Michelson Morley e la Bibbia

Torniamo sul tema della scienza che dovrebbe esaltare la Bibbia. Galileo diceva che se la Bibbia non è in accordo con la scienza allora si deve reinterpretare la Bibbia perché evidentemente non la si è capita bene. Egli cioè iniziava un processo di annullamento della Bibbia a favore della Scienza. Oggigiorno molte religioni continuano a dire che la Bibbia è in perfetto accordo con la scienza, e fanno grandi sforzi per interpretarla secondo la via che la scienza impone.

Torniamo, per esempio, alla preghiera di Giosuè che chiedeva che il sole si fermasse per poter avere luce per il tempo necessario a vincere la battaglia. La scienza su questo è chiara. Non è il sole che ruota ma è invece la terra che gli gira attorno. Ci sono degli esperimenti scientifici che possono essere analizzati per riflettere sull’argomento. Quello più famoso è quello di Michelson e Morley che viene considerato come uno degli esperimenti più importanti della storia moderna.

Vedremo che, se interpretato correttamente, questo esperimento sostiene la Bibbia e costituisce una lode al Signore. Interpretato in modo scorretto ha invece allontanato in modo definitivo la scienza dalla strada corretta. Vedremo quindi che il modo di pensare corretto è che, quando una verità scientifica non si accorda con la Bibbia, evidentemente c’è qualcosa di scientifico che abbiamo capito male e che va reinterpretato. La Bibbia quindi deve essere la guida per la comprensione delle verità scientifiche. Questo è chiaro: la Bibbia è la parola del Creatore quindi può dare delle indicazioni su come indagare la natura.

L’etere cosmico

Ma torniamo all’esperimento di Michelson e Morley. Questi due scienziati volevano condurre delle verifiche sull’esistenza dell’etere. Con etere non si intende la sostanza chimica usata come anestetico o come solvente, ma l’etere cosmico, cioè  una sostanza, estremamente rarefatta e imponderabile, presente in ogni parte dell’universo e che fino alla fine dell’Ottocento era ritenuta essere il mezzo in cui si propaga la luce.

Oggigiorno si pensa che la luce si propaghi nel vuoto assoluto. La scienza fino a fine ottocento affermava invece che il vuoto non è in realtà vuoto assoluto ma è un vuoto di aria. Rimane comunque una base di etere, questo mezzo più sottile e impalpabile dell’aria, che riempie l’intero universo.

Chi conosce un minimo la fisica può capire facilmente come mai la fisica dell’ottocento postulasse l’esistenza di un mezzo nel quale si potesse propagare la luce. Sappiamo infatti che la luce è un’onda. La fisica odierna dice che la luce è sia un’onda che una particella, ma questa ambiguità nasce proprio dal fatto che è stato eliminato l’etere e vedremo presto perché. I fisici dell’ottocento comunque avevano dimostrato che la luce è un’onda. Maxwell. Con le sue famose equazioni ne aveva descritto l’evoluzione nel tempo e la mutua interazione tra campo elettrico e campo magnetico.

Come si propaga un’onda

Pensiamo allora come fa a nascere e a propagarsi un’onda. Pensate di lanciare un sasso in uno stagno. Quando il sasso entra nell’acqua le singole molecole d’acqua colpite dal sasso vengono portate verso il basso. I legami (legame idrogeno)con le altre molecole di acqua che conferiscono caratteristiche di elasticità all’acqua, tendono a riportare verso la naturale posizione di equilibrio la molecola. Questa molecola è però dotata di massa e quindi di inerzia. Quando raggiunge la posizione di equilibrio non può quindi fermarsi immediatamente ma prosegue per una breve distanza per essere poi richiamata nuovamente dalla forza elastica.

Nasce quindi una oscillazione, che deve la sua origine alle caratteristiche di elasticità e di inerzia naturalmente insite nella natura del fluido. Un mezzo avente queste caratteristiche si chiama mezzo meccanico. Mentre la nostra molecola oscilla trasmette delle forze, sempre tramite i famosi legami molecolari, alle molecole adiacenti, che iniziano a loro volta ad oscillare. Si forma quindi un’onda in direzione perpendicolare alla direzione di movimento della singola molecola. La particella quindi non si sposta ma è l’onda che si propaga tra le particelle. Esattamente come la ola agli stadi: gli spettatori non si muovono dal loro posto ma semplicemente si alzano e si siedono al tempo giusto. L’onda si muove tra gli spettatori senza che essi debbano spostarsi.

La natura della luce

Per l’etere le cose sono del tutto simili. I fisici dell’ottocento sapevano che, affinché le oscillazioni dell’onda luminosa si potessero formare, era necessario un mezzo meccanico con le dovute caratteristiche di elasticità e inerzia. Serviva quindi un mezzo formate da particelle, gli eteroni, che si mettessero in oscillazione e trasmettessero l’onda nello spazio. Facevano una chiara analogia con la propagazione del suono. Quando il suono si muove c’è un’onda che mette in oscillazione nelle loro posizioni le molecole di aria. Da qui si comprende la spiegazione ambigua della luce che sarebbe sia un’onda che una particella. Spiegata con l’etere capiamo che la luce è un’onda che si propaga tra particelle: gli eteroni. Questi ultimi non si muovono dalla loro posizione ma semplicemente consentono il passaggio dell’onda e la sua propagazione.

L’esperimento di Michelson Morley era quindi volto alla dimostrazione dell’esistenza o meno di questo etere. La base teorica era questa: se esiste un etere in mezzo al quale la terra si muove dovrebbe potersi misurare la velocità della terra rispetto a questo etere misurando la velocità di un raggio di luce nella direzione del movimento della terra e uno che si muove in direzione perpendicolare.

L’esperimento di Michelson Morley

Essi poterono eseguire questa misurazione mediante uno strumento di relativamente facile costruzione chiamato interferometro. Il risultato dell’esperimento fu che non c’era alcuna differenza nella velocità della luce in direzioni favorevoli o sfavorevoli al movimento della terra.

E’ un po’ come se, mettendo la faccia fuori dal finestrino quando siete in auto, non sentiste il minimo soffio d’aria, nemmeno il più flebile venticello. Cosa ne concludereste? Penso che tutti arriveremmo a dire che siamo su un’auto ferma. Pensate quanto ridicolo suonerebbe se qualcuno dicesse: “non è vero che l’auto è ferma, è l’aria che non esiste”.

Eppure questo fu proprio quello che successe in seguito a questo esperimento. La conclusione più logica sarebbe stata che la terra è ferma e sarebbe stata una conclusione in armonia con le Sacre Scritture. Ci sarebbe quindi stata la validazione più forte possibile ai risultati dell’esperimento proveniente addirittura dalle parole del Creatore. Invece la conclusione fu che l’etere non esiste e questo portò alla nascita di una serie infinita di paradossi.

Le interpretazioni di Einstein

Da lì nacque infatti la famosa asserzione di Einstein secondo la quale la velocità della luce è di trecentomila chilometri al secondo indifferentemente dalla velocità del sistema di riferimento. Questo era necessario per non cadere nella trappola di dire che la terra è ferma perché loro avevano misurato sempre la stessa velocità della luce su sistemi di riferimento a velocità diverse. Quanto afferma Einstein fa nascere la relatività ristretta che facciamo così fatica a capire. Pensate ora che un auto che sia ferma e che accenda i fari. La luce raggiungerà la distanza d1 dopo un certo tempo. Se la macchina è in moto ad una velocità v, ci verrebbe da pensare che il punto d1 venga raggiunto dalla luce in un tempo minore.

Einstein stava invece dicendo, pur di non ammettere che la terra è ferma, che la luce raggiunge il punto d1 esattamente nello stesso istante, che la macchina si muova oppure no. Questa cosa è decisamente controintuitiva.

Le interpretazioni alla luce della Bibbia

Vi ricordate l’asserzione di Galileo? Egli diceva che sebbene la Bibbia non possa errare potremmo sbagliare noi ad interpretarla quando questa si dimostra essere in disaccordo con la scienza. In realtà, se con un po’ di umiltà arrivassimo tutti a riconoscere il contrario, e cioè che se la scienza è in disaccordo con la Bibbia evidentemente stiamo sbagliando qualcosa, allora potremmo interpretare per il verso giusto l’esperimento di Michelson Morley.

Ammettendo infatti, come ci dice la Bibbia, che la Terra è ferma avremmo nell’esperimento una prova inconfutabile della validità delle parole di Giosuè quando chiedeva che si fermasse il sole. Ammettendo la Terra ferma non dovremmo inoltre negare l’esistenza dell’etere e potremmo quindi spiegare come nasca e come si propaghi l’onda elettromagnetica. Capiremmo poi come mai la luce ha un doppio comportamento di onda e di particella: si tratta infatti di un’onda che si propaga tra le particelle costituenti l’etere. Capiremmo infine che i paradossi della relatività ristretta e della fisica quantistica vengono annullati dalle lineari spiegazioni della meccanica classica. In questo caso avremmo un esperimento di valore universale validato da quanto asserito dalla Bibbia.

Dare il corretto valore alla scienza di materia subordinata alla Bibbia ci consente di avere un’idea precisa della creazione e di dare gloria al Creatore.

Un pensiero riguardo “Michelson Morley e la Bibbia

  1. Nel Libro del Giusto è scritto che il sole durante la battaglia rimase fermo più di sei ore in mezzo ai cieli! GIOSUÈ 10,13
    E il sole si fermò, e la luna rimase al suo posto, finché la nazione si fu vendicata dei suoi nemici. Questo non sta forse scritto nel libro del Giusto?

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