Totemismo: alcuni cenni storici

Totemismo de Durkheim

Su totemismo fin qui i cenni storici non li ho ancora esposti, quelli privati e quelli generali. Mio padre, classe 1929, era cresciuto in un luogo arcaico, una borgata rurale in una valle delle Alpi Marittime. Di tanto in tanto, quando si festeggiava in famiglia, se ne usciva con una frase misteriosa. Ricorderò sempre di quando diceva ridendo “una festa come quella volta che abbiamo ucciso mio padre non l’abbiamo più fatta”. Mi son sempre chiesta da quali recessi uscisse un’idea come quella e sono arrivata a capirlo solo dopo la sua morte. L’argomento dell’uccisione del padre è presente nel mito e nelle grandi opere degli studiosi di antropologia e psicanalisi dell’ottocento i quali, cercando di risalire all’origine delle religioni, si erano imbattuti in quel sistema sociale primitivo che va sotto il nome di totemismo. Questa parola giunse in Europa solo verso la fine del XVIII secolo.

Perché il lettore possa capire bisogna prima introdurre l’argomento. Volendo rintracciare l’origine ufficiale della parola totemismo in Europa si parte dalla pubblicazione di un libro di viaggi: Voyages and travels of an Indian interpreter and trader. Era infatti il 1791 quando un mercante inglese di nome J.K. Long, diede alle stampe un resoconto dei suoi viaggi in America settentrionale nella regione dei grandi laghi, accendendo la curiosità degli europei. Tra i chippewa la società era organizzata in clan patrilineari, che di solito avevano nomi animali. Facendo parte del sistema totemico gli individui singoli entravano in contatto con spiriti tutelari animali, attraverso prove volontarie e visioni.

Totemismo in Israele

Tra gli Algonchini il termine Ototeman significa “lui appartiene alla mia parentela”. Totem era detto anche il palo raffigurante gli animali antenati, che tutti conoscono. Nel 1869 McLennan introdusse il termine “totem” in antropologia e 20 anni dopo Robertson Smith avanzò l’ipotesi che le antiche popolazioni semitiche avrebbero avuto i loro totem e che il sacrificio fosse una conseguenza, ovvero che il consumo rituale della carne dell’animale totem servisse a partecipare della sua divinità. Infatti culti totemistici erano ben radicati nell’antico Israele e manifesti nell’adorazione dei pali sacri praticata sugli “alti luoghi”.

Totemismo secondo Durkehim e Freud

Nel 1912 due illustri studiosi si concentrarono sul totem con esiti differenti: Durkheim e Freud. Durkheim studiò la società degli aborigeni australiani suddivisi in clan rappresentati da emblemi totemici di tipo animale o vegetale e dediti a riti collettivi atti ad esprimere una identità di gruppo sovra individuale. Freud si ispirò al totem per sviluppare la sua teoria, e ci vide un culto sotto le mentite spoglie animali, in realtà rivolto alla figura del padre dell’orda primitiva, per placare il rimorso per la sua uccisione. Il totemismo fu un filone di studi molto alla moda nell’Ottocento e, in pieno stile evoluzionista, promosse anche la convinzione che in origine gli uomini si ritenessero discendenti di varie specie animali. Van Gennep scriveva nel 1919 “Il totemismo ha già esercitato lo spirito e l’ingegno di molti studiosi; e ci sono ragioni per credere che la cosa continuerà per molti anni.”

Tuttavia sarebbe stato difficile sbagliarsi di più. Infatti il suo libro, per quanto fondamentale, è stato in qualche modo il canto del cigno delle speculazioni sul totemismo. Da quel momento in poi lo spazio dedicato al problema totemico continuerà col passare degli anni a diminuire. Comunque si è scritto troppo sul totemismo per poterlo completamente dimenticare. Levi-Strauss osserva: “Se per tanti anni certi grandi spiriti si sono sentiti come affascinati da un problema che oggi ci sembra irreale, è certamente perché sotto una falsa apparenza essi percepivano confusamente che fenomeni arbitrariamente raggruppati e malamente analizzati, erano comunque degni d’interesse.” (Il totemismo oggi) Detto in breve, totemismo consiste nella relazione particolare che presso le antiche tribù si stabiliva tra i membri di un gruppo umano ed un animale, una pianta oppur un oggetto, chiamati totem.

 Le due proibizioni del sistema totemico

Il totem è considerato il progenitore del clan e come tale non deve essere ucciso o mangiato o, nel caso di un oggetto, neppure usato. Sono inoltre vietati rigorosamente i matrimoni tra persone che appartengono allo stesso totem. Esiste una sorta di parentela totemica, per cui il rapporto sessuale tra due persone con lo stesso totem equivale ad un incesto. Le due proibizioni del sistema totemico non sono null’altro, dunque, che la proibizione del parricidio (l’uccisione del padre rappresentato dal totem) e la proibizione dell’incesto. Questi due atti sono tabù, termine polinesiano che indica tutto ciò che è al tempo stesso sacro e pericoloso. È proprio questa, per Freud, la chiave di accesso alla comprensione del totemismo e, attraverso di esso, della religione.

Freud era propenso a vedere nell’uccisione del padre un fatto reale, sepolto nell’inconscio collettivo, piuttosto che un fatto immaginario. Mio padre vi alludeva come ad un fatto mitologico di cui si era perso da tempo immemore il ricordo. Interessante notare che Freud, come mio padre, venivano da famiglie di antiche origini ebraiche. Mio padre però ne aveva smarrito la consapevolezza. Per studiare il totemismo bisogna partire dalle origini, dall’Eden. Il primo pasto totemico infatti si mangiò in Eden. Freud, in Totem e Tabù, sostiene che alla base di ogni concezione dell’orda primitiva c’è un padre prepotente che tiene per sé le donne e allontana i figli maschi man mano che crescono. Fino a quando questi lo uccidono ma lui, una volta morto, diventa nella loro vita psichica più forte di quando era in vita; da allora il pasto totemico sarebbe la ripetizione dell’azione criminosa.

Freud e la morte di Mosè

 Questa è la situazione che da sempre si indaga ma senza che si riportino alla superficie le vere ragioni del misfatto. Nel suo ultimo lavoro “L’uomo Mosè e la religione monoteistica: tre saggi” Freud tenta di spiegare l’origine dell’orda primitiva immaginando che Mosè fosse un seguace di Akhenaton e che si ponesse in aperto contrasto con i sacerdoti al venir meno delle mire del faraone monoteista. Infatti, la classe sacerdotale, contraria alle velleità monoteistiche di Akhenaton, intendeva ripristinare il pantheon politeistico tradizionale. Freud, seguendo gli studi di Ernst Sellin, piuttosto curiosamente, ipotizza che Mosè perisse di morte violenta, ucciso dal suo stesso popolo nel corso di una sommossa.

L’uccisione di Mosè da parte di facinorosi era importante per Freud che poteva così ricostruire nella vicenda mosaica quanto egli aveva affermato in Totem e Tabù a proposito dell’orda primitiva: uccisione del padre, da parte dei figli in precedenza sottomessi, ricostruzione della cultura paterna sulla base del senso di colpa e dell’identificazione col padre, conseguente al pasto totemico, inizio del processo religioso con la rinuncia pulsionale (tabù dell’incesto – proibizione di mangiare le carni dell’animale totemico) e la fratellanza religiosa. 

Il parricidio commesso in Eden

In netto contrasto con Freud, – la morte di Mosè nelle Scritture è assai ben documentata (Dt 34) – tenterò di dare in questi capitoli un’interpretazione dell’origine del totemismo a partire dall’Eden, analizzando meglio il racconto della Genesi. Per dare una spiegazione attendibile del concetto di cui ci stiamo interessando, il sistema totemistico, dobbiamo risalire alle origini della storia dell’uomo, quasi 2500 anni prima di Mosè. Questo ci porta, come estrema conseguenza, a formulare l’ipotesi che in Eden, con la trasgressione adamica, si commettesse un simbolico parricidio. Il Dio Creatore, accusato nelle insinuazioni di Satana, di proibire la conoscenza del bene e del male da parte della prima coppia, veniva, per così dire, immolato. Ed Egli, da vero padre totemico, rivestiva gli uomini della sua pelle. Genesi 3:21 legge: “E Yahweh Elohim faceva lunghe vesti di pelle per Adamo e per sua moglie e li vestiva.”

Evidentemente in quel momento si uccisero degli animali. Fintanto che il peccato non fu entrato nel mondo non ci furono sacrifici. Ma dopo la trasgressione, la prima coppia presumibilmente mangiò alla presenza di Yahweh Elohim il cosiddetto pasto totemico. Venne fuori la spiegazione: senza un versamento del sangue non poteva esserci remissione del peccato. E tuttavia, Dio avrebbe condiviso nel tempo con la loro discendenza un pasto di comunione sacrificale. Nel suo stato innocente Adamo aveva osservato gli animali, aveva dato loro un nome, se li era resi amici. Adesso però era sopraggiunto un momento in cui anche ad essi toccava soffrire. In questo primo sacrificio si ponevano le fondamenta di tutta la disposizione mosaica relativa a Genesi 3:15 e alle norme sacrificali.

 Di lì in poi, in particolari circostanze, ogni membro di un clan cerca di accentuare la sua parentela con il totem. Egli cerca di rendersi esternamente simile a lui, cioè coprendosi con la pelle animale. Ora la domanda a cui si deve necessariamente rispondere è di quelle fondamentali: che cosa era realmente accaduto in Eden? Perché cacciare Adamo ed Eva dall’Eden? Quali sono gli antefatti di tutta questa drammatica storia? Si trattò di quale peccato? Perché condannare a morte i nostri antenati? È su domande come questa che lo spirito si arrovella fin dall’adolescenza. Adesso che giovane più non sono mi pare di aver trovato qualche frammento di risposta: la colpa originale fu di adulterio.

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