
Totem è un’entità naturale o soprannaturale legata al mondo degli spiriti. Si tratta di aiutanti e protettori. Elohim, angeli e demoni, certi capostipiti come Adamo, Satana o Caino in quanto esseri divini o semidivini ebbero un ruolo totemico. A Geova sono talvolta attribuite qualità tipiche di certi animali. Consideriamo la visione del carro e delle creature viventi di Ezechiele. Il profeta scrive: “Tutt’e quattro avevano una faccia d’uomo con una faccia di leone a destra, e tutt’e quattro avevano una faccia di toro a sinistra; tutt’e quattro avevano anche una faccia d’aquila. Così erano le loro facce. E le loro ali si spiegavano verso l’alto.” (Eze 1:10-11) Ezechiele descrive quattro esseri che, visti di fronte, hanno volto umano; il loro profilo destro ha fattezze di leone, quello sinistro di bue. Ma, nello stesso tempo, ognuno presenta fattezze d’aquila.
Perciò la domanda è: da dove ha preso Ezechiele queste immagini così complesse? La combinazione di esseri zoomorfi e simbologie ieratiche era abbastanza comune nell’Antico Egitto, così come lo era in Mesopotamia. Basti ricordare le sfingi egizie, i tori alati babilonesi o le gorgoni greche. I simboli delle quattro creature sono simboli zoomorfi che corrispondono ai quattro segni fissi dello zodiaco babilonese: il bue rappresenta il Toro, il leone il segno corrispondente, l’aquila rappresenta lo Scorpione e l’uomo (o l’angelo) rappresenta l’Acquario. Una rappresentazione simile si trova nell’Apocalisse di Giovanni, al capitolo 4 ai versetti 6-7 dove si legge: “Il primo vivente era simile a un leone, il secondo essere vivente aveva l’aspetto di un vitello, il terzo vivente aveva l’aspetto d’uomo, il quarto vivente era simile a un’aquila mentre vola”.
Le quattro bestie dell’Apocalisse
Ezechiele, profeta in esilio, avrà senz’altro visto enormi sculture di tori e leoni alati a testa umana poste a guardia di palazzi e templi. Statue del genere erano diffuse in tutta l’Assiria e Babilonia. Come tutti quelli che le vedevano, dev’essersi meravigliato davanti a quelle creature, alcune alte fino a sei metri. Cosa avrebbero potuto significar queste statue? Esse raffiguravano l’origine totemica di ogni potere. I quattro simboli del tetramorfo compaiono perfino negli arcani dei tarocchi. Si tratta della carta rappresentativa del Mondo. Il testo greco di Giovanni 1:6-7 descrive Quattro bestie. Le creature vengono chiamate semplicemente animali: καὶ τὸ ζῷον τὸ πρῶτον ὅμοιον λέοντι καὶ τὸ δεύτερον ζῷον ὅμοιον μόσχῳ καὶ τὸ τρίτον ζῷον ἔχον τὸ πρόσωπον ὡς ἄνθρωπος καὶ τὸ τέταρτον ζῷον ὅμοιον ἀετῷ πετωμένῳ. La versione del re Giacomo correttamente traduce il termine zoon come bestia.
Da notare è il fatto che le quattro bestie occupano il posto di Dio, cioè lo rappresentano simbolicamente. E rappresentano pure l’uomo anch’esso concepito come zoon, quindi animalesco. L’esegesi rabbinica associa inoltre le quattro bestie ai punti cardinali. Apocalisse 4:1-3 riporta in scena gli stessi personaggi in questi termini: “Dopo questo vidi quattro angeli in piedi ai quattro angoli della terra, che trattenevano i quattro venti della terra, affinché nessun vento soffiasse sulla terra né sul mare né su alcun albero. E vidi un altro angelo che ascendeva dal sol levante, il quale aveva il sigillo dell’Iddio vivente; e gridò ad alta voce ai quattro angeli ai quali fu concesso di danneggiare la terra e il mare, dicendo: “Non danneggiate la terra né il mare né gli alberi, finché non abbiamo suggellato gli schiavi del nostro Dio sulle loro fronti”. Tutto questo rientra negli schemi del totemismo.
Il totem del vitello
Le quattro bestie sono definite in Ezechiele 10 come “cherubini”. Questo particolare ci rimanda in Eden dove due di loro furono posti a custodire l’albero della vita brandendo la fiammeggiante spada. (Ge 3:24) Sorprendentemente in Ezechiele 1, troviamo la descrizione dei piedi delle bestie: “E i loro piedi erano piedi diritti, e la pianta dei loro piedi era come la pianta del piede del vitello; e risplendevano come con lo splendore del rame forbito.” (Eze 1:5-11) Ho sempre trovato curioso questo fatto, che queste creature angeliche avessero piedi di vitello. Adesso comprendo: i cherubini hanno in origine una funzione totemica. Il vitello svolge nella Bibbia due ruoli antitetici: se da un lato, in occasione di un sacrificio, rappresenta il Cristo, dall’altro rappresenta l’idolatria solare. Questi fatti sono davvero sorprendenti. Il termine cherubino ha un significato che si estende dalla benedizione all’avvicinamento.

L’aggettivo קרוב (qarob) significa vicino in Genesi 19:20, o parente/vicino in Esodo 32:27. Dunque il cherubino è un totem, parola che esprime “parentela”. Totem infatti è l’origine ancestrale, lo stretto legame di unione al proprio clan. A proposito di totem, un esempio di forte continuità in questo modo di sentire sopravvive in India, dove la vacca è ancora considerata l’animale sacro nazionale. Gaumata, patronimico del Budda, significa letteralmente “discendente del più grande bue”, dal superlativo di gauh, “bue, toro, vacca”. Questo titolo è attribuito all’illuminato. Budh è relativo al Sanscrito bodhati, che significa “essere sveglio, consapevole”. Kamadhenu è una divinità bovina, descritta come la madre di tutte le vacche. Rappresenta l’abbondanza e realizza i desideri di chi la possiede. È rappresentata come una vacca bianca con testa di donna, seni e ali di uccello e coda di pavone. Nel suo corpo albergano molte divinità.
L’idolatria del vitello d’oro
L’adorazione del vitello fu la prima forma di idolatria in cui caddero gli israeliti dopo l’esodo. Mentre Mosè sul monte riceveva la legge di Dio, il popolo diventò impaziente e chiese ad Aaronne di fargli un dio. Aaronne forgiò una statua. La statua di un vitello fu considerata una rappresentazione di Geova, e la festa tenuta l’indomani fu definita “una festa a Geova”. Gli israeliti offrirono sacrifici al vitello d’oro, gli si inchinarono davanti, mangiarono, bevvero e si rallegrarono con canti e danze. (Eso 32:2-5) A proposito del vitello, gli israeliti cominciarono a dire: “Questo è il tuo Dio, o Israele, che ti ha fatto uscire dal paese d’Egitto.” Vedendo ciò, Aronne eresse un altare davanti a esso e annunciò: “Domani ci sarà una festa in onore di Geova”. Neemia ricorda di quando si fecero una statua raffigurante un vitello. Era il loro totem egiziano.
Essi dissero: ‘Questo è il tuo Dio che ti ha fatto salire dall’Egitto’ (Neemia 9:18) In conclusione, bisognava saper distinguere tra totem e totem. Esistevano i totem positivi, angelici, e totem negativi, demonici. Il cherubino non rappresenta soltanto il potere divino ma anche il potere politico che emana da Satana. Non stava forse Satana in Eden? Anche lui siede in mezzo al trono e tutt’intorno ad esso. Il tetramorfo è l’emanazione di un potere che si definisce di protezione. In Eden Satana era il cherubino che copre, posto lì a protezione del giardino. Il tetramorfo è un’entità che si muove su delle ruote piene d’occhi, il mondo dei viventi, per il bene o per il male. Appartengono alla categoria anche le bestie di Rivelazione 13, quella che ascende dal mare e quella che sale dalla terra. Così pure le quattro potenze bestiali di Daniele capitolo 7.
El Shaddai e la circoncisione
Uno dei titoli del Vero Dio è El Shaddai. Lo si trova per la prima volta in Genesi 17:1 dove di solito viene tradotto come Dio Onnipotente. In realtà questa traduzione è scorretta. Shaddai deriverebbe da un nome che significa ‘spirito protettore’, ‘uno che è bastevole, che dà la pioggia e l’abbondanza’. Ma anche ‘uno che agisce con violenza, un distruttore’. Shaddai significa inoltre ‘campo, terra, montagna’. La Bibbia di Gerusalemme in una nota a Ge 17:1 scrive: “La traduzione comune ‘Onnipotente’ è inesatta. Il senso è incerto. Si è proposto Dio della montagna. Ma sarebbe preferibile Dio della steppa. È un appellativo divino che corrisponde al modo di vita dei nomadi.” Molte traduzioni moderne crescono su un terreno stratificato dove si sono depositati nei millenni molte interpretazioni. Ma andando a scavare fino in fondo si raggiunge un solido fondamento e più comprensione.
Così scavando scopriamo come presso gli antichi nomadi Dio fosse considerato una sorta di capo tribale, uno spirito protettivo da temere e da riverire in quanto capace di proteggere, dare abbondanza ma anche distruggere. In questo capitolo 17 di Genesi El Shaddai, insieme al conferimento di una promessa, impone all’uomo vincoli di perfezione morale e sancisce l’obbligo della circoncisione. “Questa è la mia alleanza che dovete osservare, alleanza tra me e voi e la tua discendenza dopo di te. Sarà circonciso ogni vostro maschio. Vi farete cioè recidere la carne del vostro prepuzio. E ciò sarà il segno dell’alleanza tra me e voi”. (Genesi 17:10-11) Ora la circoncisione cosa rappresenta? È un rituale iniziatico attraverso il quale si entra a far parte di un patto con il totem e con il clan. Totemismo fu sempre legato a pratiche rituali che tendevano ad imprimere sul corpo un marchio di appartenenza.
Un patto di sangue
Si trattava di una gamma di mutilazioni che andavano dalla circoncisione all’estrazione di un dente, dai tatuaggi alla fasciatura del piede femminile in Cina, etc. “Il termine moderno di circoncisione rende conto soltanto del significato tecnico della procedura non dicendoci nulla sul significato antropologico del rituale. Le parole arabe tahhara, circoncidere e tathir, circoncisione significano, per esempio, purificare e purificazione mentre un’altra parola araba, hatana, circoncidere, è significativamente vicina a hatuna, ovvero diventare consanguineo di qualcuno attraverso il sangue. La parola Hindu kula significa fiore o nettare ed era usata eufemisticamente per indicare la prima mestruazione della ragazza che la legava allo spirito del clan. Nelle isole Fiji la stessa parola descriveva il bambino appena circonciso la cui perdita genitale durante la circoncisione era concepita per collegarlo alla tribù e conferirgli fertilità.” Circoncisione: la trasformazione medica di un rituale (idoctors.it)
La circoncisione rappresentava una consacrazione, attraverso un sacrificio cruento, dell’individuo al totem. Il primo riferimento alla circoncisione nella Bibbia si trova in un racconto associato alla figura di Mosè: “Ora avvenne lungo la via, nell’alloggio, che Geova lo incontrò e cercava il modo di metterlo a morte. Infine Zippora prese una selce e recise il prepuzio di suo figlio e fece in modo che esso gli toccasse i piedi, e disse: “È perché mi sei sposo di sangue”. Di conseguenza egli lo lasciò andare. In quel tempo essa disse: “Sposo di sangue”, a causa della circoncisione. (Esodo 4: 24-26). Il dettaglio del piede aveva relazione con la terra, significava entrare in connessione con la natura. Essere sposo di sangue cosa significherebbe? Potrebbe trattarsi dell’appartenenza al totem – il clan è il totem. Esso è considerato un parente più stretto della famiglia. Mosè e Zippora appartenevano allo stesso clan.
Il clan di Mosè
A sostegno di una eventuale parentela tra Ietro e Mosè, la frase di Zippora che dice: “è perché mi sei sposo di sangue” suggerisce delle considerazioni. Forse intendeva dire al marito: “Ti ho accontentato, ebbene sì, benché di malavoglia e ho circonciso tuo figlio. Ti ho fatto una grande concessione, credimi. Ma proprio solo perché io e te siamo molto più che moglie e marito, ma apparteniamo allo stesso clan.” Tutto questo lascerebbe pensare che la decisione di Mosè di scampare, in uno dei momenti angosciosi della sua vita, da Ietro, forse suo nonno, non sarebbe stata per niente casuale.
La LXX parrebbe alludere a Ietro come padre di Miriam, sorella di Mosè. Nella Bibbia ciò potrebbe suggerire il fatto che Miriam fosse non già una figlia diretta del suocero di Mosè ma una sua nipote o una pronipote lasciando tuttavia supporre una qualche parentela tra Ietro e Yochebed. La moglie di Levi, madre di Yochebed avrebbe potuto essere figlia o nipote di Ietro, cosa che noi non possiamo appurare. (Per una trattazione più approfondita dell’argomento si legga su rifugiatidipella.com l’articolo Mosè, figlio adottivo)
Conclusione
In questo articolo abbiamo provato a dimostrare come nella notte dei tempi gli uomini cercarono in molti modi di ottenere l’appoggio di spiriti protettori, aiutanti e guide. In questa loro ricerca finirono spesso per affidarsi a spiriti demonici e fantasmi. Solo per mezzo di speciali rivelazioni arrivarono nel tempo ad un concetto più elevato del divino. Gli uomini dei primordi pensavano che attraverso pratiche magiche, imitando i processi naturali e sfruttando le leggi della magia simpatica avrebbero potuto forzare gli eventi a loro favore. Essi concepivano la religione come un modo per ottenere vantaggi dalle potenze superiori. Per raggiungere il loro scopo ricorrevano a riti iniziatici, incantesimi e perfino a sacrifici cruenti. Il loro modo di relazionarsi con la divinità era legato al mondo della natura con cui stabilivano rapporti di corrispondenza e dove potevano avvenire incontri con il mondo del divino.
Già in Eden accadeva che un serpente potesse parlare, e questo poté accadere spesso anche dopo. Tutta la letteratura del mondo antico pullula di incontri tra esseri umani e divini. Questi racconti non vanno considerati come semplici fantasie di uomini stupidi ma nascondono una loro verità. Animismo, politeismo e monoteismo erano tutte modalità di pensiero e di cuore germinate sul fertile terreno del totemismo.
