Carestia ai tempi di Davide in Ebron

Gustave Dorè: Rizpa scaccia le belve e gli uccelli dai cadaveri dei figli di Saul

Carestia: una situazione che nei millenni torna e ritorna. Ai tempi di Giuseppe ci fu una carestia di sette anni che sconvolse l’Egitto e Canaan. In quel momento tutta la famiglia di Giacobbe, settanta uomini, su invito di Giuseppe e del faraone, si trasferirono a Gosen, in una zona di pascoli del nord Africa, per poter sopravvivere.

Ai tempi di Elia ci fu una carestia di tre anni e mezzo. Carestia anche ai tempi di Eliseo. Lo stesso avvenne ai tempi di Davide, quando ci fu una carestia durata altri tre anni e mezzo. Il momento specifico di questa situazione di carestia ai tempi del regno di Davide non è indicato con precisione ma si comprende che ciò avveniva prima della rivolta di Absalom, quando un certo Simei, della famiglia di Saul, usciva a invocare il male contro Davide. Leggiamo il report in 2 Sam 16:5-8.

“E il re Davide giunse fino a Baurim, ed ecco, di là usciva un uomo della famiglia della casa di Saul, e il suo nome era Simei [rinomato, famoso], figlio di Ghera, che usciva e invocava il male mentre usciva. Gettava pietre a Davide e a tutti i servitori del re Davide; e tutto il popolo e tutti gli uomini potenti erano alla sua destra e alla sua sinistra. Questo è ciò che Simei disse mentre invocava il male: “Esci, esci, uomo colpevole di sangue e uomo buono a nulla! Geova ha fatto ricadere su di te la colpa di tutto il sangue della casa di Saul in luogo del quale hai regnato; e Geova dà il regno in mano ad Absalom tuo figlio. Ed ecco, tu sei nella tua calamità, perché sei un uomo colpevole di sangue!”

2 Samuele 21: la carestia e l’ultimo periodo del regno di Davide

 A Baurim Simei aveva fatto riferimento ad una colpa ricadente sulla testa del re a causa del sangue della casa di Saul versato da Davide, un eccidio. In questo articolo spiegheremo a cosa Simei voleva alludere.

I fatti di cui discorriamo dovettero avvenire in un momento in cui Davide era ancora vigoroso e in ottima forma. Non come i fatti narrati in 2 Sam 21 a partire dal versetto 15, quando il re si presenta ormai piuttosto avanti negli anni e quindi più incerto in battaglia. In quel tempo, alla fine dei 40 anni del regno di Davide, si assisteva un’altra volta, per mano dei suoi valorosi, alla sconfitta di quattro giganti nati dai Refaim. Questi giganti erano della famiglia del primo Golia che Davide stesso aveva abbattuto. Dobbiamo perciò pensare che i fatti narrati in 2 Sam 21 siano cronologicamente distinti in due periodi diversi, uno in riferimento a una fase giovanile, i tre anni e mezzo di carestia,(v.1-14) e l’altro a una fase di senilità. (v.15-22).

Davide regnava in Ebron sette anni

In questo modo sembrerebbe ragionevole pensare che i sette anni del regno di Davide a Ebron si possano dividere grosso modo in due periodi di 3 anni e mezzo. Gli inizi del regno di Davide furono turbolenti. In principio ci fu lo scontro con Is-Boset, figlio di Saul che ambiva alla successione al trono di suo padre. Poi si presentarono anni di carestia, quando dal cielo smise di cadere la pioggia. Il motivo alle origini della calamità divenne noto solo quando Davide volle interrogare il Signore.

Il libro di Samuele recita: “Ora ai giorni di Davide ci fu una carestia di tre anni, anno dopo anno; e Davide consultava la faccia di Geova. Quindi Geova disse: “Su Saul e sulla sua casa c’è la colpa di sangue, perché mise a morte i gabaoniti”. 2Sam 21:1

Una carestia durante i primi anni di regno

Avendo interrogato Geova, Davide venne a conoscenza del fatto che il re Saul aveva cercato di annientare i Gabaoniti e che per questo motivo c’era collera da parte di Dio. Ancora una volta Geova interveniva castigando l’errore, e questo diveniva evidente per mezzo di una lunga carestia. Questi fatti dovettero accadere durante il primo periodo del regno di Davide a Ebron. Interrogato Geova e saputo che era stato sparso ingiustamente del sangue, Davide parlò con i gabaoniti per appurare cosa si potesse fare come espiazione. Questi risposero che non era questione né di argento né di oro, perché, secondo la Legge, non si poteva accettare un riscatto per un assassino.

Inoltre riconobbero di non poter mettere a morte un uomo senza l’autorizzazione legale. Perciò solo dopo che Davide li ebbe interrogati di nuovo chiesero che fossero consegnati loro sette “figli” di Saul.

Nella faccenda vennero sacrificati due dei figli di Saul, Mefiboset e Armòni, ma anche cinque nipoti, figli di Merab e di suo marito Adriel, i quali probabilmente, dopo la morte di Merab, Michal aveva allevato.

Davide provò pietà per il figlio di Gionatan

Viceversa Davide risparmiò la vita di un altro Mefiboset, il figlio di Gionathan, che alla morte di Saul non aveva più di 5 anni. Davide si ricordò del giuramento fatto: “E Gionatan diceva a Davide: “Va in pace, poiché abbiamo giurato, tutti e due, nel nome di Geova, dicendo: E tu, finché sarò vivo e anche dopo la mia morte, non mi tratterai con lo stesso amore leale che ha Geova?  Non smettere mai di trattare la mia casa con amore leale, neppure quando Geova avrà spazzato via dalla faccia della terra tutti i tuoi nemici”.

Così Gionatan fece un patto con la casa di Davide, dicendo: “Geova chiederà conto ai nemici di Davide”. E Gionatan fece di nuovo giurare Davide in nome del suo affetto per lui, perché lo amava come sé stesso. ‘Geova stesso mostri d’essere fra me e te e fra la mia progenie e la tua progenie a tempo indefinito’”. (1Sam 20:14-17,42)

Quindi i Gabaoniti richiesero a Davide che sette uomini della discendenza di Saul fossero messi a morte per espiare l’errore di Saul. I sette morirono tutti assieme, al tempo della mietitura dell’orzo essendo messi a morte appesi al palo, a immagine della morte del Cristo. Si dovettero sacrificare per allontanare l’ira di Geova su tutto il popolo, divampata a causa dell’ingiustizia commessa da Saul. Infatti Geova aveva ritirato dal paese la propria benedizione mandando una lunga carestia, dato che cadevano piogge sui campi.

Messi al palo come il Cristo

La mietitura cominciava con la raccolta dell’orzo verso la metà di nisan, ad aprile. A quel punto i Gabaoniti giustiziarono i figli di Saul. Forse li uccisero e poi li appesero al palo come il Cristo, in una settimana simile a quella in cui il Messia aveva offerto se stesso. Dopo la loro morte non seppellirono i cadaveri ma li lasciarono esposti di fronte alla pubblica via fino al tempo delle piogge autunnali.

Perciò Rizpa, madre di due dei figli di Saul, Mefiboset e Armòni, si procurò un sacco e si eresse una tenda in prossimità di una rupe per rimanere nelle vicinanze e impedire agli uccelli e alle bestie selvagge di divorare i cadaveri. Rimasero lì per un periodo di circa sei mesi, cioè fino a quando non fu evidente che Geova aveva ricominciato a benedire il suo popolo con le piogge dal cielo.

Dunque sotto la vigile sorveglianza di questa madre i corpi delle sette persone restarono esposti sul fianco della collina, in una zona di passaggio, in bella vista di fronte ai viandanti per circa sei mesi, quando caddero le prime piogge e la carestia veniva scongiurata. Allora Davide fece seppellire i cadaveri. Così, a conti fatti, la carestia durò, al tempo di Davide, per circa tre anni e mezzo.

I due testimoni di Rivelazione

Cronologicamente la situazione potrebbe essere schematizzata come segue. Finiti i quarant’anni del regno di Saul ci furono i sette anni in cui Davide regnava su Ebron. Questi sette anni corrispondono ai sette anni dell’Apocalisse, quando finiti i tre tempi e mezzo, la bestia uccide i due testimoni lasciandoli cadavere sulla pubblica via. (Ri 11:7-10) Ecco che, allegoricamente, i quarant’anni di regno di Saul corrispondono ai 40 anni della generazione di Matteo 24:34, e il sacrificio dei sette uomini della casa di Saul può essere considerato, sempre allegoricamente, come un vero e proprio sacrificio espiatorio. I due figli di Rizpa, Mefiboset e Armòni, raffigurano i due testimoni di Rivelazione. I cinque figli di Merab richiamano le cinque vergini di Matteo 25:1-12. Il numero sette richiama i sette tempi dell’Apocalisse. (Ri 11:2,11)

L’ingiustizia subita dai Gabaoniti alla radice della carestia

All’epoca di Giosuè Gabaon era abitata da ivvei. A differenza degli altri cananei, i gabaoniti si resero conto che sarebbe stato inutile opporre resistenza al popolo d’Israele perché Geova combatteva per loro. Perciò, dopo la distruzione di Gerico e di Ai, gli uomini di Gabaon inviarono a Ghilgal una delegazione per fare la pace con Giosuè. Gli ambasciatori gabaoniti si presentarono con abiti e sandali logori, otri di vino laceri, sacchi rovinati e pane secco sbriciolato, come se venissero da un paese lontano, gente che perciò non intralciava le conquiste israelite. Riconobbero la mano di Geova in quello che era già accaduto all’Egitto e ai re amorrei Sihon e Og. I rappresentanti di Israele esaminarono le prove e le accettarono, per cui fecero il patto di lasciarli in vita. (Gsè 9:3-15)

Poco dopo l’inganno fu scoperto. Il patto però rimase in vigore: infrangerlo avrebbe messo in dubbio l’affidabilità di Israele fra le altre nazioni. Quando Giosuè rimproverò ai gabaoniti la loro astuzia, essi riconobbero di nuovo che Geova era con Israele e si raccomandarono alla sua misericordia dicendo: “Ora eccoci nella tua mano. Fa proprio come è bene e retto farci agli occhi tuoi”. Allora i Gabaoniti divennero raccoglitori di legna e attingitori d’acqua per l’assemblea e per l’altare di Geova. (Gsè 9:16-27)

Anche se Giosuè e gli altri capi principali erano stati indotti con l’inganno a fare un patto con i gabaoniti, tutto ciò era evidentemente in armonia con la volontà di Geova. Prova ne è che quando cinque re amorrei cercarono di annientare i gabaoniti, Geova benedisse l’intervento di Israele a loro favore; fece persino piovere sul nemico grossi chicchi di grandine e prolungò miracolosamente la luce del giorno per agevolare il combattimento. (Gsè 10:1-14)

Saul e lo schiavo malvagio

Lo sterminio dei Gabaoniti voluto da Saul corrisponde alla persecuzione portata avanti dallo schiavo malvagio nei confronti degli unti , le cinque vergini sagge, man mano che la generazione di Matteo 24:34 si inoltrava negli anni. Ciò, all’interno della congregazione dei Testimoni di Geova, avvenne nel momento in cui il corpo direttivo cominciò ad innalzarsi sempre più al di sopra dei pari, anteponendo il concetto della propria autorità alla libertà di studio, ricerca, e libera espressione di tutti. (Mt 24:48-51)

Raymond Franz nell’ausiliario per capire la Bibbia, diventato poi Perspicacia nello studio delle Scritture, alla voce Schiavo fedele e discreto scriveva: L’apostolo Pietro spiega che l’amministrazione delle verità divine era stata in effetti affidata a tutti gli “eletti”, tutti coloro che erano stati unti con lo spirito, i quali facevano parte della congregazione cristiana. (1Pt 1:1,2;4:10,11) Quindi l’intera congregazione cristiana unta doveva prestare servizio come un’amministrazione unita, dispensando quelle verità.

Questo principio, tanto semplicemente espresso e sostenuto dalla testimonianza delle scritture, fu nel tempo continuamente vilipeso dallo schiavo del CD dei Testimoni di Geova diventato via via sempre più malvagio. Oggi tale schiavo, in combutta con gli ubriaconi di Efraim di Isaia capitolo 28, incoraggia e costringe tutti i suoi aderenti a farsi marchiare dalla bestia di Rivelazione 13. Questo significa sterminare il popolo di Geova, gli odierni Gabaoniti. La colpa dell’odierno Saul va ben oltre qualsiasi possibilità di perdono. Dello schiavo malvagio Gesù disse: ” Il signore di quello schiavo, quando sarà arrivato, lo punirà con la massima severità.” (Mt 24:50-51) Che vergogna!

Scatolette cinesi ad incastro

Gabaon significa collina e ha una radice comune con il termine Gabbathà che ricorre in Giovanni 19:13, il luogo dove Pilato sedeva in tribunale quando Gesù fu portato a lui per essere processato. La Bibbia è piena di questi rimandi, le famose scatolette cinesi ad incastro. Dunque i Gabaoniti cosa stanno a rappresentare? Essi prefigurano il rimanente moderno che ai nostri giorni verrà salvato dalla grande tribolazione di Rivelazione 7:14 grazie al sangue del Cristo che lava le loro bianche vesti. È a loro favore che Geova sacrificava suo figlio appendendolo a un palo alla maniera dei sette discendenti di Saul.

Mefiboset, nome del figlio di Saul sacrificato con suo fratello Armòni, etimologicamente significa Colui che pone fine alla vergogna, nome più che mai appropriato ad esprimere la condanna divina dell’operato di Saul e il senso del sacrificio messianico. Questo nome era intercambiabile con quello di Merib-Baal, che significa Colui che contende contro Baal, dove Baal significa Signore. L’altro figlio di Saul, suo fratello, si chiamava Armòni, nome che etimologicamente significa uno nato nel palazzo, in un’altezza, a rappresentazione del tempio. I due prefigurarono i due testimoni di Apocalisse.

Rizpa e il calpestamento di Gerusalemme

Rizpa è una rappresentazione del calpestamento di Gerusalemme, come espresso in Luca 21:24 e Rivelazione 11:2. Essa custodisce i cadaveri dei figli per un intero semestre, fin tanto che Davide interviene e ordina che vengano seppelliti insieme alle ossa di Saul e a quelle di Gionatan. In un diverso passo biblico, il nome di questa donna viene brevemente menzionato nel bel mezzo delle vicende che portarono all’assassinio del generale Abner, accusato da Is-Boset di avere avuto rapporti con lei. (2 Sam 3:7)

 Il nome Rizpa significa pietra infuocata, carbone ardente, pietra su cui cucinare. Questo significato richiama alla mente il nome Ariel, nome simbolico attribuito a Gerusalemme in Isaia 29:1,2,7. A Gerusalemme si trovava il tempio di Dio nel cui cortile c’era l’altare dei sacrifici. Per questo la città in effetti era il focolare dell’altare di Dio. Comunque il messaggio di Isaia 29:1-4 prediceva la distruzione che si doveva abbattere su Gerusalemme quando sarebbe diventata un “focolare dell’altare” in un altro senso: una città in cui scorreva il sangue sparso, consumata dal fuoco e piena dei corpi delle vittime dell’infuocata distruzione. Comunque Isaia 29:7-8 indica che le nazioni che avrebbero causato la distruzione di Gerusalemme sarebbero venute meno nel loro scopo o obiettivo finale. Il passo citato legge:

“E deve accadere proprio come in un sogno, in una visione della notte, riguardo alla folla di tutte le nazioni che fanno guerra contro Ariel, sì, di tutti quelli che fanno guerra contro di lei, e le torri d’assedio contro di lei e quelli che la mettono alle strette. Sì, deve accadere proprio come quando qualcuno che ha fame sogna, ed ecco, mangia, e in effetti si sveglia e la sua anima è vuota; e proprio come quando qualcuno che ha sete sogna, ed ecco, beve, e in effetti si sveglia, ed ecco, è stanco e la sua anima è inaridita; così accadrà alla folla di tutte le nazioni che fanno guerra contro il monte Sion.” Isaia 29:7-8

Merab e Michal

Queste due donne chi rappresentano? Prima di tutto andrebbero esaminate nella loro storia d’amore con Davide in quanto figura messianica. Sono due donne promesse spose a Geova l’una e al Cristo l’altra, ma che prima devono passare attraverso un lungo processo di purificazione e di sofferenza. Il nome Merab etimologicamente significa diventare molti, abbondante, mentre il nome Michal condivide i significati di Michele che pone questa domanda: “Chi è come Dio?” Merab prefigura la situazione di Gerusalemme sotto il patto della legge, Mical prefigura la Gerusalemme cristiana. Il povero marito di Mical si chiamava Paltiel, che in ebraico significa: Dio è colui che mi provvede scampo e piangeva amare lacrime quando Mical, ormai sua moglie a tutti gli effetti, gli veniva tolta. Mical prefigura l’allontanamento della congregazione cristiana dalla purezza del vangelo e Paltiel il piccolo numero degli eletti rimasti senza guida spirituale dopo tale apostasia.

Merab era la maggiore delle due figlie del re Saul. Non era innamorata di Davide. Infatti rappresenta il popolo ebraico prima della venuta del Cristo. Il re aveva promesso di dare una delle figlie in sposa all’uomo che avrebbe sconfitto Golia. (1Sam 17:25) Dopo avere affrontato il gigante, Davide, grazie alla sua accortezza, riportò diverse vittorie sui filistei, così che Saul “ne aveva paura”; tuttavia la popolazione di Israele e di Giuda lo amava.

Adriel ottiene Merab come moglie

Nell’offrirgli in sposa Merab, Saul esortò Davide a continuare a mostrare il suo valore, sperando fra sé che il giovane sarebbe morto in combattimento: “Non venga la mia mano su di lui, ma venga su di lui la mano dei filistei”. Davide esitava ad accettare l’offerta di diventare genero del re. Tuttavia Saul non mantenne la promessa e Merab non diventò mai moglie di Davide. La Bibbia dice che la figlia minore, Mical, “era innamorata di Davide”, il che può sottintendere che Merab non lo fosse. Comunque, “avvenne che al tempo di dare Merab, figlia di Saul, a Davide, essa stessa era già stata data in moglie ad Adriel il meolatita”. (1Sam18:17-20).

Merab partorì cinque figli ad Adriel, il cui nome è piuttosto significativo in quanto significa gregge di Dio. In seguito Davide li consegnò i figli di questa coppia ai Gabaoniti che li misero a morte. Questo per espiare il tentativo di Saul di annientare il popolo di Gabaon e porre termine alla lunga carestia.

I figli di Merab sono allevati da sua sorella.

Secondo il testo masoretico, 2 Sam 21:8, menziona i “cinque figli di Mical figlia di Saul che essa aveva partorito ad Adriel”. Eppure 2 Sam 6:23 dice che Mical era morta senza figli. Sembra che qualche scriba abbia cercato di risolvere questa discrepanza sostituendo il nome di Mical con quello di Merab. Comunque la spiegazione tradizionale di 2 Sam 21:8 come compare in quasi tutti gli altri manoscritti ebraici è la seguente:

Merab sorella di Mical era moglie di Adriel e gli partorì i cinque figli in questione. Ma essendo morta prematuramente, (lei era una rappresentazione della Gerusalemme sotto il patto della legge) sua sorella Mical, che era stata ripudiata da Davide e non aveva figli (in quanto rappresentativa dell’apostata congregazione cristiana), si assunse il compito di allevare i cinque ragazzi. Perciò questi erano chiamati figli di Mical anziché di Merab.

Della stessa idea è una traduzione italiana del testo ebraico (ATE) che in 2 Sam 21:8 legge “cinque figliuoli di Michal figlia di Saul che aveva generato a ʽAdriel”, ma che in una nota in calce dice: “Pare che i cinque figli consegnati ai Gabaoniti fossero figli di Merav attribuiti a Michal forse perché essa li aveva allevati”. I Targumim leggono: “I cinque figli di Merab (che Mical, figlia di Saul, allevò) che essa partorì”. Altri fattori, non rivelati dalle Scritture, possono aver contribuito a far mettere per iscritto il passo in questo modo.

Mìcal: “Chi è simile a Dio?”

Mical era la figlia minore del re Saul, quella che effettivamente sposò Davide, dato che si era innamorata di lui. Saul si offrì di dargliela se Davide gli avesse portato i prepuzi di cento filistei, poiché pensava che Davide sarebbe perito nel tentativo di uccidere tanti guerrieri nemici. Davide accettò la sfida, presentò a Saul 200 prepuzi di filistei e gli fu data in moglie Mical. Ma da allora “Saul ebbe ancor più timore a causa di Davide” e gli fu per sempre nemico. Quando l’odio di Saul per Davide raggiunse il culmine, Mical aiutò Davide a sottrarsi all’ira del re. Durante la lunga assenza di Davide, (Cfr. Matteo 25: 15-19 a proposito dell’uomo in procinto di fare un viaggio all’estero) Saul la diede in moglie a Paltiel, figlio di Lais, originario di Gallim. (1Sam 19:11-17; 25:44)

Ricordiamo che Michele è un appellativo del Cristo. Egli è il capo degli angeli, il solo chiamato Arcangelo. Il termine esiste solo al singolare. Mical rappresenta dunque la chiesa cristiana.

Paltiel

Quando Abner cercò poi di concludere un patto con Davide, questi rifiutò di riceverlo se non avesse portato con sé Mical. Quindi Mical venne tolta a suo marito Paltiel e restituita a Davide.

Se vogliamo comprendere il profondo significato allegorico di queste situazioni dobbiamo considerare attentamente le etimologie dei nomi che ci possono rivelare diverse cose. Adriel significa gregge di Dio.

Dunque la coppia Merab/Adriel rappresenta l’alleanza di Geova con il suo popolo al Sinai e Baurim, il luogo fin dove Paltiel in lacrime accompagna la moglie diventa il luogo di “una scelta tra i migliori”. Si tratterebbe di una situazione relativa all’elezione di un rimanente. Dalla cooperazione di queste due donne sarebbero venuti fuori i 144.000 e la grande folla di Rivelazione 7. Infatti Mical alleva i figli di Merab. questo corrisponde al fatto che i 144..000 sono tratti dalle file degli ebrei. Leggiamo la descrizione dello straziante momento in cui Paltiel dovette separarsi da Mical:

“Àbner mandò immediatamente dei messaggeri da Davide per dirgli: “A chi appartiene il paese?” E ancora: “Concludi un patto con me, e io farò qualunque cosa sia in mio potere per portare tutto Israele dalla tua parte”. Davide rispose: “Bene, concluderò un patto con te, ma a una condizione: quando ti presenterai davanti a me dovrai portarmi Mìcal, figlia di Sàul. Altrimenti non cercare di vedere la mia faccia”. Poi mandò dei messaggeri da Is-Bòset, figlio di Sàul, a dirgli: “Ridammi mia moglie Mìcal, che presi in sposa in cambio di 100 prepuzi di filistei”. Perciò Is-Bòset mandò a prenderla, togliendola a suo marito Paltièl, figlio di Làis. Ma suo marito partì con lei, seguendola in lacrime fino a Baurìm, dove Àbner gli disse: “Va’, torna indietro!” Allora lui se ne andò.” (2Sam 3:12-16).

Questa situazione corrisponde al tentato genocidio dei Gabaoniti: una numerosa folla di gente abbandonata, lasciata senza guida spirituale da parte dei propri leader religiosi. Non a caso Michal muore senza figli. I suoi figli sono i figli di Merab. Oggi gli aderenti alle varie denominazioni religiose, se non escono fuori dai ranghi, cioè non accettano di morire socialmente, saranno passibili di un grave giudizio. (Ri 18:4)

Superata la carestia Davide porta l’arca del patto a Gerusalemme 

Il re Davide fece portare a Gerusalemme l’arca del patto e manifestò la sua gioia per l’adorazione di Geova danzando con esuberanza, “cinto di un efod di lino”.

Davide indossava un efod di lino e danzava davanti a Geova con energia incontenibile. Lui e tutta la casa d’Israele trasportarono l’Arca di Geova con grida di gioia e al suono del corno. Ma quando l’Arca di Geova entrò nella Città di Davide, Mìcal, figlia di Sàul, guardò giù dalla finestra e vide il re Davide che saltava e danzava davanti a Geova, e in cuor suo cominciò a disprezzarlo.

L’Arca di Geova fu dunque portata dentro la tenda che Davide aveva appositamente preparato e venne collocata al suo posto, quindi Davide offrì olocausti e sacrifici di comunione davanti a Geova. Dopo aver offerto gli olocausti e i sacrifici di comunione, benedisse il popolo nel nome di Geova degli eserciti. Inoltre distribuì a tutto il popolo, a ogni uomo e a ogni donna dell’intera moltitudine d’Israele, un pane a ciambella, una schiacciata di datteri e una d’uva passa; poi tutti tornarono a casa.

Mical manca di rispetto a Davide e viene punita. 

In tutto questo tempo Mical, che lo osservava dalla finestra, “in cuor suo cominciò a disprezzarlo”. Appena Davide fece ritorno a casa, Mical espresse con sarcasmo i suoi sentimenti, rivelando mancanza di apprezzamento per l’entusiasmo che Davide aveva manifestato in tutta la circostanza. Le sue parole indicavano che secondo lei Davide aveva agito in modo poco dignitoso. Davide allora la rimproverò e per punirla non ebbe più rapporti con lei, che morì senza figli.

Gli errori nella Bibbia sono casuali?

Personalmente non penso che eventuali errori infiltratisi nella Bibbia siano del tutto casuali. Credo che qui le due figlie di Saul svolgano un ruolo ad hoc. Entrambe rappresentano la situazione di Gerusalemme nel suo patto matrimoniale con Geova. Nel caso di Merab un patto di rifiuto, nel caso di Mical comunque un rapporto contrastato. È da loro però che vengono scelti gli eletti, quelli del rimanente, quelli che muoiono al sistema, cioè che muoiono di una morte simile a quella del Cristo. Romani ben esprime questo concetto:

“O non sapete che tutti noi che siamo stati battezzati in Cristo Gesù siamo stati battezzati nella sua morte?  Per mezzo del nostro battesimo nella sua morte siamo dunque stati sepolti con lui affinché, come Cristo è stato risuscitato dai morti mediante la gloria del Padre, così anche noi potessimo vivere una vita nuova.  Se siamo stati uniti a lui in una morte simile alla sua, certamente saremo anche uniti a lui in una risurrezione simile alla sua, sapendo questo: la nostra vecchia personalità è stata messa al palo con lui affinché il nostro corpo peccaminoso fosse ridotto all’impotenza e noi non fossimo più schiavi del peccato.” (Rom 6:3-6)

Finalmente questa tragedia, il sacrificio di sette vite umane uccise per rendere giustizia al torto subito dai gabaoniti, comincia ad essere più intelligibile. Tutta la sofferenza di Rizpa implicita nella situazione di carestia che aveva tormentato il popolo per oltre tre anni comincia ad avere una sua spiegazione. Si tratta di uno dei tanti momenti profetici di cui le scritture sono così ricche. Il fatto di poter comprendere questi dettagli ci aiuta ad affrontare meglio i nostri tempi e ad uscire dalla carestia spirituale in cui versa tutto il mondo, sempre che ci si affidi esclusivamente a Geova. Ricordiamo che fu solo quando Davide interpellò Geova, che allora fu in grado di comprendere i motivi della carestia che aveva devastato il suo popolo per un considerevole tempo.

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