Eliseo morente profetizzava i nostri giorni

La morte di Eliseo viene narrata nel secondo libro dei Re al capitolo 13. Eliseo visse a lungo. Al momento della sua morte erano passati almeno sessantatré anni dal momento in cui era stato chiamato per mezzo di Elia ad essere profeta. Erano passati quasi cinquant’anni da quando aveva unto Ieu come re su Israele. E questo era avvenuto quarantacinque anni prima che Ioas cominciasse a regnare.

Molto del ministero di Eliseo ruotava intorno al numero 7. Ma, contrariamente al previsto, in prossimità della sua morte, nel bel mezzo di una visita di Ioas, re di Israele, venuto a salutare il moriente, il numero sette non compariva. Eliseo sperava che il re con una freccia colpisse la terra cinque o sei volte. Il re invece si limitò a farlo tre volte.

Apri la finestra a oriente, gli disse Eliseo

“Riguardo a Eliseo, si era ammalato dell’infermità della quale doveva morire. Ioas re d’Israele scese dunque da lui e piangeva sulla sua faccia e diceva: “Padre mio, padre mio, carro da guerra d’Israele e suoi cavalieri!” Ed Eliseo gli diceva: “Prendi un arco e delle frecce”. Si prese dunque un arco e delle frecce. Ed egli diceva al re d’Israele: “Impugna l’arco”. Pertanto l’impugnò, dopo di che Eliseo pose le sue mani sulle mani del re. Quindi disse: “Apri la finestra ad oriente”. E l’aprì. Infine Eliseo disse: “Tira!” E tirò. Egli ora disse: “Freccia di salvezza di Geova, sì, freccia di salvezza contro la Siria! E certamente abbatterai la Siria ad Afec fino al punto di finirla”.

E proseguì, dicendo: “Prendi le frecce”. Allora [le] prese. Disse quindi al re d’Israele: “Colpisci a terra”. Colpì dunque tre volte e si fermò. E l’uomo del [vero] Dio si indignò contro di lui; perciò disse: “Bisognava colpire cinque o sei volte! In tal caso avresti certamente abbattuto la Siria fino al punto di finirla, ma ora abbatterai la Siria tre volte”.

Aprire la finestra a oriente significava anche aprire la strada ai re del sol levante che in ultima analisi rappresentano il Cristo e i suoi coeredi. I re del sol levante sono però anche Gog di Magog e Babilonia. Dunque aprire quella finestra significava aspettare e supportare la salvezza di Geova contro la Siria, alias Babilonia.

Afec era una città che era stata al centro di una battaglia dove gli Israeliti in passato avevano sconfitto Ben-Adad. I siri in rotta si erano ritirati nella città, ma le sue mura erano cadute su 27.000 di loro. (1Re 20:29-30) Era un luogo altamente simbolico, come per esempio parlare di Gerico.

Un grande affresco profetico

Leggendo questo brano più e più volte nel corso degli anni mi sono sempre chiesta che cosa significasse. Solo adesso, man mano che le profezie si vanno adempiendo, siamo in grado di capire la portata di queste parole. Per afferrare il senso di questa profezia di Eliseo sul letto di morte occorre fare un lungo preambolo. Bisogna cioè riprendere alcune delle considerazioni a suo tempo venute fuori riflettendo a proposito del capitolo 20 del primo libro dei Re che presenta l’attacco di Samaria, capitale del regno separatista d’Israele, da parte di Ben-Adad, re di Siria.

In realtà lo scontro tra i due regni, quello d’Israele e quello di Siria, costituisce nel corso del tempo, quando i re si susseguono con nomi e vicende alterne, un grandioso affresco profetico della situazione predominante nei nostri giorni, il feroce attacco di Gog di Magog, in cui alcuni sono disposti a morire simbolicamente al mondo, rinunciando ad una vita sociale normale, quando gli altri preferiscono vivacchiare e infine morire con il presente sistema di cose.

Il re di Siria e il dio della tempesta

Adad era il dio della pioggia e della tempesta, adorato in tutta la Siria, in Mesopotamia e in altre regioni circostanti. Questa divinità corrispondeva a Baal. Era invocato per la sua capacità di apportare piogge benefiche e rappresentato come armato di fulmine, ritto sopra un toro. Era una divinità solare con il capo ornato di una corona di raggi solari.

Innanzitutto, ciò che salta agli occhi è che anche su Gog di Magog Dio avrebbe mandato epidemie e grandine. “‘E certamente chiamerò contro di lui in tutta la mia regione montagnosa la spada’, è l’espressione del Sovrano Signore Geova. La spada di ciascuno sarà contro il suo proprio fratello. “Porterò il mio giudizio contro di lui con epidemie e massacri; farò cadere piogge torrenziali, grandine, fuoco e zolfo su di lui, sulle sue schiere e sui molti popoli con lui.” (Eze 38:21-22) Tenendo presente questi versetti comprenderemo il ruolo che svolgono le due parti coalizzate, Israele e Siria, in quanto facenti parte di Gog di Magog.

Tutto il giudizio che Geova sta per far cadere sugli uomini viene paragonato alla tempesta. Così scrive Geremia: “Ecco, il turbine di Geova si scatenerà in tutta la sua furia; come una tempesta vorticosa turbinerà sulla testa dei malvagi. L’ira di Geova non si ritirerà finché egli non abbia attuato e realizzato le intenzioni del suo cuore. Nella parte finale dei giorni lo capirete chiaramente.” (Ger 23:19-20)

Prefigurati gli avvenimenti moderni

La situazione, a ben guardare, prefigura gli avvenimenti odierni in cui un potere tirannico richiede a tutti di sacrificare il rispetto per Dio, la vita di miliardi di persone e la loro salute sull’altare dell’inoculazione di massa. Comando che le Scritture tutte vietano di eseguire.

Il racconto poi prosegue e racconta del re che esce all’attacco inseguendo Ben-Adad ma il re di Siria scampava su un cavallo insieme ai cavalieri. “Ma il re d’Israele uscì e continuò ad abbattere i cavalli e i carri, e abbatté i siri con una grande strage.” (1 Re 20:20-21)

Qui si descrive la battaglia del settimo giorno: “E continuarono a stare accampati per sette giorni, questi di fronte a quelli. Il settimo giorno avvenne che si impegnavano nella battaglia; e i figli d’Israele abbattevano i siri, centomila uomini a piedi in un sol giorno. Quelli che restavano fuggirono ad Afec, alla città; e le mura caddero su ventisettemila uomini che erano restati. In quanto a Ben-Adad, fuggì e infine entrò in città nella camera più interna.” (v. 29-30) Ben Adad, in questa situazione specifica, rappresenta quelli che come noi hanno capito il senso degli avvenimenti, fuggono ed entrano nella camera più interna di Isaia 26:20. Ricordiamo che dall’attacco di Gog di Magog, viene fuori un rimanente di persone morto sì al mondo, ma salvato da Geova.

Bisognava colpire cinque o sei volte

Dunque anche questa profezia ha a che fare con il numero 7. Ha cioè attinenza con i sette anni dell’Apocalisse, i nostri anni odierni. Si trattava quindi di arrivare al quinto anno dei sette, verso la fine del 2020, con l’inizio della vaccinazione di massa per arrivare alla fine del sesto, il 2021 appena concluso, per comprendere concretamente il senso della profezia. L’idea era quelle di scagliare una freccia dalla finestra. La prima ad essere stata scagliata dalla finestra, a somiglianza della freccia di Ioas, naturalmente era stata Izebel, rappresentazione del potere di Babilonia.

Dunque, per arrivare ad Afec, il letto del torrente, bisognava aspettare il terzo dei sette anni di Apocalisse. Prima il torrente poteva ancora definirsi un fiume Eufrate, un Nilo, ma con il terzo anno si arriva all’uccisione dei due Testimoni da parte della bestia di Rivelazione 11:7-8 e diviene evidente che tutte le organizzazioni religiose sono apostate. Arrivati lì bisognava ancora aspettare fino alla fine del 2020 per comprendere che il sistema religioso mondiale camminava strettamente in combutta con il sistema politico al punto di spingere in modo sempre più serrato le masse alla vaccinazione.

In adempimento dell’ultima profezia di Eliseo, Ioas riconquistò “dalla mano di Ben-Adad figlio di Azael le città che egli aveva preso in guerra dalla mano di Ioacaz”, sconfiggendo in tre occasioni le forze sire. (2Re 13:19;23-25) Tuttavia il vero grande adempimento della profezia è una faccenda dei nostri giorni. Bisognava prima capire il senso dei sette tempi della fine. Perciò adesso si sta tutto adempiendo sotto i nostri occhi.

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