I non credenti ad Armaghedon saranno dei maledetti?

I non credenti, in una situazione di giudizio, come quanto avviene ai termini dei sistemi di cose, al diluvio universale, alla distruzione di Sodoma, alla distruzione di Gerusalemme o ad Armaghedon, saranno maledetti? Voglio dire, saranno giudicati con sfavore?  Quelli che oggi hanno accettato il marchio della bestia, cioè si sono vaccinati inchinandosi alle pretese di un sistema oppressivo, avranno tutti la stessa condanna? Per molti doversi interrogare su questioni del genere costituisce un doloroso rompicapo. Anche Paolo, come alcuni di noi oggi, soffriva per una simile situazione, ma conosceva da subito la risposta: sapeva che non riporre fede nel Cristo significa essere maledetti.

“Dico la verità in Cristo, non mento, e la mia coscienza me ne dà testimonianza nello spirito santo: ho nel cuore un grande dolore e una sofferenza continua. Vorrei infatti essere io stesso maledetto e separato dal Cristo per amore dei miei fratelli, dei miei parenti secondo la carne…” (Ro 9:1-3)

È giusto da parte di Dio privare della vita eterna qualcuno che non è mai riuscito a farsi un’idea precisa di lui, stabilire con lui, con la preghiera, un’intima, personale relazione? Se Dio non si fosse pienamente rivelato agli uomini, questo sarebbe profondamente ingiusto. Invece Dio si è rivelato ripetutamente. “Voi però avete continuato a fare tutte queste cose’, dichiara Geova, ‘e anche se io vi ho parlato più e più volte, voi non avete ascoltato. Ho continuato a chiamarvi, ma voi non avete risposto. (Ger 7:13)

Indispensabile la fede

La fede è indispensabile alla salvezza. In Romani si legge: “Ma il giusto vivrà per fede”. Poiché l’ira di Dio si rivela dal cielo contro ogni empietà e ingiustizia degli uomini che reprimono la verità in modo ingiusto, poiché quello che si può conoscere di Dio è manifesto fra loro, poiché Dio lo ha reso loro manifesto. Poiché le sue invisibili [qualità], perfino la sua sempiterna potenza e Divinità, si vedono chiaramente fin dalla creazione del mondo, perché si comprendono dalle cose fatte, così che sono inescusabili; perché, sebbene abbiano conosciuto Dio, non lo hanno glorificato come Dio né lo hanno ringraziato, ma hanno vaneggiato nei loro ragionamenti e il loro cuore senza intelligenza si è ottenebrato. (Ro 1:17-21) Paolo riconosce che tutti hanno capito che c’è Dio ma hanno represso queste verità in modo ingiusto, le hanno soffocate, estirpate dal loro cuore.

Gesù spiega le ragioni per cui molti non arrivano a credere: “La ragione per cui non potevano credere è che Isaia disse anche: “Ha accecato i loro occhi e ha indurito il loro cuore, affinché non vedano con gli occhi, non comprendano con il cuore, non si convertano e io non li guarisca”. (Gv 12:39-40) Quando Dio, che legge il cuore, capisce che la persona è indifferente al suo proposito, la lascia nella tenebra spirituale. Perciò è responsabilità di ciascuno agire sulla base delle conoscenze in proprio possesso. Quando Dio aveva creato l’uomo aveva posto in lui una scintilla divina, un flusso spirituale dato ad ognuno insieme alla libertà di scegliere e decidere, il libero arbitrio. Nulla di ingiusto in tutto questo!

Maledetti gli uomini che soffocano la propria coscienza!

Avviene in loro come nella parabola del seminatore. “A voi è concesso di capire i sacri segreti del Regno di Dio. Ma per gli altri è in parabole, affinché, nonostante guardino, non vedano e, nonostante odano, non capiscano. Ora questo è il significato della parabola. Il seme è la parola di Dio. Quelli lungo la strada sono coloro che hanno udito, ma poi viene il Diavolo e porta via la parola dal loro cuore perché non credano e non siano salvati. Quelli sulla roccia sono coloro che, quando odono la parola, l’accettano con gioia, ma non hanno radici: credono per un po’, ma al momento della prova (p.e. di fronte alle pressioni del potere, nota mia) si tirano indietro. Quanto al seme caduto fra le spine, questi sono coloro che hanno udito ma, facendosi portare via dalle preoccupazioni, dalle ricchezze e dai piaceri di questa vita, vengono completamente soffocati e non arrivano a maturare. (Lc 8:10-14)

Dio non è responsabile del fatto che gli uomini, pur avendo la possibilità di conoscerlo, rifiutano tale tipo di conoscenza. Essi preferiscono fare un dio di se stessi e del creato, la cosiddetta “natura” inanimata. Dio ha fatto conoscere la sua volontà attraverso la sua Parola, prima oralmente (con Adamo e i patriarchi), poi scritta (con Mosè e i profeti). Infine con Gesù Cristo e le lettere cristiane. Egli ha anche posto in ogni uomo un intimo bisogno di conoscerlo. Ogni essere umano ha un’innata percezione del fatto che la vita è incompleta se non c’è un Dio sopra di noi.

La legge della coscienza

“Poiché tutte le volte che quelli delle nazioni che non hanno legge fanno per natura le cose della legge, questi, benché non abbiano legge, sono legge a se stessi. Essi sono i medesimi che dimostrano come la sostanza della legge sia scritta nei loro cuori, mentre la loro coscienza rende testimonianza con loro e, nei loro propri pensieri, sono accusati oppure scusati. Questo avverrà nel giorno in cui Dio giudicherà per mezzo di Cristo Gesù le cose segrete del genere umano, secondo la buona notizia che io dichiaro. (Ro 2:14-16) Queste parole sono davvero significative in quanto ci fanno comprendere che Dio giudicherà ciascuno anche sulla base della sua coscienza. Ora la coscienza è un organo delicato e va mantenuto sempre sveglio ed efficiente! (Cfr 1Tm 4:2)             

Tutti gli uomini hanno una coscienza, ma come la legge di per sé non può salvare, ma solo condannare, così la semplice coscienza umana non può salvare nessuno. Perché? Perché nessun uomo sarà mai in grado di vivere all’altezza giusta, cioè di una coscienza esercitata, sensibile e perbene. “Tutti quelli che hanno peccato senza legge moriranno pure senza legge; ma tutti quelli che hanno peccato sotto la legge saranno giudicati in base alla legge. Infatti non sono quelli che ascoltano la legge a essere giusti davanti a Dio. Sono quelli che la osservano a essere dichiarati giusti”. (Ro 2:12-13) Solo seguendo la legge dello spirito si può riuscire, con molto sforzo, a fare del proprio meglio. Come Gesù disse a Nicodemo: “In verità, sì, in verità ti dico: nessuno può vedere il Regno di Dio a meno che non nasca di nuovo”. (Gv 3:3)

Sono inescusabili!

Dio ha posto in ciascuno di noi un adeguato senso morale, una forza di attrazione che spinge nella ricerca verso di lui. Ma egli non interferisce nella volontà dell’uomo. Dio non solo ha posto nel cuore di ognuno una rivelazione interiore ed un bisogno di interrogarsi circa il significato dell’esistenza, ma ha anche stabilito una testimonianza esterna, l’intero creato che testimonia della presenza di Dio. Perciò non c’è scusa. Chiunque respinga Dio si rende indifendibile. “Sono inescusabili” dice la Scrittura. Fanno la loro scelta, preferiscono reprimere il bisogno spirituale a favore di altre esigenze più immediate, e dal loro personale punto di vista, gratificanti.

A questo punto si pone una fondamentale domanda. Quelli che non hanno mai conosciuto il vangelo del Cristo saranno salvati in qualche altro modo? Può qualcuno essere salvato a prescindere dal Cristo? La risposta è chiaramente: no. Gesù disse: “Nessuno arriva al Padre se non tramite me”. (Gv 14:6) Anche in Atti 4:12 Pietro ribadiscelo stesso concetto. “Lui è ‘la pietra che da voi costruttori non è stata tenuta in nessun conto e che è diventata la testa dell’angolo’.  E non c’è salvezza in nessun altro. Perché non c’è sotto il cielo nessun altro nome che sia stato dato agli uomini mediante cui dobbiamo essere salvati”. (Atti 4:11-12)

Certo non tutti arriveremo ad essere pienamente versati nelle Scritture. Tuttavia arrivare a capire che non siamo in grado di salvare noi stessi e determinare di aggrapparci completamente a Dio e al sacrificio di suo Figlio, questo può essere alla portata di tutti. Quando una persona coltiva in se stessa questo genere attitudine, di fede, di preghiera, di opere nella giustizia e di fiducia in Dio, allora Dio lo raggiunge e lo salva.

Nessuno viene al Padre se non per mezzo del Cristo

Se ci fossero stati altri modi per salvare gli uomini, Dio non avrebbe di certo permesso che suo Figlio soffrisse quel che ha sofferto. E se uno dei cosiddetti non cristiani, mettiamo un Indù o un Maomettano, potesse essere salvato senza riporre fede nel Cristo, perché Gesù avrebbe dato ai suoi discepoli, la sua chiesa, l’oneroso incarico di predicare in tutto il mondo? Se un incredulo potesse essere salvato a prescindere dal Cristo, sulla base del fatto che non ha avuto l’opportunità di conoscerlo, questo fatto non lo porrebbe in una situazione di vantaggio? In che senso? Nel senso di non doversi prendere le proprie responsabilità, di non dover fare alcuna scelta, decidendo personalmente di credere o non credere.

             Non dimentichiamo che “gli occhi di Geova sono in ogni luogo”. (Pr 15:3) E che “Geova percorre con lo sguardo tutta la terra per mostrare la sua forza a favore di quelli il cui cuore è completo verso di lui.” (2Cr 16:9)

             Gesù disse anche che nessuno poteva venire a lui a meno che il Padre non lo chiamasse. “Nessuno può venire da me a meno che non lo attiri il Padre, che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Nei Profeti è scritto: ‘Saranno tutti istruiti da Geova’. Chiunque ascolta il Padre e impara da lui viene da me.” (Gv 6:44-45) Tutto questo ragionamento dovrebbe permettere a chiunque di confidare pienamente nella giustizia divina che è sempre resa perfetta nella misericordia. Naturalmente qui si tratta del futuro di chi si troverà a vivere l’Armaghedon, ma non di quanti sono morti e continuano a morire prima della finale battaglia. Romani 6:7 legge: “Chi è morto è stato assolto dal suo peccato.” Per questi sarà attivato il provvedimento della risurrezione.

Un terzo dei viventi tornerà in vita dopo Armaghedon?

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