Un tragico inganno: il marchio vaccino

Inganno: ritrovarsene vittima può comportare spiacevoli conseguenze. Gesù disse: “Guardatevi dai falsi profeti i quali vengono a voi in manto da pecore.” (Mt 7:15) “Guardatevi”. Questo termine dovrebbe attirare immediatamente la nostra attenzione perché il comando “guardatevi” segnala un grave pericolo, che se non stiamo in guardia e se non facciamo attenzione ci danneggerà molto.

Nella Bibbia ci sono varie storie che illustrano i tragici risultati dell’aver riposto male la propria fiducia. Una di queste è contenuta nel capitolo 13 del primo libro dei Re. È la storia di un profeta pieno di coraggio, che alla fine si fece convincere dalla persona sbagliata e pagò con la vita. Ne racconteremo la storia riportando estesamente anche il testo originale.

La storia è ambientata a Betel al tempo in cui Geroboamo, un po’ dopo essere diventato re, stava presenziando a una festa. Si trattava della dedicazione del santuario che aveva eretto a Betel per promuovere l’adorazione dei vitelli. Il passo in questione è uno dei pochi ma tra i più notevoli che raccontano le vicende di questo re.

Geroboamo probabilmente stava in piedi sul pendio dell’altare, proprio come Salomone aveva fatto a sua volta per l’inaugurazione del tempio. All’improvviso apparve l’uomo di Dio che si era mosso da Giuda a cavallo d’asino. Costui minacciò per l’altare quella distruzione e quella profanazione che poi caddero su di esso più di 350 anni dopo, cioè ai tempi di Giosia.

Giuseppe Flavio identificava il profeta di Giuda con un certo Iadon, identificabile forse con Iddo. (2Cr 9:29) Dopo che il profeta ebbe finito di parlare contro Geroboamo, l’altare si spaccò con l’effusione al suolo delle ceneri grasse, rendendo manifesto per la prima volta quel genere di terremoto che divenne poi un modello per altri terremoti annunciati in Apocalisse.

Prima di cedere all’inganno aveva rifiutato un invito alla tavola del re

Sentite le parole di condanna del profeta, il re dà ordine di afferrarlo ma immediatamente il suo braccio si paralizza ed egli è costretto a supplicare l’uomo del vero Dio affinché interceda a suo favore. Riabilitato nel fisico, il re invita il profeta a casa perché si possa ristorare e perché vuole ricompensarlo con un dono.

Il testo legge: “E avvenne che, appena il re ebbe udito la parola dell’uomo del [vero] Dio che egli aveva gridato contro l’altare di Betel, subito Geroboamo stese la mano da sopra l’altare, dicendo: “Afferratelo!” Immediatamente la mano che aveva steso contro di lui si seccò, e non la poté ritirare a sé. E l’altare stesso si spaccò così che le ceneri grasse si sparsero dall’altare, secondo il portento che l’uomo del [vero] Dio aveva fatto per la parola di Geova.” (1Re 13:4-5)

E il re proseguì, dicendo all’uomo del [vero] Dio: “Vieni con me a casa, sì, e prendi ristoro, e lascia che ti dia un dono”. Ma l’uomo del [vero] Dio disse al re: “Se tu mi dessi metà della tua casa non verrei con te e non mangerei pane né berrei acqua in questo luogo. Poiché in questo modo egli mi ha comandato per la parola di Geova, dicendo: ‘Non devi mangiare pane né bere acqua, e non devi tornare per la via per la quale sei andato’”. E se ne andava per un’altra via, e non tornò per la via per la quale era venuto a Betel. (1Re 13:7-10)

L’inganno del vecchio profeta di Betel

Immediatamente un sedicente profeta di Betel viene a sapere dell’accaduto e vuole invitare a casa il profeta di Giuda perché possa mangiare qualcosa e riposarsi un momento. Si fa sellare l’asino e lo raggiunge sotto un terebinto.

“E seguiva l’uomo del [vero] Dio e lo trovò a sedere sotto il grosso albero. Quindi gli disse: “Sei tu l’uomo del [vero] Dio che è venuto da Giuda?” al che egli disse: “Sono io”. E proseguì, dicendogli: “Vieni con me a casa e mangia del pane”. Ma egli disse: “Non posso tornare con te né entrare con te, e non devo mangiare pane né bere acqua con te in questo luogo. Poiché mi è stato detto per la parola di Geova: ‘Non vi devi mangiare pane né bere acqua. Non devi tornare per la via per la quale sei andato’”.

A ciò gli disse: “Anch’io sono profeta come te, e un angelo stesso mi ha parlato per la parola di Geova, dicendo: ‘Fallo tornare con te alla tua casa perché mangi pane e beva acqua’”. (Lo ingannò). Egli tornò dunque con lui per mangiare pane nella sua casa e bere acqua.” (1Re 13:14-19)

 “E avvenne, mentre sedevano a tavola, che la parola di Geova fu indirizzata al profeta che l’aveva fatto tornare; ed egli chiamava l’uomo del [vero] Dio che era venuto da Giuda, dicendo: “Geova ha detto questo: ‘Per la ragione che ti sei ribellato contro l’ordine di Geova e non hai osservato il comandamento col quale Geova tuo Dio ti ha comandato, ma sei tornato per mangiare pane e bere acqua nel luogo circa il quale ti aveva detto: “Non mangiare pane né bere acqua”, il tuo corpo morto non entrerà nel luogo di sepoltura dei tuoi antenati’”. (1Re 13:20-22)

Dopo che ebbe ceduto all’inganno un leone lo trovò per la strada e lo mise a morte

  E avvenne dopo che ebbe mangiato pane e dopo che ebbe bevuto che subito gli sellò l’asino, cioè al profeta che aveva fatto tornare. Ed egli si avviò. Più tardi un leone lo trovò per la strada e lo mise a morte, e il suo corpo morto fu gettato sulla strada. E l’asino gli stava accanto, e il leone stava accanto al corpo morto. Ed ecco, c’erano uomini che passavano, così che vedevano il corpo morto gettato sulla strada e il leone che stava accanto al corpo morto. Quindi vennero e ne parlarono nella città in cui dimorava il vecchio profeta.

Quando il profeta che l’aveva fatto tornare dalla via l’udì, immediatamente disse: “È l’uomo del [vero] Dio che si ribellò contro l’ordine di Geova; e per questo Geova lo ha dato al leone, perché lo sbranasse e lo mettesse a morte, secondo la parola di Geova che egli gli aveva proferito”. E continuò a parlare ai suoi figli, dicendo: “Sellatemi l’asino”. Allora lo sellarono. Quindi si avviò e trovò il suo corpo morto gettato sulla strada con l’asino e il leone che stavano accanto al corpo morto. Il leone non aveva mangiato il corpo morto, né aveva sbranato l’asino.

 E il profeta sollevava il corpo morto dell’uomo del [vero] Dio e lo deponeva sull’asino e lo riportava indietro. Così entrò nella città del vecchio profeta per fare lamento e seppellirlo. Depose pertanto il corpo morto di lui nel suo proprio luogo di sepoltura; e facevano lamento su di lui: “Ahi, fratello mio!”

E avvenne dopo averlo sepolto che diceva ai suoi figli: “Quando muoio mi dovete seppellire nel luogo di sepoltura in cui è sepolto l’uomo del [vero] Dio. Deponete le mie proprie ossa accanto alle sue ossa. Poiché immancabilmente si avvererà la parola che egli gridò per la parola di Geova contro l’altare che è a Betel e contro tutte le case degli alti luoghi che sono nelle città di Samaria”. (1Re 13:23-32)

Un’allegoria a tutto tondo

Questa narrata in 1 Re 13 è la storia di un severo giudizio a seguito di una grave disobbedienza ma anche la storia di una fiducia mal riposta e di un inganno. Che cosa spinse il vecchio profeta di Betel a mentire all’inviato di Giuda dicendo che anche lui aveva ricevuto un messaggio divino che però contraddiceva il comando che Geova aveva dato in precedenza?

Il profeta di Betel mentiva e sapeva di mentire. Era un profeta che si era sviato nell’adorazione idolatrica, che permetteva ai propri figli di prendere parte ai riti idolatrici promossi da Geroboamo in un santuario dedicato all’adorazione dei vitelli. Potremmo perfino pensare che fosse un emissario prezzolato di Geroboamo. Nulla vieta di pensarlo, dato che era uno informato di tutto. Del resto l’uomo di giuda aveva l’ordine di tornare per una strada diversa da quella attraverso cui era giunto. Ciò significava mantenersi nell’ombra e non far sapere a tutti i fatti propri. Tuttavia l’uomo del vero Dio si comportò ingenuamente e andò incontro al suo giudizio di morte, perdendo perfino la possibilità di essere raccolto nel luogo dei suoi antenati. Nel linguaggio biblico ciò significa venire esclusi dal provvedimento della resurrezione.

Siamo di fronte a un uomo, forse povero, dedito all’adorazione del vero Dio, che aveva saputo resistere alle offerte di un re che poteva dargli ricchezze ma non seppe resistere all’offerta di un uomo che voleva dargli soltanto un po’ di pane e fargli bere un po’ d’d’acqua. Come spiegare una simile situazione?

Dio lascia andare su di loro un’operazione d’inganno

Viene in mente un passo della seconda lettera ai Tessalonicesi in cui, a proposito della parte finale di questo sistema, Paolo scrive:

“Allora colui che pratica l’illegalità sarà rivelato, e il Signore Gesù lo distruggerà con lo spirito della sua bocca e lo ridurrà a nulla mediante la manifestazione della sua presenza. La presenza di colui che pratica l’illegalità è dovuta all’azione di Satana, accompagnata da ogni opera potente, da segni e prodigi menzogneri e da ogni ingiusto inganno ai danni di quelli che vanno verso la distruzione per non aver accettato e amato la verità così da essere salvati.

Per questo motivo Dio permette che siano sviati da un’influenza ingannatrice che li induca a credere alla menzogna, affinché siano tutti giudicati perché non hanno creduto alla verità ma hanno provato piacere nell’ingiustizia.” (2Ts 2:8-12)

Ci troviamo di fronte a due uomini, entrambi colpevoli, ciascuno a modo suo, ma di cui uno solo è, nell’immediatezza, portato a renderne conto. L’altro morendo sarà sepolto accanto alle sue ossa. Anche lui sarà escluso dalla prospettiva della risurrezione. Questo è ciò che l’apocalisse definisce “seconda morte”. (Ri 21:8)

È una storia che presenta diversi lati oscuri e che solleva domande. Molti in realtà penserebbero: “Sarebbe fantastico se tutto ciò che troviamo nella Bibbia fosse semplice o se fossero date spiegazioni!” Certo tutti vorrebbero risposte semplici a domande difficili. Ma nella Bibbia non tutto viene spiegato per filo e per segno e il pensiero del lettore si deve attivare.

Le allegorie nella Bibbia

Nella Bibbia molte sono le allegorie, altrimenti dette parabole. Si tratta di racconti costruiti ad arte per indurre l’ascoltatore a modificare il proprio punto di vista, senza però che si senta in qualche misura obbligato. La parabola o allegoria è una forma efficacissima di discorso che può infine indurre l’ascoltatore a prendere posizione e dare una propria risposta. Questo perché la storia raccontata è esposta in modo che l’ascoltatore sia portato ad immedesimarsi e ad esprimere un giudizio, senza però sentirsi pressato o condizionato a farlo.

Il racconto vuole provocare una presa di posizione e un mutamento di pensiero in persone che non si riuscirebbero a convincere in un altro modo. La persona probabilmente preferirebbe di per sé non dover affrontare l’argomento.

Facciamo un esempio: la parabola raccontata dal profeta Natan al re Davide in 2 Samuele 12:1-7. Il racconto era inteso ad indurre il re a pronunciare un giudizio sulla sua medesima persona. La narrazione costringe l’ascoltatore ad estraniarsi per un momento dalla propria realtà, uscendo dalla quale egli non sarà più lo stesso. A ragione la parabola-allegoria viene paragonata al genere drammatico-teatrale.

Una strategia di tipo maieutico

Nell’Antico Testamento la parabola si presenta più spesso nelle vesti dell’allegoria. Questo genere di discorso spesso interviene quando è presente un conflitto, un contrasto di idee tra l’ascoltatore e il narratore, quando una polemica diretta o un attacco esplicito produrrebbero una radicalizzazione del contrasto e un arroccamento dell’avversario sulle sue posizioni.

La scelta della parabola disarma invece l’avversario, o comunque costituisce come una forma di accerchiamento che impone all’avversario di “uscire” fuori dalla sua posizione, di adottare un punto di vista diverso, attraverso il quale può guardare più obiettivamente se stesso e riconoscere alla fine, se vorrà, il suo errore. La parabola è una strategia di tipo non autoritativo, ma “maieutico”.

Uno studioso, Vittorio Fusco, scrivendo queste cose aggiunge: “L’ascoltatore non è un ascoltatore qualsiasi, ma una persona direttamente coinvolta in un problema, di cui tuttavia non ha piena consapevolezza o su cui ha un’opinione sbagliata e che comunque probabilmente non vorrebbe affrontare spontaneamente in modo sincero. La parabola deve indurlo a prendere coscienza e a pronunciare un giudizio, un giudizio che inciderà sul suo comportamento.”

Osserva Fusco: “Se Natan avesse investito direttamente Davide chiamandolo prepotente e assassino, l’effetto proprio della parabola non avrebbe avuto luogo: il ‘giudizio’ sarebbe stato proclamato autoritativamente, non sarebbe scaturito dalla coscienza dello stesso Davide, da una verità della quale lui stesso ha dovuto prendere atto”. La parabola inoltre porta l’ascoltatore fino al punto in cui è in grado di pronunciare il giudizio voluto, che è uno solo (Davide non potrebbe assolvere il colpevole e condannare la vittima!), ma poi lo lascia libero nella risposta personale che consisterà in un determinato comportamento, in una decisione pratica. La parabola rimane un discorso aperto, un dialogo in cui la parola rimane alla fine all’interlocutore.” *

Voleva solo un pezzo di pane e bere un po’ d’acqua: per questo cedette all’inganno

Adesso, torniamo ancora un momento alla vicenda narrata nel libro dei Re. L’uomo di Dio, quello di Giuda, aveva ricevuto un preciso comando dal quale l’invito di un re era stato insufficiente a distoglierlo. Se il vecchio profeta mentiva sapendo di mentire, la sua vittima ne fu volontariamente sedotta. Penseremo forse che il suo peccato sia stato veniale e che la sua punizione sia stata eccessiva?

Perché ha ceduto così facilmente? Fu per lo stesso motivo per cui spesso si cede. La proposta sembrava allettante. L’uomo era a digiuno dall’alba e sentiva il bisogno di mangiare qualcosa. Era partito presto, aveva viaggiato sicuramente più di 10 chilometri a dorso dell’asino (Il che fuori allegoria rappresenterebbe la Parola) e tornava indietro a stomaco vuoto. Per giunta era stanco. Ecco allora che l’invito del vecchio profeta gli parve opportuno, ed egli accettò di buon grado, contento di potersi finalmente ristorare un momento.

Colui che aveva avuto abbastanza risolutezza da rifiutare l’invito del re e la sua ricompensa, non seppe resistere alle tentazioni poste in essere da uno che si spacciava per profeta. Sono le situazioni apparentemente innocenti in cui è più facile farsi intrappolare. È facile lasciarsi soggiogare da pensieri che sembrano essere quelli di Dio quando sono suggeriti da persone che a noi sembrano di fiducia.

I due profeti prefigurano la storia del cristianesimo fino ai nostri giorni

Proviamo adesso a trarre dal racconto un significato più alto. Dicevamo un po’ prima che nella Bibbia ci sono spesso significati allegorici che non vanno sottovalutati in quanto essenziali ad una completa comprensione del testo. Perciò chiediamoci: cosa raffigurano i due profeti? Possiamo riscontrare nella loro storia significati applicabili anche ai nostri giorni?

I cristiani dei primi secoli seppero affrontare ogni sorta di persecuzioni. Pur di non venire a compromesso, piuttosto che bruciare un piccolo granello d’incenso di fronte all’immagine dell’imperatore, erano disposti ad affrontare le belve nell’arena. Proprio come il profeta capace di respingere l’invito al pranzo del re.

Purtroppo oggi è giunta l’ora in cui i cristiani fanno compromesso per mettersi al riparo dalla fame. Quanti di loro, in ogni denominazione, cattolici, protestanti evangelici o testimoni di Geova, hanno accettato il marchio della bestia di Apocalisse 13:16-18 per non perdere il lavoro e sbarcare il lunario? Quanti si sono arresi di fronte al sistema per poter continuare ad entrare in un ufficio, in un bar, in banca o semplicemente per andare dal parrucchiere?

 I leader religiosi hanno smentito le Scritture e incoraggiato i fedeli ad inchinarsi di fronte alle richieste del sistema tanto per poter sopravvivere e mostrarsi ubbidienti. Non a torto Paolo scrisse: “So che dopo la mia partenza entreranno fra voi oppressivi lupi i quali non tratteranno il gregge con tenerezza.” (At 20:29) Il Leone di Giuda li metterà a morte. (Ri 5:5)

Un inganno tutto moderno

Quando accade tutto questo se non oggi stesso? Nel corso del tempo la fede viene messa alla prova. Oggi milioni di cristiani che erano stati in grado di tenere testa alla persecuzione dei familiari, agli scherni dei conoscenti, di perseverare nello studio e nella predicazione della buona notizia, di mantenere un comportamento ineccepibile in ambito morale, di vivere con semplicità in mezzo ad un mondo sfrenato, hanno capitolato di fronte all’imposizione di un marchio vaccinale da parte dei governi del mondo. A pensarci mi coglie la vertigine.

Gente che aveva dedicato decenni al sacro servizio e che improvvisamente, come se fosse niente, dimentica le istruzioni delle Scritture, si lascia accecare dalle suggestioni di guide spirituali cieche che dicono loro che il vaccino non è il marchio, che accettarlo non va contro le Scritture, che è anzi un segno di ubbidienza alle autorità superiori.

Ecco che la situazione allegorica espressa dai due profeti, quello di Giuda e quello di Betel, trova adempimento nei nostri tempi in cui i capi religiosi rassicurano i loro adepti sulla liceità delle richieste dei governi del mondo.

Paolo scrisse: “Mi meraviglio che così in fretta vi allontaniate da colui che vi ha chiamato mediante l’immeritata bontà di Cristo per seguire un’altra sorta di buona notizia. Non che ci sia un’altra buona notizia; ci sono però alcuni che vi turbano e vogliono distorcere la buona notizia riguardo al Cristo. Ma chiunque vi annunciasse una buona notizia diversa da quella che vi abbiamo annunciato, anche se si trattasse di noi o di un angelo dal cielo, sia maledetto.” (Ga 1:6-9)

Geremia giustamente scriveva: “Avevo ben visto cose insulse tra i profeti di Samaria; profetizzavano nel nome di Baal, e traviavano il mio popolo d’Israele.” (Ger 23:13)

Note a piè di pagina

*Sintesi dalle dispense “Le parabole del vangelo di Luca” di LETTERATURA CRISTIANA ANTICA prof. Clementina Mazzucco a.a. 2009/10

sito web Christianismus – Studi sul cristianesimo ( http://www.christianismus.it ) nella sezione “Download – Dispense universitarie”.

Introduzione alle parabole – Documenti Google

Spiegazione della “Parabola”: “Guardatevi dai falsi profeti i quali vengono a voi in vesti da pecore” J.G. Butler | Chiesa Cristiana Evangelica DI Guidonia Via Giuseppe Motta, 32 Guidonia (evangeliciadiguidonia.it)

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