La “tradizione” ebraica

Gesù si pronunciò ripetutamente contro la “tradizione” giudaica. Per esempio in Marco si legge: “Ora i farisei e alcuni degli scribi venuti da Gerusalemme si radunarono presso di lui. E avendo visto alcuni dei suoi discepoli che mangiavano il loro pasto con mani contaminate, cioè non lavate — poiché i farisei e tutti i giudei non mangiano a meno che non si lavino le mani fino al gomito, osservando la tradizione degli uomini dei tempi passati,  al ritorno dal mercato, non mangiano a meno che non si purifichino mediante aspersioni; e ci sono molte altre tradizioni che hanno ricevuto per osservarle: battesimi di calici e brocche e vasi di rame — questi farisei e scribi dunque gli chiesero: “Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli uomini dei tempi passati, ma prendono il loro pasto con mani contaminate?”

Egli disse loro: “Isaia profetizzò appropriatamente di voi, ipocriti, come è scritto: ‘Questo popolo mi onora con le labbra, ma il loro cuore è molto lontano da me. Invano continuano ad adorarmi, perché insegnano come dottrine comandi di uomini’. (Marco 7:2-7) Le regole rabbiniche sulle abluzioni rituali occupano una larga parte del Talmud, infatti i precetti orali ne divennero parte integrante. I giudei distinguevano tra la “legge scritta” e la tradizione, “legge non scritta”. Come si credeva, Dio stesso l’avrebbe trasmessa oralmente a Mosè, ed egli agli Anziani. Su di essa si fondava il Talmud o “dottrina” consistente in Mishna, “ripetizione” della legge e Gemara, suo “supplemento”. La considerazione per la legge orale divenne così influente che, come si affermava: “La Legge è come il sale, la Mishna come il pepe, la Gemara come il vino speziato”. Buxtorf, Synag. Jud. ch. 3.

La tradizione esoterica

Presso gli ebrei il testo base era naturalmente la Bibbia, ma esisteva accanto una tradizione mistica esoterica alla quale si fa scarso riferimento esplicito nel Talmud. Perciò potremmo considerare la tradizione esoterica come parte dell’ebraismo rabbinico, e porla d’altra parte in relazione alle religioni misteriche ellenistiche e allo gnosticismo. Le sue origini risalgono alla notte dei tempi, e certe caratteristiche degli insegnamenti “segreti” vennero ad avere un effetto profondo sull’interpretazione ebraica della natura e del contenuto della Torah. Una fu l’enfasi gnostica del potere salvifico della conoscenza esoterica, cioè della conoscenza acquisita non con lo studio e la ricerca ma per speciale rivelazione divina a individui prescelti. Si diffuse così la nozione che una Torah superiore e segreta fosse stata rivelata a Mosè insieme alla pubblica Torah Scritta e Orale. Quest’idea che ci fosse un corpo di conoscenze segrete importanti per la redenzione persistette nella cabala e nell’ebraismo successivo.

Una seconda caratteristica è la nozione che un’illuminazione speciale possa essere ottenuta da pochi eletti. Opere mistiche note collettivamente come i trattati merkavah (“carro”) o heikhalot (“palazzi”) descrivono il viaggio dell’adepto attraverso i sette cieli e tra le schiere angeliche. (Cfr. 2Cor 12:1-4) Questi trattati forniscono una visione della comprensione mistica della profezia, e indicano che l’illuminazione profetica circa i misteri della Torah, e la loro interpretazione sarebbe accessibile all’individuo ritenuto idoneo. Il primo misticismo ebraico offre sia un percorso di redenzione, ottenuta tramite la conoscenza di misteri divini, sia un modo per ottenere l’illuminazione personale.  Analogamente, gli studiosi moderni riconoscono la tendenza “teosofica-teurgica” e quella “estatica” nell’ambito della Cabala; si userebbe la conoscenza segreta del mistero per piegare la divinità a proprio favore, usando tali conoscenze per trascendere il mondo materiale, effettuare trasformazioni magiche ed ottenere estasi mistiche.

Una tradizione esoterica presentata come compatibile con la verità cristiana

La tradizione esoterica riteneva che la Torah non fosse semplicemente un libro di legge corredato da un commentario orale, ma nascondeva in sé un percorso di esperienza mistica. Inoltre, sebbene riconoscesse il fatto che la rivelazione del Sinai fosse unica, insegnava che questa non si limitava ad un solo avvenimento della storia israelita, ma rimaneva aperta come esperienza continuativa che l’adepto poteva condividere; la Torah poteva essergli rivelata direttamente, in aggiunta alla rivelazione sinaitica. Durante l’Umanesimo la cultura cristiana si appropriò della tradizione cabalistica ebraica facendone uno dei pilastri di un vasto bagaglio di antica sapienza, comune tanto agli ebrei quanto ai cristiani. Una contaminazione tra due mondi diversi che produsse una miscela basata sulla convinzione che gli insegnamenti occulti della Cabala ebraica fossero compatibili con la verità cristiana.

Originariamente il termine Cabala, (Qabbalah=ricevere, quindi=tradizione) si riferiva alla tradizione mistica ebraica affermatasi nella Spagna del XIII secolo che in seguito incontrò nel mondo cristiano seguaci desiderosi di impararla, a tal punto che a Venezia, nel Cinquecento, i dotti cristiani facevano la coda presso i sapienti ebrei per poterla apprendere direttamente da loro. La “tradizione” o Cabala è quindi una disciplina esoterica antichissima: essa in ultima analisi studia i principi primi o archetipi, e come essi si manifestano nella realtà tutta. Va detto che, in seguito al suo continuo progresso, la scienza secolare negli ultimi decenni si è avvicinata sempre più alla concezione cabalistica delle cose: i vecchi limiti dell’ormai superato meccanicismo scientifico sono pressoché scomparsi e termini che erano apparsi tanto semplici, oggettivi e intelligibili come materia, energia, spazio o tempo non hanno resistito all’analisi razionale e sono sconfinati nel trascendente. https://it.wikibooks.org/wiki/Torah_per_sempre/Mistici_e_cabalisti#cite_ref-1

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