi adoratori e tutti i suoi sacerdoti. Non ne manchi nemmeno uno, perché intendo offrire un grande sacrificio a Bàal. Chiunque mancherà non sarà lasciato in vita”. Ieu, in realtà, stava agendo con scaltrezza per distruggere gli adoratori di Bàal.

Ieu continuò: “Annunciate un’assemblea solenne a Bàal”. Pertanto la proclamarono.  Ieu mandò quindi messaggeri per tutto Israele, e vennero tutti gli adoratori di Bàal. Non ne mancò nemmeno uno. Entrarono nel tempio di Bàal, e il tempio di Bàal si riempì completamente.  Ieu disse all’incaricato del guardaroba: “Tira fuori gli abiti per tutti gli adoratori di Bàal”. Tirò dunque fuori gli abiti per loro. Quindi Ieu entrò nel tempio di Bàal con Giònadab, figlio di Rècab, e disse agli adoratori di Bàal: “Controllate attentamente che qui non ci sia nessun adoratore di Geova, ma solo adoratori di Bàal”. Poi quelli entrarono per offrire sacrifici e olocausti. All’esterno Ieu aveva piazzato 80 dei suoi uomini e aveva detto loro: “Chi si lascerà scappare anche uno solo degli uomini che consegnerò nelle vostre mani dovrà dare la propria vita in cambio di quella del fuggitivo”.

Demolito il tempio di Baal

Appena ebbe finito di offrire l’olocausto, Ieu disse alle guardie e agli aiutanti: “Entrate, uccideteli! Non ve ne sfugga nemmeno uno”. Così le guardie e gli aiutanti li uccisero con la spada e li gettarono fuori; si inoltrarono fino alla parte più interna del tempio di Bàal. Quindi portarono fuori le colonne sacre del tempio di Bàal e le bruciarono. Inoltre abbatterono la colonna sacra di Bàal, e demolirono il tempio di Bàal e ne fecero latrine, che ci sono ancora oggi. Così Ieu annientò Bàal da Israele. (2Re 10:18-28)

Dunque anche gli adoratori d Baal cedettero all’inganno. Credettero che Ieu volesse davvero celebrare una grande funzione. Tutti si addobbarono con la veste giusta per l’occasione e si prepararono per la cerimonia. Accadde loro lo stesso genere di cose che accadono oggi a chi pensa di giurare obbedienza al sistema accettandone il marchio. La stessa cosa era anche accaduta ai profeti di Baal presenti su monte Carmelo ai tempi di Elia. (1Re 18:40)

Paolo nella seconda lettera ai Tessalonicesi scrive: Ma la presenza dell’illegale è secondo l’operazione di Satana con ogni opera potente, e segni e portenti di menzogna, e con ogni ingiusto inganno per quelli che periscono, come retribuzione perché non hanno accettato l’amore della verità per essere salvati.  E per questo Dio lascia andare da loro un’operazione di errore, perché credano alla menzogna, affinché siano tutti giudicati perché non hanno creduto alla verità ma hanno preso piacere nell’ingiustizia. (2Ts 2:9-12)

Uccisi 70 dei figli di Acab e 42 dei fratelli di Acazia

La situazione del tempio di Baal ridotto a latrina pubblica corrisponde alla situazione odierna in cui Babilonia, la madre delle meretrici religiose, sta per essere rasa al suolo da un più grande Ieu, Gesù Cristo.

La morte dei settanta figli di Acab per mano di Ieu riportata in 2 Re 10:8-10 corrisponde però a qualcos’altro. Il numero 70 nelle Scritture ha valore di universalità. Si pensi ad esempio alle 70 famiglie da cui discesero le nazioni, di cui in Genesi 10. Oppure ai 70 anziani che collaboravano con Mosè, o ancora ai settanta designati dal Cristo in Luca 10:1. Pertanto mi chiedo, che cosa la Bibbia intenda rappresentare con la morte dei 70 discendenti di Acab. Le loro teste vennero disposte in due mucchi ai due lati della porta di Samaria. Essi quindi possono prefigurare le due classi descritte in Rivelazione 7, la grande folla e i 144.000. Sono quelli che escono dal sistema religioso di Babilonia, di cui Izebel costituisce un impressionante modello.

Similmente la morte dei 42 fratelli di Acazia in 2 Re 10:13-14 prefigura la morte sociale di quelli che fanno parte dell’unto rimanente odierno, durante gli ultimi 42 mesi del sistema come si legge in Rivelazione 11:7-11.


LE NOSTRE RIUNIONI

Dopo averli affrontati, sentiti libero di approfondire questi argomenti nelle sezioni del nostro Blog, o di cominciare anche tu a partecipare alle nostre riunioni.

A partire da Ottobre 2020 come gruppo ci riuniamo su Zoom due volte a settimana per discutere della Bibbia e delle profezie. Siamo sempre più numerosi. Se desideri partecipare scrivimi una mail a earthmeasured@gmail.com

Se ti interessano gli argomenti della terra piatta e della Bibbia seguici su telegram: scrivimi per essere inserito nel gruppo

Rifugiati di Pella Gruppo Telegram

Seguici per ricevere le notifiche dei nuovi video che pubblichiamo settimanalmente!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *