Giovanni Battista e l’ottavo re, il NWO

Giovanni Battista si era inimicato non solo la regina ma anche il re. Erode Antipa (20 a.C.- morto dopo il 39 d.C.), per sposare Erodiade, moglie del proprio fratello Filippo, aveva ripudiato la figlia di Arete, re di Nabatene, e lei era tornata dal proprio padre. Ne era nata una guerra nel 36 d.C. in cui Erode era stato sconfitto.

Durante una visita dal fratello a Roma, Antipa si era invaghito della moglie di Filippo, Erodiade. Egli la portò con sé in Galilea e la sposò, dopo aver divorziato dalla figlia di Areta e averla rimandata a casa.

Il popolo considerò questi fatti offensivi e scandalosi e Giovanni fu spinto a denunciarli. In base alla legge dei Giudei Antipa era riprovevole perchè di nome era ebreo e professava l’osservanza della Legge. Il re perciò gettò Giovanni in prigione con l’intenzione di metterlo a morte, ma si tratteneva per timore del popolo. Ciò nonostante, durante la celebrazione del suo compleanno, Antipa rimase così affascinato dalla figlia di Erodiade che giurò di darle qualunque cosa avesse chiesto. Erodiade suggerì alla figlia di chiedere la testa di Giovanni.

Erode, benché visibilmente dispiaciuto, vilmente acconsentì per salvare la faccia a motivo del giuramento fatto. Da vero codardo non tenne conto del fatto che nessun giuramento avrebbe potuto costringerlo a compiere un atto illecito. Mettere a morte qualcuno senza un giusto processo è contrario alla legge. Evidentemente la sua volontà era ben determinata. In definitiva i due, Erode e sua moglie, volevano la stessa cosa. Uno che Gesù aveva definito una “vecchia volpe” avrebbe, volendo, ben saputo come uscire da una situazione tutto sommato semplice. (Lc 13:32) Seguono qui sotto i testi biblici di riferimento.

 Giovanni Battista secondo Matteo 14:1-12

In quel particolare tempo Erode, governante del distretto, udì parlare di Gesù e disse ai suoi servitori: “Questo è Giovanni il Battista. È stato destato dai morti, e per questo si compiono in lui le opere potenti”. Poiché Erode aveva arrestato Giovanni e l’aveva legato e l’aveva messo in prigione a motivo di Erodiade moglie di Filippo suo fratello. Poiché Giovanni gli diceva: “Non ti è lecito averla”. Comunque, benché volesse ucciderlo, temeva la folla, perché lo ritenevano un profeta. 

Ma quando si celebrava il compleanno di Erode, la figlia di Erodiade ballò alla [festa] e piacque tanto a Erode che egli promise con un giuramento di darle qualunque cosa avesse chiesto.  Quindi essa, dietro istigazione di sua madre, disse: “Dammi qui su un piatto la testa di Giovanni il Battista”. Benché se ne rattristasse, il re, per riguardo verso i suoi giuramenti e verso quelli che giacevano con lui, comandò che [le] fosse data; e mandò a decapitare Giovanni nella prigione. E la sua testa fu portata su un piatto e data alla fanciulla, ed essa la portò a sua madre. Infine i suoi discepoli vennero e rimossero il cadavere e lo seppellirono e vennero a riferirlo a Gesù. (Mt14:1-12)

Giovanni Battista secondo Marco 6:14-29

Il re Erode lo venne a sapere, visto che il nome di Gesù era diventato noto. La gente diceva: “Giovanni il Battezzatore è stato risuscitato dai morti, e per questo ha il potere di compiere opere potenti”. Ma altri dicevano: “È Elìa”. E altri ancora: “È un profeta, come uno dei profeti dell’antichità”. Ma quando sentì questo, Erode disse: “È il Giovanni che ho fatto decapitare! È stato risuscitato!” Erode, infatti, aveva fatto arrestare Giovanni e l’aveva fatto incatenare in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo. Dato che Erode l’aveva presa in moglie, Giovanni gli aveva detto più volte: “Non ti è lecito avere la moglie di tuo fratello”. Per questo Erodìade nutriva rancore verso di lui e avrebbe voluto ucciderlo, ma non poteva. Erode infatti temeva Giovanni, sapendo che era un uomo giusto e santo, e lo proteggeva. Ogni volta che lo sentiva parlare, era molto indeciso sul da farsi, ma continuava ad ascoltarlo con piacere.

L’occasione giusta per decapitare Giovanni

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Scena di presentazione della testa di Giovanni

L’occasione giusta, comunque, si presentò quando Erode per il suo compleanno imbandì una cena per i suoi dignitari, i comandanti militari e gli uomini più in vista della Galilea. La figlia di Erodìade entrò e ballò, e piacque a Erode e ai suoi invitati. Allora il re disse alla ragazza: “Chiedimi quello che vuoi, e te lo darò”. Le giurò: “Ti darò qualsiasi cosa tu mi chieda, fino alla metà del mio regno”. Lei uscì e disse a sua madre: “Che cosa devo chiedere?” La madre le rispose: “La testa di Giovanni il Battezzatore”.

Immediatamente la ragazza rientrò di corsa dal re e fece questa richiesta: “Voglio che tu mi dia subito su un piatto la testa di Giovanni Battista”. Anche se la cosa lo addolorava molto, il re non volle ignorare la sua richiesta a motivo del giuramento fatto e degli invitati. Quindi inviò immediatamente una guardia, comandando che gli fosse portata la testa di Giovanni. Allora la guardia andò, lo decapitò in prigione e portò la sua testa su un piatto. La diede alla ragazza e la ragazza la diede a sua madre. Quando i suoi discepoli lo seppero, andarono a prendere il suo cadavere e lo deposero in una tomba. (Mr 6:14-29)

La morte per decapitazione di Giovanni il battista cosa rappresenta se non l’odierna situazione di morte sociale decretata nei confronti di quei cristiani che si sono rifiutati di fare compromesso davanti all’imposizione dell’obbligo vaccinale, il marchio della bestia di Rivelazione 13:16-18?

La danza come forma di adorazione
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Nell’antichità la danza era un mezzo utilizzato per l’adorazione degli dei. Le danze erano sempre collegate ai rituali religiosi. La danza aveva origini divine come la musica che l’accompagnava. Nei misteri eleusini, diffusi in tutto l’impero che si era ormai culturalmente ellenizzato, la danza era associata allo spirito della vegetazione. Non a caso la figlia di Erodiade ballando teneva in mano una rosa e un giglio ed era vestita con una tunica cosparsa di fiori.

Sia Marco, sia Matteo usano per la danzatrice il termine κοράσιον, che significa fanciulla ed indica una ragazza in età adolescenziale, non ancora pronta per il matrimonio. Il racconto biblico non le assegna un nome personale e solo da Giuseppe Flavio veniamo a sapere che era Salome. In un antico frammento si legge:  “La giovinetta aveva nelle mani una rosa fresca e un giglio rosso che diffondeva un gradevole profumo. Indossava un vestito di grande valore, vestiva una sottile tunica da ballo cosparsa di fiori e un panno di porpora circondava i suoi fianchi.” (Da un frammento copto pubblicato da Revillout-Vangeli Apocrifi del Nuovo Testamento U.T.E.T)

Che una principessa giovanissima ballasse di fronte a una platea di uomini era per quei tempi cosa inaudita. In quelle circostanze pubbliche si preferiva ricorrere a prostitute che danzavano a pagamento. Una simile situazione era indecente per qualsiasi ebreo. Le donne venivano tenute nascoste affinchè nessuno gettasse su di loro sguardi indiscreti. Dunque la danza di una fanciulla minorenne in onore del re altro non è che umiliante adulazione e subdola adorazione del potere politico.

Giovanni Battista e lo scontro con il potere politico

La figlia di Erodiade è una figura senza nome, priva di carattere, non ha una volontà propria, e deve chiedere alla madre che cosa chiede al re. Attraverso l’anonimato della figlia di Erodiade, Matteo ci presenta la situazione del popolo, per lo più pronto a prostituirsi pur di non mettersi contro ai rappresentanti del potere.

Al contrario, Giovanni Battista fin dall’inizio si scontra con le autorità giudaiche, a partire dai farisei e dai sadducei, per arrivare ai membri del sinedrio, esponenti del governo e potente aristocrazia, definendoli “razza di vipere”. (Mt 3:7)

Molti di noi potrebbero ragionevolmente pensare che Giovanni Battista fosse poco prudente e poco diplomatico. Di fronte alla situazione che si era venuta a creare in Galilea, con il re Erode che si era preso come moglie la sposa di Filippo, suo fratello, contravvenendo così sia alla Legge divina (Lv 18,16) che alla morale, Giovanni avrebbe potuto ridimensionare la trasgressione del re e collocarla nell’ambito delle prerogative e dei privilegi di un sovrano.

Si sarebbe potuto tener fuori dalla questione, che in fondo non lo riguardava, e avrebbe potuto dire che ciò che interessa è come un re governa, e non la sua vita privata. L’importante è che il sovrano governi bene. Invece, Giovanni insisteva nella denuncia ad Erode: “Non ti è lecito tenere la moglie di tuo fratello” (Mc 6,18). Perché un simile comportamento? In realtà il suo era un atteggiamento profetico ed una presa di posizione di fronte all’autorità costituita.

Giovanni è risuscitato?

Di conseguenza Erode pensò di mettere definitivamente a tacere la voce di Giovanni, e quella della sua coscienza, tagliando la testa al Battista. Il potere, da sempre, pensa di mettere a tacere le voci di dissenso spegnendole, eliminando, quando è possibile anche fisicamente, la voce e la persona di chi ha il coraggio di gridare “Non ti è lecito!”. Ma la verità è più forte della menzogna, come la luce è più potente delle tenebre. Per questo la verità si fa avanti anche quando una menzogna viene imposta come verità ufficiale.

Messo a tacere definitivamente il profeta, Erode pensava di dormire sonni tranquilli. Invece la voce che credeva di aver ridotto al silenzio, risuonava più potente che mai nella figura di Gesù, nel quale il re, nelle sue ossessioni, pensava di riconoscere il Battista: “Quel Giovanni che io ho fatto decapitare è risuscitato!” (Mc 6,16). Luca scrive “Ora Erode, il governante del distretto, udite tutte le cose che accadevano, era molto perplesso perché alcuni dicevano che Giovanni era stato destato dai morti, ma altri che era apparso Elia, ed altri ancora che era sorto uno degli antichi profeti.  Erode disse: “Giovanni l’ho decapitato. Chi è, dunque, costui del quale odo tali cose?” E cercava di vederlo.” (Lc 9:7-9)

“Lo stolto è stato posto a coprire alte cariche”

 Il potere non sa che quando soffoca una voce, Geova ne può suscitare una ancora più potente di quella eliminata. Ma la bibbia dice che “Lo stolto è stato posto a coprire alte cariche”, (Ec 10,6). Lo stolto nella Bibbia non è colui che è affetto da deficit mentale, ma colui che pensa solo alla propria convenienza immediata (Lc 12,20; Mc 7,22), che è appunto la caratteristica dei potenti, i quali, come denuncia il profeta Isaia, sono “cani avidi, che non sanno saziarsi, sono i pastori che non capiscono nulla.”

Per questo la stupidità spinge i potenti a commettere l’errore di eliminare ogni voce che sia loro contraria o che denunci il loro comportamento. Giovanni Battista accusava il re di condotta illegale. Gesù accusava i capi religiosi di essere assassini e menzogneri come il loro padre, il diavolo: “Voi avete per padre il diavolo, e volete compiere i desideri del padre vostro. Egli è stato omicida fin dal principio e non ha perseverato nella verità, perché non vi è verità in lui. Quando dice il falso, parla del suo, perché è menzognero e padre della menzogna.” (Gv 8,44)

In tutto questo possiamo scorgere qualche analogia con il nostro presente? Assolutamente, perché la storia si ripete.

Un connubio tra potere e religione

A Matteo non interessava tanto evidenziare l’opera del Battista in quanto moralista, ma trattare del connubio tra POTERE e RELIGIONE, connubio che tiene le masse ostaggio della menzogna.

Siccome spesso un autore sacro quando descrive letteralmente un avvenimento della storia d’Israele aggiunge a tale avvenimento l’ombra (Ga 4:24; Eb 10:1) di una realtà profetica più alta, proviamo a cercare nella vicenda di Giovanni Battista aspetti più propriamente allegorici e di conseguenza indirizzati ai nostri tempi. La Scrittura è cibo che bisogna masticare. Il testo non presenta semplicemente una narrazione letterale ma ha significati a livelli multipli. Le pagine narrando semplici fatti mettono in campo significati che vanno oltre l’immediatezza contingente e che ci riguardano da vicino perché rappresentano la realtà dei tempi della fine.

La morte nella Bibbia può assumere facilmente un significato simbolico in quanto rappresenta anche la morte sociale dei cristiani che sono usciti dal sistema. Narrando il ministero e la morte di Giovanni il racconto si sposta su un piano simbolico che va individuato. Gesù e gli evangelisti identificano Giovanni con Elia. Questo profeta Elia è rappresentativo anche della predicazione dei due testimoni. (Ri 11:5-6)

 Proviamo dunque a sdipanare la matassa. Sullo sfondo abbiamo un re, Filippo (amante dei cavalli) che governa un terzo del regno paterno, a cui il fratello ha sottratto la moglie. Dall’altro abbiamo una principessa ripudiata, la figlia di Arete (nome che in greco significa valoroso, eccellente). Viceversa il nome di Antipa è una contrazione del greco antípatros che indicava una persona che aveva raggiunto il massimo grado di iniziazione ai misteri di Mitra. Queste informazioni non sono marginali perché sono parte integrante della trama segreta del racconto.

Personaggi allegorici dei tempi della fine

Tutto questo pone il racconto su un piano allegoricamente rappresentativo. Erodiade si pone in uno stretto rapporto con un certo personaggio devastante, la regina Izebel che perseguitava Elia e lo voleva mettere a morte. (1Re 19:2) Chi rappresenta dunque Erodiade se non Babilonia, la grande meretrice di Rivelazione? Il suo rapporto con la figlia è indicativo della situazione del popolo asservito al potere dei capi religiosi che in quanto guide e pastori ne indirizzano la volontà e la condotta. Filippo è una figura messianica che come Gesù si trova ad avere una moglie prostituta che gli volta le spalle. Un’altra figura simile è Arete che si trova a dover riaccogliere in casa una figlia ripudiata dal legittimo sposo. La moglie ripudiata rappresenta il rimanente.

La morte di Giovanni corrisponde alla situazione di Rivelazione 11 in cui i due testimoni sono uccisi dalla bestia e lasciati cadaveri sulla pubblica via. Infine Erode rappresenta l’ottavo re, la bestia selvaggia che esercita il potere negli ultimi anni della storia umana, il NWO. Questa breve discussione mostra quindi come più volte abbiamo avuto occasione di dichiarare che nella Bibbia la narrazione si sviluppa ai vari livelli, un piano letterale, un piano morale ed un piano allegorico. Questi tre livelli vanno sempre esaminati.

La Bibbia e le sue interpretazioni nel corso dei secoli – Évangile et Liberté (evangile-et-liberte.net)

Un pensiero riguardo “Giovanni Battista e l’ottavo re, il NWO

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