
Matrimonio dell’Agnello: questa espressione si riferisce all’unione del Cristo con la Nuova Gerusalemme.
Tutti noi qualche volta siamo stati a una festa di matrimonio. Gesù stesso, il settimo giorno dall’inizio della sua comparsa pubblica, nei giorni che precedevano la pasqua ebraica, prese parte alle nozze di Cana. (Gv 2) Fu in quell’occasione che trasformò l’acqua in vino.
Il libro di Proverbi della vera Sapienza, che è una raffigurazione del Cristo, legge: “La vera sapienza ha edificato la sua casa; ha intagliato le sue sette colonne. Ha organizzato la scannatura della sua carne; mischiato il suo vino; per di più, ha apparecchiato la sua tavola. Lei ha mandato le sue giovani a chiamare in cima alle alture della città: “Chiunque è inesperto, si rivolga qui”. A chiunque manca di cuore essa ha detto: “Venite, cibatevi del mio pane e bevete del vino che ho mischiato. Lasciate gli inesperti e continuate a vivere, e camminate diritto nella via dell’intendimento”. (Pr 9:1-6) Anche questo era come un invito a un banchetto di nozze.
Chi furono gli sposi di Cana? lo sposo era – come di solito, infatti – la persona incaricata di fornire il vino delle nozze. Sappiamo, con la madre di Gesù e con i servitori, che il vino era venuto a mancare. Sappiamo anche chi finì per fornire il vino. Non certamente lo sposo ufficiale. Tutto si chiarisce a questo punto: chi ha fornito il vino, l’eccellente vino di Cana? E chi è il “vero” sposo in questo racconto? È senza dubbio Gesù, colui che ha procurato il vino, che l’ha procurato in abbondanza e di grande qualità. Viceversa, nel giorno del suo matrimonio, lo sposo novellino rimase incognito per sempre. Capiamo meglio, però, perché gli invitati sono menzionati e non gli sposini. A contare principalmente per noi è il matrimonio dell’Agnello e non semplicemente un matrimonio tra due giovani persone.
Al matrimonio solo i servitori sapevano tutto
Chi, però, ha capito veramente chi è lo “sposo” in quella situazione di matrimonio? Solo i servitori, in greco diaconoi. Vale la pena rileggere i vv. 9-10: “Come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto – il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l’acqua – chiamò lo sposo e gli disse: «Tutti mettono in tavola il vino buono all’inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora»”.
Riconoscere lo sposo, l’Agnello del matrimonio della Nuova Gerusalemme, non è da tutti. Gesù l’aveva dichiarato: “Verissimamente ti dico: A meno che uno non nasca di nuovo, non può vedere il regno di Dio”. (Gv 2:3) Dobbiamo pensare che i servitori svolgessero in questo caso una funzione metaforica. Un’umile rappresentanza dei due testimoni che assistono all’insediamento invisibile del regno nei cieli, in attesa del loro matrimonio in cielo.
Un banchetto di matrimonio rallegrato da vini pregiati
Cosa rappresentava il vino eccellente? Esso rappresenta un tempo messianico reso possibile dal sacrificio espiatorio. Si leggano Amos 9:13-15; Gioele 3:18; Isaia 25:6-7; 62:8-9.
Riporto a titolo esemplificativo Isaia 25:6-7 che legge: “Su questo monte Geova degli eserciti imbandirà per tutti i popoli un banchetto di piatti prelibati, un banchetto di vini pregiati, di piatti prelibati, pieni di midollo, di vini pregiati, filtrati. Su questo monte eliminerà la coltre che avvolge tutti i popoli e il velo tessuto su tutte le nazioni.” Il banchetto per eccellenza sarà dunque il banchetto del matrimonio dell’Agnello.
In genere, come si evince dalle scritture citate, si parla dell’abbondanza di vino per la fine dei tempi o per i tempi messianici. È abbastanza chiaro, quindi, che l’acqua di Cana abbia a che fare con l’ultimo anno dei tempi di Apocalisse, quando ancora il vino ha da essere fornito. La questione essenziale è di sapere chi si era accorto di cosa stava succedendo. Il direttore della festa di matrimonio, in genere l’amico dello sposo, (cf. Gv 3:29) era di solito incaricato di badare al buon funzionamento delle nozze. Costui esprime la sua sorpresa quando gli fanno gustare il vino e riferisce il fatto allo sposo. (Gv 2:9)

Le sei giare d’acqua
Il testo dice che vi erano sei giare che contenevano ciascuna due o tre misure per liquidi. Probabilmente erano giare che potevano contenere da 44 a 66 litri. Facendo una media, sarebbe come dire sei damigiane, 330 litri di ottimo vino! Non dimentichiamo però che Gesù chiede innanzitutto ai servi di riempire le giare di acqua. Quanto tempo ci hanno messo? Occorreva andare ad attingere l’acqua a una sorgente, a un pozzo o a una fontana non necessariamente vicini, poi trasportarla e travasarla nelle giare. Una persona trasporta una decina di litri per volta. Se c’erano gli asini si faceva un po’ prima. Questo andava fatto pur sapendo che mancava il vino e non l’acqua. Questa situazione corrisponde al periodo relativamente lungo dei sette anni di Rivelazione in cui fervono le ricerche per capire i tempi della fine.
Ultimo ma non minimo dettaglio: notare che le giare erano sei, non sette come ci si sarebbe potuti attendere. Perché? Il numero principalmente legato all’Apocalisse è il sette, non il sei. Il particolare deve avere la sua importanza, altrimenti non sarebbe menzionato. Le giare erano previste per le purificazioni rituali, lavarsi le mani prima dei pasti. (Gv 2:6) Ecco quindi che dal momento che il vino mancava si doveva sperare in un’aggiunta. Tuttavia l’ora del Signore non era ancora arrivata. Qui il pensiero corre all’ultimo dei sette anni, quello ormai in corso, che culminerà con il matrimonio dell’Agnello.
Un tempio edificato in 46 anni
Giovanni 2:18-22 legge: “Quindi, rispondendo, i giudei gli dissero: “Quale segno hai da mostrarci, dato che fai queste cose?” Rispondendo, Gesù disse loro: “Abbattete questo tempio, e in tre giorni lo rialzerò”. Perciò i giudei dissero: “Questo tempio è stato edificato in quarantasei anni, e tu lo rialzerai in tre giorni?” Ma egli parlava del tempio del suo corpo.” Ciò che se ne deduce è che il tempio aveva richiesto un lungo periodo di costruzione, 46 anni che corrispondono ai 40 anni della generazione di Matteo 24:34 più sei dei sette anni dei tempi dell’Apocalisse. Il momento in cui avviene la festa è il sesto anno quando il matrimonio dell’Agnello è ancora in prospettiva.
Notare che Cana significa anche canna, anche la canna per misurare, come quella che Giovanni riceve affinchè misuri il santuario del tempio di Dio. Ora il santuario è composto di colonne viventi, ovvero i fratelli e le sorelle del Cristo. (Ri 11:1;1Pt 2:5) Il matrimonio di Cana è dunque una cerimonia altamente simbolica che ha a che fare con la conclusione del settimo anno di Rivelazione, dove al versetto 11:19 si legge: “E il [santuario del] tempio di Dio che è in cielo fu aperto”.
Il vero sposo al matrimonio a Cana
Chi è dunque il “vero” sposo in questo racconto? È senza dubbio chi ha procurato il vino, e l’ha procurato in abbondanza. Evidentemente la festa di Cana prefigurava il matrimonio della Sposa, nella fattispecie i dodici apostoli, con l’Agnello. Nel prosieguo di questo articolo cercheremo di capire come si stipulavano nell’antichità biblica i matrimoni. I momenti importanti erano essenzialmente quattro: il contratto, la preparazione (cosa fa lui, cosa fa lei), la cerimonia e la festa. Il matrimonio dell’Agnello con la sposa segue il medesimo modello. Questo aspetto è interessante perché ci permette di capire che quello dell’Agnello ha tutti i carismi di un autentico matrimonio.
Va sottolineato: l’unione dei nati di nuovo, i quali fanno parte della Nuova Gerusalemme, con il Cristo è realmente e a tutti gli effetti un autentico matrimonio. Questo è uno dei tanti segreti che quasi tutti disconoscono e che Dio ci vuole svelare. Ecco che Geova ci fa sapere di un matrimonio celeste che la maggioranza non riesce nemmeno a figurarsi. Infatti molti pensano che il mondo celeste sia un mondo etereo del tutto sconnesso dal nostro. Questo non è, perchè, viceversa, il nostro modo di vivere è a immagine di quello celeste.
Efesini 5:33 parla di un grande segreto. “Per questa ragione l’uomo lascerà [suo] padre e [sua] madre e si unirà a sua moglie, e i due diverranno una sola carne”. Questo sacro segreto è grande. Ora parlo riguardo a Cristo e alla congregazione. (Ef 5:32-33)
Ovviamente il sacro segreto non è il matrimonio di un uomo e di una donna terreni, ma l’unione della Sposa composta dai 144.000 e dalla grande folla con lo sposo celeste, il Cristo. Cerchiamo dunque di evidenziare i punti di stretto contatto tra il matrimonio in epoca biblica e il matrimonio dell’Agnello.
Il contratto di matrimonio nei tempi biblici.
Se pensiamo ad Abramo o a Isacco ci viene in mente cosa fecero per assicurarsi una sposa per i figli. Non fu mai il padre della sposa a cercare un marito per la figlia. Furono loro, i padri dello sposo, a prendere l’iniziativa. (Ge 24; 28) Nei tempi biblici quando nasceva un maschietto, il padre si preoccupava di cercare per lui una sposa. Ciò avveniva in qualsiasi momento il padre si decidesse, o quando saltasse fuori la giusta occasione. Ciò poteva accadere quando il figlio era abbastanza piccolo o anche solo un anno prima delle nozze. Bastava che ci fosse il tempo minimo, cioè un anno di fidanzamento.
Della sposa dell’Agnello la Bibbia lascia intendere che il padre dello sposo, Geova prese fin dall’inizio disposizioni per dare al figlio una sposa e agli eletti uno sposo. In Efesini Paolo scrive: “Sia lodato l’Iddio e Padre del nostro Signore Gesù Cristo, che ci ha benedetto, uniti a Cristo, con ogni benedizione spirituale nei luoghi celesti, visto che ci ha scelto prima della fondazione del mondo per essere uniti a lui, affinché fossimo santi e senza difetto davanti a lui nell’amore. Infatti egli ci ha preordinato perché fossimo adottati come suoi figli mediante Gesù Cristo, secondo il suo desiderio e la sua volontà.” (Efesini 1:3-5) Quindi i membri della sposa sono stati preordinati prima della fondazione del mondo, cioè prima della nascita di Caino e Abele, cioè subito dopo la trasgressione di Adamo ed Eva. Ecco che la scelta degli eletti parte dal Padre, da Geova.
Per sposarsi il marito era tenuto a pagare al suocero il prezzo della sposa. Il giudaismo considerava la moglie come “acquistata” in tre modi, con danaro, con contratto e con rapporti sessuali. Gli ebrei intendevano il matrimonio come “l’acquisto” della donna. Il nome Cana della città dove avvennero le nozze a cui Gesù prese parte con i discepoli, deriva anche dal verbo ebraico Qanàh che significa acquistare. Di lì si comprende perché la Mishnah parli di “donna acquistata”.
Casta vergine
Questo avviene, nel caso della sposa di Cristo, in seguito all’acquisto compiuto per mezzo di un sacrificio espiatorio. Paolo nella prima lettera ai Corinti scrive: Non sapete che il vostro corpo è il tempio dello spirito santo che è in voi e che avete ricevuto da Dio? E voi non appartenete a voi stessi, visto che siete stati comprati a caro prezzo. Perciò glorificate Dio nel vostro corpo. (1Cor 6:19-20) Nel capitolo successivo della stessa lettera ribadisce: “Siete stati comprati a caro prezzo; smettete di farvi schiavi degli uomini”. (1Cor 7:23)
Il matrimonio si celebrava di solito dopo un anno di fidanzamento, senza alcuna cerimonia religiosa, dato che si trattava di un evento civile. Lo sposalizio era l’occasione di una grande festa che durava sette giorni. Il primo rapporto sessuale avveniva la sera del primo giorno di festa, prima ancora che il matrimonio fosse ufficializzato, perché il fidanzato doveva accertare che la donna fosse vergine.
Il rapporto sessuale era comunque parte integrante della festa. Gli amici aspettavano fuori che lo sposo uscisse portando la prova della verginità, un panno macchiato di sangue. Se il marito non avesse constatato la verginità della sposa poteva rivolgersi al tribunale il giorno dopo.
La stessa esigenza riguardo alla verginità viene espressa per il matrimonio con la Nuova Gerusalemme. Paolo scrive in merito: “Poiché sono geloso di voi con una santa gelosia, poiché vi ho personalmente promessi in matrimonio a un solo marito per presentarvi come casta vergine al Cristo.” (2Cor 11:2) Anche dei 144.000 Rivelazione afferma: “Questi sono coloro che non si sono contaminati con donne; infatti sono vergini.” (Ri 14:4) Naturalmente ci si riferisce ad una verginità di natura spirituale ancor prima che fisica.
Il periodo della preparazione al matrimonio
L’anno precedente alle nozze lo sposo preparava la casa dove avrebbe accolto la sposa. Gesù ai suoi discepoli disse: “Il vostro cuore non sia turbato. Esercitate fede in Dio, ed esercitate fede anche in me. Nella casa del Padre mio ci sono molte dimore. Se così non fosse ve l’avrei detto, perché vado a preparare un posto per voi. E quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi accoglierò a casa presso di me, così che dove sono io siate anche voi. (Gv 14:1-3)
La sposa viceversa si sarebbe purificata secondo le parole di Efesini che legge: “Il Cristo amò la congregazione e si consegnò per essa, affinché la santificasse, purificandola col bagno dell’acqua mediante la parola, per presentare la congregazione a sé nel suo splendore, non avendo essa né macchia né grinza né alcunché di simile, ma affinché fosse santa e senza biasimo.” (Ef 5:25-27)
Dunque il Cristo ci purifica attraverso il bagno dell’acqua mediante la Parola della Verità, la Bibbia. La nostra responsabilità è di santificarci.
Matrimonio dopo il rapimento
Per convolare a nozze ed incontrare lo sposo nell’aria, il rimanente dovrà essere rapito in cielo, secondo le parole di 1 Tessalonicesi:
“Fratelli, non vogliamo che siate all’oscuro riguardo a coloro che dormono nella morte, affinché non siate tristi come chi non ha nessuna speranza. Se abbiamo fede che Gesù è morto ed è risorto, allora abbiamo anche fede che Dio condurrà con Gesù quelli che si sono addormentati nella morte mediante lui. In base alla parola di Geova vi diciamo questo: noi che siamo vivi e saremo ancora in vita durante la presenza del Signore non precederemo affatto quelli che si sono addormentati nella morte, perché il Signore stesso scenderà dal cielo con un comando, con voce di arcangelo e con tromba di Dio, e quelli che sono morti uniti a Cristo risorgeranno per primi; dopodiché noi che siamo vivi e saremo ancora in vita verremo rapiti nelle nubi insieme a loro per incontrare il Signore nell’aria; e così saremo sempre con il Signore.” (1Tes 4:13-18)
Gesù in quel tempo, prima di sacrificarsi, non sapeva ancora quando quel matrimonio si sarebbe concluso, infatti disse: “Quanto a quel giorno e a quell’ora, nessuno li conosce, né gli angeli dei cieli né il Figlio, ma solo il Padre.” (Mt 24:36) Tuttavia, dopo la sua ascesa in cielo venne a conoscenza di maggiori dettagli e al momento opportuno, cioè al tempo delle fine, gli ultimi sette anni, lo ha comunicato ai suoi amici. Giovanni riporta queste parole: “Non vi chiamo più schiavi, perché lo schiavo non sa quello che fa il suo padrone. Ma vi ho chiamati amici, perché tutte le cose che ho udito dal Padre mio ve le ho fatte conoscere.” (Gv 15:15)
Una cerimonia di matrimonio tra pochi intimi
A quel punto le nozze stavano per essere celebrate. Appurato il fatto che la ragazza era vergine, le trattative nuziali terminavano con un contratto. Il padre dello sposo benediceva la sposa con sette benedizioni che esprimevano l’augurio della fecondità. Il termine benedizione in ebraico è “berakàh” la cui radice ha attinenza con gli organi sessuali maschili. Essere benedetti significava quindi ricevere la capacità generativa. La cerimonia del matrimonio si svolgeva di fronte a pochi intimi, la cerchia strettamente familiare e parentale. Solo dopo iniziava la festa che durava altri sei giorni ed era aperta a molti invitati, a volte perfino all’intero villaggio. Ecco perché a Cana potè mancare il vino: nei giorni arrivarono molti più invitati del previsto.
Il battesimo nello spirito e la caparra di matrimonio
Per comprendere a fondo il tema del fidanzamento e del matrimonio della sposa con l’Agnello bisogna ancora capire il significato della caparra di Efesini 1:13-14 che legge: “Per mezzo di lui, dopo aver creduto, siete stati suggellati col promesso spirito santo, che è una caparra della nostra eredità, allo scopo di liberare mediante riscatto il possedimento [di Dio], alla sua gloriosa lode.”
In realtà, nel testo originale queste due parole, caparra e pegno, rappresentano soltanto un unico termine che significava un anticipo in denaro depositato dal futuro sposo, anche a titolo di penale se “l’acquisto” non fosse stato completato. (Si veda anche Ge 38:18 nell’ambito del rapporto che Giuda ebbe con Tamar) Quindi la caparra, o pegno, era un anticipo a garanzia di qualsiasi evenienza. Una versione moderna così traduce 2Corinti 1:22: “Ora è Dio che ha reso noi e voi saldi in Cristo. Egli ci ha unto, ha messo il suo suggello di proprietà su noi, ed ha messo il Suo Spirito nei nostri cuori quale deposito a garanzia di quanto deve ancora venire”.
Dai testi biblici citati e da quanto è stato finora detto, appare evidente uno stretto rapporto tra suggello e caparra o pegno. Infatti, tutte e due le immagini sottolineano il fatto che, mediante lo Spirito Santo, i cristiani posseggono un segno di proprietà, un deposito a garanzia in attesa di qualcosa di più grande che deve ancora concretizzarsi.
Adozione come figli
L’impronta del sigillo conferito agli eletti che fanno parte della sposa implica una relazione con il proprietario del sigillo stesso ed è garanzia certa di qualche cosa che gli appartiene. I credenti appartengono a Dio e si riconoscono in ciò per via dello Spirito Santo che abita in loro. Era questo un uso comune in Efeso, ai giorni di Paolo. Un mercante andava al porto, sceglieva una partita di qualsivoglia merce, dall’olio, al vino o al legname. Pagava una caparra e stampigliava la merce con il suo sigillo: un riconoscibile segno di proprietà. Più tardi con il suo sigillo, mandava al porto il suo servitore, il quale pagava a saldo e cercava la merce che recava il marchio corrispondente.
Come funziona questo nel caso degli eletti? Essi vengono battezzati nello spirito che rafforza in loro il senso di sicurezza e da loro la profonda certezza di aver ricevuto una particolare adozione come figli. Infatti, “lo Spirito stesso attesta insieme col nostro spirito, che siamo figliuoli di Dio” (Romani 8:16). Questo è dunque uno speciale suggello di proprietà. Una garanzia del fatto che gli eletti entreranno in un’intima relazione con l’Agnello, una relazione che implica un ardente attaccamento, una forza d’affetto anche superiore a quella che esiste tra due esseri umani legati da un vincolo matrimoniale. Questa è una grande e profonda verità e per capirla bisogna viverla. Nessuno può capire queste cose se non per speciale rivelazione. Nessuno può nemmeno lontanamente immaginare cosa significhi questa cosa, a meno che il Signore la voglia direttamente rivelare.
Il cantico dei cantici
Una chiave di comprensione può essere rinvenuta nel Cantico dei Cantici. Qui troviamo due personaggi complementari: un pastorello e il re Salomone. I due sono entrambi innamorati della Sulammita. Ora i due rappresentano il Cristo nelle due diverse situazioni, il pastore sulla terra e Salomone in cielo. La Sulammita ama il bel pastorello fin tanto che vive come essere terreno, ma diventa la sposa del re quando viene rapita in cielo. Chi di noi ha vissuto o sta per vivere la chiamata celeste saprà di dover accogliere con favore l’amorevole tenerezza del nostro pastore Gesù. Ci rallegriamo grandemente sapendo che questo caro, benchè ancora invisibile è vicino e ci ama.
Diapositiva 1 (studibiblici.it)

Grazie….